Concludiamo il nostro ciclo informativo sul XII Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum con la pubblicazione della predica di S. E. Rma mons. Schneider (che ringraziamo per l'autorizzazione a pubblicarla) tenuta alla S. Messa prelatizia celebrata presso la basilica dei SS. Celso e Giuliano (qui, per le foto).
Roberto
La
regalità sociale e universale di Cristo
Gesù Cristo, è
il Re dei re e il Signore dei signori! Questa è la verità della nostra fede:
Gesù Cristo, il Dio incarnato e salvatore del mondo, è veramente un Re. Egli
stesso confessò questa verità di fronte alla sua morte salvifica sulla Croce,
la proclamò davanti a Pilato, cioè davanti ai rappresentanti del potere
mondiale pagano e incredulo di quel tempo: «Sì, io sono Re» (Gv 18: 37). E
prima di ascendere al cielo Cristo ribadì solennemente: «Ogni potere mi è stato
dato in cielo e in terra» (Mt 28,18).
La Regalità di
Gesù è una Regalità di verità, di pace, di amore, di giustizia. È l'unico Regno
che rende veramente libero l'essere umano, che libera gli uomini dalle varie
forme di schiavitù. E la peggiore forma di schiavitù è la schiavitù del
peccato. Questa schiavitù è la più
crudele e pericolosa perché incatena la
ragione degli uomini all’errore e la volontà degli uomini al male e, in
definitiva, all’odio.
Ogni essere
umano e ogni società umana è stata creata allo scopo di accettare Cristo come
proprio re. Invece, l’uomo peccatore e la società umana e politica non credente
proclamano come i sacerdoti ebrei e i farisei davanti a Pilato: «Non abbiamo
altro re se non Cesare» (Gv 19,15). Ogni persona umana e ogni società umana e
politica dovrebbe dire il contrario: «In definitiva non abbiamo altro re se non
Cristo». Durante la crudele persecuzione dei cristiani in Messico da parte del
governo massonico negli anni venti del secolo scorso e da parte dei comunisti
in Spagna negli anni trenta dello stesso secolo, migliaia di cattolici e tra
questi tanti bambini e adolescenti accettarono la martirio al grido: «Viva
Cristo, il Re!».
Il Catechismo
della Chiesa Cattolica insegna: «Il dovere di offrire a Dio un autentico culto
riguarda l'uomo sia individualmente che socialmente. Questo è “l’insegnamento
cattolico tradizionale sul dovere morale degli individui e delle società verso
la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo”. (Concilio Vaticano II, Dignitatis
humanae, 1). Il dovere sociale dei cristiani è rispettare e risvegliare in
ogni uomo l'amore per il vero e per il bene. Richiede loro di far conoscere il
culto dell'unica vera religione che sussiste nella Chiesa cattolica e
apostolica. I cristiani sono chiamati ad essere la luce del mondo. La Chiesa
manifesta così la regalità di Cristo su tutta la creazione e in particolare
sulle società umane» (CCC 2105).
Un vero apostolo
moderno della regalità sociale e universale di Cristo è stato il cardinale
Louis Pie, vescovo di Poitiers in Francia nella seconda metà del XIX secolo. Il
suo magistero episcopale ha preparato il Sillabo di Papa Pio IX e gli
insegnamenti papali sulla regalità sociale di Cristo nel XX secolo. Possiamo
ammirare le seguenti affermazioni del Cardinal Pie, che rivelano il vero
spirito degli Apostoli e della Chiesa di tutti i tempi e che sono quindi
attuali anche per il nostro tempo: «Gesù Cristo è la pietra angolare di ogni
edificio sociale. Senza di lui tutto è scosso, tutto è diviso, tutto è perduto»
(Cardinal Pie, op. V, 133). «Mettete dunque nel cuore dei nostri contemporanei,
nel cuore dei nostri uomini pubblici, questa convinzione profonda che essi non
possono fare nulla per la sicurezza del Paese e delle sue libertà, finché non
tengono Cristo come fondamento, pietra angolare posta dalla mano divina»
(ibid., VIII, 54). «Gesù Cristo è la pietra angolare del nostro Paese, la
ricapitolazione del nostro Paese, la sintesi della nostra storia; Gesù Cristo,
è tutto il nostro futuro» (ibid., X, 493). Il Cardinale Pie ha detto: «Tu dici,
fratello, di avere la coscienza tranquilla, accettando il programma del
cattolicesimo liberale, poiché intendi rimanere nella fede retta, contando su
di esso, che credi fermamente nella divinità e nell'umanità di Gesù Cristo.
