Concludiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo di Natale: Purificazione della santissima Vergine.
L.V.
2 FEBBRAIO
PURIFICAZIONE DELLA SANTISSIMA VERGINE
LA BENEDIZIONE DELLE CANDELE
Origine storica
Dopo l’Ufficio di Terza, la Chiesa compie in questo giorno la solenne benedizione delle Candele, che è una delle tre principali benedizioni che hanno luogo nel corso dell’anno: le altre due sono quella delle Ceneri e quella delle Palme. L’intenzione della cerimonia è legata al giorno stesso della Purificazione della santa Vergine, di modo che se una delle domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima cade il 2 febbraio, la festa è rimandata all’indomani, ma la benedizione delle Candele e la processione che ne è il complemento restano fissate al 2 febbraio.
Onde raccogliere sotto uno stesso rito le tre grande benedizioni di cui parliamo, la Chiesa ha prescritto, per quella delle Candele, l’uso dello stesso colore viola che adopera nella benedizione delle Ceneri e delle Palme, di modo che la funzione, che serve a indicare il giorno in cui si è compiuta la purificazione di Maria, deve eseguirsi tutti gli anni il 2 febbraio, senza alcuna deroga al colore prescritto per le tre domeniche di cui abbiamo parlato.
Intenzione della Chiesa
L’origine storica è abbastanza difficile a stabilirsi in modo preciso. Secondo Baronio, Thomassin, Baillet eccetera, tale benedizione sarebbe stata istituita, verso la fine del V secolo, dal papa san Gelasio (492-496), per dare un senso cristiano ai resti dell’antica festa dei Lupercali, di cui il popolo di Roma aveva ancora conservato alcune usanze superstiziose. È almeno certo che san Gelasio abolì le ultime vestigia della festa dei Lupercali, che veniva celebrata nel mese di febbraio. Innocenzo III, in uno dei suoi Sermoni sulla Purificazione, ci dice che l’attribuzione della cerimonia delle Candele al 2 febbraio è dovuta alla saggezza dei pontefici romani, i quali avrebbero indirizzato al culto della santa Vergine i resti di una usanza religiosa degli antichi Romani, che accendevano delle fiaccole in ricordo delle torce alla cui luce Cerere aveva, secondo la favola, percorso le cime dell’Etna, cercando la figlia Proserpina rapita da Plutone; ma non si trova alcuna festa in onore di Cerere nel mese di febbraio nel calendario degli antichi Romani. Ci sembra dunque più esatto adottare l’idea di D. Hugues Mènard, Rocca, Henschenius e Benedetto XIV, i quali ritengono che l’antica festa, conosciuta in febbraio sotto il nome di Amburbalia e nella quale i pagani percorrevano la città portando delle fiaccole, ha dato occasione ai sommi pontefici di sostituirvi un rito cristiano, che essi hanno congiunto alla celebrazione della festa in cui Cristo, luce del mondo, viene presentato al tempio dalla Vergine madre¹.
Il mistero
Il mistero di questa cerimonia è stato sovente illustrato dai liturgisti dal VII secolo in poi. Secondo quanto afferma sant’Ivo di Chartres nel suo secondo Sermone sulla festa di oggi, la cera delle candele, formata dalle api con il succo dei fiori che l’antichità ha sempre considerate come un’immagine della verginità, simboleggia la carne virginea del divino bambino, il quale non ha intaccato nella sua concezione e nella sua nascita l’integrità di Maria. Nella fiamma della candela, il vescovo ci invita a vedere il simbolo di Cristo che è venuto a illuminare le nostre tenebre. Sant’Anselmo, nelle sue Enarrazioni su san Luca, descrivendo lo stesso mistero, ci dice che nella Candela vi sono da considerare tre cose: la cera, lo stoppino e la fiamma. La cera – egli dice – opera dell’ape virginea è la carne di Cristo; lo stoppino, che sta dentro, è l’anima e la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la divinità.
