LA RIVOLUZIONE LITURGICA
Jean Vaquié (Bordeaux 1911 – Lione 1992), è un
autore cattolico tradizionalista che, scrivendo questo libro, si è addentrato
nelle pieghe della crisi interna alla Chiesa, esplosa in modo dirompente nei
decenni successivi alla chiusura del Concilio Vaticano II.
L'editrice Effedieffe ha il merito di avere tradotto e pubblicato <<La Rivoluzione liturgica>> (titolo originale: La révolution Liturgique, Diffusion de la Pensée Franꞔaìse, 1971), che vede la luce in lingua italiana nel gennaio 2022.
L'opera prende in esame, dissezionandola, la
Costituzione conciliare <<Sacrosantum Concilium>>, promulgata da
Papa Paolo VI il 4 dicembre 1963, al termine della seconda sessione del
Concilio medesimo.
L'impressione che, chi scrive, aveva avuto
rileggendo recentemente questo documento conciliare, è che la cosiddetta
Riforma liturgica fosse già stata decisa ancor prima della promulgazione di
<<Sacrosantum Concilium>>: Vaquié nella sua analisi va ben
oltre e dimostra che, in realtà, non si è trattato di una semplice Riforma, ma
di una Rivoluzione, cioè di un attacco frontale alla Tradizione, con effetti
devastanti sul culto e sulla stessa prassi pastorale (lo svuotamento della
chiese è il frutto putrescente di questa Rivoluzione ed è sotto gli occhi di
tutti anzi, di chiunque voglia vedere).
Richiamando alcuni articoli della Costituzione,
l'Autore dimostra come l'intera Liturgia è stata l'oggetto di questo attacco,
operato attraverso la revisione dell'atto supremo del culto, ovvero la Santa
Messa (art. 50) e degli altri Sacramenti, Battesimo (articoli 66 e 67), Cresima
(art. 71), Penitenza (art. 72), Unzione degli Infermi (articoli 74 e 75),
Ordine Sacro (art. 76).
I tratti essenziali della Liturgia riformata,
secondo Vaquié, sono quattro, ovvero essa è Didattica, Evolutiva, Democratica,
Libera: mi soffermerò, per ragioni di spazio, solo sul secondo aspetto e cioè
che la nuova Liturgia, condensata nel cosiddetto Novus Ordo Missae (introdotto
da Paolo VI con la promulgazione della Costituzione Apostolica <<Missale
Romanum>> del 3 aprile 1969), ha perso per sempre il carattere che
contraddistingue ogni Liturgia, ovvero la fissità, dal momento che non si dà
evoluzione in Liturgia; sottoporre la Liturgia al canone della evoluzione
significa precipitarla in un turbine di successive evoluzioni-rivoluzioni senza
fine, come il dispiegarsi dei successivi avvenimenti, anche recenti,
tristemente attesta.
Le conseguenze che l'Autore trae, prevedendo i
tragici effetti, sono contenute nel capitolo VIII del testo, il cui titolo è
esso stesso eloquente, <<La Nuova Liturgia è al limite
dell'irreparabile>>; chi legge messainlatino e chi si interessa di
Liturgia, a distanza di oltre cinquanta anni dall'introduzione del Novus Ordo
Missae, sa bene che per certi aspetti siamo anche al di là dell'irreparabile,
ma che per altri aspetti, cioè per quelli della grazia, sappiamo anche che un
intervento provvidenziale di Dio nella storia potrà far sì che ad essere
abrogato possa un giorno essere il Nuovo Messale anziché quello promulgato da
Papa San Pio V con la Costituzione Apostolica <<Quo primum>> del 13
luglio 1570, come con pervicacia e malcelata dissimulazione si tenta ancora di
fare.
<<La Rivoluzione liturgica>> è un testo
che merita di essere letto e divulgato, al fine di approfondire l'attualissimo
tema della sovversione nella Liturgia.
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Luca Ghirardi