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sabato 6 maggio 2023

Un catechismo che insegni i contenuti della fede!

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 933 bis pubblicata da Paix Liturgique il 2 maggio 2023, in cui si riproduce un articolo di don Claude Barthe, pubblicato sul sito di Res Novæ il 28 aprile 2023 (QUI).
L’insigne autore, cappellano del Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum ad Petri Sedem, esamina il progressivo decadimento dell’insegnamento diffuso del catechismo da metà degli anni Sessanta, con effetti disastrosi sullintero popolo cattolico e l’ancor più grave fallimento nei contenuti proposti, soprattutto dai primi anni Ottanta.
In tale periodo, però, è sorta e cresciuta la reazione a tale decadenza, anche grazie al sostegno dell’allora card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e la resistenza contro la linea generale post-conciliare ha portato a riscoprire (accanto alla Santa Messa tradizionale) e rieditare, i catechismi tradizionali, veicoli privilegiati della lex credendi per ora usciti indenni dal motu proprio Traditionis custodes.

L.V.


Una vera riforma della Chiesa comporterà necessariamente un notevole sforzo per ristabilire l’insegnamento del catechismo cattolico, non solo ai bambini e ai neobattezzati, o anche ai «ricomincianti» che rinnovano il loro rapporto con la Chiesa, ma anche a tutti i fedeli, la cui ignoranza dei rudimenti della dottrina cristiana è spesso abissale.

In Paesi come la Francia, il catechismo ha interessato per lungo tempo la quasi totalità della popolazione, anche non praticante, e l’80 per cento dei bambini frequentava le lezioni: la conclusione degli anni del catechismo era la solenne cerimonia della comunione (professione di fede) a 11-12 anni, che praticamente tutte le famiglie facevano in modo di celebrare, indipendentemente dal loro grado di cattolicesimo. Il catechismo era quindi «l’opera per eccellenza» secondo mons. Félix-Antoine-Philibert Dupanloup, Vescovo di Orléans, un’opera missionaria continua. Anche se i figli di genitori non praticanti smettevano di praticare dopo questa cerimonia, tutti avevano ricevuto un’istruzione che rendeva la religione familiare a tutti.

Il buco nero del post-Concilio

In Francia, la grande interruzione del culto domenicale nel 1965, secondo Guillaume Cuchet in Comment notre monde a cessé d’être chrétien [Come il nostro mondo ha cessato di essere cristiano: N.d.T.], che abbiamo citato più volte¹, si manifestò con il fatto, registrato dal can. Fernand Boulard, che una buona parte dei giovani tra i 15 e i 24 anni, figli di Cattolici praticanti, cessarono di praticare il culto. Ma l’interruzione del numero di bambini catechizzati ha richiesto un po’ più di tempo per essere percepita. Ciò è dovuto al fatto che i genitori non praticanti hanno smesso di mandare i figli al catechismo, in parte scoraggiati dagli stessi sacerdoti che denunciavano l’«ipocrisia» delle comunioni solenni immediatamente seguite dall’abbandono della pratica. Poi, man mano che il numero dei praticanti è diventato sempre più esiguo, fino a raggiungere meno del 2 per cento della popolazione, il numero dei catechizzandi è diminuito di conseguenza, e anche più rapidamente, visto che la maggior parte di coloro che continuano a praticare sono ormai nonni.

Nel 1982, il 54 per cento dei bambini di 11-12 anni era ancora iscritto al catechismo. Oggi, inoltre, una buona parte dei genitori che richiedono ancora l’istruzione catechistica per i propri figli li ritira generalmente dopo la prima comunione (8-10 anni). Se nel 1982 il 60 per cento dei bambini cattolici tra gli 8 e gli 11 anni era ancora iscritto al catechismo, nel 2016-17 lo era solo il 16 per cento. Tutte le testimonianze urbane e rurali concordano: il numero di catechisti non è mai stato così basso. Per di più, la frequenza dei bambini iscritti alle lezioni è episodica e spesso è accompagnata da una frequenza ancora più episodica alla Messa domenicale. La conoscenza è talmente scarsa che, in molti casi, i bambini «catechizzati» non conoscono nemmeno le preghiere di base.

