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venerdì 3 febbraio 2023

Una proposta radicale per la rinascita eucaristica

Giovanni Paolo II riceve da Benedetto XVI la Comunione in ginocchio
Quattro proposte intelligenti per la ricezione della S. Comunione:
  1. Tabernacoli al centro.
  2. Abolire la S. Comunione in mano.
  3. Abolire - salvo eccezioni - i ministri straordinari dell'Eucarestia.
  4. S. Comunione in ginocchio
Basta volerlo...
Luigi




Quattro semplici cambiamenti nel modo in cui riceviamo la Comunione faranno molto di più per creare una rinascita eucaristica di qualsiasi programma multimilionario. Unarticolo di Padre John A. Perricone, Ph.D., professore aggiunto di filosofia allo Iona College di New Rochelle, New York. I suoi articoli sono apparsi su St. John’s Law Review, The Latin Mass, New Oxford Review e The Journal of Catholic Legal Studies. L’articolo che vi propongo di padre Perricone è apparso su Crisis Magazine. Eccolo nella mia traduzione.

Inquietante. È l’unica parola che può descrivere adeguatamente lo studio Pew Research 2020. Lo studio ha intervistato i cattolici sulla loro fede nella Presenza Reale di Cristo nella Santa Eucaristia. Quasi il 70% degli intervistati ha risposto di no. Agghiacciante, ma non sorprendente. Anche uno sguardo casuale ai parrocchiani che ricevono la Santa Comunione nella maggior parte delle parrocchie cattoliche rivela una disinvoltura che è eloquente.

Non è necessario essere un fenomenologo esperto per apprezzare l’importanza degli atti simbolici nella rivelazione di sé da parte dell’uomo. L’insensibilità di fronte alla Santa Eucaristia è un segno dannoso, non solo della totale assenza di una pietà rudimentale, ma anche di una fede appassita nella dottrina stessa. L’una deriva dall’altra con la stessa certezza con cui il giorno segue la notte. Se un cattolico mostra tanta attenzione per la Santa Eucaristia quanto per la raccolta delle ordinazioni da Starbucks (è una catena di caffè statunitense, ndr), c’è qualcosa che non va.

I vescovi americani sembrano aver notato questa allarmante anomalia nell’ultimo anno. È strano che abbiano individuato questo crollo dottrinale così di recente, dato che è evidente da oltre mezzo secolo. È un po’ come se un uomo venisse morso da uno squalo e gridasse solo un’ora dopo.

Chiaramente, questo sgretolamento del dogma centrale della Chiesa cattolica ha avuto i suoi cospicui antecedenti – antecedenti sostenuti da strategie accuratamente pianificate; tutte giacenti tra i grandi della teologia per decenni. Molti, ora dimenticati, hanno gettato le fondamenta della Fede cattolica svilita, oggi così diffusa. Per citarne solo alcuni:
Edward Schillebeeckx, OP, e la sua attenuazione della grazia attraverso i sacramenti
Karl Rahner, e il suo “esistenziale soprannaturale”; per non parlare del suo articolo iconoclasta “Come ricevere un sacramento e intenderlo”
Tutta l’ opera di Concilium (rivista di teologia, ndr)
La teologia sacramentale della Theological Society of America, dal 1965 ad oggi

Anche se questo elenco non è certo esaustivo (anzi, è piuttosto scheletrico), suggerisce il formidabile slancio che ha fatto cadere i pilastri su cui poggia l’attuale crisi.

Tutto questo lavoro teologico cerebrale può essere definito solo il manico della lancia. La punta della lancia era a due punte: la liturgia e la catechesi. Senza di esse, la rivoluzione per minare la Santa Eucaristia sarebbe nata morta. Questi due vasi sono quelli che portano la Fede ai fedeli comuni. La liturgia e la catechesi infondono non solo la dottrina, ma anche la pietà e l’intera identità e lo slancio cattolico.

Le riflessioni esoteriche dei finti studiosi cattolici avrebbero preso polvere sugli scaffali delle università/seminari se non fossero state tradotte in pratica dagli strumenti della liturgia e della catechesi. Questo è esattamente ciò che è stato fatto con risultati impressionanti e di ampio respiro. Nel caso della catechesi, il vecchio Catechismo di Baltimora ha ancorato saldamente la Fede nelle menti dei giovani; il suo successore lascia i giovani cattolici alla deriva in un mare di flaccidità passatista degli anni Sessanta. E tutto questo è avvenuto negli ultimi sessant’anni sotto gli occhi poco attenti di pastori e vescovi. O, forse, dovremmo dire, occhio vigile?

