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sabato 3 giugno 2023

Ancora sulla lettera aperta dei fedeli al Vescovo di Bergamo in merito alla «veglia ecumenica per il superamento dell’omotransbifobia»: intervista al promotore

Da circa tre settimane ci stiamo occupando delle cosiddette «veglie ecumeniche per il superamento dell’omotransbifobia» (QUI e QUI), ovvero veglie di preghiera organizzate in chiese cattoliche (anche parrocchiali) con sette eretiche (protestanti, valdesi, metodisti, battisti ecc.) e da gruppi che si riferiscono al variegato ambiente delle lobby omosessualiste.
Tra le Diocesi coinvolte c’è anche quella di Bergamo, in cui un gruppo di fedeli ha scritto una lettera aperta al proprio Vescovo, mons. Francesco Beschi, per esprimere il proprio disagio, per sottolineare le implicazioni e le conseguenze di questa iniziativa e per ricordare l’isegnamento della Chiesa Cattolica (QUI), lettera alla quale, ad oggi, non è stato dato ancora alcun riscontro da parte del destinatario.
Di seguito vi proponiamo la bella intervista rilasciata dal dott. Roberto Allieri, presidente dell’associazione Movimento per la Vita della Val Cavallina e promotore della lettera aperta, a Gloria Callarelli per il sito dell’associazione Pro Vita & Famiglia ONLUS.

L.V.


Una veglia di preghiera “per il superamento dell’omotransbifobia”. Questa iniziativa, che ha peraltro coinvolto molte Diocesi italiane con una regia unitaria, ha spinto l’attivista pro life Roberto Allieri a scrivere una lettera aperta al vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, che vuole essere manifestazione di rammarico e profondo sconcerto. Come tiene a ribadire Allieri, la lettera è stata un’iniziativa spontanea partita esclusivamente dai singoli fedeli e dal loro personale disagio.

Signor Allieri, cosa vi ha spinto a mandare questa lettera aperta al Vescovo?

«Notiamo che questa veglia è inserita in un programma e una strategia a livello nazionale. Pensiamo che lo stare in silenzio di fronte alla promozione di condotte peccaminose diventi a sua volta occasione di peccato. Non solo peccato di omissione ma anche mancanza di quelle opere di misericordia che sono consigliare i dubbiosi o ammonire i peccatori. Inoltre vorremmo porci come modello per altre iniziative analoghe in altri territori. Insomma, possiamo fare rete anche noi per smascherare certe strumentalizzazioni ideologiche volte a promuovere comportamenti, considerati dal catechismo e dal Magistero ‘intrinsecamente disordinati’, che si vorrebbero però far passare come accettabili e senza connotazioni di peccato. In questi pochi giorni ci sono pervenute adesioni provenienti da ben 55 Comuni della provincia bergamasca. Ma al di là delle sottoscrizioni, abbiamo riscontrato che esiste un fiume di dolore, delusione, avvilimento, arrabbiature che riguarda moltissimi fedeli».

Cosa risponde a chi vi accusa di essere divisivi?

«Purtroppo siamo succubi di una retorica, anche ecclesiastica, che si arrocca continuamente dietro il paravento dell’inclusività e della necessità di non essere divisivi. In realtà spesso qualcuno considera divisivo chi è divisivo dal suo pensiero. Personalmente trovo troppe volte pretestuoso che la Chiesa debba essere a tutti i costi inclusiva e non divisiva. Con certi peccati non si può essere inclusivi. Del resto chi più di Gesù Cristo era divisivo nei suoi insegnamenti?»

C’è qualche aspetto della lettera che vuole porre in rilievo?

«Faccio notare la dicitura che campeggia sulla locandina ‘Chi accoglie Voi accoglie me’. Dove il Voi in maiuscolo allude neanche tanto velatamente a chi si riconosce nella galassia LGBT e il me in minuscolo a Gesù Cristo, che sembra sminuito per fare posto a chi merita di più. Intendiamoci: è una mia interpretazione, magari ci sono giustificazioni di opportunità pastorali che mi sfuggono. Sarei curioso di vedere come ce le spiegheranno. Inoltre, se guardiamo bene la locandina scopriamo che l’immagine è inquietante. Abbiamo l’interno di una chiesa pienamente ‘arcobalenato’ con tutte le persone che danno le spalle all’altare e al tabernacolo e sono rivolte verso l’uscita. Che significato ha? E’ vero che papa Francesco parla di ‘chiesa in uscita’ ma questa ci sembra un’interpretazione abusiva. Si vuole promuovere chi scappa dagli altari fuori dalle chiese?»

Quale il rischio del proliferare di queste “aperture” secondo lei?

