della Chiesa quale Communione Gerarchica
Vorrei subito commendare
alla Vostra lettura il libro di Julio Loredo e José Antonio Ureta, Processo sinodale: Un Vaso di Pandora. 100 domande e 100 risposte, [1]disponibile in italiano e in molte altre lingue. Lo studio sereno e profondo che sta sotto questo libro è un aiuto preziossisimo nell’affrontare la pervasiva confusione intorno alla sessione del Sinodo dei Vescovi che inizierà domani.Il professore Fontana diceva che: “La nuova sinodalità, considerata nelle categorie sue proprie di tempo,
prassi e procedura, è il momento conclusivo di un lungo percorso che ha
attraversato tutta la modernità.” Tirando
la nostra attenzione alle fonti filosofiche della cosiddetta sinodalità, egli
smaschera la sua mondanità. Ecco perché il nostro Signore Gesù Cristo che solo
è il nostro Salvatore non sta alla radice e al centro della sinodalità. Ecco
perché la natura divina della Chiesa nella sua fondazione e nella sua vita
organica e duratura è trascurata e, in verità, dimenticata.
Lo Spirito Santo è molto spesso invocato nella
prospettiva del Sinodo. Tutto il processo sinodale si presenta come un’opera
dello Spirito Santo che guiderà tutti i membri del Sinodo, ma c’è neanche una
parola sull’obbedienza dovuta alle ispirazioni dello Spirito Santo che sono
sempre coerenti con la verità della dottrina perenne e la bontà della
disciplina perenne che Egli ha ispirato lungo i secoli. È purtroppo molto
chiaro che l’invocazione dello Spirito Santo dalla parte di alcuni ha per il
suo scopo il far andare avanti un’agenda più politica e umana che ecclesiale e
divina. L’agenda della Chiesa e unica, cioè la ricerca del Bene comune della
Chiesa, cioè la salvezza delle anime, la salus
animarum che “in Ecclesia suprema semper lex esse debet”[2].
Il Sinodo sulla “sinodalità” prosegue alcune prospettive diffuse
nella Chiesa oggi ed evidenziate pure dalla recente ricostruzione della Curia
Romana per la Costituzione Apostolica Praedicate evangelium. Essa insiste principalmente sulla
missionarietà e sinodalità della Chiesa come gli “attributi”, i “tratti
essenziali”[3]
della vita ecclesiale e sembra far derivare da questa impostazione la struttura
della Curia Romana. Ma, come professiamo nel Simbolo della Fede e come è stato
insegnato nella Costituzione Dogmatica dell’Ecumenico Concilio Vaticano Secondo
sulla Chiesa, Lumen gentium, la Santa Madre Chiesa è nei suoi attributi,
nei suoi tratti essenziali, “una, santa, cattolica e apostolica”[4].
La confusione sulla teologia, sulla morale e persino
sulla filosofia elementare in cui viviamo è alimentata da una grande mancanza
di chiarezza nel vocabolario utilizzato, e questo probabilmente è intenzionale
da parte di alcuni. Assistiamo a uno slittamento semantico di alcune parole o
espressioni, che rende incomprensibile l'insegnamento della Chiesa su alcuni
punti. Potrei citare l'espressione misericordia di Dio, per esempio. Ma a volte
si introducono o si estremizzano nuove parole senza una chiara definizione,
come nel caso della parola sinodalità.
In questo caso della confusione sui tratti essenziali della Chiesa c’è il
rischio di perdere l’identità della Chiesa, la nostra identità di membri del
Corpo Mistico di Cristo, di tralci nella “vite vera” che è Cristo e della quale
il Padre eterno “e l’agricoltore”[5].
Nel momento in cui questi concetti diventano centrali e
non sono chiaramente definiti, si apre la porta a chiunque voglia interpretarli
in modo da rompere con il costante insegnamento della Chiesa su questi temi. Infatti, la storia della Chiesa ci insegna che
la risoluzione delle peggiori crisi, come quella ariana, inizia sempre con una
grande precisione nel vocabolario e nei concetti utilizzati.
