Luigi C.
117ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI
Le tribolazioni di Notre-Dame de Paris sono come una parabola della riforma liturgica. Questo pensiero mi è venuto questa settimana, mentre raggiungevo le sentinelle in rue du Cloître-Notre-Dame. L'arcivescovo di Parigi e il presidente della Repubblica, mano nella mano, desiderano disperatamente che l'edificio danneggiato dall'incendio venga ristrutturato.
Si parlò inizialmente di sostituire la guglia di Viollet-le-Duc con un oggetto abominevole che avrebbe mostrato al mondo, inevitabilmente atterrito, che l'antica cattedrale aveva saputo adattarsi ai nostri tempi, progetto che ha colto molti appoggi in luoghi influenti, bisogna dirlo. Poi è venuta la decisione di decorare le cappelle laterali secondo un gusto che, per restare civile, definirei proprio per la toilette. Poi hanno commissionato la progettazione di una sorta di cinema permanente che proietterà sui pilastri, in tutte le lingue, pensieri accessibili agli uomini del nostro tempo. Poi ci hanno svelato l'aspetto dei nuovi mobili disegnati dal designer Guillaume Bardet (non vi dico il prezzo!), il nuovo altare, l’ambone, il battistero all'ingresso (non se ne parla più di fonte battesimale, perché anche lì è passato il covid), la cattedra arcivescovile, il tabernacolo, ma spicca un nuovo reliquario per la reliquia della Corona di Spine di Cristo, salvata dal fuoco da P. Fournier, allora cappellano dei vigili del fuoco, nuovo reliquario che sembrerà un enorme bersaglio per freccette, progettato del designer Sylvain Dubuisson (Chaises, autel, baptistère... À quoi ressemblera le nouveau mobilier de Notre-Dame de Paris ? | Actu Paris). E infine, eccone l’ultima: affinché la cattedrale sia immersa a pieno nel tempo presente, il Presidente e l’Arcivescovo hanno concordato di sostituire le vetrate di Viollet-le-Duc che illuminavano le cappelle laterali e potrebbero essere recuperate – sono delle “grisailles” stile Viollet-le- Duc, è vero, ma di ottimo gusto –, con delle vetrate contemporanee – stile “se-non-mi-hai-individuato-ecco-che-sei-decisamente cieco”. Insomma, nel mezzo di una Parigi pazientemente sfigurata da Anne Hidalgo, vogliamo anche sfigurare la sua cattedrale, “riformarla”.
Adesso, era troppo. Ed ecco che i “tradizionalisti”, sostenitori dell’antica cattedrale, come noi dell’antica liturgia, hanno fatto sentire la loro voce: la Tribune de l'Art di Didier Rykner ha gridato allo scandalo e all'illegalità (le vetrate che ci accingiamo a scartare dal suo edificio di assegnazione, quale edificio è ovviamente classificato come monumento storico): l'installazione delle antiche vetrate nel Musée de l'Œuvre “è profondamente grottesca” (Notre-Dame : le Musée de l'Œuvre en bonne voie, les vitraux de Viollet-le-Duc menacés - La Tribune de l'Art (latribunedelart.com)). Su Le Journal du Dimanche (articolo del 14 dicembre), lo stesso Rykner parla di “vandalismo”.
E il Le Salon Beige riporta la reazione di Marc Alibert, architetto onorario dei Bâtiments de France, su Le Boulevard Voltaire, spiegando che qui il fondamento del dibattito tra antichi e moderni è religioso: «Le vetrate sono sempre state il catechismo dei poveri fino al XIX secolo, poi arrivò l’astrazione, con una progressiva perdita di fede. […] Come ha scritto giustamente Laurent Dandrieu, “ciò che più colpisce nell’arte contemporanea è il divario permanente tra la povertà del gesto e la sufficienza del discorso”» (https://lesalonbeige.fr/notre-dame-nest-pas-un-terrain-de-jeu-pour-artistes-avides-de-reconnaissance/).
La Tribune de l’Art constata che la nostra epoca ha già sufficientemente segnato Notre-Dame con l’incendio, senza che ci sia bisogno di aggiungere dell’altro. Da parte mia direi che questo segno manifesto che ci è stato dato venuto dal cielo, quello della Chiesa che brucia in mezzo all'Urbe, è stato rafforzato il più possibile dal fatto che la guglia crollando in mezzo a un diluvio di piombo fuso ha polverizzato l'altare, non l’antico altare maggiore della cattedrale rimasto intatto, ma l'altare rivolto verso il popolo di Jean-Marie Lustiger: l'altare della riforma di Paolo VI ridotto a frantumi.
Anche la brava gente ha reagito, come fa contro la nuova liturgia imposta su di loro dai chierici: la loro reazione immediata ha fatto sì che venisse sepolto il progetto di una nuova guglia, e la settimana scorsa è arrivata una petizione contro il progetto delle nuove vetrate che ha subito raccolto decine di migliaia di firme.
Nelle nostre veglie di preghiera, recitiamo il rosario praticamente all'ombra di Notre-Dame, davanti agli uffici dell’arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, e aggiungete i rosari di Saint -Georges de La Villette, mercoledì alle 17, e davanti a Notre-Dame du Travail, domenica alle 18. Come i difensori delle antiche vetrate, anche noi difenderemo fino alla fine la messa secondo l'usus antiquior.
In unione di preghiera e di amicizia,
Christian Marquant.