Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1013 pubblicata da Paix Liturgique il 11 marzo, in cui – in forma di intervista – il presidente Christian Marquant analizza con sicurezza l’impatto che il Concilio Vaticano II ha avuto sulle successive generazioni dei fedeli, che vedono tale evento della storia della Chiesa come sempre più lontano.
Fino a giungere ai fedeli più giovani, che intendono la Santa Messa tradizionale come la «nuova» Messa… con grande dispiacere di molti Vescovi…
L.V.
L’atmosfera di fine regno che grava sulla Chiesa sta riaccendendo l’interesse dei giornalisti per questa istituzione e le loro domande sul suo futuro: Chi sono i Cattolici oggi? Cosa pensano? Come sarà la Chiesa di domani? E nel condurre questa indagine, non possono dimenticare i «tradizionalisti» che, a lungo messi in disparte, stanno ora emergendo come una componente essenziale, almeno all’interno delle Chiese occidentali in via di esaurimento. Ma chi sono questi «tradizionalisti»? Come si collocano nella Chiesa di oggi? Quanto sono importanti? Così, una volta poste le stupide domande se i «tradizionalisti» non siano (figli di) petainisti [da Henri-Philippe-Omer Pétain, generale e politico francese: N.d.T.], (figli di) antidreyfusardi [da Alfred Dreyfus, militare francese: N.d.T], maurrassiani [da Charles Marie Photius Maurras, politico francese: N.d.T.] o solo nostalgici, si tira fuori LA DOMANDA: Qual è la sua posizione sul Concilio Vaticano II? Abbiamo chiesto a Christian Marquant, che si è recentemente confrontato con questa domanda, di dirci qualcosa di più.
Louis Renaudin - Caro Christian, sei appena tornato dall’Italia e a Roma due giornalisti, uno dopo l’altro, ti hanno chiesto la tua opinione sul Concilio Vaticano II. Cosa ha risposto loro?
Christian Marquant - Direi che la domanda mi ha fatto sentire più giovane e mi ha ricordato la mia adolescenza, quando mio nonno mi parlava della Grande Guerra… che mi sembrava risalire al Medioevo! O l’indifferenza dei miei figli quando parlo loro degli «eventi del maggio 1968», che per loro non significano nulla. In parte si sbagliano, certo, perché il mondo postmoderno in cui viviamo è nato dal maggio 1968. Ma questo dovrebbe costringerci a capire un’epoca in cui il mondo postmoderno non è più così importante. Ma questo dovrebbe costringerci a comprendere una caratteristica essenziale della natura umana, che ha un’immensa capacità di dimenticare il passato per interessarsi solo al presente e talvolta al futuro. E sono felice dell’indifferenza dei miei figli nei confronti del maggio 1968, che doveva essere una novità assoluta. Ed è per questo che le domande di questi giornalisti mi sono sembrate davvero la passione delle vecchie signore per i vecchi merletti.
Louis Renaudin - Ma perché queste domande?
Christian Marquant - È l’eterna manipolazione di personaggi vigliacchi che cercano di denigrare i loro avversari, di farne una caricatura o di presentarli come «eretici» da consegnare alla moderna inquisizione. Per esempio, un giornalista mi chiese nel 1987, poco dopo l’occupazione della chiesa di Port-Marly [QUI il racconto della vicenda su MIL: N.d.T.], quale fosse la nostra posizione rispetto a Charles Maurras…
Louis Renaudin - Mi sembra giusto, ma come è possibile dimenticare eventi importanti?
Christian Marquant - È un dato di fatto. I più anziani ricorderanno forse un affascinante reportage girato nel 1963 da Bertrand Blier, che si interrogava sulle idee e le preoccupazioni dei giovani tedeschi nati dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le loro risposte gli diedero l’idea di dare un titolo al suo ormai famoso documentario: Hitler… connais pas! [Hitler… non lo so!: N.d.T.] Infatti, egli notò che a meno di vent’anni dalla caduta del Terzo Reich, i giovani tedeschi sembravano aver dimenticato tutto del loro recente passato e avevano dimenticato tutto di Adolf Hitler. Naturalmente, questo fenomeno di oblio era dovuto anche a un senso di colpa dell’intera società tedesca che, volendo voltare pagina, non ne parlava ai propri figli. Tuttavia, si trattava ancora di un evento molto recente.
