Persino Enzo Bianchi difende i poveri fedeli a cui viene negato il legittimo diritto di ricevere la S. Comunione in bocca e in ginocchio: "Impedire la comunione alla bocca e inginocchiati è veramente voler imporre, obbedire a un’ideologia, non alla fede, è veramente far guerra tra fratelli e sorelle, non fare comunione".
QUI Aldo Maria Valli sugli ennesimi abusi.
Luigi
Varie sono le forme di clericalismo che ancora si manifestano nel quotidiano della vita ecclesiale. Sì, perché il clericalismo è innanzitutto l’atteggiamento del presbitero che ostenta il suo potere fino all’arbitrarietà. C’è un clericalismo di uomini immaturi che nella loro immaturità e inconsistenza assumono atteggiamenti clericali per nascondere il loro vuoto e le loro insufficienze… clericalismo che fa sorridere e può suscitare pietà. Ma c’è il clericalismo di chi s’impone, sente il dovere di sottolineare costantemente l’asimmetricità della relazione con il semplice fedele, consapevole di avere un potere. È così che si arriva a situazioni veramente deprecabili. Anche a me è capitato di vedere un presbitero negare la comunione in bocca a una donna inginocchiata davanti a lui, e costringerla a prenderla con la mano.
So bene che la comunione nella chiesa antica veniva data nella mano aperta che la invocava con fede e adorazione, so che i padri della chiesa riferiscono questa prassi per la comunione eucaristica dei credenti, ma so anche che c’è stata un’evoluzione liturgica e spirituale che la chiesa cattolica e le chiese ortodosse per secoli hanno attraversato arrivando a dare la comunione, anche se in modi diversi, in bocca. Prima del Concilio la comunione si riceveva in bocca, inginocchiati alla balaustra, e poi si andava in preghiera e adorazione al proprio posto per vivere il ringraziamento e rendere la frazione del pane una eucaristia. Ora che la chiesa cattolica con la riforma liturgica ha permesso di dare la comunione sulla mano questa prassi si è estesa universalmente in ambito cattolico, ma non in quello delle chiese sorelle ortodosse. In ambito cattolico resta la libertà, per il fedele, di ricevere la comunione in bocca secondo le leggi della chiesa. Perché allora questo accanimento a voler imporre la comunione sulla mano? Possibile che si ricada sempre nel rigidismo e non si accetti che questo momento possa essere vissuto in modalità diverse da fratelli e sorelle?
Ciò che è importante è che la comunione al corpo e al sangue di Cristo sia fatta con consapevolezza, con adorazione e con fede, e soprattutto che non si permetta a chiunque di andare alla comunione perché l’assunzione del corpo del Signore è riservata ai credenti in Cristo, che vivono la comunione ecclesiale. La comunione non può essere ridotta a segno di simpatia, di affetto, di partecipazione per qualcuno che nella liturgia è protagonista, come gli sposi, o come il defunto. “Le cose sante sono per i santi”, cioè per quelli che nella fede sono fatti santi dal Signore.
Impedire la comunione alla bocca e inginocchiati è veramente voler imporre, obbedire a un’ideologia, non alla fede, è veramente far guerra tra fratelli e sorelle, non fare comunione.