Cari amici di 300 denari (seguiteci su Instagram, Telegram, Facebook o X per i nostri approfondimenti di economia, finanza e d'impresa in ambito cattolico), è calato il sipario sul forum di Davos ed ecco presentarsi come ogni anno un bilancio che spacca in due l’opinione pubblica, puntualmente divisa tra sostenitori globalisti e avversatori complottisti. Dibattito alimentato da cronache di colore che hanno riportato il tutto esaurito per i servizi escort (incassati oltre 10 milioni di euro), nonché dell’indotto del divertimento fatto di festini e droghe psichedeliche. Lasciando da parte ogni commento su atti e responsabilità che ricadono sulla coscienza di ogni singolo, proviamo ad alzare il tiro del discorso e comprendere perché questi eventi – forum, agende e meeting globali – vanno contro il principio di libertà, essendo intrinsecamente viziate dall’ideologia della pianificazione.
Pensiamo al nostro stile di vita degli ultimi venti anni. Per noleggiare un film si andava da Blockbuster, oggi da casa facciamo i nostri acquisti direttamente dalla tv. Prima di andare in vacanza si compravano i rollini Kodak, oggi basta uno smartphone per i nostri scatti. Viaggiare in Alitalia era l’unico modo per muoversi velocemente, oggi possiamo scegliere tra più compagnie aeree e treni ad alta velocità. Blockbuster, Kodak e Alitalia oggi non esistono più perché evidentemente non rispondevano più a una domanda di mercato e al tempo stesso non sono riusciti a innovare prodotti e servizi. Cose che evidentemente hanno saputo fare altre aziende.
Questo per dire che i cambiamenti che hanno portato ad un aumento del nostro benessere non sono il frutto di un pianificatore centrale. Né tantomeno di un governo illuminato che decidendo tutto questo per decreto, regala a una porzione del mondo il benessere.
La verità è che un certo tipo di persone ha paura di accettare la complessità, che è parte del nostro mondo. Questa complessità è un sistema al quale non si può approcciare con delle soluzioni – in quanto è più grande di noi, e soprattutto noi ne facciamo parte –, ma con prospettive diverse attraverso le quali si riesce a dare una chiave di lettura. Come dire: una cosa è risolvere la complessità, un’altra è cavalcarla. La complessità dobbiamo capirla, non risolverla. C’è arrivata persino la scienza, con la fisica dei sistemi complessi che parla di due grandi caratteristiche della complessità: l’incertezza e il caos.
L’Occidente ha insegnato al mondo intero che l’individuo è sì razionale, ma esistono altre variabili, generate dalla complessità, che lo orientano nell’una o nell’altra direzione. Le nostre democrazie e il nostro libero mercato sono la prova di tutto questo. Ci sono sette miliardi di individui che interagiscono tra di loro: si scambiano oggetti, si confrontano con idee, si mescolano stili di vita. Chi pensa di poter pianificare un sistema del genere o è un megalomane economista o un ingenuo socialista. Ci sono troppe variabili in gioco ed impossibile prevedere come queste evolveranno. Ecco perché l’incertezza è parte integrante di un sistema complesso.
Ora, di fronte all’incertezza ci sono due tipi di persone: quelle che hanno uno sguardo orizzontale sul mondo, che credono di poter controllare ogni cosa – in quanto la temono e non la capiscono – illudendosi di dare un ordine al caos o alla complessità, e che devono per forza pensare che ci sia una soluzione. Soluzione che in realtà non esiste. Ed altre con uno sguardo verticale che si apre alla complessità e alle sue innumerevoli e imprevedibili possibilità di ripensare la propria esistenza – senza imbrigliarla in un sistema di idee chiuse – aprendosi al rischio dell’esistenza, ma al tempo stesso confidando in quel Caos – che poi è Ordine – di cui egli stesso è generato.
Roberto
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Grazie. Finalmente una lettura oggettiva della nostra società con i suoi pro e contro. Al di là delle polemiche.
RispondiEliminaL'ordine e il Caos sono concetti che spesso la politica si ritrova a dover affrontare... Per farne una sua filosofia a riguardo!
RispondiEliminaDalle feste carnevalesche al dada sempre si è celebrato il caos per ricordare all'uomo l'imprevedibilità dell'esistenza, ma anche per esorcizzare il male appunto, che probabilmente assomiglia piu al caos che all'ordine.
Il problema quando si discute l'ordine ideale, è che sono gli uomini a discuterlo, con tutte le loro idee soggettive... Quindi come ben sanno i teologi non si arriva all'ordine costruendolo dal basso.
Complessità, imprevedibilità: oggi anche noi cattolici dobbiamo essere in grado di cogliere i " cigni neri", gli imprevisti, citando Nassim Taleb. La società post-moderna è il caos, ma dobbiamo seguire il consiglio " gaudete et exsultate" anche in questo mondo.
RispondiEliminaBellissimo articolo!
Che torni presto un Papa Leone Magno a respingere Attila.
Lili