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giovedì 16 novembre 2023

ETS, l' "imposta" europea sulle emissioni: dalla Laudate Deum alla de-industrializzazione

Perché, da qualche anno a questa parte, tutto costa di più? Com’è che l’estate scorsa i prezzi dei biglietti aerei erano alle stelle? Parte della risposta è stata data in un recente post. Il resto della risposta è: per diminuire i consumi. Unendosi al coro del politicamente corretto, 
il 7 novembre scorso ad Abu Dhabi per il Global Faith Summit on Climate Action, il cardinale Segretario di Stato Vaticano Parolin ha affermato: “la crisi climatica si fronteggia cambiando gli stili di vita”.

Cioè, consumando di meno. Nonostante il loro stracciarsi le vesti, non siamo del tutto sicuri che il cambio dello stile di vita riguarderà anche i John Elkann, George Soros, Bill Gates o gli amici del forum di Davos – tutte persone molto legate, a parole, al tema della sostenibilità. È invece sicuro che lo stile di vita è stato cambiato e verrà ulteriormente cambiato dal resto della popolazione.

Con un po' di pazienza ed attenzione, di seguito potete capire il meccanismo economico che in Europa concretizza le "buone" intenzioni di Bruxelles, Davos e (a traino) di Casa Santa Marta.


COSA SONO GLI ETS

Il sistema ETS (Emissions Trading System) è uno schema "cap and trade" finalizzato alla riduzione delle emissioni di gas serra. Operativamente, ad ogni impianto di produzione sono assegnate quote gratuite (EUA, dove 1 EUA = 1 tonnellata di CO2) in funzione delle emissioni storiche e degli obiettivi di riduzione europea (cap): le quote gratuite coprono tra il 40% e il 60% delle emissioni dell’impianto stesso, in funzione del tipo di lavorazione svolta e dei macchinari presenti. Se l’impianto emette meno CO2 rispetto alle quote gratuite, può vendere le proprie quote in esubero, mentre se, viceversa, l’impianto emette di più, dovrà acquistare le quote mancanti a mercato (trade). Gli Stati Membri mettono all’asta tutte le quote che non sono assegnate gratuitamente e utilizza i proventi dell’asta (D.lgs. 30/2013 e s.m.i.) per ridurre le emissioni dei gas a effetto serra, sviluppare le energie rinnovabili, favorire misure atte ad evitare la deforestazione e ad accrescere l'afforestazione e la riforestazione nei Paesi in via di sviluppo, favorire il sequestro mediante silvicoltura nella Comunità, incentivare la cattura e lo stoccaggio geologico di CO2, incoraggiare il passaggio a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni, finanziare la ricerca e lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle tecnologie pulite, favorire misure intese ad aumentare l'efficienza energetica e l'isolamento delle abitazioni o a fornire un sostegno finanziario per affrontare le problematiche sociali dei nuclei a reddito medio-basso, coprire le spese amministrative connesse al sistema ETS. Nel 2021 è iniziato il IV periodo di applicazione del sistema ETS, che dovrebbe durare fino al 2030 e guidarci a una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990 (-62% rispetto al 2005). Nello stesso regolamento troviamo indicazioni sulle intenzioni della Commissione Europea per gli anni successivi: “la Commissione ha illustrato una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’Unione in una società giusta e prospera [ndr LOL!], dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse” (Regolamento (UE) 2021/1119 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 giugno 2021).

La revisione della direttiva prevede una progressiva riduzione delle assegnazioni gratuite, fino ad arrivare all'azzeramento nel 2026 per le emissioni del trasporto aereo e nel 2034 per quelle dei settori interessati dal nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (c.d. CBAM, con cui si intende prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni, attraverso l’applicazione di un dazio doganale sulle importazioni di beni con elevate emissioni di gas serra avvenute in uno stato non soggetto al sistema ETS).

Il progressivo calo delle quote gratuite ha portato e porterà ad una maggiore necessità di acquisto di quote a mercato da parte degli impianti industriali, con conseguente aumento del prezzo di tali quote e aumento del prezzo dei prodotti che andremo ad acquistare. Come si può vedere dal grafico a destra, il prezzo negli ultimi anni è aumentato esponenzialmente.

Anche l’introduzione del CBAM causerà un aumento dei prezzi dei prodotti: gli impianti europei coinvolti non avranno più assegnazione di quote gratuite (quindi ribalteranno l’aumento dei costi sul prezzo finale al consumatore) e ai prodotti di importazione prodotti extra-UE saranno applicati dazi in funzione delle emissioni degli impianti europei per produrre il medesimo prodotto.
Nota di colore: le autorità europee (nella logica di "io so' io e voi...") hanno esentato dal regime del CBAM le importazioni per armamenti militari.