Se faccio un parallelo con la storia della Chiesa e il Concilio Vaticano II, non è ovviamente per paragonare il Concilio al Terzo Reich, ma per constatare un fenomeno di memoria puramente fattuale: siamo in una situazione simile in cui osservo che per i Cattolici francesi sotto i sessant’anni – e anche per me che ne ho settantacinque! – il Concilio Vaticano II è un evento lontano dal passato come lo era la Prima Guerra Mondiale per mio nonno e come lo sono gli eventi del maggio 1968 per i miei figli e nipoti. Il che dimostra che l’evento è molto datato. Questo non vuol dire che non abbia avuto un’importanza colossale. Ma se i giornalisti italiani mi avessero chiesto cosa pensavo della Rivoluzione francese, un evento grande come il Concilio Vaticano II, avrei risposto che non ero nato nel 1789…
Louis Renaudin - Ma anche se l’«evento conciliare» è lontano nel tempo, è possibile per chiunque consultare gli atti pubblicati di questa assemblea e quindi scoprirla e quindi conoscerla…
Christian Marquant - Caro Louis, sei un mascalzone! Sai soprattutto che oltre il 95 per cento delle persone non legge o legge poco, e questo fenomeno è ancora più significativo quando si tratta di testi presumibilmente «seri». Seri tra virgolette, perché chi oggi prende sul serio un testo come la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes? Ma questa è un’altra storia. Quelli che si spingono a leggere gli atti del Concilio Vaticano II si contano probabilmente sulle dita di poche mani. La verità è che il Concilio Vaticano II è diventato noto al grande pubblico cattolico solo grazie alla riforma liturgica.
Louis Renaudin - Parlando della riforma liturgica che ha seguito il Concilio, concorda sul fatto che il Concilio Vaticano II è stato un evento epocale?
Christian Marquant - Assolutamente sì… particolarmente significativo sessant’anni fa. Per chi se lo fosse dimenticato, il Concilio Vaticano II fu lanciato da San Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, più di sessantacinque anni fa. Da quel momento in poi c’è stato molto fermento nella Chiesa – i Vescovi erano stati invitati a esprimere i loro desideri – ma anche nei movimenti cattolici e nei media. Questo portò a un grande dibattito e persino all’entusiasmo degli uomini di allora per le questioni del giorno.
Louis Renaudin - Ma il Concilio Vaticano II fu un evento datato?
Christian Marquant - Innanzitutto, come quasi tutti i sinodi e gli altri concili, rispondeva alle domande del tempo. Per questo molti voti episcopali sollevavano la questione del marxismo, molto importante in un’epoca in cui il comunismo trionfante occupava mezza Europa, ma anche la questione del laicato in relazione alla crescente importanza dei movimenti di Azione Cattolica, e ancora la questione dell’unità dei Cristiani nel quadro di una Chiesa sicura di sé, che si illudeva di essere ancora conquistatrice e prospera. Ma soprattutto si definì come desideroso di rispondere alle aspettative degli «uomini di questo tempo», in realtà le aspettative di un certo numero di teologi e Vescovi dell’epoca. In altre parole, parlava per un tempo particolare. Per seguire questo ragionamento, dovremmo rifare un Concilio «per il nostro tempo» ogni vent’anni, quando il Concilio precedente si dimostra obsoleto. Così si ha un dibattito datato per una situazione che è lontana cento leghe dalle situazioni e dalle preoccupazioni di oggi.
Louis Renaudin - Forse è per questo che il Concilio Vaticano II aveva come scopo principale quello di essere «pastorale»?
Christian Marquant - Esatto, doveva essere «pastorale» e non dogmatico, perché non voleva essere veramente tradizionale, di tutti i tempi. In sostanza, direi che è stata una sorta di grande assemblea dell’Azione Cattolica per affrontare le questioni pastorali legate a questo momento della Chiesa.
Louis Renaudin - Ma comunque con due costituzioni dogmatiche.