Le candele
Un tempo i fedeli si davano premura di portare essi stessi le candele alla chiesa nel giorno della Purificazione, perché fossero benedette insieme con quelle che i sacerdoti e i ministri portano nella processione. Tale usanza è osservata ancora in molti luoghi. È desiderabile che i pastori delle anime inculchino fortemente tale usanza e la ristabiliscano o la mantengano dovunque ve n’è bisogno. Tanti sforzi fatti per distruggere o almeno per impoverire il culto esterno hanno arrecato insensibilmente il più triste affievolirsi del sentimento religioso di cui la Chiesa possiede la sorgente nella liturgia. È necessario inoltre che i fedeli sappiano che le candele benedette nel giorno della Candelora debbono servire non soltanto alla Processione, ma anche all’uso dei cristiani che, custodendole rispettosamente nelle proprie case, portandole con sé, tanto sulla terra che sulle acque, come dice la Chiesa, attirano speciali benedizioni dal cielo. Si devono accendere quelle candele al capezzale dei morenti, come ricordo dell’immortalità che Cristo ci ha meritato e come segno della protezione di Maria.
LA PROCESSIONE E LA MESSA
Piena di gaudio, rischiarata dalla moltitudine delle fiaccole e trasportata come Simeone dal moto dello Spirito Santo, la santa Chiesa si mette in cammino per andare incontro all’Emmanuele. È questo incontro che la Chiesa Greca, nella sua liturgia, designa con il nome di Ipapante e del quale ha fatto l’attributo della festa di oggi. Lo scopo è di imitare la processione del tempio di Gerusalemme, che san Bernardo così celebra nel suo primo Sermone sulla Festa della Purificazione di Maria:
«Oggi la Vergine madre introduce il Signore del tempio nel tempio del Signore e Giuseppe presenta al Signore non un figlio suo, ma il figlio diletto del Signore, nel quale Egli ha posto le sue compiacenze. Il giusto riconosce colui che aspettava; la vedova Anna lo esalta nelle sue lodi. Questi quattro personaggi hanno celebrato per la prima volta la processione di oggi che, in seguito, doveva essere solennizzata nella letizia di tutta la terra in ogni luogo e da tutte le genti. Non stupiamo che quella processione sia stata piccola, poiché colui che vi si riceveva si era fatto piccolo. Nessun peccatore vi apparve: tutti erano giusti, santi e perfetti».
Camminiamo nondimeno sulle loro orme. Andiamo incontro allo sposo, come le vergini prudenti, portando in mano lampade accese al fuoco della carità. Ricordiamo il consiglio che ci dà il Salvatore stesso: Siano i vostri lombi precinti come quelli dei viandanti; portate in mano fiaccole accese e siate simili a coloro che aspettano il loro Signore². Guidati dalla fede, illuminati dall’amore, noi lo incontreremo, lo riconosceremo, ed egli si darà a noi.
Terminata la processione, il celebrante e i ministri depongono i paramenti viola, e indossano quelli bianchi per la Messa solenne della Purificazione della Vergine. Se ci si trovasse tuttavia in una delle tre domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima, la Messa della festa si dovrà rimandare all’indomani.
EPISTOLA (Ml 3, 1-4) – Il Signore Dio dice: Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani. Così parla il Signore onnipotente.
Tutti i Misteri dell’uomo-Dio hanno per oggetto la purificazione dei nostri cuori. Egli manda il suo angelo, il suo precursore davanti a sé, per preparare la via e Giovanni ci gridava dal profondo del deserto: Abbassate i colli, colmate le valli. Viene infine egli stesso, l’agnello, l’inviato per eccellenza, a stringere l’alleanza con noi; viene al suo tempio; e questo tempio è il nostro cuore. Ma egli è simile a un fuoco ardente che fonde e purifica i metalli. Vuole rinnovarci, rendendoci puri, affinché diventiamo degni di essergli offerti e di essere offerti con lui in un sacrificio perfetto. Non dobbiamo dunque accontentarci di ammirare così sublimi meraviglie, ma comprendere che esse ci sono mostrate solo per operare in noi la distruzione del vecchio uomo e la creazione del nuovo. Siamo dovuti nascere con Gesù Cristo; questa nuova nascita è già giunta al suo quarantesimo giorno. Oggi bisogna che siamo presentati insieme con lui da Maria, che è anche la madre nostra, alla maestà divina. Si avvicina l’istante del sacrificio; prepariamo ancora una volta le anime nostre.