Questa trasformazione della teologia eucaristica è stata così profonda che oggi i cattolici benpensanti chiamano con sicurezza la Messa “un pasto” e la Santa Eucaristia “pane di comunione”. Secondo questa logica, è abbastanza offensivo, per non dire perseguibile, rifiutare a qualsiasi uomo o donna l’accesso alla Santa Eucaristia. Non sono pochi i vescovi che ringhiano contro un sacerdote che ripete pubblicamente i requisiti tradizionali per ricevere la Santa Comunione. Quindi molto “poco accogliente”, vedete. Questa allarmante rottura dottrinale si è radicata così profondamente da dettare persino nuove forme architettoniche per le chiese, confermando il principio di Marshall McLuhan: il mezzo è il messaggio.

Questo utile scenario ci riporta ai vescovi. Il sondaggio Pew è stato un po’ di acqua fredda spruzzata in faccia, o in faccia ad alcuni. Bisogna fare qualcosa. Purtroppo, lanciare una rinascita eucaristica di tre anni che culmini in un Congresso eucaristico nel 2024. Ogni cattolico preghi perché abbia successo.

Ma, a tal fine, è necessario avanzare alcune proposte. A prima vista, possono sembrare radicali. In effetti, lo sono, ma solo perché si contrappongono in modo così netto al panorama malconcio dell’attuale pratica eucaristica. Alcune di queste proposte possono persino sembrare così antidiluviane da risultare ridicole. Ma questo dimostra ulteriormente che la dottrina eucaristica è diventata così svilita che queste cose sembrano quasi tabù, come parole di quattro lettere.

Prima proposta: I tabernacoli tornino al centro di ogni chiesa. È interessante notare come i “liturgisti” si siano fatti carico di questo spostamento del tabernacolo dal centro di ogni chiesa ai lati, se non addirittura fuori dalla chiesa stessa. Si sono appellati al Vaticano II, lo strumento preferito per imporre alla Chiesa novità che riconfigurano la fede. In realtà, il relativo canone del 1983 (derivato dalla Sacrosanctum Concilium) lo contraddiceva:

Il tabernacolo in cui viene regolarmente riservata l’Eucaristia deve essere collocato in una parte della Chiesa che sia ben visibile, distinta, ben decorata e adatta alla preghiera.” (Canone 938:2)

Solo chi ha un’agenda maldisposta potrebbe interpretare questa direttiva come qualcosa di più di un mantenimento dello status quo delle chiese prima del Concilio. Punto. Qualsiasi messa in disparte del tabernacolo trasmette l’indiscutibile messaggio di mettere in disparte Cristo stesso. Nessuna dissimulazione teologico-liturgica può nasconderlo. I liturgisti possono non rispettare le leggi ineludibili del simbolo naturale, ma la gente comune sì.

Seconda proposta: Abolire la comunione in mano. Questa pratica, contrabbandata all’inizio degli anni Sessanta, era una rottura non celata con una tradizione millenaria che radicava profondamente una comprensione riflessiva della Santa Eucaristia. Con disinvoltura, la pratica tradizionale trasmetteva sia agli illetterati che ai dotati l’ineffabile sacralità del sacramento dell’altare. Non sono necessarie parole, né lunghe spiegazioni. Così l’immediatezza dell’atto simbolico: informare, elevare e appassionare.

La Chiesa è l’unica a sondare il potere del simbolo con il suo repertorio di atti rituali, tutti realizzati senza teatralità o kitsch, ma incarnando ogni elemento di autentica drammaticità. Ne emerge un connubio unico tra la più alta capacità poetica dell’uomo e le pennellate divine della Terza Persona.

I primi anni Sessanta, quell’epoca miserabile che giustamente merita l’epiteto di W.H. Auden sugli anni Trenta, “quel decennio basso e disonesto”, hanno inaugurato la fine della Comunione riverenziale e critica sulla lingua, che può essere fatta risalire a un’elite teologica europea in rivolta, decisa a riorganizzare la Fede della Chiesa. Hanno fatto fatui appelli alla “sacralità dell’intero corpo” e all’innovazione come “pratica antica”. Queste argomentazioni erano mendaci alla loro prima apparizione, ma, a questo punto, hanno talmente superato la loro durata che la loro semplice menzione dovrebbe causare imbarazzo.

