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venerdì 29 dicembre 2023

San Francesco d’Assisi. Due virtù dimenticate: severità nel punire e severità nel giudicare e non si obbedisce al peccato #fernández #francesco #fiduciasupplicans

"Due virtù dimenticate: severità nel punire e severità nel giudicare (San Francesco d'Assisi)* / 2 Se poi qualcuno dei ministri comandasse a un frate, qualcosa contro la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli, poiché *non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato*. - Capitolo III – L’OBBEDIENZA PERFETTA: (…) 7 *Se poi il superiore comanda al suddito qualcosa contro la sua coscienza, pur non obbedendogli, tuttavia non lo abbandoni".
Applicabile soprattutto oggi con Fiducia Supplicans...
Ad oggi molti vescovi hanno già dichiarato che non applicheranno il documento vaticano, lo vietano ai loro sacerdoti e rifiutano di impartire le benedizioni indicate dalla Fiducia Supplicans:
Qui l'elenco.
Luigi C.

Severità nel punire

Se un frate, per istigazione del diavolo, dovesse fornicare, sia spogliato dell’abito, che per il turpe peccato ha perduto il diritto di portare, e lo deponga del tutto, e sia espulso totalmente dalla nostra Religione. E dopo faccia penitenza dei peccati (Cfr. 1Cor 5,4-5) [Capitolo XIII dalla Regola non bollata].

Severità nel giudicare


[15] 1 Custodite, perciò, le vostre anime e quelle dei vostri fratelli, perché è terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Eb 10,31). 2 Se poi qualcuno dei ministri comandasse a un frate, qualcosa contro la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli, poiché non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato.

[16] 3 Tuttavia, tutti i frati che sono sottoposti ai ministri e servi, considerino con ponderazione e diligenza le azioni dei loro ministri e servi. 4 E se vedranno che qualcuno di essi vive secondo la carne e non secondo lo spirito, quale è richiesto dalla rettitudine della nostra vita, dopo la terza ammonizione, se non si sarà emendato, lo notifichino al ministro e servo di tutta la Fraternità nel Capitolo di Pentecoste, senza che nulla lo impedisca.

[17] 5 Se poi tra i frati, ovunque siano, ci fosse qualche frate che volesse camminare secondo la carne e non secondo lo spirito, i frati, con i quali si trova, lo ammoniscano, lo istruiscano e lo correggano con umiltà e diligenza. 6 Che se, dopo la terza ammonizione, quegli non avrà voluto emendarsi, Io mandino oppure ne riferiscano al ministro e servo, e il ministro e servo lo tratti come gli sembrerà meglio secondo Iddio.


7 E se per caso, Dio non voglia, capitasse che un frate raccogliesse o avesse della pecunia o del denaro, eccettuato soltanto per la predetta necessità relativa agli infermi, tutti noi frati riteniamolo un falso frate e apostata e un ladro e un brigante, e un ricettatore di borse, a meno che non se ne penta sinceramente.

AMMONIZIONI


(…) 7 Se poi il superiore comanda al suddito qualcosa contro la sua coscienza, pur non obbedendogli, tuttavia non lo abbandoni. 6 E se per questo dovrà sostenere persecuzione da parte di alcuni, li ami di più per amore di Dio. 9 Infatti, chi sostiene la persecuzione piuttosto che volersi separare dai suoi fratelli, rimane veramente nella perfetta obbedienza, poiché sacrifica la sua anima (Cfr. Gv 15,13) per i suoi fratelli.

[151] 10 Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro (Cfr. Lc 9,62) e ritornano al vomito (Cfr. Pr 26,11; 2Pt 2,22) della propria volontà. 11 Questi sono degli omicidi e sono causa di perdizione per molte anime con i loro cattivi esempi.


1 Dice l’Apostolo: “Nessuno può dire: Signore Gesù (1Cor 12,3), se non nello Spirito Santo”; 2 e ancora: “Non c’è chi fa il bene, non ce n’è neppure uno” (Rm 3,12; Sal 13,1).
3 Perciò, chiunque invidia il suo fratello riguardo al bene che il Signore dice e fa in lui, commette peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo, il quale dice e fa ogni bene (Cfr. Mt 20,15).


(…) [227] 40 Perciò scongiuro, come posso, frate H. (Elia) ministro generale, mio signore che faccia osservare da tutti inviolabilmente la Regola, 41 e che i chierici dicano l’ufficio con devozione, davanti a Dio, non preoccupandosi della melodia della voce, ma della consonanza della mente, così che la voce concordi con la mente, la mente poi concordi con Dio, 42 affinché possano piacere a Dio, mediante la purezza del cuore, piuttosto che accarezzare gli orecchi del popolo con la mollezza del canto.

[228] 43 Per quanto mi riguarda, io prometto di osservare fermamente tutte queste cose, come Dio mi darà la grazia, e le insegnerò ai frati che sono con me perché le osservino, riguardo all’ufficio e alle altre norme stabilite dalla Regola.

[229] 44 Quei frati, poi, che non vorranno osservare queste cose, non li ritengo cattolici, né miei frati; non li voglio neppure vedere né parlare con loro, finché non abbiano fatto penitenza.

[230] 45 Lo stesso dico anche per tutti gli altri che vanno vagando, incuranti della disciplina della Regola; 46 poiché il Signore nostro Gesù Cristo dette la sua vita per non venir meno all’obbedienza del Padre santissimo (Cfr. Fil 2,8).