Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo di Edward Pentin, pubblicato martedì 28 marzo dal periodico National Catholic Register, sulla campagna di affissione in vaticano dei manifesti dedicati alla liturgia tradizionale.
QUI la rassegna stampa, italiana ed estera, completa.
L.V.
L’iniziativa è di un gruppo italiano di cattolici tradizionali, “Pro Libertate Missalis”.
CITTÀ DEL VATICANO - Decine di cartelloni in difesa della Santa Messa tradizionale sono apparsi martedì per le strade di Roma, mentre cresce la resistenza alle restrizioni di Papa Francesco nei confronti dell’antica liturgia.
I manifesti, che riportano ciascuno una citazione di Benedetto XVI, San Giovanni Paolo II e San Pio V che sottolinea l’importanza storica e la sacralità della liturgia tradizionale, sono l’iniziativa di un gruppo di cattolici tradizionali italiani chiamato Pro Libertate Missalis.
Affissi nei pressi del Vaticano, i manifesti rimarranno visibili per 15 giorni, ha dichiarato il gruppo in un comunicato.
Il comunicato aggiungeva che gli organizzatori hanno “voluto rendere pubblico il profondo attaccamento alla Messa tradizionale proprio quando ne sembra programmata l’estinzione”.
Il comunicato afferma che l’azione è stata intrapresa “per amore del Papa, affinché sia paternamente aperto alla comprensione di quelle periferie liturgiche che da qualche mese non si sentono più ben accette nella Chiesa”. La liturgia tradizionale, hanno aggiunto, è “la piena e compiuta espressione della fede cattolica tutta intera”.
Il gruppo Pro Libertate Missalis comprende membri del Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum, una federazione di organizzazioni della Chiesa cattolica italiana, nonché il presidente del gruppo italiano pro-vita e pro-famiglia Pro Vita & Famiglia Onlus, Toni Brandi, e gli autori di diversi blog cattolici tradizionali italiani. Tra questi, MiL-Messainlatino.it, che conta mezzo milione di visualizzazioni al mese, è stato il primo a riferire delle restrizioni alla Santa Messa tradizionale previste da Francesco nel maggio 2021 e ha recentemente contribuito a far emergere lo scandalo di Padre Marko Rupnik.
L’iniziativa dei cartelloni arriva dopo che il Papa ha imposto restrizioni radicali sulla Santa Messa tradizionale nel luglio 2021 con il suo motu proprio Traditionis Custodes (Custodi della tradizione), invertendo i precedenti decreti papali che avevano liberalizzato la Messa celebrata prima delle riforme liturgiche di Papa Paolo VI nel 1970, e sollecitando un “ritorno a tempo debito” alla liturgia istituita dopo il Concilio Vaticano II.
Nella lettera ai vescovi che accompagna il motu proprio, il Papa ha detto di aver preso l’iniziativa a causa dell’“uso strumentale” della liturgia, chiamata anche Messa tridentina, e perché gli aderenti hanno rifiutato il Concilio Vaticano II, sostenendo che “ha tradito la Tradizione e la ‘vera Chiesa’”.
La mossa del Papa ha causato sgomento e costernazione tra i cattolici tradizionali, soprattutto negli Stati Uniti, dove il motu proprio ha avuto il maggiore impatto. La forma più antica della liturgia è stata vietata in diverse diocesi o relegata dalle chiese parrocchiali ai municipi e alle palestre, nonostante la crescita della frequenza e delle vocazioni.
Citazioni Premium
Uno dei poster contiene una famosa citazione di Benedetto XVI: “Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”. La citazione è tratta dalla lettera di accompagnamento di Benedetto al suo motu proprio Summorum Pontificum del 2007 che liberalizzava la celebrazione della Messa tradizionale, ma che Papa Francesco ha abrogato in Traditionis Custodes, insieme alla precedente liberalizzazione della liturgia antica di Giovanni Paolo II nel 1988.
Un altro dei manifesti contiene una citazione di Papa Giovanni Paolo II, che nel 2001 disse alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti che il Messale di Pio V “vi sono bellissime preghiere con le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e riverenza di fronte ai santi misteri: esse rivelano la sostanza stessa della Liturgia”.
Un terzo manifesto riporta una citazione di Papa San Pio V dalla sua costituzione apostolica Quo Primum Tempore del 1570, in cui stabilisce che nessuno può essere costretto o obbligato a modificare il Messale Romano, ma che esso deve rimanere “sempre stabili e valide dovranno perseverare nel loro vigore”.
“La crescente ostilità nei confronti della liturgia tradizionale non trova giustificazione né sul piano teologico, né su quello pastorale”, ha dichiarato il gruppo Pro Libertate Missalis in una dichiarazione pubblicata il 27 marzo. Il gruppo ha sottolineato che i cattolici tradizionali “non sono ribelli alla Chiesa”, ma hanno un numero crescente di fedeli e di vocazioni sacerdotali, e “costituiscono un esempio di salda perseveranza nella fede e nell’unità cattoliche, in un mondo sempre più insensibile al Vangelo” e in una Chiesa “sempre più cedevole a pulsioni disgregatrici”.
Per questo motivo, secondo il gruppo, l’“atteggiamento di rifiuto” imposto a queste comunità è causa di “acerbo dolore” e “costituisce anche una grave ingiustizia”. I membri del gruppo ritengono quindi di non poter rimanere in silenzio e si appellano alla sinodalità e all’attuale enfasi sull’ “ascolto, l’accoglienza e l’inclusione” come risoluzione.
Chi va alla Santa Messa tradizionale “non è un fedele di serie B”, si legge nella dichiarazione, “né un deviante da rieducare o una zavorra di cui liberarsi”.
Nei commenti al Register, Luigi Casalini di MiL-Messainlatino.it ha detto che lui e altri membri del gruppo Pro Libertate Missalis non si riconoscono affatto nella narrazione negativa a loro rivolta, anche perché i risultati di un sondaggio tra i vescovi su cui si basa Traditionis Custodes sono stati “ampiamente positivi”. Trovano quindi che le restrizioni, secondo qualsiasi misura oggettiva, siano pregiudizievoli e “profondamente ingiuste”. Non c’è “nulla di teologicamente sbagliato o superato” nella Messa tradizionale, ha sottolineato Casalini.
Rari manifesti di protesta
Sebbene i cartelloni pubblicitari siano comunemente usati in Italia, molto raramente vengono utilizzati per protestare contro il Papa. Sotto Benedetto XVI e Papa San Giovanni Paolo II, tale azione era inaudita, ma questa è la seconda volta che vengono utilizzati per protestare contro Francesco.
Nel 2017, un gruppo anonimo ha affisso in tutta Roma dei manifesti contenenti una fotografia di Papa Francesco con la faccia truce e la didascalia “Dov’è la tua misericordia?”. L’azione fu intrapresa dopo il rifiuto del Papa di rispondere ai dubia su Amoris Laetitia, il brusco licenziamento di sacerdoti della Congregazione per la Dottrina della Fede e l’intervento del Vaticano nell’Ordine di Malta. A differenza dei manifesti esposti martedì, quelli sono stati affissi illegalmente e presto rimossi dai funzionari comunali.
Anche Toni Brandi, che ha presieduto il Congresso mondiale delle famiglie nel 2019, ha avviato una campagna simile qualche anno fa, ma utilizzando manifesti sulla fiancata dei furgoni. Nel 2017 ha fatto girare i veicoli in Vaticano con citazioni di Giovanni Paolo II che sostenevano l’indissolubilità del matrimonio e immagini del defunto cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, ringraziandolo per la sua instancabile difesa della vita.
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