Venerdì 26 maggio anche a Bergamo, nella Chiesa parrocchiale di San Tommaso apostolo, si è tenuta una cosiddetta «veglia ecumenica per il superamento dell’omotransbifobia», organizzata dal Gruppo LA CRETA, persone lgbt credenti, dalla Comunità cristiana VALDESE e dalla Comunità di SAN FERMO, di cui ci siamo già occupati in alcuni post nei giorni scorsi (QUI, poi QUI, QUI, QUI e QUI).
Il giorno precedente, giovedì 25 maggio, un gruppo di fedeli bergamaschi ha scritto una lettera aperta al proprio Vescovo, mons. Francesco Beschi, per esprimere il proprio disagio, per sottolineare le implicazioni e le conseguenze di questa iniziativa e per ricordare l’isegnamento della Chiesa Cattolica.
Si tratta di un accorato testo molto preciso e circostanziato, che colpisce per la sua franchezza, fermezza, pacatezza e che si conclude con una filiale sollecitazione che speriamo possa essere accolta.
I promotori della lettera ci informano che, ad oggi, non è stato dato ancora alcun riscontro da parte del destinatario: vi terremo aggiornati.
AGGIORNAMENTO: QUI l’articolo di Andrea Zambrano, pubblicato sulla Nuova Bussola Quotidiana lunedì 29 maggio.
L.V.
A Sua Eccellenza Monsignor Francesco Beschi
Siamo un gruppo di fedeli bergamaschi che, con grande pena, trova il coraggio di rivolgersi a Lei dopo aver appreso con dolore e stupore la notizia della preparazione di un appuntamento con coinvolgimento e appoggio della diocesi bergamasca. Parliamo della Veglia ecumenica in programma il giorno 26 maggio nella chiesa parrocchiale di S. Tomaso apostolo in Bergamo “per il superamento dell’omotransbifobia”.
I motivi del nostro dolore e dello stupore riguardano alcuni aspetti di questa manifestazione. Innanzitutto, essa è promossa dal “Progetto Gionata” che si definisce chiaramente una associazione di “cristiani LGBT,” acronimo che è lo stesso usato dai gruppi omosessualisti che, in tutto il mondo, premono per l’affermazione di cosiddetti “diritti” come l’utero in affitto, i matrimoni e le adozioni per coppie dello stesso sesso. Inoltre, si tratta di un’espressione che riduce le persone al loro orientamento sessuale, definendole non in quanto individui con una tendenza, ma solamente in base alla loro attrazione sessuale. Un concetto molto svilente della natura umana che non ha nulla a che spartire con la saggezza con cui la Chiesa Cattolica ha da sempre affrontato questo tema, specificando che le persone con tendenze omosessuali sono esseri umani che si trovano a vivere con una tendenza “oggettivamente disordinata,” che sono quindi meritevoli di essere accolti con “rispetto, compassione e delicatezza”, che con l’aiuto della grazia sacramentale sono chiamate alla castità e che “possono e devono avvicinarsi alla perfezione cristiana”.
Tutti insegnamenti che i gruppi di “cristiani LGBT” spesso rifiutano, più o meno, esplicitamente. Il “Progetto Gionata” non è da meno, stando alle storie che si leggono sul loro sito dove si celebrano persone che rivendicano con orgoglio una relazione con un’altra persona dello stesso sesso.
Del resto, un chiaro indizio di insofferenza verso la dottrina e di uso strumentale della Sacra Scrittura campeggia nella citazione (abusiva) presente sul manifesto dell’iniziativa e che è ripresa da Mt 10,40: “Chi accoglie Voi accoglie me”. Qui il “Voi”, riconducibile a chi si riconosce nella galassia LGTB, è in maiuscolo mentre il “me”, riferibile a Gesù Cristo, è espresso in minuscolo. Ci sembra un chiaro segno del tentativo di piegare il Vangelo in nome dell’ideologia.
Ci chiediamo: è giusto organizzare una veglia con chi da anni porta avanti la bandiera dell’omofobia come scusa per spingere la Chiesa a cambiare il suo insegnamento in materia di sessualità?
Un’altra domanda: spesso i gruppi LGBT, come si considerano gli organizzatori della veglia, definiscono come “omofobo” chiunque si opponga al “matrimonio omosessuale”, alle adozioni per coppie dello stesso sesso, all’utero in affitto, all’insegnamento della teoria gender nelle scuole e persino chi afferma ciò che è scritto nella Bibbia e insegnato dalla Tradizione immutabile della Chiesa. È per contrastare questo, dunque, che pregherà la nostra Diocesi? Per chiedere che siano zittiti coloro che non concordano con l’agenda omosessualista?
Un’ulteriore domanda: se la Diocesi ha il desiderio lodevole e opportuno di aiutare le persone con tendenze omosessuali, allora perché lo fa dando credito a gruppi come questi che sono in palese contrasto con l’insegnamento del Magistero della Chiesa Cattolica? Perché non cerca invece l’alleanza di quelle associazioni che da anni aiutano le persone con tendenze omosessuali a trovare pace nel Signore aiutandole a condurre una vita di castità con l’aiuto dei Sacramenti, della direzione spirituale e dell’amicizia?