Ma il grande fallimento catechistico è stato anche quello dei contenuti. È iniziato ai tempi dell’emblematico Catechismo olandese del 1966. Il quadro del «rinnovamento», alla fine degli anni Settanta, ha aggravato la crisi con la stesura di corsi (il più famoso dei quali è stato quello dell’associazione Pierres vivantes [che sul proprio sito internet si autodefinisce «una associazione di sensibilità protestante»: N.d.T.] del 1981²). Le stesse cause producevano gli stessi effetti, il risultato era analogamente simile a quello del nuovo insegnamento della storia e delle materie letterarie nelle scuole secondarie: l’instillazione di idee false forse, ma soprattutto del nulla culturale. Ma qui si trattava del contenuto del Credo

Inoltre, non bisogna pensare che i manuali che venivano sostituiti fossero d’altri tempi: si era fatto un grande sforzo (non senza qualche deriva, è vero³) per variare la loro presentazione, per aggiungere nozioni di liturgia e di conoscenza diretta della Sacra Scrittura, e soprattutto per aiutare il lavoro dei sacerdoti-catechisti con tutta una serie di schede didattiche e di guide⁴.

Ma i nuovi strumenti messi in campo dopo il Concilio Vaticano II hanno seguito la tendenza generale di riforma della pedagogia: sessioni ludiche intervallate da «dialoghi» tra catechisti e bambini, concluse da «liturgie» che sono diventate un luogo privilegiato di estrema inventiva, con quasi il 90 per cento dei catechisti ormai reclutati tra i laici le cui conoscenze di base lasciano molto a desiderare, o addirittura sono state talvolta distorte da sessioni poco impegnative dal punto di vista dell’ortodossia. Il risultato non è tanto l’eterodossia – a parte il fatto che i dogmi «duri», il peccato originale, l’inferno, vengono tralasciati – quanto un vuoto di conoscenza.

Ancora oggi, il sito web della Chiesa cattolica in Francia spiega allegramente: «Nel catechismo si utilizzano i mezzi più diversi per far conoscere Gesù ai bambini. Un giorno studiano un testo evangelico e lo illustrano da soli. Un altro giorno, guardano un montaggio audiovisivo (un video, un DVD), recitano un episodio della Bibbia, lo scoprono attraverso dei giochi, incontrano altri credenti, ascoltano la storia della vita di un Santo. Oppure partecipano a una celebrazione e pregano insieme. Il catechista li accompagna nelle loro scoperte, li ascolta, avvia il dibattito, risponde alle domande e li invita a pregare».

Senza dubbio c’è un compiacimento maligno nell’esibizione dell’ignoranza religiosa dei Cattolici da parte dei media: si arriva a credere che solo gli agenti degli istituti di sondaggio consultino ancora il catechismo per dimostrare con le loro domande che i Cattolici interpellati non conoscono né il catechismo né il Credo: infatti, solo la metà delle persone interpellate che si sono dichiarate cattoliche crede che Gesù Cristo sia il Figlio di Dio! Louis de Rouvroy, Duca di Saint-Simon, nelle sue Mémoires si diverte a raccontare di questa grande signora che pensava che Dio «si guardasse due volte» prima di condannare una persona buona nel giudizio particolare. Quanti Cattolici oggi sanno cos’è il «giudizio particolare» – questo per la scienza – e ammettono la possibilità della condanna eterna – questo per la fede.

Si è aperto un buco nero di due e presto tre generazioni che non sono state catechizzate, soprattutto in Francia, se non sotto forma di attività ricreative e di simpatici tagli organizzati da signore piene di buona volontà ma incompetenti, sulla base di corsi che nella migliore delle ipotesi sono del tutto insipidi. «Ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt. 5, 13). In realtà, è l’intera religione che viene socialmente calpestata.

Questa constatazione dell’assenza di trasmissione delle cose della religione si sovrappone a un’altra constatazione, che supera tutte le altre preoccupazioni della Chiesa di Francia e alimenta tutte le inquietudini: sta diventando una Chiesa senza sacerdoti, e quindi, tra l’altro, una Chiesa senza gli uomini normalmente designati a insegnare la dottrina cristiana.

Il tentativo di «ritorno» degli anni della restaurazione

Un doppio evento, già molto tempo fa, ha segnato l’inizio di un tentativo di «ritorno» catechistico. Nel 1983 il card. Joseph Aloisius Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ripeté una conferenza nella Basilica di Notre-Dame de Fourvière (Lione) e nella Cattedrale metropolitana di Notre-Dame (Parigi) il 15 e 16 gennaio in cui affermò che il genere letterario del catechismo, con la sua sintesi basata sul commento del Credo, dei sacramenti, dei Comandamenti e del Pater (cioè lo schema del Catechismo del Concilio di Trento e del Catechismo di San Pio X), non era superato. «È stato un primo e grave errore – ha detto – sopprimere il catechismo e dichiarare “obsoleto” il genere stesso del catechismo. […] Cosa c’è dietro questa decisione errata, affrettata e universale? Le ragioni sono varie e finora sono state poco esaminate. Innanzitutto, va sicuramente messa in relazione con l’evoluzione generale dell’insegnamento e della pedagogia, caratterizzata a sua volta da un’ipertrofia del metodo rispetto al contenuto delle varie discipline». È evidente che questo assorbimento dei contenuti da parte della pedagogia è ancora il difetto maggiore, anche nelle parrocchie classiche.