Torniamo ai tratti essenziali della Chiesa proposti nella
Predicate Evangelium per capire
meglio in che direzione il sinodo tende: missionarietà
e sinodalità. Si tratta di due
attributi in qualche senso conosciuti, ma la loro elevazione a tratti
essenziali della Chiesa e, perciò, criteri fondamentali della ristrutturazione
della Curia Romana – e ora con questo sinodo a tutta la Chiesa Universale – si
presta ad ambiguità e a equivoci che devono essere riconosciuti e dissipati.
È giusto affermare che tutta la Chiesa è missionaria.
Tutti i fedeli sono chiamati, secondo la loro vocazione e le loro doti
personali, a dare testimonianza a Cristo nel mondo. Ma nel dare testimonianza a
Cristo, i fedeli necessitano dell’incontro con Lui vivo nella Chiesa attraverso
la Sacra Tradizione, che è dottrinale, liturgica e disciplinare. Necessitano
buoni Pastori – il Romano Pontefice e i Vescovi in comunione con Lui, insieme
con i sacerdoti, i principali cooperatori dei Vescovi, – che li guidino a
Cristo e salvaguardino per loro la vita in Cristo, specialmente per
l’insegnamento della sana dottrina e dei buoni costumi, e, in modo più perfetto
e completo, per la Sacra Liturgia quale adorazione di Dio “in spirito e verità”[6]. È infatti l’insegnamento
della verità e il Culto Divino “in spirito e verità” che fanno crescere la vita
in Cristo di ogni fedele e di tutta la Chiesa. Come ci insegna San Paolo, nella
Chiesa non siamo più “fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da
qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che
trascina all’errore”, ma “agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di
crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo”[7].
Secondo il costante insegnamento della Chiesa, Cristo
istituì l’ufficio Petrino perché tutti i Vescovi e, così, tutti i fedeli siano
uniti nella fede[8]. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica
sulla Chiesa, dichiarò: “Affinché lo stesso episcopato fosse uno e indiviso,
[Gesù Cristo] prepose agli altri apostoli il beato Pietro e in lui stabilì il
principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della
comunione”[9]. Così il Concilio definisce l’ufficio Petrino: “Il
Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio
e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli”[10].
La Curia Romana è lo strumento principale del Romano
Pontefice nel suo servizio insostituibile alla Chiesa universale. Secondo le
parole dei Padri conciliari: “Nell’esercizio del suo supremo, pieno e immediato
potere sopra tutta la Chiesa, il Romano Pontefice si avvale dei dicasteri della
Curia Romana, che perciò compiono il loro incarico nel nome e nell’autorità di
lui, a vantaggio delle chiese e al servizio dei sacri pastori”[11]. Il Successore di San Pietro, tramite la Curia Romana
aiuta i singoli Vescovi a compiere il loro fondamentale servizio che il
Concilio descrive con queste parole: “Tutti i Vescovi, infatti, devono
promuovere e difendere l’unità della fede e la disciplina comune a tutta la
Chiesa, istruire i fedeli nell’amore di tutto il corpo mistico di Cristo,
specialmente delle membra povere, sofferenti e di quelle che sono perseguitate
a causa della giustizia (cf. Mt. 5, 10) e, infine, promuovere ogni attività comune
a tutta la Chiesa, specialmente nel procurare che la fede cresca e sorga per
tutti gli uomini la luce della piena verità”[12].
La missionarietà della Chiesa è il frutto di questa unità
di dottrina, liturgia, e disciplina, è frutto del Cristo vivo nella Chiesa, nei
membri del Suo Corpo Mistico di cui egli è il Capo. È Cristo solo che è
annunziato e predicato a tutte le nazioni perché molti siano battezzati nel
nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Ecco la missione della
Chiesa affidata a lei per il Signore:
A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che
vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo[13].
La missione di Cristo è anteriore ad ogni attività
missionaria, al tratto di missionarietà. Infatti, la missionarietà è soltanto
una manifestazione della presenza viva di Cristo nella Chiesa per fare
“discepoli tutti i popoli”, Cristo che rimane sempre vivo nella Chiesa “fino
alla fine del mondo”.
