Ancora una spiegazione su come il cardinale congolese Ambongo narra che il "no" alla benedizione delle coppie gay in Africa è stato approvato da Francesco e controfirmato dal prefetto Fernandez (QUI MiL: "Non possiamo essere promotori di devianze sessuali").
QUI Franca Giansoldati: "Il profilo del cardinale Ambongo avanza tra i futuri papabili: ha gestito il blocco africano delle benedizioni alle coppie gay
@ilmessaggeroit".
Ad oggi molti vescovi hanno già dichiarato che non applicheranno il documento vaticano, lo vietano ai loro sacerdoti e rifiutano di impartire le benedizioni indicate dalla Fiducia Supplicans:
Luigi C.
Leone Grotti, Tempi, 24-1-24
Dopo la pubblicazione del documento con cui la Secam, il simposio che riunisce le conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar, ha rigettato la Dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede, Fiducia Supplicans, annunciando che i vescovi africani «non considerano appropriato benedire le unioni omosessuali o le coppie dello stesso stesso», si è parlato di «ribellione» al Papa e al Vaticano. Ma è lo stesso presidente dei vescovi africani, il cardinale congolese Fridolin Ambongo, ad aver spiegato in un recente intervento che il documento critico della Dichiarazione firmata dal prefetto Victor Manuel Fernandez, e approvata da papa Francesco, non è stato soltanto scritto in accordo con la Santa Sede ma anche «controfirmato» dallo stesso cardinal Fernandez.
«Fiducia Supplicans ha scioccato l’Africa»
In un audio pubblicato su TikTok il 18 gennaio, che riporta la registrazione del discorso tenuto dal cardinale Ambongo alla «Comunità famiglia cristiana» di Kinshasa, capitale del Congo, il Primate della Chiesa africana ha raccontato come la pubblicazione di Fiducia Supplicans, il 18 dicembre, abbia «scioccato l’Africa»: «Noi non capivamo che cosa stesse succedendo all’interno della Chiesa cattolica. Altre chiese ci chiamavano per dirci: “Noi contavamo sui cattolici per opporci a questa ideologia e ora voi siete i primi ad autorizzare la benedizione delle coppie gay?”».
«Tutto il mondo ha sofferto per la pubblicazione di questo documento», ha aggiunto il cardinale, spiegando di aver scritto subito «a tutte le conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar» per raccogliere i loro commenti. Dopo avere fatta una «sintesi», l’arcivescovo ha scritto «una lettera personale di sette pagine al Papa, non solo in qualità di presidente della Secam, ma anche in qualità di suo consigliere e membro del consiglio dei nove cardinali che accompagnano il Papa nella riforma della Chiesa».
«Papa Francesco era affranto»
Successivamente, il cardinale si è recato martedì 9 gennaio a Roma, «a Santa Marta», affidando al segretario particolare del Papa la lettera, tutti gli interventi delle Conferenze episcopali africane e la sintesi. «Il giorno stesso papa Francesco mi ha ricevuto ed era molto triste. Devo dire che lui era il primo a soffrire per le reazioni arrivate da tutto il mondo. Non era per niente contento, era affranto».
Riferendosi alla «nota esplicativa» pubblicata dal prefetto Fernandez, in cui si sottolineava che la benedizione delle coppie gay poteva durare anche solo «10-15 secondi», Ambongo ha anche detto a Francesco di «non inviarci più documenti con definizioni teologiche o filosofiche sulle benedizioni. Alla gente non interessano. Ciò che le popolazioni africane vogliono è un comunicato che le rassicuri e che riappacifichi i fedeli». E il Papa, sottolinea il cardinale africano, «da vero pastore, è rimasto toccato da questa situazione e mi ha messo in contatto con il cardinale Fernandez».