Tuttavia, solo nel 1985, al termine di un’assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, scossa dal tumulto dell’appena pubblicata Intervista sulla fede del card. Ratzinger, si decise di iniziare a lavorare a un catechismo universale⁵, il Catechismo della Chiesa cattolica. Un anno prima della sua pubblicazione, nel 1991, i Vescovi francesi, mossi da qualche mosca restauratrice, avevano pubblicato anche un Catéchisme pour adultes [Catechismo per adulti: N.d.T.]⁶, che era stato dimenticato (va detto che il settimanale La Vie aveva parlato di «modello catechistico pericoloso» e di «monumento funebre» del movimento catechistico francese!). Era di qualità molto superiore a quelli dei Vescovi tedeschi e belgi contemporanei, con il loro impianto generalmente classico: parlava dell’esistenza degli angeli e dei demoni, del peccato originale come peccato originale, della perpetua verginità di Maria anche nel parto, dell’autenticità dei miracoli di Cristo, della continuità tra il suo corpo mortale e il suo corpo glorioso, della risurrezione come fatto storico e oggetto di fede dell’espiazione sofferta del sacrificio di Cristo, che ha valore di soddisfazione, dei sacramenti, segni sensibili ed efficaci dell’azione di Cristo e da lui istituiti, dell’Eucaristia, sacrificio di espiazione e propiziazione dei peccati, del non accesso alla comunione sacramentale per i divorziati «risposati».

Tuttavia, solo trent’anni dopo l’apertura del Concilio Vaticano II, tali pubblicazioni divennero nuovamente possibili! Anche allora si trattava solo di catechismi per adulti o per formatori, che difficilmente producevano manuali per bambini. Nel 2005 è stato pubblicato un Compendio, una versione abbreviata del CCC. Alcuni punti del CCC hanno sollevato problemi, gli stessi dei testi del Concilio Vaticano II: il Catechismo della Chiesa Cattolica riprendeva i punti discussi del Concilio, l’ecumenismo, la libertà religiosa, certamente inquadrandoli il più possibile, alla maniera di quella che Papa Benedetto XVI chiamerà «l’ermeneutica della riforma nella continuità».

Tentativi per certi versi lodevoli, ma alla fine rivelatisi insufficienti, sono stati a lungo sostenuti da sforzi ratzingeriani. Nella Diocesi di Parigi, il card. Jean-Marie Lustiger, Arcivescovo metropolita di Parigi, il cui episcopato è durato 24 anni (1981-2005), corrispondenti più o meno al regno di San Giovanni Paolo II (1978-2005), ha voluto, come ha detto, «soffiare sulla fine del parco giochi», senza però tornare alle vie tradizionali. In questo campo incoraggiò la pubblicazione sistematica di nuovi manuali per tutte le età e i livelli, con strumenti quali: Pour grandir dans la foi [Crescere nella fede: N.d.T.]⁷, Connaître la foi catholique [Conoscere la fede cattolica: N.d.T.]⁸ ecc.

Reintegrare il catechismo fuori dalle mura nelle parrocchie ordinarie

Ma questi tentativi erano chiaramente insufficienti. La conservazione della catechesi tradizionale è avvenuta al di fuori dei circuiti ufficiali. Lo stesso vale per l’insegnamento del catechismo tradizionale e per la celebrazione della Santa Messa prima del Concilio Vaticano II. Bisogna notare che in Francia, come nella maggior parte dei Paesi europei, la trasmissione della fede rimasta è avvenuta a lungo attraverso canali marginali e a costo, per alcuni genitori, di un vero e proprio percorso a ostacoli per far sì che i propri figli ricevessero un catechismo cattolico.

Si è sviluppato il catechismo in famiglia e nei gruppi familiari, con riedizioni selvagge del Catéchisme des diocèses de France [Catechismo delle Diocesi di Francia: N.d.T.] del 1947 e del vecchio Miche de Pain [serie di tre libri di catechismo per bambini, scritti da Marie Tribou ed illustrati da Joëlle dAbbadie: N.d.T.] del 1935.