La sua diffusione mortale allarmò a tal punto Papa Paolo VI che promulgò il Memoriale Domini nel 1969. Qui affrontò la dannosa pratica introdotta illecitamente e ne decretò la cessazione:

… con l’approfondirsi della comprensione della verità del mistero eucaristico, della sua potenza e della presenza di Cristo in esso, nacque un maggiore sentimento di riverenza verso questo sacramento e si sentì che era richiesta una più profonda umiltà nel riceverlo. Si stabilì così l’usanza che il ministro ponesse una particella di pane consacrato sulla lingua del comunicante.

Questo metodo di distribuzione della Santa Comunione deve essere mantenuto, tenendo conto della situazione attuale della Chiesa nel mondo intero, non solo perché ha alle spalle molti secoli di tradizione, ma soprattutto perché esprime la riverenza dei fedeli per l’Eucaristia.

Terza proposta: Eliminare i ministri straordinari della Santa Eucaristia. Ancora una volta, per la mentalità cattolica comune di oggi, un suggerimento come questo suona come l’abolizione dei Dieci Comandamenti, dimostrando solo quanto sia pervasiva la comprensione distorta della Santa Eucaristia. Il fatto che pochi cattolici facciano riferimento ai ministri straordinari è un’ulteriore prova della stretta morsa dell’incomprensione dottrinale. Nel documento del 1997 promulgato dalla Sacra Congregazione per la Liturgia e la Disciplina dei Sacramenti (insieme ad altri sette dicasteri) si chiarisce la natura straordinaria del permettere ai laici di distribuire la Santa Comunione, consapevoli del facile scivolamento nel caos dottrinale:

Il Santo Padre osserva che “in alcune situazioni locali si sono cercate soluzioni generose e intelligenti (alla carenza di sacerdoti). La stessa legislazione del Codice di Diritto Canonico ha fornito nuove possibilità, che però devono essere applicate correttamente, per non cadere nell’ambiguità di considerare ordinarie e normali soluzioni che erano destinate a situazioni straordinarie in cui i sacerdoti mancavano o scarseggiavano.

Questi dicasteri si attenevano chiaramente a San Tommaso d’Aquino in ST III, q.82, a.3, “Se la dispensazione di questo sacramento appartenga solo al sacerdote”:

La dispensazione del corpo di Cristo spetta solo al sacerdote, per tre motivi. In primo luogo, perché egli consacra come nella persona di Cristo; ma come Cristo consacrò il suo corpo nella cena, lo diede anche agli altri perché ne prendessero parte. Di conseguenza, come la consacrazione del corpo di Cristo appartiene al sacerdote, così gli appartiene anche la dispensazione. In secondo luogo, perché il sacerdote è l’intermediario designato tra Dio e il popolo; quindi, come gli appartiene offrire i doni del popolo a Dio, così gli appartiene consegnare i doni consacrati al popolo. In terzo luogo, poiché per riverenza verso questo sacramento, nulla lo tocca se non ciò che è consacrato; perciò il corporale e il calice sono consacrati, così come le mani del sacerdote, per toccare questo sacramento. Perciò non è lecito a nessun altro toccarlo se non per necessità, ad esempio se dovesse cadere a terra o in qualche altro caso di urgenza.

Quarta proposta: La ricezione della Santa Comunione deve avvenire sempre in ginocchio. Negli ultimi anni si è scatenata una guerra contro i pochi cattolici che seguono la cristallina logica interiore della dottrina cattolica ortodossa, inginocchiandosi per ricevere la Santa Comunione. Nella loro furia di abolire l’inginocchiatoio, gli Innovatori invocano la vuota scusa dell’uniformità e della “consuetudine locale”. Anche il più ingenuo dei cattolici vede in questa scusa la nuda dissimulazione che è. Si sta in piedi per prendere un pranzo gratis, non per ricevere il Pane degli Angeli (perdonatemi, questo tipo di linguaggio sacrale fa accapponare la pelle alla Vecchia Guardia). È sconcertante che gli stessi pastori che hanno perpetrato questa non tanto velata diminuzione della dottrina eucaristica desiderino ora promuovere la dottrina eucaristica.