VANGELO (Lc 2,22-32) – Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te nel davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
Lo Spirito divino ci ha guidati al tempio come Simeone; vi contempliamo in questo istante la Vergine madre che presenta all’altare il figlio di Dio e suo. Noi ammiriamo questa fedeltà alla Legge nel figlio e nella madre, e sentiamo nell’intimo del cuore il desiderio di essere presentati a nostra volta al Signore, che accetterà il nostro omaggio come ha ricevuto quello del suo figliolo. Affrettiamoci dunque a mettere i nostri sentimenti in sintonia con quelli dei cuori di Gesù e di Maria. La salvezza del mondo ha fatto un passo in questo giorno; progredisca dunque anche l’opera della nostra santificazione. D’ora in poi il mistero del Dio bambino non ci sarà più offerto dalla Chiesa come oggetto speciale della nostra religione; i soavi quaranta giorni di Natale volgono al termine; dobbiamo ora seguire l’Emmanuele nelle sue lotte contro i nostri nemici. Seguiamo i suoi passi; corriamo al suo seguito come Simeone e camminiamo senza stancarci sulle orme di colui che è la nostra luce; amiamo questa luce e otteniamo con la nostra premurosa fedeltà che essa risplenda sempre su di noi.
O Emmanuele, in questo giorno in cui fai l’ingresso nel tempio della tua maestà, portato in braccio da Maria madre tua, ricevi l’omaggio delle nostre adorazioni e della nostra riconoscenza. Onde sacrificarti per noi, tu vieni nel tempio; come preludio del nostro riscatto ti degni di pagare il debito del primogenito e, per abolire presto i sacrifici imperfetti, vieni a offrire un sacrificio legale. Compari oggi nella città che dovrà essere un giorno il termine della tua corsa e il luogo della tua immolazione. Non ti è bastato nascere per noi; il tuo amore ci riserva per l’avvenire una testimonianza più splendente.
Tu, consolazione d’Israele e su cui gli angeli amano tanto posare i loro sguardi, entri nel tempio; e i cuori che ti attendevano si aprono e si elevano verso di te. Oh! chi ci darà una parte dell’amore che provò il vegliardo allorché ti prese tra le braccia e ti strinse al cuore? Egli chiedeva solo di vederti, o divino bambino, e poi di morire. Dopo averti visto per un solo istante, s’addormentava nella pace. Quale sarà dunque la beatitudine di possederti eternamente, se così brevi istanti sono bastati ad appagare l’attesa di tutta una vita!
Ma, o Salvatore delle anime nostre, se il vegliardo è pienamente felice per averti visto una sola volta, quali debbono essere i sentimenti di noi che siamo testimoni della consumazione del tuo sacrificio! Verrà il giorno in cui, per usare le espressioni del tuo devoto servo san Bernardo, sarai offerto non più nel tempio e sulle braccia di Simeone, ma fuori della città e sulle braccia della croce. Allora non si offrirà più per te un sangue estraneo, ma tu stesso offrirai il tuo sangue. Oggi ha luogo il sacrificio del mattino: allora si offrirà il sacrificio della sera. Oggi sei nell’età dell’infanzia: allora avrai la pienezza della virilità e, avendoci amati dal principio, ci amerai sino alla fine.
Che cosa ti daremo noi in cambio, o divino bambino? Tu porti già, in questa prima offerta per noi, tutto l’amore che consumerà la seconda. Possiamo fare di meno che offrirci per sempre a te, fin da questo giorno? Tu ti doni a noi nel tuo sacramento, con una pienezza maggiore di quella che usasti riguardo a Simeone. Libera anche noi, o Emmanuele, spezza le nostre catene; donaci la pace che oggi tu arrechi; aprici, come al vegliardo, una nuova vita. Per imitare i tuoi esempi e per unirci a te, noi abbiamo, lungo questi quaranta giorni, cercato di stabilire in noi l’umiltà e la semplicità dell’infanzia che tu ci raccomandi; sostienici ora negli sviluppi della nostra vita spirituale, affinché cresciamo come te in età e in sapienza, davanti a Dio e davanti agli uomini.