Christian Marquant - Il Concilio Vaticano I aveva promulgato un vero e proprio dogma, e il Concilio di Trento aveva moltiplicato gli interventi dogmatici. Le dichiarazioni dogmatiche del Concilio Vaticano II sono – volutamente? – più difficili da comprendere e non credo che l’1 per cento dei Cattolici sia in grado di capirle. Anche se riconosco che è di per sé molto importante farlo.
Louis Renaudin - Pensa che le domande poste dal popolo di Dio sessant’anni fa non siano più le stesse che si pongono i Cattolici oggi?
Christian Marquant - Penso che, a distanza di più di mezzo secolo, gli interessi e le aspettative della gente di oggi siano lontani anni luce dalle preoccupazioni e dai discorsi della metà degli anni Sessanta.
Louis Renaudin - Perché?
Christian Marquant - È molto semplice: gli uomini e le donne di oggi si interrogano sulle realtà e sui problemi che la Chiesa si trova ad affrontare oggi, come la quasi scomparsa della Chiesa dalla vita quotidiana del mondo occidentale, il calo delle presenze in chiesa, dei battesimi, delle vocazioni… La ragione di ciò potrebbe essere il fatto che la Chiesa non fa più parte della nostra vita quotidiana. La causa di ciò potrebbe risiedere nel Concilio Vaticano II, che ha messo in dubbio l’attualità della missione della Chiesa. Ma in realtà, in termini concreti, ci sono differenze profonde tra le vecchie denominazioni cristiane moribonde e le giovani Chiese che costituiranno la maggioranza dei fedeli in futuro. Basta guardare le reazioni all’ultimo testo romano sulla benedizione delle unioni omosessuali per misurare questo divario, direi addirittura l’abisso che oggi separa le Chiese tra loro.
Louis Renaudin - Cosa pensa si debba fare per ravvivare l’interesse per il Concilio Vaticano II?
Christian Marquant - Per lo meno, dovremmo guardarlo seriamente, in altre parole, non dovremmo più considerarlo come un totem intoccabile, ma come un episodio della storia della Chiesa che deve essere esaminato e studiato per capire cosa è realmente accaduto, per cercare di comprendere le decisioni che sono state prese. Decisioni che, va ricordato, hanno portato alla quasi scomparsa del Cattolicesimo dall’Europa occidentale.
Louis Renaudin - Fare il punto della situazione…
Christian Marquant - È il minimo che un’istituzione in crisi dovrebbe fare quando sembra così legata a questo episodio. A meno che non sia così malata da non essere più in grado di contemplarlo. In ogni caso, come storico, so che questa valutazione sarà fatta un giorno, ma preferivo che fosse fatta dalla Chiesa di oggi piuttosto che dagli storici del futuro, perché nel primo caso potrebbe essere utile per il bene della Chiesa di oggi, mentre nel secondo caso sarebbe solo erudizione.
Louis Renaudin - Ma non crede che ci siano ancora Cattolici fedeli, anche in Occidente?
Christian Marquant - Certo, anche se la pratica religiosa in Francia è scesa da una media del 25 per cento della popolazione fino al 1965, alla fine del Concilio Vaticano II, a meno del 2 per cento, per non parlare della caduta libera dei battesimi, c’è ancora una Chiesa viva e devota, soprattutto tra i piccoli che non si preoccupano delle chiacchiere del momento, tra i giovani Cattolici di relativa importanza, soprattutto nelle parrocchie urbane, e ancor più nel mondo tradizionale.
Louis Renaudin - Ma poi…
Christian Marquant - Perché la fede cattolica non è scomparsa e ci sono ancora molti fedeli, ma per quasi tutti loro il Concilio Vaticano II e gli umori della Chiesa contemporanea non significano assolutamente nulla. Non dico che questo sia un bene, visto che le ho appena detto che bisogna fare una valutazione seria, dico che è un dato di fatto. È anche dovuto al fatto che la parte del nuovo clero che vuole prendere le distanze dal mondo tradizionalista si sta dando delle amnesie.
Louis Renaudin - Ma a chi sono legati coloro che restano cattolici?