Sinodalità, in quanto termine astratto, è un neologismo
nella dottrina sulla Chiesa. È risaputo che il Concilio Vaticano II ha voluto
evitare i termini astratti di conciliarità
e collegialità, che non si trovano
nei testi conciliari. È da presumere che lo stesso Concilio avrebbe voluto
evitare un termine astratto come sinodalità, se l’avrebbe conosciuto.
La tradizione canonica conosce l’istituto del Sinodo
quale strumento per dare consigli ai sacri Pastori; non si descrive la Chiesa
quale sinodale ma, invece, quale comunione gerarchica[14]. Sono i pastori nella comunione salvaguardata e promossa
dall’Ufficio Petrino, cioè la gerarchia, che ha la responsabilità per la guida
dottrinale, liturgica, e morale della Chiesa. Il Sinodo è un aiuto offerto ai
pastori affinché loro possano compiere il loro servizio. Non mai e non può mai
sostituire all’ufficio pastorale voluto e istituito da Cristo Stesso.
Il Sinodo dei Vescovi si descrive quale “un’assemblea di
Vescovi i quali … si riuniscono in tempi determinati per favorire una stretta
unione fra il Romano Pontefice e i Vescovi, e per prestare aiuto con i loro
consigli al Romano Pontefice stesso nella salvaguardia e nell’incremento della
fede e dei costumi, nell’osservanza e nel consolidamento della disciplina
ecclesiastica e inoltre per studiare i problemi riguardanti l’attività della
Chiesa nel mondo”[15]. Padre Murray ci ha ricordati la natura del Sinodo dei
Vescovi, secondo il citato canone 342 del Codice di Diritto Canonico.
Aggiungerei solo che, in modo simile, il Sinodo Diocesano
si descrive quale “l’assemblea di sacerdoti e altri fedeli della Chiesa
particolare, scelti per prestare aiuto al Vescovo diocesano in ordine al bene
di tutta la comunità diocesana …”[16]. Il sinodo come istituto canonico si riferisce ad un
modo solenne dei diversi modi per i quali tutti i fedeli, per la loro vocazione
e con i loro doti, assistono i loro sacri Pastori ad adempire le loro
responsabilità come veri maestri della fede. Il can. 212 del Codice di Diritto
Canonico, avendo la sua fonte originale nell’insegnamento domenicale sulla
correzione fraterna[17] provvede le norme che
disciplinano il rapporto tra i sacri Pastori e i fedeli nella comunione
gerarchica della Chiesa. L’istituto del sinodo, tra questi modi, è
straordinario, richiedendo una preparazione lunga e adeguata e una celebrazione
ben disciplinata per evitare i malintesi che possano facilmente, specialmente
in una cultura del tutto secolarizzata e mondana, rendere il processo sinodale
nocivo alla Chiesa.
Vorrei adesso condividere con voi alcune riflessioni che
ho esposte ad altri venerabili confratelli del Collegio Cardinalizio, in
occasione dell’incontro dei Cardinali, poco più di un’anno fa. Riguardano più
direttamente la struttura della Curia Romana, ma sono collegate in maniera
molto stretta al nostro argomento.
La missionarietà
e la sinodalità come qualità, non
“attributi” o “tratti essenziali”, della vita ecclesiale non cambiano la natura
dell’Ufficio Petrino o del servizio prestato dalla Curia Romana al Successore
di Pietro quale “principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità della
fede e della comunione”. Infatti, presuppongono l’Ufficio Petrino assistito
dalla Curia Romana. Nella luce di questo, seguono delle osservazioni.
Primo. La Costituzione Apostolica insiste che la Curia
Romana “è al servizio del Papa, successore di Pietro, e dei Vescovi, successori
degli Apostoli”[18]. Ma il servizio della Curia Romana è al Successore di
Pietro. Servendo il Romano Pontefice, la Curia Romana serve anche i Vescovi nel
loro rapporto con il Papa. Non è realistico domandare che la Curia Romana serva
tutti i Vescovi. Infatti, essi hanno le loro proprie Curie per aiutarli nel
compimento delle loro responsabilità di veri pastori. In questo, si deve
mantenere chiaro il servizio distinto del Successore di Pietro.