Coperta dalla reazione rappresentata dal Catechismo della Chiesa cattolica, la resistenza contro la linea generale post-conciliare si è fatta più forte a partire dagli anni Novanta. Nel 1993, Pierre Lemaire, direttore della casa editrice Téqui, pubblicò un voluminoso Livre Blanc contenente numerosi documenti e soprattutto la corrispondenza con i Vescovi francesi sulla loro schiacciante responsabilità per l’immenso fallimento dell’insegnamento dei rudimenti della fede ai bambini francesi. Mons. Georges Lagrange, vescovo di Gap, osò pubblicare una sintesi chiara e pedagogica della fede cristiana: Je crois [Io credo: N.d.T.]⁹. Ma soprattutto gli strumenti tradizionali continuarono a essere pubblicati o rinnovati al di fuori dei circuiti ufficiali: possiamo notare, tra gli altri, la continuazione ininterrotta delle pubblicazioni di Téqui, le edizioni della Fraternità sacerdotale San Pietro (Les trois blancheurs, su quattro cicli), gli strumenti messi a disposizione da Transmettre, le riedizioni in Italia del Catechismo di San Pio X, per le quali il mensile 30Giorni, del movimento di Comunione e Liberazione, si è attivamente battuto¹⁰.

Così, un’intera rete di catechismi tradizionali si basa oggi sulla rete di liturgie tradizionali, o «ri-tradizionalizzate», in luoghi non parrocchiali, in molte scuole cattoliche senza contratto, e talvolta anche nelle scuole cattoliche con contratto e nelle parrocchie.

Senza voler spingere i Dicasteri romani verso un crimine, o un crimine aggiuntivo, si può notare che una delle debolezze dell’offensiva del motu proprio Traditionis custodes è stata quella di non aver attaccato, attaccando la liturgia tradizionale e negandole la qualità di «lex orandi», uno dei veicoli privilegiati della «lex credendi», i catechismi tradizionali…

Per una vera riforma, così come è essenziale l’uso della liturgia tradizionale, colonna portante della restaurazione della liturgia romana, lo è anche la reintegrazione del catechismo tradizionale, opportunamente organizzato dal punto di vista pedagogico. Così l’insegnamento della fede, relegato alla periferia, tornerà al centro.

Don Claude Barthe

¹ Seuil, 2018.

² Pierres vivantes. Recueil catholique de documents privilégiés de la foi [Pietre vive. Raccolta cattolica di documenti privilegiati della fede: N.d.T] (Catechesi 80, 1981). Pierres vivantes doveva essere una raccolta di documenti con cui utilizzare gli altri «corsi», il tutto secondo un testo di riferimento votato dai Vescovi di Francia nella loro assemblea del 1979. La raccolta delle Pierres vivantes è stata rivista nel 1985 e nuovamente nel 1994.

³ Il can. Joseph Colomb, direttore nazionale del Centre National de l’Enseignement Religieux, era stato licenziato in seguito a un intervento del Sant’Uffizio nel 1957.

⁴ E questo da molto tempo, fin dai famosi volumi del can. Quinet: Carnet de préparation d’un catéchiste, Spes, 1928, o il Catechisme biblique (Cerf, 1958), tradotto dal tedesco.

⁵ L’idea era nell’aria all’epoca. Il progetto che sarebbe diventato la grande opera del card. Joseph Aloisius Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, era stato anticipato dal card. Silvio Angelo Pio Oddi, Prefetto della Congregazione per il Clero, che aveva presentato all’assemblea sinodale il catechismo molto classico da lui commissionato.

Catéchisme pour adultes. L’Alliance de Dieu avec les hommes, Centurion, Cerf, Desclée, etc., 1991.

⁷ Le Sénevé/Cerp, 2000.

⁸ Le Sénevé/Cerp, 2000, con prefazione del card. Jean-Marie Lustiger, Arcivescovo metropolita di Parigi.

⁹ Paroi-Services, 1998.

¹⁰ In un’intervista rilasciata al mensile 30Giorni nell’aprile 2003 [QUI: N.d.T], il card. Joseph Aloisius Ratzinger ha fatto su questo catechismo le stesse osservazioni che avrebbe fatto sulla Messa tridentina in occasione del motu proprio Summorum Pontificum«La fede come tale è sempre identica. Quindi anche il Catechismo di san Pio X conserva sempre il suo valore». Tuttavia, ha aggiunto: «Può cambiare invece il modo di trasmettere i contenuti della fede», il che non è contestabile, ma gli ha permesso di giustificare il nuovo Compendio.

3 commenti:

  1. Ma i lettori non ideologizzati non hanno l’impressione che ormai la causa tradizionalista si è ridotta ad un continuo attacco demolitore di qualunque cosa si faccia nella chiesa? Non c’è mai niente di propositivo.
    Critica fine a se stessa, sempre più avvelenata.
    Quindi mi pare doveroso chiedere: queste persone vanno ancora considerate cattoliche? E, se sì, in base a cosa? Solo perché preferiscono la messa tridentina?

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  2. Buonasera.
    Per la redazione, scusate se scrivo qui.
    Può interessarvi questo?
    https://youtu.be/CqCH3FsjZW0

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  3. Queste persone sono e vogliono restare orgogliosamente cattoliche ,indipendentemente dalla messa tridentina.

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