Questo basta per un cristianesimo inattaccabile. Smettila di illuderti! Fin dai
tempi di san Gregorio vi furono “alcuni eretici” che credevano con te a questi
due punti; e la loro eresia consisteva nel non voler riconoscere affatto che
Dio fatto uomo ha una regalità che si estende ovunque e a tutti. No, tu non sei
irreprensibile nella tua fede, e Papa San Gregorio, più energico del ‘Sillabo’
ti infligge la nota di eresia, se sei tra coloro che, facendosi dovere di
offrire incenso a Gesù, non desiderano affatto aggiungere l’oro della sua
regalità pubblica» (Op. cit. t. VIII, p. 62 e 63).
Il Card. Pie ha
affermato: «La detronizzazione di Dio sulla terra è un crimine, al quale non
dobbiamo mai rassegnarci. Non cessiamo mai di protestare contro di esso». «Ricordiamo
le ultime parole rivolte da Nostro Signore ai Suoi Apostoli prima di ascendere
al Cielo: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e
insegnate a tutte le nazioni”. Notate che Nostro Signore Gesù Cristo non dice
tutti gli uomini, tutti gli individui, tutte le famiglie, ma tutte le Nazioni.
Non dice semplicemente: Battezzare i bambini, insegnare il catechismo, benedire
i matrimoni, amministrare i sacramenti, dare religiosa sepoltura ai defunti...
Certo, la missione che Egli conferisce agli Apostoli comprende tutto questo, ma
comprende anche altro, perché ha una valenza pubblica e sociale. Gesù Cristo è
Re dei popoli e delle nazioni» (op. cit. pp. 24, 25).
Quando ai nostri
giorni individui e intere società civili rifiutano e diffamano Cristo come Re,
siamo chiamati a confessarlo e ad offrirgli espiazione e riparazione. Quando ai
nostri giorni la verità di Cristo viene negata e pervertita nel suo contrario e
ciò anche da parte di alcuni chierici all'interno della Chiesa, siamo chiamati
a confessare con coraggio l'immutabile verità divina e liberatrice di Cristo.
Già nel 1888 Papa Leone XIII ci lasciava questo lucido e valido insegnamento:
«È del tutto illegittimo esigere, difendere, o concedere incondizionata libertà
di pensiero, di parola, di scrittura, o di culto, come se queste fossero tanti
diritti dati dalla natura all’uomo. Infatti, se la natura realmente li avesse
concessi, sarebbe lecito rifiutare l'obbedienza a Dio, e non vi sarebbe alcuna
restrizione per la libertà umana» (Enciclica Libertas, 42).
Le parole di Pio XII restano sempre valide e
attuali, sono un puro specchio delle parole degli Apostoli e dei Padri della
Chiesa: «Nel riconoscimento delle prerogative regali di Cristo e nel ritorno
delle persone e della società nella legge della Sua verità e del Suo amore sta
l'unica via per la salvezza. … Perché solo Cristo è la “pietra angolare”
(Efesini 2,20) sulla quale l’uomo e la società possono trovare stabilità e
salvezza. Su questa pietra angolare è edificata la Chiesa, e perciò contro di
essa l'avversario non potrà mai prevalere: “Le porte degli inferi non
prevarranno” (Mt 16,18), né potranno mai indebolirla! Anzi, piuttosto, le lotte
interne ed esterne tendono ad aumentare la forza e a moltiplicare gli allori
delle sue gloriose vittorie». (Enciclica Summi Pontificatus, 103 –
104).
«La “Chiesa cattolica, Città di Dio, il cui
Re è la Verità, la cui legge è l'amore e la cui misura è l'eternità” (diceva sant'Agostino,
Ep. 138 Ad Marcellinum, c. 3, n. 17), predicando senza timore
tutta la verità di Cristo e lavorando come esige l'amore di Cristo con lo zelo
di una madre, rappresenta una beata visione di pace al di sopra della tempesta
dell'errore e della passione in attesa del momento in cui la mano onnipotente
di Cristo Re calmerà la tempesta e scaccerà gli spiriti di discordia che lo hanno
provocato» (Pio XII, Enciclica Summi
Pontificatus, 110).
Possano tutti i cattolici dei nostri giorni,
a cominciare dal Papa fino al membro più umile e debole della Chiesa,
adoperarsi vigorosamente con le parole, le opere, le preghiere e le sofferenze
per l'instaurazione della regalità sociale e universale di Cristo: Christus
vincit, Christus regnat , Christus imperat. Amen.