Christian Marquant - È molto semplice… a Gesù e ai Vangeli, agli Apostoli e ai Martiri, ai grandi santi come San Francesco d’Assisi, San Vincenzo de’ Paoli, Santa Teresa di Lisieux o Santa Teresa di Calcutta, continuando a praticare la loro fede e a seguire le devozioni dei loro antenati: il Rosario, l’inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento. In effetti, questa devozione dell’adorazione del Santissimo Sacramento è un vero e proprio «marcatore» di una pratica che era praticamente scomparsa e che si è notevolmente sviluppata negli ultimi anni.
Louis Renaudin - Quindi è una fede distaccata dall’attualità?
Christian Marquant - Direi che è una fede autenticamente cattolica che abbraccia la vita e le pratiche di tutta la storia della salvezza e mette le mode attuali al loro giusto posto, quello che riguarda solo alcuni decenni dei venti secoli di Cristianesimo. Lei mi dirà che questo è un altro modo di criticare il Concilio Vaticano II, di dire che è un fenomeno di moda e di metterlo tra parentesi.
Louis Renaudin - Quindi lei non è pessimista?
Christian Marquant - Mai, perché quello che sta succedendo oggi è quello che è successo nel corso della storia, dove ogni generazione innovativa, ogni movimento che voleva avere ragione di tutto quello che c’era prima, che pensava di essere quello che aveva «finalmente capito» le cose, è stato molto rapidamente visto come superato, pretenzioso e arrogante. In realtà, nella Chiesa, tutte le grandi riforme, la riforma tridentina, la riforma degli ordini religiosi, sono sempre state un ritorno al Vangelo: il vero nuovo, l’eternamente nuovo, non è l’invenzione del momento, che segue le mode del tempo, ma un ritorno alla tradizione degli Apostoli. E aggiungerei, come ammiccamento finale, l’osservazione che mi ha fatto qualche giorno fa un sacerdote amico delle novità: «In ogni modo, abbiamo la stessa Fede, perché la basiamo sullo stesso Credo».
Louis Renaudin - Quindi per lei «Concile Vatican II… connais pas» ha senso per lei?
Christian Marquant - Certamente! La prova: i giovani che, con grande dispiacere dei nostri Vescovi, si rivolgono alla Santa Messa tradizionale, la chiamano «nuova Messa». Per loro la «vecchia Messa» è quella del Concilio Vaticano II! Questo è vero in prima istanza, perché loro conoscevano solo la Messa riformata, e la scoperta della bellezza e della forza teologica e spirituale della liturgia tradizionale è per loro una meraviglia di «novità» che soddisfa le loro aspettative più profonde. Ma anche questo è fondamentalmente vero: la Santa Messa tradizionale è in realtà «nuova» perché riscopre l’eternità della Tradizione. La Chiesa è un’istituzione bimillenaria con parole di vita eterna. I tempi contemporanei e le loro mutevoli mode sono solo un breve periodo, e il tempo del Concilio Vaticano II ancora di più. Solo la Chiesa stessa deciderà quando fare l’inevitabile bilancio. Ma per far sì che ciò accada, dobbiamo distaccarci dall’evento, che io sostengo essere datato perché ha cercato di essere nuovo, e smettere di essere ossessionati dal Concilio Vaticano II. Voi «innovatori» avete fermato gli orologi sessant’anni fa! Siamo già nel XXI secolo, per la miseria! Lasciateci in pace con il vostro Concilio Vaticano II! Da parte nostra, vogliamo che la Chiesa si riformi definitivamente e che continui a svolgere la sua missione. Questo non si otterrà con un ritorno sistematico a un passato superato, ma interrogandosi su ciò che è oggi in relazione a ciò che è sempre stato, e chiedendosi come può accrescere la sua missione e la sua santità domani. Per questo vi dico: «Concilio Vaticano II, connais pas…».
Certo, la Sacrosantum concilium sulla liturgia non prevedeva affatto la riforma inventata dal famigerato Bugnini & compagni....spacciata per imposta dai Padri conciliari! Esattamente il contrario, ad esempio il latino era scritto che doveva essere mantenuto....
RispondiEliminaE infatti è stato mantenuto, visto che l'edizione del messale romano è in latino. Non ha molto senso, ma in tantissimi posti si celebra regolarmente in latino.
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