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martedì 5 dicembre 2023

Storia dell'Arte: San Nicola di Bari salva i naufraghi #sannicola #santaclaus #babbonatale

Ricordiamo San Nicola da Bari (che si commemora domani 6 dicembre da cui deriva S. Claus e Babbo Natale)  con questa bella pagina di storia dell'arte cristiana.
Luigi C.

Schola PalatinaSara Magister | 2 Dicembre 2022

La tela di Corrado Giaquinto, San Nicola salva i naufraghi dalla tempesta, raffigura uno tra i miracoli più eclatanti del Santo: scatenata una tempesta dal demonio, alcuni marinai guidati da un monaco in veste chiara invocano l’intercessione di san Nicola per evitare l’affondamento della nave. Originario della Turchia e divenuto Vescovo ai tempi di Costantino, dopo la sua morte le sue reliquie vennero trasportate in Italia, per sottrarle all’occupazione islamica della sua città d’origine.
Ai giorni nostri pochi ricordano che “Babbo Natale” è in realtà uno dei Santi più antichi e venerati della Cristianità, sia orientale che occidentale. Celebrato il 6 dicembre, san Nicola è patrono di Russia, Serbia, Croazia e Lorena ed è un Santo amatissimo in tutta l’Italia, dal Nord al Sud, in particolare in Puglia.

Proprio a Bari nella basilica di San Nicola, infatti, le ossa del Santo furono traslate l’8 maggio del 1087 dalla Turchia ed è per onorare la sua memoria che ogni anno lì si riuniscono in processione i Cristiani, cattolici e ortodossi.

Nicola era nato attorno al 270 a Pàtara di Licia ossia sulle coste dell’odierna Turchia, ma vivrà quasi tutta la sua esistenza nella vicina Myra, di cui divenne Vescovo proprio nel passaggio tra l’ultima fase delle persecuzioni e la legalizzazione della fede cristiana ad opera di Costantino.

In questa città morì il 6 dicembre del 343, ma le sue reliquie vennero trasportate in Italia – a Bari in primis – e poi qualche frammento anche a Venezia, per salvarle dall’occupazione musulmana della città d’origine.
Miracoli pre e post mortem

La sua vita, come quella di molti altri santi, è costellata di miracoli sia pre che post mortem, miracoli che hanno indotto ad invocare l’intercessione del Santo vescovo in aiuto di fanciulli, di giovani indifese e deboli, di naviganti e pescatori e finanche dei ministranti.

Il più noto miracolo compiuto in vita è quello del dono di tre sfere d’oro – o lingotti o sacchetti – a tre fanciulle impoverite, che il padre disperato stava per destinare alla prostituzione per raccogliere i soldi necessari alla loro dote – da qui la tradizione dei doni natalizi ai bambini.

Avvenuto post mortem invece è il miracolo dei marinai, quello narrato dalla tela in questione, in cui il Santo salva una nave da una terribile tempesta.

La tela è una sorta di “presentazione” di notevole formato (134×98 cm), realizzata per una versione molto più grande di circa 7 metri quadri. Quest’ultima fu compiuta nel 1746 da Corrado Giaquinto per il transetto della chiesa di San Nicola dei Lorenesi a Roma, ma, già deteriorata nell’Ottocento, è oggi perduta.
San Nicola salva i naufraghi: non solo un bozzetto

La tela ad olio conservata a Bari non è stata concepita, infatti, come un semplice bozzetto ad uso del pittore. Lo dimostra la materia coloristica, che, anziché approssimativa, è qui stesa con grande raffinatezza e con una particolare attenzione alla qualità dei rapporti di luce e di colore, sin nei più minuti dettagli della scena, come i volti dei singoli personaggi dei marinai e degli angioletti in cielo.

Si tratta quindi verosimilmente del progetto presentato da Giaquinto al committente, una delle chiese nazionali a Roma, punto di riferimento dei Lorenesi, il cui Santo patrono è appunto il vescovo di Myra.

Il miracolo raffigurato è tra i più eclatanti: scatenata una tempesta dal demonio, alcuni marinai guidati da un monaco in veste chiara invocano l’intercessione di san Nicola per evitare l’affondamento della nave. Questi appare in piedi sulle acque nella sua più classica iconografia: barbuto, vestito da vescovo e con il libro, ma in questo caso senza l’altro suo usuale attributo delle tre sfere d’oro.

L’artista ha voluto ricordare le origini orientali della sua persona nel dettaglio della veste, segnata da croci greche, e soprattutto del pastorale, che non ha la classica terminazione a ricciolo, usuale in Occidente, ma presenta due serpenti che si affrontano, in memoria dei serpenti salvifici menzionati nell’Antico e Nuovo testamento.
San Nicola salva i naufraghi: la Vergine Immacolata

Di contro alla furia della tempesta marina, a Nicola basta un solo gesto, semplice e non eclatante, autorevole e non autoritario, per placare il mare e il cielo.

In alto c’è anche la Vergine, esaltata come Immacolata oltre cent’anni prima la proclamazione del relativo dogma. La veste di lei è bianca e azzurra, poggia i piedi sulla luna rovesciata – antico simbolo di purezza – ed è accompagnata da una folla giocosa di angioletti, alcuni con in mano un mazzo di gigli, altro segno della nascita senza macchia di Maria.

In quelle nuvole si scorge anche l’albero dell’imbarcazione. Non a caso: la posizione dell’albero indica quando la nave sia o meno stabile. In questo caso, è proprio quando si stava per rovesciare che giunge il sostegno dal Cielo, nel senso letterale del termine, ed è talmente concreto che un paio di cherubini sfiorano la traversa della vela.

Eppure gli occhi dei naviganti sembrano non vedere la presenza del Santo e di Maria.

Il momento raffigurato è quello più drammatico, quando i marinai capiscono che nulla più è sotto il loro controllo e per questo affidano al Santo le loro preghiere. I loro occhi guardano oltre quello che vedono. Ed è proprio questo il momento esatto in cui quella nebbia, che stava per inghiottire la nave ed il suo equipaggio, viene squarciata dalla luce che scende dal cielo e che illumina anche le onde in primo piano, quelle su cui Nicola cammina sicuro, calmo ma inesorabile.
Una carriera iniziata con san Nicola

La vaporosità atmosferica e luministica, che caratterizza l’intera scena, come anche i colori pastello che smorzano i drammatici contrasti tipici del secolo precedente il suo, è una caratteristica dello stile rococò di Corrado Giaquinto. Questi dovette dipingere le tele dedicate al santo Vescovo di Myra con un particolare trasporto, da buon pugliese: era nato a Molfetta, ma si era formato a Bari ed a Napoli prima di giungere a Roma nel 1727.

Per ironia della sorte la sua carriera aveva avuto l’esordio pubblico proprio con la realizzazione di affreschi dedicati a san Nicola per la chiesa omonima dei Lorenesi e la tela di cui si è presentato il progetto fu dipinta nel fulgore della sua carriera, quando porta al massimo della sua espressione uno stile raffinato, leggero e permeato di luce. Una luce che – è evidente in quest’opera – giunge direttamente dal Cielo.

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