Cari amici della rubrica “300 denari” (vi riproponiamo qui la presentazione e qui i contatti social e mail), questa settimana Vi segnaliamo il video-editoriale dal titolo “Dollaro e guerre” a cura di Maurizio Milano (sotto, il CV*) e pubblicato dall’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuân.
L’editoriale, attraverso il puntuale riferimento a fatti e circostanze, illustra come gli Stati Uniti dal secondo dopoguerra agli anni recenti abbiano raggiunto e mantenuto una vera e propria “supremazia monetaria” attraverso la c.d. “dollarizzazione” dell’economica mondiale. Tuttavia, l’“abuso” di tale supremazia, attraverso l’utilizzo del dollaro come arma di soft power per imporre la propria agenda internazionale, ha condotto diversi paesi (soprattutto quelli racchiusi nella piattaforma di collaborazione nota come BRICS e, oggi, BRICS+) ad intraprendere nuove strade per emanciparsi dall’uso del dollaro nelle principali transazioni internazionali ricorrendo ad altre valute (soprattutto per l’acquisto di materie prime).
Il tramonto del “dollar-standard” non pare essere imminente, tuttavia, il dischiudersi di nuovi scenari di politica monetaria può incidere sensibilmente sugli equilibri geopolitici, accelerando una transazione (verosimilmente disordinata) verso un mondo multipolare.
La tematica, sebbene possa apparire iniziatica, è rilevante per la comprensione di uno degli “strumenti di persuasione” di cui godono (e hanno goduto) gli Stati Uniti e i gruppi di potere che rappresentano per veicolare – nel bene e nel male – il proprio pensiero culturale (si veda anche il tema del “capitalismo woke” trattato in questo post) e per modellare la geopolitica mondiale (ricorda Nicolás Gómez Dávila, in “In Margine ad un testo implicito”, che «lo storico americano non può scrivere di storia senza dolersi che la provvidenza non l’abbia prima consultato»). Il “vuoto” eventualmente lasciato dalla de-dollarizzazione potrebbe (auspicabilmente) ridurre la presa del pensiero debole e del materialismo che hanno pervaso la cultura occidentale (soprattutto europea), tuttavia, prima di cantar vittoria occorre prudenzialmente riflettere su chi, come e con quali finalità colmerà tale vuoto, tenuto conto che la visione filosofica ed antropologica cristiana pare più che mai bandita dai consessi internazionali (a partire dall’ONU) e all’orizzonte non si scorgono mutamenti di indirizzo (fermo il motto paolino “spes contra spem”).
Filippo
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* Maurizio Milano professionalmente si occupa di analisi dei mercati finanziari e di consulenza investimenti. Tra gli interessi l'approfondimento di tematiche economiche e finanziarie secondo il Magistero sociale della Chiesa e la Scuola austriaca di economia.
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