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martedì 28 marzo 2023

Breaking News: Traditional Liturgy Billboards Plastered around Rome and the Vatican!

We publish the English version of our post at 8.26 a.m. today.
The translation is by Diane Montagna, whom we thank.

Although the bad weather in Rome (including Monday’s hailstorm) has definitely slowed down operations, anyone approaching the Vatican, whether on foot or by car, won’t fail to notice a series of large billboards extolling a love for the Pope, the peace and unity of the Church, and the freedom of the Traditional Latin Mass.

 

The billboards (see photos below) are of four different types, with some in English. Several dozen were posted in all. Under a wide green banner with the mottos mentioned above, an ancient painting of St. Pius V is featured, as well as the faces of Popes John Paul II and Benedict XVI.

 

Next to the images of the venerated pontiffs are quotations from their papal acts: an excerpt from Pius V’s 1570 apostolic constitution Quo Primum, an excerpt from an address by Pope John Paul II, an excerpt from Pope Benedict XVI’s 2007 Motu Proprio Summorum Pontificum and one from his accompanying Letter to Bishops. A QR Code links to this page on the National Committee on Summorum Pontificum (CNSP) website.

 

This is clearly an important public awareness campaign: to which MiL wishes to draw particular attention, both because the initiative is definitely significant and impactful, and because some of its promoters are very close to our blog.

 

Here, then, for our readers, is the press release issued just issued by the Organizing Committee, in Italian and English:

PRESS RELEASE

Starting this morning, and lasting for 15 days, several dozen billboards dedicated to the traditional liturgy will be posted near and around the Vatican.

An organizing committee, whose members are participating in a personal capacity and who come from different Catholic entities (such as the blogs, Messainlatino and Campari & de Maistre, and the associations, National Committee on Summorum Pontificum and the St Michael the Archangel Association), wished to make public their profound attachment to the traditional Mass at a time when its extinction seems to be planned. They do so out of love for the Pope, so that he might be paternally opened to understanding those liturgical peripheries that no longer feel welcome in the Church, because they find in the traditional liturgy the full and complete expression of the entire Catholic Faith.

“What earlier generations held as sacred, remains sacred and great for us too, and it cannot be all of a sudden entirely forbidden of even considered harmful” (Benedict XVI, Letter to the Bishops on the occasion of the publication of the Apostolic Letter Summorum Pontificum). The growing hostility towards the traditional liturgy finds no justification on either a theological or pastoral level. The communities that celebrate the liturgy according to the 1962 Roman Missal are not rebels against the Church. On the contrary, blessed by steady growth in lay faithful and priestly vocations, they constitute an example of steadfast perseverance in Catholic faith and unity, in a world increasingly insensitive to the Gospel, and an ecclesial context increasingly yielding to disintegrating impulses.

For this reason, the attitude of rejection with which their own pastors are forced to treat these communities today is not only reason for bitter sorrow, which these faithful strive to offer for the purification of the Church, but also constitutes a grave injustice. In the face of this injustice, charity itself demands that we not remain silent: for “indiscreet silence leaves in error those who might have been instructed” (Pope St Gregory the Great, Pastoral Rule, Book II, chapter 4).

In the Church of our day, in which listening, welcoming, and inclusion inspire all pastoral action, and there is a desire to build ecclesial communion “with a synodal method,” this group of ordinary faithful, young families, and fervent priests has the confident hope that its voice will not be stifled but welcomed, listened to, and taken into due consideration. Those who go to the “Latin Mass” are not second-class believers, nor are they deviants to be re-educated or a burden to be gotten rid of.

The Organizing Committee
(Toni Brandi, Luigi Casalini, Federico Catani,
Guillaume Luyt, Simone Ortolani, Marco Sgroi)
prolibertatemissalis@gmail.com

*** *** ***

COMUNICATO STAMPA

Da questa mattina, per 15 giorni, nei pressi del Vaticano resteranno affisse alcune decine di manifesti dedicati alla Liturgia tradizionale.

Un comitato di promotori, che partecipano a titolo personale pur provenendo da diverse realtà cattoliche (come i blog Messainlatino e Campari & de Maistre, e le associazioni Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum e Ass. San Michele Arcangelo), ha voluto rendere pubblico il profondo attaccamento alla Messa tradizionale proprio quando ne sembra programmata l’estinzione: per amore del Papa, affinché sia paternamente aperto alla comprensione di quelle periferie liturgiche che da qualche mese non si sentono più ben accette nella Chiesa, perché trovano nella liturgia tradizionale la piena e compiuta espressione della fede cattolica tutta intera.

«Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso» (Benedetto XVI). La crescente ostilità nei confronti della liturgia tradizionale non trova giustificazione né sul piano teologico, né su quello pastorale. Le comunità che celebrano secondo il Messale del 1962 non sono ribelli alla Chiesa; al contrario, benedette da una costante crescita di fedeli e di vocazioni sacerdotali, costituiscono un esempio di salda perseveranza nella fede e nell’unità cattoliche, in un mondo sempre più insensibile al Vangelo, e in un tessuto ecclesiale sempre più cedevole a pulsioni disgregatrici.

Per questo, l’atteggiamento di rifiuto con cui i loro stessi pastori sono oggi costretti a trattarle, non è solo motivo di acerbo dolore, che questi fedeli si sforzano di offrire per la purificazione della Chiesa, ma costituisce anche una grave ingiustizia, davanti alla quale la carità stessa impone di non tacere: «un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla» (S. Gregorio Magno). 

Nella Chiesa dei nostri giorni, in cui l’ascolto, l’accoglienza e l’inclusione ispirano ogni azione pastorale, e si vuol costruire la comunione ecclesiale “con metodo sinodale”, questo popolo di fedeli comuni, di giovani famiglie, di ferventi sacerdoti, ha la fiduciosa speranza che la sua voce non venga soffocata, ma accolta, ascoltata e tenuta nella giusta considerazione. Chi va alla “Messa in latino” non è un fedele di serie B, né un deviante da rieducare o una zavorra di cui liberarsi.

Il Comitato promotore
(Toni Brandi, Luigi Casalini, Federico Catani,
Guillaume Luyt, Simone Ortolani, Marco Sgroi)
prolibertatemissalis@gmail.com

2 commenti:

  1. Grazie per questo e tutto che fatti - grazie che stati traducendo tutto in inglese cosi arriva a tutto il mondo quello che succede a Roma-alla nostra Chiesa Madre.
    Nessuno ha il dirittto di bloccare il Latino nella nostra messa, nessun Papa, nessun Cardinale o Vescovo, nessun prete, perche stati giocando con fuoco se fati questo.
    Credete che Dio e contenta con quella che vedi nella Chiesa Madre?
    Non credo e voi sapete.
    Dio parlera -- davvero parlera forte- nel frattempo i figli della Chiesa - lottiamo e difendiamo la Madre Chiesa... sotto la protezione di Maria Santissima.



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    1. Ieri sera ero a una veglia, e abbiamo concluso con un canto in latino
      La lingua non è il problema, ma altro

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