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venerdì 30 giugno 2023

Aurelio Porfiri. Il peggiore nemico della riforma liturgica? La creatività dei preti

Interessanti riflessioni liturgiche del Maestro Aurelio Porfiri.
Luigi

Liturgia e musica sacra, Aurelio Porfiri
10, 6, 23
Uno degli elementi più controversi per quello che riguarda la riforma liturgica è quello della creatività. Oggi ogni sacerdote si ritiene autorizzato a cambiare testi e gesti nella liturgia a suo piacimento, come se egli fosse il padrone della stessa. Eppure sia i documenti del magistero che il codice di diritto canonico specificano che solo la Santa Sede può legiferare in campo liturgico. Ma oggi si ritiene che essere creativi sia cool, che liturgie senza creatività siano noiose.

Bisogna dire che la creatività è una cosa molto bella e un musicista come me può dire che la creatività è una parte importante, direi fondamentale, della mia vita. Ma essa non va usata dappertutto, questo sarebbe certamente un grave errore. Che pensereste di un chirurgo che prima di operarvi dicesse: “userò molta creatività nell’operarti”? Sareste, e giustamente, terrorizzati. Vi aspettate infatti che il chirurgo segua dei protocolli che vengono stabiliti attraverso l’esperienza di tanti altri chirurghi prima di lui, proprio per minimizzare i rischi di complicazioni.

Nella liturgia ci deve essere una parte di creatività, pensiamo alla musica sacra o all’arte sacra, ma il rito stesso non deve essere “creativo”. Esso è efficace anche grazie alla ripetizione di certe formule e preghiere, non serve che il sacerdote si impegni a cambiare questo o quell’elemento. Il sacerdote deve adempiere quello che la Chiesa gli chiede di fare, non è lui il protagonista.

Eppure sembra che il movimento liturgico non abbia riscoperto la partecipazione dei fedeli, ma abbia quasi incoraggiato il protagonismo dei sacerdoti. Sacerdoti che, sia detto chiaramente, per primi non credono alla riforma liturgica e forse neanche alla liturgia. Se ci credessero, che bisogno avrebbero di fare tutti quei cambiamenti? Sono come quelle donne che dicono ai loro partner: “ho scelto te, ma devi cambiare”. Allora perché non ne scelgono direttamente un altro? Se veramente i sacerdoti credono nella bontà della riforma liturgica, perché si affannano con la loro creatività a stravolgere la Messa? Non credono alla saggezza della Chiesa?

Prima di cambiare il rito bisognerebbe amarlo e conoscerlo. Ricordo un amico sacerdote che qualche anno fa mi diceva che non era molto coinvolto nelle cose liturgiche. Ma sei un sacerdote, in cosa vuoi essere coinvolto? E allora non era strano che rifiutasse di essere chiamato “padre”.

Oggi quando mi capita di assistere a momenti di creatività del sacerdote, io stesso esercito la mia “creatività”, assentandomi temporaneamente da quella chiesa per andare con la mente a tempi in cui i sacerdoti servivano la Chiesa e non si servivano della stessa.