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mercoledì 1 novembre 2023

XII Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #15 - Testo della predica di S. E. Rma Mons. Schneider per la Festa di Cristo Re #sumpont2023

mons. Schenieder. 
foto E. Pentin
Concludiamo il nostro ciclo informativo sul XII Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum con la pubblicazione della predica di S. E. Rma mons. Schneider (che ringraziamo per l'autorizzazione a pubblicarla) tenuta alla S. Messa prelatizia celebrata presso la basilica dei SS. Celso e Giuliano (qui, per le foto). 
Roberto

La regalità sociale e universale di Cristo

 Gesù Cristo, è il Re dei re e il Signore dei signori! Questa è la verità della nostra fede: Gesù Cristo, il Dio incarnato e salvatore del mondo, è veramente un Re. Egli stesso confessò questa verità di fronte alla sua morte salvifica sulla Croce, la proclamò davanti a Pilato, cioè davanti ai rappresentanti del potere mondiale pagano e incredulo di quel tempo: «Sì, io sono Re» (Gv 18: 37). E prima di ascendere al cielo Cristo ribadì solennemente: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra» (Mt 28,18).

 La Regalità di Gesù è una Regalità di verità, di pace, di amore, di giustizia. È l'unico Regno che rende veramente libero l'essere umano, che libera gli uomini dalle varie forme di schiavitù. E la peggiore forma di schiavitù è la schiavitù del peccato. Questa schiavitù è la più

crudele e pericolosa perché incatena la ragione degli uomini all’errore e la volontà degli uomini al male e, in definitiva, all’odio.

 Ogni essere umano e ogni società umana è stata creata allo scopo di accettare Cristo come proprio re. Invece, l’uomo peccatore e la società umana e politica non credente proclamano come i sacerdoti ebrei e i farisei davanti a Pilato: «Non abbiamo altro re se non Cesare» (Gv 19,15). Ogni persona umana e ogni società umana e politica dovrebbe dire il contrario: «In definitiva non abbiamo altro re se non Cristo». Durante la crudele persecuzione dei cristiani in Messico da parte del governo massonico negli anni venti del secolo scorso e da parte dei comunisti in Spagna negli anni trenta dello stesso secolo, migliaia di cattolici e tra questi tanti bambini e adolescenti accettarono la martirio al grido: «Viva Cristo, il Re!».

 Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna: «Il dovere di offrire a Dio un autentico culto riguarda l'uomo sia individualmente che socialmente. Questo è “l’insegnamento cattolico tradizionale sul dovere morale degli individui e delle società verso la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo”. (Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae, 1). Il dovere sociale dei cristiani è rispettare e risvegliare in ogni uomo l'amore per il vero e per il bene. Richiede loro di far conoscere il culto dell'unica vera religione che sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica. I cristiani sono chiamati ad essere la luce del mondo. La Chiesa manifesta così la regalità di Cristo su tutta la creazione e in particolare sulle società umane» (CCC 2105).

 Un vero apostolo moderno della regalità sociale e universale di Cristo è stato il cardinale Louis Pie, vescovo di Poitiers in Francia nella seconda metà del XIX secolo. Il suo magistero episcopale ha preparato il Sillabo di Papa Pio IX e gli insegnamenti papali sulla regalità sociale di Cristo nel XX secolo. Possiamo ammirare le seguenti affermazioni del Cardinal Pie, che rivelano il vero spirito degli Apostoli e della Chiesa di tutti i tempi e che sono quindi attuali anche per il nostro tempo: «Gesù Cristo è la pietra angolare di ogni edificio sociale. Senza di lui tutto è scosso, tutto è diviso, tutto è perduto» (Cardinal Pie, op. V, 133). «Mettete dunque nel cuore dei nostri contemporanei, nel cuore dei nostri uomini pubblici, questa convinzione profonda che essi non possono fare nulla per la sicurezza del Paese e delle sue libertà, finché non tengono Cristo come fondamento, pietra angolare posta dalla mano divina» (ibid., VIII, 54). «Gesù Cristo è la pietra angolare del nostro Paese, la ricapitolazione del nostro Paese, la sintesi della nostra storia; Gesù Cristo, è tutto il nostro futuro» (ibid., X, 493). Il Cardinale Pie ha detto: «Tu dici, fratello, di avere la coscienza tranquilla, accettando il programma del cattolicesimo liberale, poiché intendi rimanere nella fede retta, contando su di esso, che credi fermamente nella divinità e nell'umanità di Gesù Cristo. Questo basta per un cristianesimo inattaccabile. Smettila di illuderti! Fin dai tempi di san Gregorio vi furono “alcuni eretici” che credevano con te a questi due punti; e la loro eresia consisteva nel non voler riconoscere affatto che Dio fatto uomo ha una regalità che si estende ovunque e a tutti. No, tu non sei irreprensibile nella tua fede, e Papa San Gregorio, più energico del ‘Sillabo’ ti infligge la nota di eresia, se sei tra coloro che, facendosi dovere di offrire incenso a Gesù, non desiderano affatto aggiungere l’oro della sua regalità pubblica» (Op. cit. t. VIII, p. 62 e 63).