Se proprio si vogliono mettere al centro situazioni di vittimismo, abusi e discriminazioni nel mondo LGBT, allora segnaliamo un fenomeno tanto inquietante quanto sottovalutato: il pericolo delle transizioni di genere. Infatti, la “T” in LGBT indica proprio chi si definisce come “transessuale,” ovvero, coloro che non accettano il proprio sesso e si identificano in quello opposto. Il mondo LGBT e la mentalità dominante spingono queste persone a pericolosi percorsi di transizione spesso già in età adolescenziale o preadolescenziale che comportano una pesante terapia con bombardamento di sostanze chimiche destabilizzanti, bloccanti della pubertà e, alla fine, mutilazioni irreversibili.
Si tratta di una pratica che sta creando ovunque nel mondo una schiera di persone infelici che, invece di essere aiutate a comprendere i motivi profondi del dolore che portano dentro, si vedono proporre un’ideologia che li porta alla distruzione del loro corpo e della loro psiche e che, in casi estremi, sono arrivati a togliersi la vita, dopo aver scoperto il grande inganno con cui la mentalità LGBT li ha portati alla scelta della “transizione”.
Negare questa realtà significa creare vittime e anteporre scelte ideologiche al bene di una persona. Senza contare che chi cerca di segnalare la pericolosità di questi programmi di transizione viene spesso bollato come “omofobo”.
Alla luce di queste brevi considerazioni, Le chiediamo di non chiudere le porte del dialogo, emarginando e screditando chi ancora, come noi, crede nella famiglia tra un uomo e una donna come progetto di Dio, prega e si attiene a quanto professato dalla Chiesa.
Chiediamo di ascoltare chi crede che una persona non sia definita dal suo orientamento sessuale e che una persona con tendenze omosessuali ha diritto che le venga annunciata la verità e la bellezza dell’insegnamento della Chiesa per non essere esposta a ideologie lesive e mondane che ovunque nel mondo creano infelicità e disperazione.
La nostra proposta è quella di una veglia di preghiera per le vittime della transizione di genere, per tutti quei ragazzi e ragazze che, ingannati da queste ideologie, e resisi conto di aver fatto una scelta irreversibile, si sono tolti la vita.
Speriamo che possa ascoltarci, serenamente interrogarsi e darci una Sua paterna risposta, anche per non creare nei cattolici lo sconcerto, constatando che è lecito pregare per promuovere condotte che la dottrina definisce come “intrinsecamente disordinate” in ossequio a ideologie che bollano come “omofobo” chi crede nella saldezza delle famiglie naturali, nella purezza e nella castità.
Chiediamo, pertanto, un Suo riscontro alla presente lettera aperta, sollecitando la disponibilità ad un incontro di dialogo fraterno.
Confidiamo che Lei accetti la franchezza di queste parole o, perlomeno, l’intento che vuole essere costruttivo, per una civiltà della verità e dell’amore instaurata in Cristo.
Con deferenza e rispetto,
Bergamo 25 maggio 2023
Il portavoce: ROBERTO ALLIERI
segue in allegato elenco degli aderenti con dati personali e indicazioni di provenienza
tuuu ... tuuuu... tuuuu...
RispondiElimina"Curia Episcopale di Bergamo: il cliente da Lei chiamato non è al momento raggiungibile..."
I fedeli preghino.
RispondiEliminaQuale è stata, se vi è stata, la risposta del Vescovo ?
RispondiEliminaGrazie ai fedeli di Bergamo per la loro coraggiosa lettera, pur nel rispetto filiale nei confronti del loro Vescovo: un comportamento esemplare che mi auguro possa avere un (doveroso) riscontro
RispondiEliminaA Bergamo ci sono fedeli «cattolici adulti» che sanno tenere la schiena dritta di fronte ad una parte del clero che appare fin troppo interessato a queste «veglie».
RispondiEliminaRicordo ancora il caso del «prete-pride» sollevato proprio da MiL meno di un anno fa:
https://blog.messainlatino.it/2022/07/bergamo-il-caso-del-prete-pride-e-la.html
La Diocesi di Bergamo dovrebbe avere il coraggio di far lavorare l’ufficio comunicazioni, perché risponda di episodi come questo. Qualche anno fa un prete ha cambiato il Credo della Messa, invitando l’assemblea a rispondere “hip hip hurra!”. Nessuna presa di posizione ufficiale. L’anno scorso un sacerdote ha partecipato al Pride di Milano…dalla Diocesi nessun cenno. C’è da sperare che almeno in camera caritatis qualcosa sia stata fatta, ma sia lecito dubitare. È chiaro che ciò che succede in questa Diocesi incarna più o meno l’atteggiamento ambiguo della Chiesa di Roma, passata dal punire al misericordismo sfrenato (tranne per gli indietristi fanatici del VO).
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