O Maria, tu che sei la più pura delle vergini e la più beata delle madri, o figlia dei re, quanto sono graziosi i tuoi passi e come è maestoso il tuo incedere³ nell’istante in cui sali i gradini del tempio carica del tuo prezioso fardello! Come è felice il tuo cuore materno, e come è insieme umile, allorché offri all’Eterno il figlio suo e tuo! Alla vista delle madri d’Israele che portano anch’esse i loro piccoli al Signore, tu gioisci pensando che quella nuova generazione vedrà con i suoi occhi il Salvatore che tu le arrechi. Quale benedizione per quei neonati essere offerti insieme con Gesù! Quale fortuna per quelle madri essere purificate nella tua santa compagnia! Se il tempio trasalisce nel veder entrare sotto le sue volte il Dio in onore del quale è stato costruito, è anche il suo gaudio nel sentire tra le sue mura la più perfetta delle creature, l’unica figlia di Eva che non abbia conosciuto il peccato, la vergine feconda, la madre di Dio.
Ma mentre custodisci fedelmente, o Maria, i segreti dell’Eterno, confusa nella folla delle figlie di Giuda, il santo vegliardo accorre verso di te; e il tuo cuore ha compreso che lo Spirito Santo gli ha rivelato tutto. Con quale emozione tu deponi per un istante tra le sue braccia il Dio che riunisce in sé tutta la natura e che vuole essere la consolazione d’Israele! Con quale grazia accogli la pia Anna! Le parole dei due vegliardi che esaltano la fedeltà del Signore alle sue promesse, la grandezza di colui che è nato da te, la luce che si irradierà da quel sole divino su tutte le genti fanno trasalire il tuo cuore. La fortuna di sentir glorificare il Dio che tu chiami tuo figlio, e che lo è in verità, ti riempie di gioia e di riconoscenza. Ma, o Maria, quali parole ha pronunciato il vegliardo, restituendoti il tuo figliolo! Quale improvviso e terribile gelo viene a invadere il tuo cuore! La lama della spada l’ha trapassato da parte a parte. Quel bambino che i tuoi occhi contemplavano con tenera gioia, non lo vedrai più che attraverso le lacrime. Egli sarà il segno della contraddizione e le ferite che riceverà ti trapasseranno l’anima. O Maria, il sangue delle vittime che inonda il tempio cesserà un giorno di scorrere; ma bisogna che sia sostituito dal sangue del bambino che tu tieni tra le braccia.
Noi siamo peccatori, o Maria, poco fa tanto felice e ora così desolata! Sono stati i nostri peccati a mutare la tua letizia in dolori. Perdonaci, o madre! Lascia che ti accompagniamo mentre discendi i gradini del tempio. Noi sappiamo che tu non ci maledici; sappiamo che ci ami, poiché ci ama il tuo figliolo. Oh, amaci sempre, o Maria! Intercedi per noi presso l’Emmanuele. Fa’ che possiamo conservare i frutti di questi santi quaranta giorni. Fa’ che non lasciamo mai questo bambino che presto sarà un uomo, che siamo docili a questo dottore delle nostre anime, devoti, come veri discepoli, a questo maestro così pieno d’amore, fedeli nel seguirlo dovunque al pari di te; fino ai piedi della croce, che appare oggi ai tuoi occhi.
¹ Sembra difficile ammettere oggi questa opinione, poiché la festa dei Lupercali (15 febbraio) non esisteva più al tempo del papa Gelasio, e la Candelora non appare in Roma se non verso la metà del VII secolo. Questa è una processione indipendente dalla Purificazione, anteriore a essa, e una tradizione molto autorevole la ricollega a una cerimonia pagana: l’amburbale. Il Liber Pontificalis dice che la processione fu istituita, a Roma, dal papa Sergio (687-707) e che si faceva dalla chiesa di Sant’Adriano a Santa Maria Maggiore, ma è certamente anteriore a questo Papa. La benedizione delle candele appare a Roma in maniera certa solo nel XII secolo. Le antiche Ave gratia piena e Adorna, di provenienza bizantina, sono state introdotte a Roma nelI’VIII secolo; il Nunc dimittis insieme con l’antifona Lumen fu aggiunto nel XII secolo e le orazioni sono del X e XI secolo. Ma la processione con le candele benedette esisteva già ad Alessandria nel V secolo e anche prima a Gerusalemme. Da principio la processione ebbe, a Roma, un carattere penitenziale: il Papa andava a piedi nudi e i paramenti talvolta erano neri. Nel XII secolo essa perdette quel carattere austero che fece posto alla letizia. I ministri, tuttavia, conservano ancora i paramenti viola che smettono soltanto per la Messa (Nota alla precedente edizione italiana).
² Cfr. Lc 12, 35.
³ Cfr. Ct 7, 2
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