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lunedì 26 giugno 2023

Orrori architettonici… e dove trovarli - edizione speciale #145 a Parigi

Rinnovamento dell’interno della Chiesa cattedrale metropolitana di Notre-Dame degli arch. Guillaume Bardet, Ionna Vautrin, Sylvain Dubuisson, Nathalie Crinière, Patrick Rimoux e Alain Richon (anno 2023, progetto in realizzazione).
Tra le tante costosissime «innovazioni artistiche», rileviamo che tutti i banchi con inginocchiatoio sono stati sostituiti da sedie rigorosamente senza.
Sul progetto, QUI un articolo di Stefano Chiappalone, pubblicato sul La Nuova Bussola Quotidiana.
Costo preventivato: sei milioni di euro.

Lorenzo

Presentazione del progetto da parte di mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi: Dal 15 aprile 2019, la nostra cattedrale, Notre-Dame de Paris, è rinata. Tra circa 18 mesi, se non ci saranno ostacoli che la ritarderanno, quando avremo la gioia di entrarvi di nuovo per celebrare il mistero della nostra fede e accogliere i visitatori di tutto il mondo, ci apparirà in tutto il suo splendore.
Oggi spetta all’arcivescovo di Parigi scegliere l’artista che realizzerà l’arredo liturgico di Notre-Dame de Paris quando riaprirà alla fine del 2024. Sono consapevole della responsabilità che mi spetta. Non la assumo oggi senza aver consultato esperti riconosciuti nel campo della liturgia, della conservazione dei monumenti storici, della creazione artistica e, naturalmente, i maggiori esperti della nostra cattedrale e coloro che da oltre quattro anni lavorano per riportarla in vita.
Per questo motivo ho deciso, lo scorso autunno, di nominare un Comitato artistico che lavorasse con me alla consultazione, alla quale hanno risposto 69 artisti. Lo scorso gennaio ne ho selezionati cinque, che hanno lavorato fino alla fine di maggio per definire il loro progetto per iscritto, con disegni e modelli. Ognuno di questi artisti è stato accompagnato durante questi mesi; infine, ognuno a sua volta è stato audito dal Comitato Artistico, che ha potuto fare tutte le osservazioni che questi lavori sollevavano davanti a me.
All’inizio del lavoro di questi cinque artisti, ho chiesto loro, in virtù della responsabilità propria dell’arcivescovo come «sommo sacerdote della liturgia della sua diocesi» secondo l’espressione sancita dal Concilio Vaticano II, di lavorare al loro progetto con un occhio di riguardo a ciò che ora vi ricordo.
Gli arredi che commissioniamo all’artista prescelto comprendono cinque pezzi principali: l’altare, il battistero, l’ambone, la cattedra del vescovo e il tabernacolo. Lo scopo e l’uso, così come la collocazione di ciascuno di questi pezzi, sono specificati nelle pagine seguenti. Mentre ogni pezzo deve mostrare in modo chiaro e leggibile la sua ragione d’essere, l’insieme deve costituire un’armonia che mostri che è il mistero stesso della fede cristiana ad essere espresso, così come la vita sacramentale unica dei fedeli.
Aggiungo tre punti che ritengo essenziali per una corretta comprensione del lavoro da svolgere:
  • Le opere presentate devono essere rispettose del luogo, della sua storia e del forte simbolismo della missione che ha svolto nel corso dei secoli.
  • Le opere presentate devono rispettare lo spirito della liturgia cattolica, secondo i significati e le norme stabilite in seguito al Concilio Vaticano II, e devono essere facilmente realizzabili dai ministri e dalle assemblee che si riuniranno nella cattedrale.
  • Infine, dobbiamo pensare non solo al presente, ma anche alle generazioni future. Dobbiamo prevedere arredi che siano un’opera d’arte per oggi, ma che possano essere considerati duraturi: gli altari romanici, o quelli del periodo classico, sono stati spesso utilizzati per secoli.
Insomma, ciò che ci doveva essere presentato doveva ispirarsi alla «nobile semplicità» dei riti della nostra liturgia, secondo la Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, che si applica anche all’arte sacra.
Quando ho ricevuto il lavoro preparato dai cinque artisti, Nicolas Alquin e Marc Alechisnki insieme, Guillaume Bardet, Pascal Convert, Laurent Grasso e Constance Guisset, ho apprezzato e misurato l’immensa mole di lavoro svolta, la volontà di rispondere alle aspettative formulate, la qualità della ricerca intrapresa, sia per quanto riguarda i materiali scelti sia per l’importanza data alle scelte simboliche espresse nei testi di presentazione e alla realizzazione dei disegni e dei modelli. All’audizione, tutti i membri del Comitato Artistico, insieme a me, sono stati toccati dall’impegno personale di ciascuno di loro in questo lavoro: la ricerca spirituale, il desiderio di servire la preghiera dei credenti e di accompagnare la ricerca interiore di tutti. È chiaro che questa opportunità di contribuire alla riscoperta di Notre Dame de Paris ha rappresentato un momento decisivo nella loro vita. In questo momento solenne, desidero porgere loro i miei più sinceri ringraziamenti, sia a titolo personale che a nome del Comitato artistico e di tutta la Chiesa diocesana.
La ricchezza degli scambi all’interno del Comitato, che ringrazio per aver accettato di intraprendere questo progetto con me, mi ha portato a chiedere a Guillaume Bardet di disegnare i cinque elementi principali dell’arredo liturgico. Senza entrare troppo nei dettagli, mi limito a ricordare alcuni dei motivi principali della mia scelta.
L’insieme che ha costruito mi sembra avere qualità che si combinano bene tra loro e lo rendono un progetto coerente, anche se dovranno essere apportate modifiche per dargli ancora più unità. Il materiale scelto, il bronzo, entra in un dialogo franco con l’edificio in pietra. Allora diventa evidente l’immediata leggibilità di ogni pezzo: il battistero che emerge entrando nella cattedrale apre la porta al mistero di Cristo; e il blocco dell’altare, come una pietra presa dalla terra per il sacrificio, si prepara come tavola fraterna per la Cena del Signore. Ma la purezza delle linee, la loro semplicità, è anche estremamente accessibile, persino accogliente; una potenza di vita, una forza rasserenante emana proprio da questa semplicità. A poco a poco, queste opere lasceranno il segno su di noi e toccheranno anche i visitatori della nostra cattedrale, ne sono certo.
Ho anche chiesto a Ionna Vautrin di disegnare le future sedie di Notre-Dame. Volevo che le sedie per Notre-Dame fossero «silenziose», cioè che si integrassero nella cattedrale senza imporsi, garantendo al contempo il comfort dei fedeli. Mi è sembrato che una sedia traforata e ariosa rispondesse sia a questa esigenza sia alla proposta di Guillaume Bardet per l’arredo liturgico. Entrambi si aggiungono a Sylvain Dubuisson, che avevo già scelto per realizzare il nuovo reliquiario della Corona di Spine di Cristo, e a tutti gli artisti incaricati di lavorare all’itinerario di pellegrinaggio, nonché alle attrezzature audio, luci e audiovisive della nostra cattedrale.
Da qui all’autunno del 2024, le loro opere si trasferiranno nella loro sede definitiva all’interno di Notre-Dame, che gli operai, gli artigiani e i lavoratori hanno restaurato con passione e coraggio fin dal giorno successivo all’incendio.
A tutti loro va il mio più sincero ringraziamento e il mio più caloroso incoraggiamento nella loro missione. Che il Signore benedica il lavoro di tutti.

