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domenica 24 marzo 2024

Maria Santissima. Mater mea, fiducia mea

Alla Vigilia dell'Annunciazione (I Classe, Bianco), anche se quest'anno viene rimandata dalla Settimana Santa all '8 aprile,  una bella riflessione sulla Beata Vergine Maria.
Luigi C.


A Roma nella cappella del Pontificio Seminario Maggiore, a San Giovanni in Laterano, si venera da oltre due secoli un’immagine della Beata Vergine Maria conosciuta con il titolo di Madonna della Fiducia. Questo piccolo quadro, in cui la Madonna tiene amorevolmente in braccio il Bambino Gesù, ha un grande significato teologico e spirituale. Che cos’è infatti la fiducia? San Tommaso d’Aquino ne parla nell’articolo 6 della Questione 129 della Summa Theologiae, Secunda-Secundae. Questo articolo è dedicato alla “magnanimità”. La magnanimità è ciò che chiamiamo la grandezza d’animo, la nobiltà del carattere e dello spirito. Il teologo domenicano padre Antonio Royo Marin definisce la magnanimità come “la virtù che inclina ad operare cose grandi, splendide e degne di onore in ogni genere di virtù” (Teologia della perfezione cristiana, Edizioni Paoline, Roma 1965, p. 704). La fiducia, che è una forma di magnanimità, è certamente una espressione di fortezza, ma essa non si limita ad opporsi al male, ambisce a un grande bene, perciò, spiega san Tommaso, “dato che la fortezza propriamente irrobustisce l’uomo contro il male, mentre la magnanimità lo irrobustisce nel raggiungimento del bene, è chiaro che propriamente la fiducia rientra più nella magnanimità che nella fortezza” (q. 129, art. 6, ad 2).

La fiducia è dunque la virtù dei magnanimi, di coloro che esercitano la virtù della fortezza perché aspirano a grandi beni, ma è anche la virtù di coloro che sperano, perché affrontano le difficoltà che hanno di fronte nella convinzione di vincerle e superarle. Da questa unione di fortezza e di speranza nasce, nei cuori magnanimi e generosi, la virtù della fiducia, che può essere anche definita come una speranza rinvigorita dalla fortezza. Per questo san Tommaso definisce la fiducia: “spes roborata ex aliqua firma opinione”: la fiducia è “la speranza rafforzata da una salda convinzione” (Summa Theologiae, q. 129, art. 6, ad 3).

La speranza è una virtù teologale che ci fa tendere verso Dio, fondandoci sulla sua bontà e onnipotenza. La fiducia va oltre la speranza, o meglio è una speranza più forte, più intensa, che con più perfezione si abbandona alla Volontà di Dio. La differenza tra speranza e fiducia – afferma nel suo celebre Libro della Fiducia il padre Thomas de Saint-Laurent (1879-1949) – non è di natura, ma solo di grado e di intensità. «Le luci incerte dell’alba e quelle abbaglianti del sole a mezzogiorno fanno parte della stessa giornata. Così la fiducia e la speranza appartengono alla stessa virtù: l’una non è che il pieno sviluppo dell’altra».

In Italia, il Libro della Fiducia del padre de Saint-Laurent, è stato più volte ripubblicato dalle Edizioni Fiducia, che nel loro nome vogliono rendere omaggio a una virtù così poco conosciuta tra i cristiani, ma così importante per la nostra vita spirituale. “E’ la fiducia, null’altro che la fiducia, che deve condurci all’Amore!” scrive santa Teresina del Bambin Gesù (Opere Complete, Libreria Editrice Vaticana, p. 197), che, con cuore magnanimo, arriva a dire: “Sento sempre la stessa audace fiducia di diventare una grande Santa, perché non faccio affidamento sui miei meriti, visto che non ne ho nessuno, ma spero in Colui che è la Virtù. La Santità stessa: è Lui solo che, accontentandosi dei miei deboli sforzi, mi eleverà fino a Lui e, coprendomi dei suoi meriti infiniti, mi farà Santa” (Opere, p. 210).

La fiducia è un dono spirituale che dobbiamo chiedere con insistenza con la preghiera. Tra le preghiere più belle per ottenere la fiducia c’è quella di san Claudio de La Colombière (1641-1682), che così recita:

“Mio Signore e mio Dio, io sono così convinto che Tu hai cura di tutti quelli che sperano in Te e che niente può mancare a coloro che aspettano tutto da te, che ho deciso, per l’avvenire, di vivere senza alcuna preoccupazione e di riversare su di Te ogni mia inquietudine.

Gli uomini possono spogliarmi di tutti i beni e del mio stesso onore; le malattie possono privarmi delle forze e dei mezzi per servirti; col peccato posso smarrire perfino la tua grazia, ma non perderò mai e poi mai la mia fiducia in Te. La conserverò fino all’estremo della mia vita e il demonio, con tutti i suoi sforzi, non riuscirà mai a strapparmela.

Altri aspettino pure la loro felicità dalle ricchezze e dal loro ingegno; facciano anche affidamento sull’innocenza della loro vita, sui rigori delle loro penitenze, sulla quantità delle loro opere buone e sul fervore delle loro preghiere; per me tutta la mia confidenza è la mia stessa confidenza; confidenza che non ha mai ingannato nessuno.

Ecco perché ho l’assoluta certezza di essere eternamente felice, perché ho l’incrollabile fiducia di esserlo e perché lo spero unicamente da Te.

Per mia triste esperienza devo purtroppo riconoscere di essere debole ed incostante; so quanto le tentazioni possono contro le virtù più affermate; eppure nulla, finché conserverò questa ferma fiducia in Te, potrà spaventarmi; starò al riparo da ogni disgrazia e sarò certo di continuare a sperare, perché spero questa stessa immutabile speranza.

Infine, mio Dio, sono intimamente persuaso che non sarà mai troppa la fiducia che ho in Te e che, ciò che otterrò da Te, sarà sempre al di sopra di ciò che avrò sperato.

Spero anche, Signore che Tu mi sorreggerai nelle facili debolezze; mi sosterrai negli assalti più violenti; farai trionfare la mia fiacchezza sopra i miei temuti nemici.

Ho tanta fiducia che Tu mi amerai sempre e che anche io, a mia volta, ti amerò per sempre. E per portare al più alto grado questa mia fiducia, o mio Creatore, io spero Te da Te stesso, per il tempo e per l’eternità”.

La fiducia ci dà la certezza di essere esauditi nelle nostre preghiere, e la prima cosa che dobbiamo chiedere è proprio la fiducia, che ci farà infallibilmente ottenere tutti i beni spirituali che chiediamo e anche quelli materiali, nella misura in cui non pregiudichino i beni spirituali, a cui tutto deve essere ordinato. Nulla però andrà perduto delle nostre preghiere, riassunte dall’invocazione “Mater mea, fiducia mea”. L’immagine della Madonna della Fiducia che si venera nel Seminario romano ci esprime nel suo sguardo affettuoso e consolante questa verità; nulla è negato a chi nella Madonna confida. Tutto, in Lei e per Lei, ci è possibile.