Allo stesso tempo, definire la Curia Romana a servizio
dei singoli Vescovi rischierebbe una visione mondana della Chiesa nella
quale le Chiese particolari sarebbero filiali o sussidiarie della Chiesa a
Roma, tutti serviti dalla stessa Curia Romana. Sarebbe una distorsione del
rapporto del Successore di Pietro con i Vescovi.
Secondo. Il termine dicastero, quale termine
generico secolare, tratto dal Diritto Romano, per i vari uffici di diversa
natura della Curia Romana non esprime sufficientemente l’aspetto della
comunione gerarchica coinvolta nel trattamento di questioni dottrinali,
liturgiche, educative, missionarie, ecc., e non esprime la reale differenza non
di dignità (tutti i dicasteri sono giuridicamente pari), ma di materia e di
competenza.
Terzo. Sembra giusto restaurare in qualche forma, almeno
nella prossima fase attuativa della Costituzione Apostolica, la Congregazione
per la Dottrina della Fede al posto primo fra tutte le Congregazioni della
Curia Romana in virtù del suo compito di “aiutare il Romano Pontefice e i
Vescovi nell’annuncio del Vangelo in tutto il mondo, promuovendo e tutelando
l’integrità della dottrina cattolica sulla fede e la morale, attingendo al
deposito della fede e ricercandone anche una sempre più profonda intelligenza
di fronte alle nuove questioni”[19].
Quarto.
Sarebbe importante nell’elenco delle qualità richieste negli Officiali e
Consultori di mettere nel primo luogo la sana dottrina e la coerenza con la
sana disciplina della Chiesa[20].
Non mi sembra necessario di entrare nel dettaglio per
capire che il sinodo che si aprirà domani non è altro che un prolungamento
diretto di ciò che è stato già evidenziato dalla Costituzione Apostolica Predicate Evangelium. È quindi per lo
meno singolare di dire che non si sa in che direzione andrà il sinodo, quando è
così chiaro che la volontà è quella di profondamente modificare la costituzione
gerarchica della Chiesa. Un processo simile è stato adoperato nella Chiesa in
Germania per raggiungere lo stesso tanto nocivo scopo.
È frequentemente detto che l’insistenza sulla sinodalità
della Chiesa non è altro che ricuperare una caratteristica ecclesiale sempre servata
dalla Chiesa orientale. Ho contatti regolari con vescovi e sacerdoti orientali,
sia cattolici che ortodossi, che mi hanno tutti detto che il modo in cui il
sinodo è organizzato non ha nulla a che vedere con i sinodi orientali. Questo
vale non solo per il posto dei laici in queste assemblee, ma anche più in
generale per il modo in cui operano e persino per le questioni che affrontano.
C'è confusione intorno al termine sinodalità,
che si cerca artificiosamente di collegare a una pratica orientale, ma che in
realtà ha tutte le caratteristiche di un'invenzione recente, soprattutto per
quanto riguarda i laici.
Una tale modifica nella autocomprensione della Chiesa ha
per ulteriore conseguenza un indebolimento dell’insegnamento in materia di
morale, nonché di disciplina nella Chiesa. Non mi trattengo molto su questi
punti, drammaticamente noti da tutti: la teologia morale ha perso tutti i suoi
punti di riferimento. È urgente considerare l'atto morale nella sua totalità, e
non solo nel suo aspetto soggettivo. L'imminente anniversario della
pubblicazione di Veritatis Splendor
può aiutarci in questo. Accolgo con favore e incoraggio le iniziative che ho
visto su questo tema. I comandamenti del Decalogo sono validi e rimarranno
validi come lo sono sempre stati in ogni epoca, semplicemente perché sono inerenti
alla natura umana.
Visto tutto quello che ho osservato e che siamo approfondendo
per il nostro Convegno di oggi, io, insieme ad quattro altri cardinali, le Loro
Eminenze Card. Walter Brandmüller, Card. Juan Sandoval Íñiguez, Card. Robert Sarah
et Card. Joseph Zen, ciascuno proveniente da diversi continenti, abbiamo presentato
al Sovrano Pontefice, durante l’estate, dei dubia
per chiarire un certo numero di punti fondamentali appartenenti al deposito
della Fede che oggi vengono messi in discussione, specialmente nel
proseguimento della cosiddetta sinodalità. Molti fratelli dell'episcopato e
anche del Collegio cardinalizio sostengono questa iniziativa, anche se non sono
nella lista ufficiale dei firmatari.