Introduzione: Oltre 850 anni fa, la cattedrale di Notre-Dame de Paris fu costruita per dare gloria a Dio, accogliere i fedeli cristiani e celebrare il culto. Il risultato è un capolavoro architettonico che ha superato la prova del tempo. Di fronte a un tale edificio, la cui bellezza e dimensione spirituale più di undici milioni di visitatori hanno voluto scoprire prima dell’incendio, non si può che essere umiliati. Umiliati da chi l’ha costruito, umiliati da tutti coloro che ce l’hanno tramandato nel corso dei secoli, umiliati da chi l’ha salvato dall’incendio, umiliati da chi l’ha restaurato e farà in modo che sia nuovamente aperto alle celebrazioni e alle visite alla fine del 2024. Dobbiamo rendere omaggio alla tenacia dell’Établissement public creato per restaurare la cattedrale, alla straordinaria efficienza degli architetti di fronte a una sfida così intensa di un progetto enorme che può essere descritto come il progetto del secolo, ed esprimere la nostra gratitudine agli operai e ai commercianti che oggi lavorano instancabilmente all’interno della cattedrale. Dobbiamo anche rendere omaggio a tutti i donatori e gli sponsor, francesi e di tutto il mondo, che, con notevoli atti di generosità nelle ore successive all’incendio e da allora, hanno contribuito ad avviare questo restauro e a vincere questa immensa sfida. Questa mobilitazione senza precedenti ci rende ancora più consapevoli dell’eccezionale valore universale di questo edificio, che ci trascende e ci unisce.
Con l’obiettivo di costruire un progetto coerente e completo, un gruppo di esperti ha intrapreso quattro progetti principali:
  1. Arredo liturgico
  2. Le sedute
  3. La visita e il percorso di pellegrinaggio
  4. Luce, suono e audiovisivi

La descrizione e le immagini sono tratte dalla pagina dioceseparis.fr.