LE RICADUTE ECONOMICHE DEGLI ETS

La transizione non è un pranzo di gala”, titolava tempo fa l’economista Mario Seminerio. La stessa BCE riconosce che tale sistema possa influenzare i profitti delle imprese (al ribasso) e la prospettiva di inflazione (al rialzo). Allo stesso modo riconosce che un maggior costo di produzione dovuto al reperimento di “permessi per inquinare” comporta una diminuzione della competitività delle imprese sui mercati esteri. Interpolando alcuni modelli econometrici stimano che ciò comporti una diminuzione dello 0,1% annuo della crescita e un aumento dello 0,2% annuo fino al 2025, calando gradualmente di seguito. Inoltre, a livello globale c’è consapevolezza di incidere poco dal momento che, da loro stesse stime, l’Unione Europea incide per il 5% delle emissioni globali.

Per capirci sugli ordini di grandezza, la quantità di ETS negoziati nel 2022 ammonta a 751 miliardi di euro, circa il 5% del Pil dell'Eurozona, ed è progettato per aumentare fino al 2034. A questi, si somma una cifra indefinita e indefinibile di costi di gestione connessi (ingegneri, tecnici, contabili, avvocati...).

Gli aggravi sulle famiglie sono già ben visibili ad esempio, per quanto riguarda il prezzo dei voli: dal 2017, infatti, anche il settore aereo, per i soli voli intra-EEA (European Economic Area), è sottoposto alla direttiva ETS. Per capirci, un biglietto aereo di andata-ritorno per Oslo stimiamo che ad oggi sconti almeno 25€ di costi di ETS (poco meno del costo totale di un bliglietto aereo pre-covid). Altro che i teatrini sulle leggi di Meloni ed Urso varate a contrasto delle presunte pratiche commerciali scorrette ad opera degli algoritmi delle compagnie aeree...!



CONCLUSIONI

Al di là del fatto che il cambiamento climatico sia di origine antropica o meno, la riduzione delle emissioni è ragionevole ed auspicabile. Però, il meccanismo imposto dall'Europa presenta le seguenti criticità:
• L’ETS è (di fatto) un sistema di imposte aggiuntivo che aumenta la pressione fiscale e la burocrazia allargando i settori in cui le amministrazioni pubbliche possono aggrapparsi pretestuosamente a vizi formali al fine di far cassa,
• Questa misura ha comportato e comporterà un aumento dei prezzi al consumo. Ci auguriamo vivamente che l’aumento si contenga effettivamente alle stime della Banca Centrale. Non vorremmo che la stima avesse lo stesso grado di precisione di quella della scelta tra “la pace o il condizionatore acceso”, del nostro prode ex- governatore della BCE. In calce, riportiamo una simpatica vignetta che circola online che ironizza sulla presunta serietà degli econometristi di Francoforte,
• È verosimile che questo sistema dirotti la domanda di mercato verso produzioni di bassa qualità e che comporteranno di conseguenza una sostituzione frequentemente dei beni – problema egregiamente sollevato a suo tempo dall’architetto Ettore Maria Mazzola. Su questo tema torneremo e consigliamo vivamente la lettura del link,
• Nei conti della spesa fatti sopra per gli ETS, aggiungiamo anche le misure green connesse ed ulteriori; ad esempio il fatto che molti enti internazionali e locali lavorano già (senza farne mistero) per ridurre le auto private alle fasce più povere dei cittadini (come illustrato da Gian Luca Pellegrini, direttore di Quattroruote, qui e qui),
•  Un aumento di burocrazia comporta un aumento di risorse impiegate su lavori non richiesti dal mercato e che a loro volta richiedono un aumento delle emissioni (carta, uffici, computer, viaggi, convention, sistemi industriali di misurazione...),
•  la Germania ha stanziato 28 miliardi di aiuti energetici in 5 anni per il comparto produttivo: queste dinamiche vanno lette come controbilanciamento di questi maggiori oneri alle industrie?
Chi pagherà questi aiuti? I cittadini? Infatti, se l'Occidente adotta questo tipo di misure ambientali, dall'altra parte le multinazionali con un potere negoziale sufficiente battono cassa prima stanziarsi in questi paesi!
Quali stati in Europa si potranno permettere tali "aiuti" alle imprese? L'Italia riuscirà a trovare le risorse?
• I prodotti europei, già gravemente compromessi in termini di competitività, saranno ulteriormente penalizzati sui mercati extra-europei, visto che risulta non ci saranno esenzioni sulle esportazioni.

Ecco a voi le ricadute pratiche di Laudate Deum (che abbiamo già commentato di recente).
"L'uomo vive dei sui problemi e muore delle sue soluzioni", scriveva N. D. Davila.
Buon divertimento agli imprenditori, a chi cerca un lavoro (che non sia quello del burocrate) e auguri ai consumatori!



Federica* e Gabriele
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*Federica, madre di tre figli, è ingegnere meccanico e da anni lavora come energy manager in una multinazionale operante in 150 paesi.

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