Oggi è apparso un articolo in Il Giornale dal
Vaticanista Fabio Marchese Ragona sui dubia sottomesso a Papa Francesco.
Alla fine dell’articolo, egli cita i commenti sui dubia di “due padri
sinodali” che ha intervistato. Cito il commento:
Siamo molto dispiaciuti, i tempi della Chiesa non sono
quelli di questi confratelli! Non possono dettare loro l’agenda al Papa,
causando peraltro ferite e minando l’unità nella Chiesa. Ma ormai ci siamo
abituati: vogliono soltanto colpire Francesco[21].
Questi commenti rivelano lo stato di confusione, errore,
e divisione che permea la sessione del Sinodo dei Vescovi che comincerà domani.
I cinque dubia trattano esclusivamente la perenne dottrina e disciplina
della Chiesa, non un’agenda del Papa. Non trattano dei “tempi” passati. Il
linguaggio è molto rivelatore della mondanità della visione. Poi, non trattano
della persona del Santo Padre. Infatti, per la loro natura sono un’espressione
della dovuta venerazione per l’Ufficio Petrino e il Successore di San Pietro.
Questi
commenti sembrano riflettere un errore fondamentale recentemente espresso dal
nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede in una intervista che
egli ha dato a Edward Pentin del National Catholic Register. Durante
l’intervista egli ha dichiarato che, oltre il deposito della Fede, il Romano
Pontefice ha un “vivo e attivo dono” che risulta in quello che egli definisce
“la dottrina del Santo Padre”[22]. In più, egli accusa
quelli che fanno critica di questa “dottrina del Santo Padre” di eresia e
schisma[23].
Ma la Chiesa non ha mai insegnato che il Romano Pontefice
ha un dono speciale per costituire una propria dottrina. Il Santo Padre è il
primo maestro del deposito della fede che è in se stesso sempre vivo e
dinamico. Così insegna la Costituzione Dogmatica de Divina Revelatione “Dei verbum”
del Concilio Ecumenico Vaticano II:
La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un
solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa. Aderendo ad esso
tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera costantemente
nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e
nelle orazioni (cf. Atti 2, 42 gr.), in modo che nel ritenere, praticare e
professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito tra
Vescovi e fedeli[24].
Si deve riflettere sulla gravità della situazione
ecclesiale quando il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede accusa
di eresia e schisma quelli che chiedono al Santo Padre di esercitare l’Ufficio
Petrino per salvaguardare e promuovere il depositum fidei.
Ci viene detto che la Chiesa che professiamo, in
comunione con i nostri antenati nella fede fin dai tempi degli Apostoli, di essere
una, santa, cattolica e apostolica, deve ora essere definita dalla sinodalità,
un termine che non ha storia nella dottrina della Chiesa e per il quale non
esiste una definizione ragionevole. Si tratta ovviamente di una costruzione
artificiale, più simile a una costruzione umana che alla Chiesa costruita sulla
roccia che è Cristo (cfr. 1 Cor 10,4). L'Instrumentum
laboris della prossima sessione del Sinodo dei Vescovi contiene certamente
affermazioni che si discostano in modo impressionante e grave dall'insegnamento
perenne della Chiesa. Prima di tutto, dobbiamo riaffermare pubblicamente la
nostra fede. In questo, i vescovi hanno il dovere di confermare i loro
fratelli. I vescovi e i cardinali di oggi hanno bisogno di molto coraggio per
affrontare i gravi errori che provengono dall'interno della Chiesa stessa. Le
pecore dipendono dal coraggio dei pastori che devono proteggerle dal veleno
della confusione, dell'errore e della divisione.
