Piccole buone notizie dall'Ungheria.
Luigi
Giuliano Guzzo, Il Timone, 12-4-23
«Per quanto riguarda l’etichettatura della Chiesa o del governo come “conservatori”, per me è più un complimento che un insulto. Se si guarda alle cose per cui siamo criticati, le cose più basilari, come il fatto che il governo ungherese rifiuti l’ideologia di genere nelle scuole, per esempio, i fedeli sono d’accordo con questo». Sono parole molto nette quelle che con cui il presidente della Conferenza episcopale ungherese, mons. András Veres, ha scelto di rivendicare la linea sposata sia dal suo governo sia, almeno sui temi etici, dalla comunità cattolica ungherese.
L’occasione per questa sottolineatura è venuta nel corso di una intervista rilasciata al National Catholic Register, nell’ambito della quale il prelato – presidente della conferenza dal 2015 e stato nominato vescovo di Győr da papa Francesco nel 2016 – ha toccato, in realtà, svariati argomenti. In primis, comprensibilmente, l’atteso viaggio che proprio il Santo Padre dovrebbe fare a Budapest alla fine di questo mese, e precisamente dal 28 al 30 aprile. Una visita di cui si parla da tempo e che, com’è comprensibile, in Ungheria attendono con gioia, ma che potrebbe servire anche al pontefice.
Questo, almeno, è l’auspicio di Veres, secondo cui se da un lato «il Congresso Eucaristico ha contribuito a far conoscere l’Ungheria nel mondo», dall’altro, «questo viaggio apostolico papale farà conoscere meglio la Chiesa del nostro Paese anche al resto del mondo. Questa visita consisterà in una serie di incontri, durante i quali tutta la Chiesa cattolica ungherese si presenterà al Santo Padre». Un momento importante di questa visita papale, ha sempre il capo dei vescovi ungheresi, sarà quello dell’incontro coi giovani, che formuleranno al pontefice «domande su come professare meglio la loro fede e su come vivere la loro fede cattolica in modo più autentico».
Nell’intervista rilasciata al giornale statunitense, Veres non ha poi nascosto le difficoltà che sta vivendo la Chiesa anche in Ungheria: «Dobbiamo ammettere che anche in Ungheria la Chiesa sta vivendo un momento difficile. Per me è evidente che il modo ateo di crescita i bambini dall’asilo all’università al giorno d’oggi causa questa educazione non cristiana». Una situazione perfino peggiore di quella sotto il regime comunista, durante il quale, comunque, «le famiglie potevano almeno educare i propri figli a casa ed educarli nella fede cattolica. A parte l’ideologia di stato, c’era ancora la possibilità per il cristianesimo di sopravvivere» mentre oggi «ci troviamo di fronte a più generazioni che non hanno mai ricevuto un’educazione cristiana, un background familiare cristiano, e sono cresciute come atee».
Infine, tornando a quanto si diceva in apertura, il capo dei vescovi ungheresi ci ha tenuto a tenere il punto, difeso anche dal suo governo – per questo sotto attacco anche da parte europea -, nel contrasto all’ideologia gender. «Il problema», ha spiegato il prelato, «non è l’orientamento sessuale in un individuo. Il problema è quando vogliamo [come società moderna] creare uno spazio in modo che un’ideologia possa essere imposta ai bambini per cercare di influenzarli. Penso anche che Dio abbia creato uomini e donne umani, e questa è la norma. Dire il contrario è un’aberrazione».
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