Immagini del progetto:

Come era (vista lungo l’asse liturgico verso il coro nell’estate 2019):


Come sarà:

Il progetto di arredo liturgico di Guillame Bardet dall’ingresso:


Il progetto dell’altare di Guillame Bardet:


Modelli e ambientazioni del progetto di arredo liturgico di Guillame Bardet: l’ambone:



Modelli e ambientazioni del progetto di arredo liturgico di Guillame Bardet: la cattedra:


Modelli e ambientazioni del progetto di arredo liturgico di Guillame Bardet: il sedile associato:


Modelli e ambientazioni del progetto di arredo liturgico di Guillame Bardet: l’altare principale:


Modelli e ambientazioni del progetto di arredo liturgico di Guillame Bardet: il tabernacolo



Modelli e ambientazioni del progetto di arredo liturgico di Guillame Bardet: il battistero (dettaglio):


Allestimento del progetto di sedie di Ioanna Vautrin nella navata centrale:



Il progetto del santuario-reliquiario di Sylvain Dubusson nella cappella assiale:


Il progetto della cappella della confessione di Nathalie Crinière:

13 commenti:

  1. Mi risulta che la sedia sia comune in tutte le chiese di Francia, come nelle basiliche papali romane

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  2. Arredi ottimi, soprattutto il tabernacolo.
    Non vanno bene per…?

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  3. Forse non siete mai stati in Francia, ma non esistono le panche, anche nelle chiese della FSSPX. A S. Nicholas di Chardonnet non ci sono gli inginocchiatoi.

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  4. Arredi nuovi che vanno a sostituire i vecchi, come si è SEMPRE fatto nella storia. Chiaro che ogni epoca fa le cose secondo gli stili e l’estetica propri, come i tantissimi e pesantissimi altaroni barocchi che, in tutta Europa, deturpano semplici chiese medievali.

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  5. Sono francese. Non è vero che nelle chiese francesi ci sono solo sedie. Anzi la maggior parte di loro ha panche con inginocchiatoi, proprio come in Italia.

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    1. No. Ne ho girate tantissime di chiese in Francia…le panche sono in una ridottissima minoranza di chiese.
      Non fare disinformazione colpevole!

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  6. Non mi pare così osceno

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  7. Ben quattro anonimi modernisti (o forse è sempre lo stesso?) che giustificano la deturpazione della più famosa cattedrale francese. Per essere su un sito “tradizionalista” non è niente male…

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    1. Spiega in cosa consiste la deturpazione, per favore.
      Basta apprezzare l’arte contemporanea per essere etichettato come “modernista”?

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  8. Un altare così anonimo mi incute terrore. Non chiederò mai di celebrare su un attrezzo così anonimo. Don Romano Nicolini Rimini Italia

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    1. Quindi, se domani il suo vescovo la trasferisce in una parrocchia con chiesa contemporanea cosa fa? Rifiuta? Fa sciopero? Butta giù l’altare “brutto” e ne fa erigere uno barocco (a spese sue)?


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  9. Premesso che i banchi sono un intervento piuttosto tardivo nell'arredo delle chiese (non prima del 600 e comunque dapprima in maniera occasionale) che ha i suoi inconvenienti, fa piuttosto ridere evocare la "semplicità" delle chiese medioevali. Le chiese medioevali, salvo casi ben precisi e motivati come quelle dei cistercensi o dei francescani, pullulavano di affreschi, statue, arazzi, lampade cesellate, tramezzi scolpiti, mausolei, vetrate colorate. La nudità delle chiese dell'età di mezzo è in gran parte una favola ottocentesca. Anzi vi era un'opulenza che nulla aveva da invidiare a quella del barocco.

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  10. Motus in fine velocior....Non abbiamo perso la fede in tanti anni e non la perderemo adesso.

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