Ma vorrei concludere esortandovi alla preghiera per
implorare l’aiuto del Cielo contro tutte le potenze, umane e preternaturali,
che sognano della distruzione della Chiesa. Non prevalebunt![25] Sappiamo
che il bene è sempre tenuto in considerazione agli occhi di Dio e sarà
giustamente ricompensato, così come il male sarà punito. Molti giovani ne sono
consapevoli e cercano di vivere, con il sostegno dei Sacramenti, un'autentica
vita di Fede, Speranza e Carità, cioè una vita sempre più pienamente in Cristo
con un cuore sempre più dato, insieme con il Cuore Immacolato di Maria, al Suo
Sacratissimo Cuore. Questo è chiaramente il vero futuro della Chiesa, l'unico
che porterà veramente frutto (cfr. Mt 7,15-17).
Oggi i buoni cristiani devono essere pronti a subire il
martirio bianco dell'incomprensione, del rifiuto e della persecuzione, e
talvolta il martirio rosso dello spargimento di sangue, per essere testimoni
fedeli di Cristo e i Suoi “collaboratori della verità”[26]. Sebbene la confusione
attuale sia particolarmente grande, persino storicamente significativa per non
dire inedita, non possiamo credere che la situazione sia irreversibile. Come ho
appena ricordato, le porte dell'inferno non prevarranno contro la Chiesa. Il
Signore ha promesso di rimanere con noi nella Chiesa “fino alla fine del mondo”[27]. Egli non mente. Egli è
sempre fedele ai Suoi promessi. Possiamo sempre confidare nel Signore vivo per
noi nella Chiesa. E certamente non dobbiamo mai abbandonare il Signore ma
rimanere con Lui nella Chiesa che è il Suo Corpo Mistico. Dobbiamo sempre
rimanere tralci sicuramente inseriti nella Vite che è Lui. Tuttavia, siamo
costretti a constatare che molte anime prendono la strada della perdizione a
causa di questa confusione, per cui dobbiamo pregare molto e agire per
dissiparla al più presto possibile.
Invochiamo la Beata Vergine Maria, in particolare nel suo
Cuore Immacolato, San Giuseppe Protettore della Santa Chiesa, i Santi Apostoli
Pietro e Paolo, e tutti i santi, affinché ciascuno di noi rimanga fedele a
Cristo e alla Sua Chiesa, Una, Santa, Cattolica, ed Apostolica, la Santa Romana
Chiesa; e affinché la Chiesa stessa, senza macula ne ruga, possa uscire al più
presto dall’attuale stato di confusione e divisione per abbreviare questi tempi
in cui il rischio di perdizione delle anime è grande. Salus animarum “in Ecclesia suprema semper lex esse debet”.
Grazie per
la Vostra attenzione. Che Dio benedica Voi e le Vostre case sempre, e che la
Vergine Madre di Dio, San Giuseppe, i Santi Pietro e Paolo, e tutti i Santi Vi
guidino e Vi salvaguardino la via.
Raymond Leo Cardinale Burke
[1]
Julio Loredo e José Antonio Ureta, Processo sinodale: Un Vaso di Pandora.
100 questioni e 100 risposte (Roma: Associazione Tradizione Famiglia
Proprietà, 2023).
[2]
Can. 1752.
[3]
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 811.
[4] “… unam, sanctam, catholicam
et apostolicam”. Sacrosanctum Concilium Oecumenicum Vaticanum II,
“Constitutio Dogmatica Lumen gentium de Ecclesia”, 21 Novembris 1964, Acta
Apostolicae Sedis 57 (1965) 11, n. 8. [LG]. Traduzione italiana: Enchiridion
Vaticanum, Vol. 1, Documenti del Concilio Vaticano II (Bologna: Edizioni
Dehoniane Bologna, 1981), p. 135, n. 305. [EV1].
[5]
Gv 15, 1.
[6]
Gv 4, 24.
[7]
Eph 4, 14-15.
[8]
Cf. Mt 16, 18-19; Lc 22, 31-32; Gv 21, 15-19.
[9]
“Ut vero Episcopatus ipse unus et indivisus esset, beatum Petrum ceteris
Apostolis praeposuit in ipsoque instituit perpetuum ac visibile unitatis fidei
et communionis principium et fundamentum”. LG 22, n. 18b. Traduzione italiana: EV1, p. 159, n. 329.
[10]
“Romanus Pontifex, ut successor Petri, est unitatis, tum Episcoporum tum
fidelium multitudinis, perpetuum ac visibile principium et fundamentum”. LG, 27,
n. 23a. Traduzione italiana: EV1, p. 169, n. 338.
