Post in evidenza

Scoppiamo la balla con Toni Brandi - "Autodeterminazione: libertà assoluta o condanna?"

Riceviamo e pubblichiamo. QUI  e sotto il video.

sabato 30 dicembre 2023

Il benedizionismo fanatico e le maledizioni di san Francesco d’Assisi #fiduciasdupplicans

Da La testata di ieri, 29 dicembre, questo bell'editoriale del suo direttore, Silvio Brachetta.

NB: QUI l'elenco dei presuli, delle conferenze episcopali, ecc., che si oppongono a Fiducia supplicans
Il benedizionismo fanatico e le maledizioni di san Francesco d’Assisi
di Silvio Brachetta

Quando c’è un castello infestato dai fantasmi, che si fa? Si chiama l’esorcista e si fa benedire il castello. Tutto qui. Sì, ma a quali condizioni? Che il castellano e la castellana siano terrorizzati dai fantasmi. Se il castellano e la castellana amassero i fantasmi, perché mai l’esorcista li dovrebbe scacciare?

Qualche giorno fa – per la prima volta nella storia della Chiesa – il Papa ha permesso la benedizione di persone che amano i fantasmi, gli spettri e i demoni. Nella dichiarazione di Tucho Fernández (controfirmata da Bergoglio) c’è qualcosa di folle, ovvero si esorcizza qualcuno senza pretendere che il demonio lasci immediatamente il corpo della vittima.

Ma perché dico esorcismo e non benedizione? Perché l’esorcismo altro non è che una serie di preghiere e di benedizioni, con l’ausilio dei sacramentali (sale, acqua benedetti). E dunque si può – anzi, si deve – benedire l’adultero o il sodomita, ma per esorcizzarne il peccato mortale e il relativo demonio che l’ha fomentato. Beninteso: esorcizzare all’istante, non a scoppio ritardato.

E invece no. All’adultero e al sodomita Tucho Fernández permette l’impenitenza. Ma il pentimento è condizione essenziale per ogni benedizione – quanto ai sacramentali – e per ogni assoluzione – quanto ai sacramenti. Altrimenti siamo nel caso di benedizionismo fanatico. Dinnanzi al sacerdote che benedice o che assolve, noi c’inginocchiamo in segno di pentimento e confessiamo di «fuggire le occasioni prossime di peccato». Le «occasioni prossime», non le «occasioni remote».

È insomma vero che la conversione è un processo lento (e a volte lentissimo), ma la risoluzione di abbandonare il male dev’essere immediata, per quanto i risultati effettivi possano essere deludenti. La paura dei fantasmi è immediata. Allo stesso modo dev’essere immediata la paura dell’inferno (o il rimorso di avere offeso Dio), senza i quali ogni benedizione non solo è inutile, ma diventa grottesca e sacrilega. È assai facile passare dalla consacrazione e dalla benedizione al sacrilegio.

Se poi ci dovessimo chiedere che succede quando, al posto del pentimento, c’è l’ostinazione e l’impenitenza, non c’è che da leggere la Scrittura e l’esempio dei santi. Tra l’altro c’è la parola di san Paolo: «E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio» (2Cor 4, 3-4). All’ostinazione, cioè, del cuore e della mente segue l’accecamento da parte del diavolo.

San Francesco era solito benedire i penitenti, ma a volte ha maledetto gli ostinati. Ecco come san Bonaventura da Bagnoregio narra un fatto della vita del Poverello: «[…] quelli che violavano la santa Religione con opere malvagie, incorrevano nella sua condanna e nella sua tremenda maledizione: “Da te, o Signore santissimo, e da tutta la celeste curia e da me pure, tuo piccolino, siano maledetti coloro che, con il loro cattivo esempio, sconvolgono e distruggono quanto, per mezzo dei santi frati di quest’Ordine, hai edificato e non cessi di edificare”» (Legenda Maior, n. 1139).