Stiamo lontani dai peccati, soprattutto quelli impuri contro natura.
Luigi C
Il Cammino dei Tre Sentieri, 17 GENNAIO 2024
Rubrica a cura di Corrado Gnerre
da La Somma Teologica di san Tommaso… in un soffio, di Giuseppe Barzaghi, Bologna 2013, pp.18-19
Il vizio è l’abito contrario alla virtù: come tale è contro la ragione e la natura dell’uomo.
Il peccato è un atto umano cattivo, cioè privo del debito ordine della ragione nella quale si esprime la legge eterna: è una parola, un’azione o un desiderio contro la legge eterna, perché la materia del peccato è l’atto umano; la forma, cioè l’aspetto di male o disordine, è la contrarietà alla legge eterna.
La causa del peccato è la volontà e tutto ciò che soggiace al suo comando. Non può essere Dio perché non è difettoso, e il peccato è un difetto. Neppure il demonio, perché questi può solo tentare con suggestioni, ma non muovere la volontà.
Il peccato originale di Adamo si trasmette per generazione, perché tutti gli uomini discendenti da lui sono come un uomo solo: da lui ricevono la stessa natura per generazione. E’ un abito disordinato nell’anima come la malattia perché è formalmente la privazione della giustizia originale; fragilità, ignoranza, malizia e concupiscenza sono le ferite conseguenti. Anche la morte e le altre miserie corporali ne sono effetti.
Il peccato più grave è quello contro Dio, poi quello contro l’uomo, poi quelli contro i beni esterni.
Il peccato veniale implica solo un disordine relativo ai mezzi; il mortale, invece, è rispetto al fine ultimo, perché toglie la carità. Ma un peccato veniale può diventare mortale soggettivamente se l’uomo lo pone come fine ultimo e lo fa mezzo per un peccato mortale. E un peccato mortale può diventare veniale soggettivamente per imperfezione dell’atto, cioè per inavvertenza o mancanza di deliberazione.