[11]
“In exercenda suprema, plena et immediata potestate in universam Ecclesiam,
Romanus Pontifex utitur Romanae Curiae Dicasteriis, quae proinde nomine et auctoritate
illius munus suum explent in bonum Ecclesiarum et in servitium Sacrorum
Pastorum”. Sacrosanctum Concilium Oecumenicum Vaticanum II, “Decretum Christus
Dominus de pastorali Episcoporum munere in Ecclesia”, 28 Octobris 1965, Acta
Apostolicae Sedis 58 (1966) 676, n. 9a. Traduzione italiana: EV1, p. 337,
n. 588.
[12]
“Debent enim omnes Episcopi promovere et tueri unitatem fidei et disciplinam
cunctae Ecclesiae communem, fideles edocere ad amorem totius Corporis mystici
Christi, praesertim membrorum pauperum, dolentium et eorum qui persecutionem
patiuntur propter iustitiam (cfr. Matth. 5, 10), tandem promovere omnem
actuositatem quae toti Ecclesiae communis est, praesertim ut fides incrementum
capiat et lux plenae veritatis omnibus hominibus oriatur”. LG 27-28, n. 23b.
Traduzione italiana: EV1, p. 169, n. 339.
[13]
Mt 28, 18-20.
[14]
Cf. LG 25, n. 21b. Traduzione italiana: EV1, p. 165, n. 335.
[15]
“… coetus est Episcoporum qui … statutis temporibus una conveniunt ut arctam
coniunctionem inter Romanum Pontificem et Episcopos foveant, utque eidem Romano
Pontifici ad incolumitatem incrementumque fidei et morum, ad disciplinam
ecclesiasticam servandam et firmandam consiliis adiutricem operam praestent, necnon
quaestiones ad actionem Ecclesiae in mundo spectantes perpendant”. CIC-1983,
can. 342.
[16]
“… coetus delectorum sacerdotum aliorumque christifidelium Ecclesiae
particularis, qui in bonum totius communitatis diocecesanae Episcopo dioecesano
adiutricem operam praestant…”. CIC-1983,
can. 460.
[17] Cf. Mt 18, 15-18.
[18] PE, p. 31, Art. 1.
[19] PE, p. 75, Art. 69.
[20] PE, pp. 38-39, Art. 14, § 3, e Art.
16.
[22] “living and active gift … the doctrine of the Holy Father”. Edward Pentin, “Exclusive: Archbishop Fernandez Warns Against Bishops Who Think They Can Judge ‘Doctrine of the Holy Father’”, National Catholic Register, September 11, 2023.
[23] Cfr. Fino aIbidem.
[24] “Sacra Traditio et Sacra Scriptura unum verbi Dei sacrum depositum constituunt Ecclesiae commissum, cui adhaerens tota plebs sancta Pastoribus suis adunata in doctrina Apostolorum et communione, fractione panis et orationibus iugiter perseverat (cfr. Act. 2, 42 gr.), ita ut in tradita fide tenenda, exercenda profitendaque singularis fiat Antistitum et fidelium conspiratio”. Sacrosanctum Concilium Oecumenicum Vaticanum II, “Constitutio Dogmatica ‘Dei verbum’ de Divina Revelatione”, 28 Novembris 1965, Acta Apostolicae Sedis 58 (1966), 822, n. 10.
Grazie infinite per queste parole Eminenza! Che Dio la benedica per ciò che fa. Preghiamo per lei e per tutti i pastori che sono preoccupati per il gregge di Cristo.
RispondiEliminaMa Fernandez da chi è stato messo a Prefetto DDF ?
RispondiEliminaDire a nuora perchè suocera intenda.....
RispondiEliminaRiprendo con l’Adoraziobe Eucarista Settimanale la Medicina che mi rinnova va la Volontà Divina in Terra come in Cielo pulendo in continuazione la mia angora affinché la Trinità Santissima faccia di me il suo Adoratore per Eccellenza del Preziosissimo Sangue Di Gesù in me che possa essere io stesso io stesso come San Michele a Contrastare Infedeltà degli uomini infedeli🔥🙏
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