 Il Card. Pie ha affermato: «La detronizzazione di Dio sulla terra è un crimine, al quale non dobbiamo mai rassegnarci. Non cessiamo mai di protestare contro di esso». «Ricordiamo le ultime parole rivolte da Nostro Signore ai Suoi Apostoli prima di ascendere al Cielo: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e insegnate a tutte le nazioni”. Notate che Nostro Signore Gesù Cristo non dice tutti gli uomini, tutti gli individui, tutte le famiglie, ma tutte le Nazioni. Non dice semplicemente: Battezzare i bambini, insegnare il catechismo, benedire i matrimoni, amministrare i sacramenti, dare religiosa sepoltura ai defunti... Certo, la missione che Egli conferisce agli Apostoli comprende tutto questo, ma comprende anche altro, perché ha una valenza pubblica e sociale. Gesù Cristo è Re dei popoli e delle nazioni» (op. cit. pp. 24, 25).

 Quando ai nostri giorni individui e intere società civili rifiutano e diffamano Cristo come Re, siamo chiamati a confessarlo e ad offrirgli espiazione e riparazione. Quando ai nostri giorni la verità di Cristo viene negata e pervertita nel suo contrario e ciò anche da parte di alcuni chierici all'interno della Chiesa, siamo chiamati a confessare con coraggio l'immutabile verità divina e liberatrice di Cristo. Già nel 1888 Papa Leone XIII ci lasciava questo lucido e valido insegnamento: «È del tutto illegittimo esigere, difendere, o concedere incondizionata libertà di pensiero, di parola, di scrittura, o di culto, come se queste fossero tanti diritti dati dalla natura all’uomo. Infatti, se la natura realmente li avesse concessi, sarebbe lecito rifiutare l'obbedienza a Dio, e non vi sarebbe alcuna restrizione per la libertà umana» (Enciclica Libertas, 42).

 Le parole di Pio XII restano sempre valide e attuali, sono un puro specchio delle parole degli Apostoli e dei Padri della Chiesa: «Nel riconoscimento delle prerogative regali di Cristo e nel ritorno delle persone e della società nella legge della Sua verità e del Suo amore sta l'unica via per la salvezza. … Perché solo Cristo è la “pietra angolare” (Efesini 2,20) sulla quale l’uomo e la società possono trovare stabilità e salvezza. Su questa pietra angolare è edificata la Chiesa, e perciò contro di essa l'avversario non potrà mai prevalere: “Le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16,18), né potranno mai indebolirla! Anzi, piuttosto, le lotte interne ed esterne tendono ad aumentare la forza e a moltiplicare gli allori delle sue gloriose vittorie». (Enciclica Summi Pontificatus, 103 – 104).

 «La “Chiesa cattolica, Città di Dio, il cui Re è la Verità, la cui legge è l'amore e la cui misura è l'eternità” (diceva sant'Agostino, Ep. 138 Ad Marcellinum, c. 3, n. 17), predicando senza timore tutta la verità di Cristo e lavorando come esige l'amore di Cristo con lo zelo di una madre, rappresenta una beata visione di pace al di sopra della tempesta dell'errore e della passione in attesa del momento in cui la mano onnipotente di Cristo Re calmerà la tempesta e scaccerà gli spiriti di discordia che lo hanno provocato» (Pio XII, Enciclica Summi Pontificatus, 110).

 Possano tutti i cattolici dei nostri giorni, a cominciare dal Papa fino al membro più umile e debole della Chiesa, adoperarsi vigorosamente con le parole, le opere, le preghiere e le sofferenze per l'instaurazione della regalità sociale e universale di Cristo: Christus vincit, Christus regnat , Christus imperat. Amen.