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sabato 1 luglio 2023

Buona conversazione! In un sinodo senza capo né coda

Continuiamo a proporvi importanti e qualificati contributi sull’«Instrumentum laboris» per la Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, reso noto il pomeriggio di martedì 20 giugno (su MiL QUIQUIQUIQUIQUIQUIQUIQUIQUIQUIQUIQUIQUI QUI, QUIQUI e QUI).
Di seguito riportiamo le riflessioni di Sandro Magister, pubblicate mercoledì 28 giugno sul blog Settimo Cielo.

L.V.

Settimo Cielo, S. Magister, 28.6.2023

C’è un abisso tra la sublime “sacra conversazione” dipinta da Piero della Francesca nel 1472 (vedi sopra) e la ”conversazione nello Spirito” che è la nuova parola d’ordine del sinodo sulla sinodalità.

Tanto la prima è nitida, con angeli e santi in dialogo spirituale col Figlio di Dio in grembo a Maria, tanto la seconda è vaga.

La formula ”conversazione nello Spirito” è stata lanciata come filo conduttore della prossima sessione plenaria del sinodo, in programma in ottobre, dai due cardinali che ne guidano lo svolgimento, il maltese Mario Grech e il lussemburghese Jean-Claude Hollerich.

Nell’Instrumentum laboris” che farà da traccia all’assise, reso pubblico il 20 giugno, la formula ricorre più volte. E nella conferenza stampa di presentazione è stata appunto identificata come il “modo di procedere” del sinodo stesso.

Sono tre i passaggi fondamentali di questo “modo di procedere”.

“Il primo – si legge nell’’Instrumentum laboris’ – è dedicato alla presa di parola da parte di ciascuno, a partire dalla propria esperienza riletta nella preghiera durante il tempo della preparazione. Gli altri ascoltano con la consapevolezza che ciascuno ha un contributo prezioso da offrire, senza entrare in dibattiti o discussioni”.

Nel secondo passaggio “nuovamente ciascuno prende la parola: non per reagire e controbattere a quanto ascoltato, riaffermando la propria posizione, ma per esprimere che cosa durante l’ascolto lo ha toccato più profondamente e da che cosa si sente interpellato con più forza”.

Il terzo passaggio “è quello della identificazione dei punti chiave emersi e della costruzione di un consenso sui frutti del lavoro comune, che ciascuno ritenga fedele allo svolgimento del processo e in cui possa quindi sentirsi rappresentato”. Il tutto “sempre in clima di preghiera” e prestando “attenzione anche alle voci marginali e profetiche”, nella certezza che “lo Spirito, maestro di armonia, aiuterà a passare dalla confusione alla sinfonia”.

In conferenza stampa, alla domanda se a ciò potrà corrispondere un mutamento della dottrina cattolica su “i divorziati risposati, le persone in matrimonio poligamico o le persone LGBTQ+”, espressamente citati nell’Instrumentum laboris”, Grech e Hollerich non hanno risposto né sì né no.

Niente infatti viene detto sui criteri che dovrebbero presiedere alla valutazione delle opinioni espresse. Semplicemente si rimanda allo Spirito Santo. La “modalità di gestione dei processi decisionali e di costruzione del consenso” è fatta coincidere con la “conversazione nello Spirito”, che basta da sola – si dice – a “favorire un esercizio dell’autorità appropriato a una Chiesa sinodale”.

Se proprio di un nuovo ruolo ausiliario viene dichiarato il bisogno, è quello del “facilitatore”, così descritto nell’Instrumentum laboris”:

“Tenendo presente il significato della conversazione nello Spirito nell’animare l’esperienza vissuta della Chiesa sinodale, la formazione a questo metodo, in particolare di facilitatori capaci di accompagnare le comunità a praticarlo, è percepita come una priorità a tutti i livelli della vita ecclesiale e per tutti i battezzati”.

Quella del “facilitatore” – sempre stando all’Instrumentum laboris” – è la nuova funzione a cui dovrebbero essere formati “vescovi, presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, e tutti coloro che esercitano un ministero”, al fine di “rinnovare le modalità di esercizio dell’autorità e i processi decisionali in chiave sinodale, e per apprendere come accompagnare il discernimento comunitario e la conversazione nello Spirito”.

Certo, tra le molte questioni che l’Instrumentum laboirs” affida ai padri sinodali c’è anche la seguente:

“In che modo la conversazione nello Spirito, che apre al dinamismo del discernimento comunitario, può contribuire al rinnovamento dei processi decisionali nella Chiesa? In che modo può essere ‘istituzionalizzata’ e diventare una prassi ordinaria? Quali modifiche del diritto canonico sono necessarie?”.

Ma volutamente non è stata predisposta nessuna concreta ipotesi di riforma su cui discutere. “L’’Instrumentum laboris’ non dà risposte, pone solo domande”, ha detto il cardinale Hollerich. “Non abbiamo nessuna agenda precostituita”.

E il cardinale Grech: “Della sinodalità che è il tema del sinodo non si dà nessuna sistematizzazione teorica preventiva. La sinodalità sarà un’esperienza, su cui ci interrogheremo”.

Questo sinodo sulla sinodalità è in corso dal 2021 a vari livelli, locale, nazionale, continentale, e proseguirà con due sessioni plenarie nell’ottobre del 2023 e nell’ottobre del 2024. Senza che vi si voti nessuna proposta vincolante, perché sarà il papa da solo, alla fine di tutto, a trarre le decisioni che vorrà.

Ma davvero questo sinodo avrà una fine? Stando a come Francesco l’ha fin qui pilotato, e fin che il papa sarà lui, c’è da dubitare. A Francesco interessa più di tutto una cosa: mettere in moto “processi”. Di durata non prefissata. Non gli importa se confondenti e confusi, perché lo Spirito Santo saprà lui dove condurre la Chiesa, ad esempio – si legge nell’Instrumentum laboris” – sul “grado di autorità dottrinale” che potrà essere attribuito alle conferenze episcopali di un continente, e di conseguenza alla facoltà del papa di consentirvi o no.

Sull’ultimo quaderno de “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei gesuiti di Roma stampata con il previo controllo delle autorità vaticane, c’è un articolo di un gesuita dell’Università di Lovanio, Jos Moons, che dice tutto fin dal titolo: “Papa Francesco, lo Spirito Santo e la sinodalità. Verso una riconfigurazione pneumatologica della Chiesa”.

La vaghissima “conversazione nello Spirito” descritta dall’Instrumentum laboris” è la messa in pratica di questa “riconfigurazione”. In cui può stare di tutto, in un trionfo della libertà d’opinione e in ostentato ossequio allo Spirito che “soffia dove vuole”.

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