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giovedì 26 ottobre 2023

#sinodo. Felice iniziativa: un libro del Card. Biffi distribuito dagli "indietristi" ai padri sinodali

Riceviamo e felicemente pubblichiamo. Un libro del 1970, dal tono umoristico ma tragico, che rispecchia la "
chiesa sinodale" in fieri, come la vorrebbero i novatori: "in cui il duro monito « se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti»  (Matteo 19,17) va sostituito con l’ovvio: « se vuoi entrare nella vita eterna, osserva i dettami della tua coscienza»".
Luigi

I Padri sinodali si sono visti recapitare in questi giorni ai loro indirizzi romani  uno smilzo libretto – un opuscolo - pubblicato per la prima volta nel lontanissimo 1970, poi ripubblicato nel 1994 e poi ancora nel 2008 dalle Edizioni Studio Domenicano. 

Si tratta de «Il quinto evangelo» e il suo autore è il cardinale  Giacomo Biffi (1928-2015), docente di Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica di Milano, quindi parroco prima a Legnano e poi a Milano, quindi dal  1975 al 1984 vescovo ausiliare e infine, dal 1984 al 2003, arcivescovo di Bologna. Autore di numerosi saggi teologici e pubblicazioni di carattere pastorale, il suo spirito acuto e arguto prendeva  di mira i miti teologici del suo  tempo che, con garbata e intelligente ironia, dissacrava. Nel «quinto evangelo», l’autore immagina che un suo amico industriale con il quale si è recato pellegrino in Terra Santa – il commendator Giovanni Migliavacca - torni da lui in albergo «con un involto misterioso pieno di carte sbrindellate» acquistate da un mercante - che  lo aveva sicuramente imbrogliato - assicurandolo che si trattava di  antichissime pergamene  scritte in  greco . Inizialmente scettico, l’amico prete si rende però conto che è uno sconosciuto  codice del Nuovo Testamento e decide di farlo esaminare da esperti che diedero un sensazionale responso : erano frammenti neotestamentari della seconda metà del secondo secolo o della fine del prima , un «quinto evangelo» capace di gettare nuova luce sul vero insegnamento di Gesù dove, di rivelazione in rivelazione la sua parola si adegua, si adatta e si conforma al mondo, un testo attualissimo, che ricapitola e rilegge in filigrana l’ Instrumentum Laboris del sinodo in svolgimento  a Roma in questi giorni.

Un testo dove  Cristo «è un uomo di gran buon senso», che «ha fondato la Chiesa sui poveri» e sulla discussione democratica, 

 dove accetta le tentazioni del diavolo ma non per adorarlo o servirlo ma per  prendere sotto il suo  dominio i regni della terra per il più nobile degli scopi : « Perché dove c’è miseria io porti gioia, dove c’è ingiustizia io porti la giustizia, dove c’è schiavitù e l’oppressione io porti la libertà, e sia pace sulla terra per tutti i figli dell’uomo».  

O dove  non sceglie i Dodici ( Luca 6, 12-13) ma  sentenzia che : «nessuno può veramente rappresentare gli altri uomini, se non è eletto da loro. Poi chiamò a sé coloro che l’assemblea aveva indicato». Così, l’invito di Cristo a non nascondere la lucerna sotto il moggio, si ribalta nel suo contrario perché la Chiesa diventi « una rete sotterranea di microscopiche comunità, che si radunano a discutere con molta franchezza e con molta fede se il Signore sia risorto o meno».  

Il quinto vangelo  rende poi evidente  quanto Enzo Bianchi, Vito Mancuso, Eugenio Scalfari siano stati profetici perché Dio « ha rivelato i misteri del Regno ai dotti e ai sapienti, che poi potranno spiegarlo ai semplici» ; in cui il duro monito « se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti»  (Matteo 19,17) va sostituito con l’ovvio: « se vuoi entrare nella vita eterna, osserva i dettami della tua coscienza». 

Un gran conforto per i padri sinodali che – come papa Francesco - non vedono  di buon occhi gli «indietristi»  i quali si lasciano distrarre dalle solite banalità sulla salvezza delle anime e il Paradiso e che non possono ritenere padre  il  Dio della Bibbia,  spesso antimoderno e imprudente.   Così anche Amoris Laetitia trova poi nell’antico testo ritrovato  una bella conferma : « Se qualcuno rimanda la propria moglie e ne sposa un'altra – a meno che la prima sia imbruttita ai suoi occhi – commette adulterio. Chi poi sposa la divorziata compie un vero atto di carità». 

Il vangelo apocrifo - commentato da Biffi -  che nel 1970 poteva apparire un testo paradossale è  oggi  la narrazione corrente nella Chiesa dove  il Vangelo  è un elenco di spunti per aprire un dibattito e mettersi d’accordo con dei compromessi che aggirino la radicalità cristiana. L’estensore del quinto evangelo lo sapeva benissimo : « Se il mondo vi odia, è segno che non lo capite. Conformatevi al mondo, e il mondo vi salverà». 

Anni dopo monsignor Biffi  incontrò  l’invecchiato  commendator  Migliavacca che gli fece – nella  sua ingenua semplicità  – alcune domande molto imbarazzanti. Gli chiese perché i teologi scrivono sempre chiesa cattolica in minuscolo e poi nella stessa pagina Consiglio Presbiterale in maiuscolo : « Ho cercato di spiegargli che era per via della ecclesiologia di comunione e del pericolo di dell’ecclesiocentrismo, ma non credo di averlo persuaso». Un giorno poi, reincontrandolo, il commendatore gliene fece un’altra, questa sì veramente inqualificabile : « Se gli uomini e le donne devono fare le identiche cose perché il Signore li ha creati diversi ?». Lo stesso  monsignor Biffi  ammette di non aver saputo rispondere e di essersela cavata  - un po' pilatescamente – dicendogli di scrivere al teologo di Famiglia Cristiana.   

Michele Di Pietro