No alla benedizione delle coppie omosessuali
Il giorno successivo, il 10 gennaio, il cardinale Ambongo è stato ricevuto al Dicastero per la dottrina della fede e mettendosi davanti a un computer insieme al prefetto Fernandez, «abbiamo preparato questo documento», quello intitolato: «No alla benedizione delle coppie omosessuali nelle chiese d’Africa». Il testo pubblicato l’11 gennaio – dove si legge che le coppie dello stesso sesso «non possono ricevere la benedizione della Chiesa» e che il linguaggio utilizzato nella Dichiarazione «è troppo sottile per essere compreso dalla gente semplice» – è stato preparato «in dialogo e in accordo con il Papa» ed è stato «firmato da me e dal prefetto Fernandez».
Se il documento pubblicato online dalla Secam, dove si ricorda altresì che tutti gli individui possono essere benedetti, comprese le persone omosessuali «che devono sempre essere trattate con rispetto e dignità», riporta solo la firma del cardinale Ambongo, quello «controfirmato dal prefetto del Dicastero per la dottrina cattolica della fede è conservato nei nostri archivi».
«Chi distrugge la famiglia, distrugge la società»
Nell’audio, la cui autenticità è stata confermata a Famille Chretienne dallo stesso cardinale congolese, Ambongo sottolinea che «l’omosessualità è condannata nella Bibbia e dal magistero della Chiesa» e per questo «noi non possiamo benedire le coppie gay», mentre è sempre possibile benedire le singole persone nella speranza che questo le aiuti a conformarsi alla «volontà di Dio».
Il cardinale ha proseguito poi criticando i paesi occidentali: «Non amano i bambini, per questo vogliono colpire la famiglia, la cellula fondamentale dell’umanità. Distruggendo la famiglia, si distrugge la società». È in virtù di questo attacco alla famiglia che «la cultura occidentale è in declino e a poco a poco sparirà», ha aggiunto.
Futuro papabile... magari!!!
RispondiEliminaLa Chiesa ha bisogno di questa figura bella dritta.
Dall'Africa si è diffuso l'omo sapiens. Dall'Africa arriverà la salvezza (terrena) di questa umanità.
RispondiEliminaL'altro giorno quando Francesco ha attaccato ancora le resistenze a FS non mi è sembrato né "affranto" e né un "vero pastore". E comunque ha tolto FS solo agli africani perché temeva che gli combinassero "un casino" (cit. Mons.Bruno Forte), per il resto dei cattolici la lascia.
RispondiEliminaAnonimo 5.32
EliminaPuò dirmi dove leggere la cit. di Mons. Bruno Forte? Mi interessa, grazie.
Anno 2015, tratto dal Timone:
Elimina"..Ne ha parlato in un recente incontro pubblico presso il Testro Rossetti di Vasto, dove ha sottolineato che Amoris laetitia «non è una nuova dottrina, ma l’applicazione misericordiosa di quel “vino vecchio” che, come si sa, è sempre il più buono».
Insomma, secondo mons. Forte, l’esortazione apostolica tiene insieme tutto, misericordia e verità, pastorale e dottrina, anche se lo sguardo di fondo è quello per cui «nessuno deve sentirsi escluso».
Però Mons. Forte ha svelato anche un retroscena dei lavori sinodali che, forse, aiuta a superare un linguaggio politicamente correttissimo per arrivare a comprendere meglio il documento. Almeno per quanto riguarda il tema mediaticamente più rilevante, ovvero la disciplina dei sacramenti per le coppie di divorziati risposati.
«Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati – ha riportato Mons. Forte riferendo una battuta di Papa Francesco – questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io».
Dopo aver riportato questa battuta lo stesso Forte ha scherzato dicendo: «Tipico di un gesuita». Questo "siparietto" è molto istruttivo per comprendere il modus operandi di Bergoglio..
Forse dovremmo fare più "casino" anche noi... e invece all'ombra del cupolone tutto tace...
RispondiEliminaSì, però non è che il cosiddetto "rito zairese" che usano dalle parti dell'eminenza Ambongo sia proprio ortodosso o sia un granché... A me scandalizza anche quello e dovrebbe scandalizzare anche i cultori della messa col rito ante riforma.
RispondiEliminaA me scandalizza che personaggi ipergiudicanti come te si definiscano cattolici.
EliminaViva lo splendido rito zairese!