«Se guardiamo agli stili di vita riconducibili a chi si riconosce nella galassia LGBT, come cattolici non possiamo far finta di non vedere o minimizzare certe situazioni. Non si può obbligare un cattolico a riconoscere che gli atti omosessuali siano intrinsecamente ordinati, che non costituiscano peccato o che da un punto di vista morale siano oggettivamente buoni. Dice Peguy che il modernismo, con la sua ossessione per il dialogo, pretende che noi rinunciamo a credere per non offendere l’interlocutore che non crede. Ecco noi non vogliamo arrivare a questo punto»

12 commenti:

  1. L’unico disagio è quello delle persone che non riescono ad accettare chi è diverso da loro.

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    1. Eh no, mio caro anonimo, non è un problema di accettare chi è diverso. L'accettazione è sacrosanta. Ma accettare non vuol dire dover per forza cambiare la dottrina della Chiesa per far sì che chi è "diverso" (per usare un tuo termine), non lo sia più.
      Accettare vuol dire non discriminare, non bullizzare, non colpevolizzare ecc. Ma nell'ambito della pastorale bisogna dire a chi è "diverso" deve vivere secondo i dettami della Chiesa. La castità è richiesta sia ai divorziati non sposati, sia ai giovani prima del matrimonio sia alle persone omosessuali.
      Se queste tre categoria di persone decidono di non attenersi ai principi che la Chiesa indica loro come buoni per la salvezza dell'anima, sono libei di farlo, ma non possono pretendere che la Chiesa cambi i suddetti prinicipi (la castità) solo per togliere un peso dalle loro coscienze, solo per farli sentire meglio, solo per togliere l'etichetta di "peccato" dagli atti sessuali che compiono.
      La Chiesa indica la giusta via (Gesù), i fedeli sono liberi di non seguirla, ma non possono pretendere che la strada sbagliata che hanno scelto di seguire, sia chiamata "giusta".
      Ecco, è questo che ci sta a cuore.
      Anche chi è sulla via sbagliata ha diritto di tornare su quella giusta. Ma deve ammettere di aver sbagliato strada.

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    2. Belli tutti i vostri finti distinguo lambiccosi sulla storia del peccato/peccatore. Peccato che vi comportiate proprio all’opposto! Non siete credibili!
      La vostra omofobia stizzita e petulante è palese.
      Vergogna.

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  2. Misericordia e accoglienza del diverso sono imprescindibili, ma NON del peccato. E guai a chi NON mette in guardia un peccatore dalle conseguenze del suo peccato.

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  3. Stiamo freschi allora. Il 90% dell'attuale clero non ereditera' il regno di Dio 🤣. San Paolo aveva un'ossessione per la sessualità che mai traspare nei Vangeli. Un'Origene ante litteram

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  4. La Chiesa è inclusiva con i peccatori, ma non con il peccato: qui non c'è inclusione. E il primo passo per un autentico cammino di fede nella Chiesa è la lotta al proprio peccato e alle tendenze disordinate attraverso la preghiera, Confessione, Comunione, ascesi, penitenza... quando pretendiamo dalla Chiesa inclusione senza la nostra conversione facciamo del male a lei e a noi stessi.

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  5. Molti ormai si sono resi conto dell’ambiguo atteggiamento della Chiesa di Roma su questo tema. Si ha paura di affermare la verità, ciò che dalle Scritture e dal Magistero emerge, solo per accaparrare inutili consensi. Siamo discepoli di uno che è morto in croce, lasciato solo dopo essere stato osannato…dove vogliamo andare?

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  6. Io in Paradiso...quindi dire la Verità senza paura!!!!

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  7. Fosse anche il 99,9 %. La parola di Dio non cambia di uno yota. Ed è inutile che ridi, all'inferno è pieno di gente che rideva per queste cose

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  8. "La seconda questione riguarda le relazioni tra i diritti dell'arte - come si suol dire - e le norme della legge morale. Poiché il moltiplicarsi di controversie su questo argomento non di rado trae origine da dottrine erronee in materia di etica e di estetica, il Concilio proclama che il primato dell'ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti. Questo ordine è il solo a superare e armonizzare tutte le diverse forme dell'attività umana, per quanto nobili esse siano, non eccettuata quella dell'arte. Solo l'ordine morale, infatti, investe l'uomo nella totalità del suo essere creatura di Dio dotata di intelligenza e chiamata ad un fine soprannaturale; e lo stesso ordine morale, se integralmente e fedelmente osservato, porta l'uomo a raggiungere la perfezione e la pienezza della felicità." (Decreto CV2 Inter Mirifica n.6)

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  9. Per l'anonimo del 3/6 - 20,25.
    Faccio rispettosamente presente che "un Origene " si scrive senza apostrofo. 😁

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La Redazione