Tentare ancora di nascondere le cause del degrado della credenza eucaristica è monumentalmente falso, alla pari del “Mago” di Oz che ordina a Dorothy: “Non fare caso a quell’uomo dietro la tenda!”.

I nostri bravi vescovi non hanno avuto paura di compiere gesti radicali in passato, anche quando hanno fatto sobbalzare i fedeli. Perché non un altro? O altri quattro?

Eccellenze, scuotete lo status quo. Non abbiate paura di scioccare. Salite sulla terza rotaia.

Siate pionieri. Intraprendete un sorprendente revival eucaristico.

Uno tradizionale. L’unica cosa che dovete perdere è una crisi.

25 commenti:

  1. Pretese un po’ assurde. Cosa c’entra la posizione del Tabernacolo, per esempio? Anzi, è molto meglio avere un luogo intimo ed appartato per stare in silenzio ed in adorazione intima. Prima ti potevi trovare anche a parecchi metri di distanza, tra santuario, balaustra (a volte due…).
    Poi ancora con questa storia delle mani…può essere sporca anche la bocca!
    Insomma, le vostre “soluzioni” sono sempre le solite prese di posizioni ideologiche.
    Soprattutto, soluzioni a problemi che vedete solo voi.

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    1. Per l'anonimo delle ore 15:37 del 03.02.2023. Le proposte avanzate in questo articolo sono tutte sensate, permettono le corrette riverenza e devozione alla Santissima Eucaristia esattamente come la Chiesa ha sempre insegnato.
      Il tabernacolo deve stare al centro semplicemente perché contiene Nostro Signore Gesù Cristo, il motivo per cui si entra in chiesa, ad adorare il Salvatore. Tenerlo appartato equivale a non darGli giusto onore.
      Per la storia della mano... si studi come stanno effettivamente le cose a riguardo ed eviterà di fare queste brutte figure, visto che sono le sue "soluzioni" ad essere sempre ideologiche.

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    2. Ma scusa tanto, se quello che si scrive in questo blog non ti piace perché ti devi fare il sangue amaro? Leggi qualcosa altro, il web è pieno di altre informazioni. La mia sensibilità è affine a quanto è scritto e ne condivido i contenuti. Leggi Avvenire visto che è sostenuto dall8x1000 e ti troverai più a tuo agio

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    3. Perché la sua non è ideologia?! Basta con questo rapporto "intimistico" con il Signore. Si studi la storia della liturgia e poi commenti.

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    4. Non c'e` peggiore cieco di chi non vuol vedere (i problemi): statistiche alla mano, la maggioranza dei cattolici non crede piu` alla Presenza Reale! Queste proposte non sono radicali, sono solo di senso comune. Ricorderebbero ai fedeli Chi adorano e Chi ricevono.

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    5. Anonimo delle 16.42, nel post sulla Messa sono stato redarguito perché dicono che la celebrazione eucaristica è un atto solitario tra me e Dio, ora qui mi si dice che il rapporto col Signore non deve essere “intimistico”. Insomma, ve la girate come vi pare! Forse chi dovrebbe studiare non sono io.

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    6. 16:00, il tabernacolo non fu al centro per secoli, per altri secoli ancora non esisteva nemmeno!
      Sono tutte consuetudini umane dettate dalle necessità del momento, che nulla hanno a che vedere con la riverenza. Come se non avessi riverenza a Dio quando cammino per strada? All’improvviso c’è riverenza solo se c’è il tabernacolo al centro?

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  2. No. Non sono pretese assurde, sono indice del livello spirituale e dell'amore di un popolo verso il Dio Vivente. Sono seminarista in Polonia e qui la maggior parte delle persone fa la comunione in ginocchio, alla balaustra da sacerdoti/diaconi (all'occorrenza accolita) assistiti dai ministranti con il piattino avvicinato alla bocca. Basterebbe capire - non lo so, interiorizzare - che in ogni minimo frammento di Eucaristia c'è Gesù. In altre parole basterebbe crederci davvero. In ogni S. Messa riviviamo ciò che successe nel Cenacolo. Gesù vive in mezzo a noi! Dov'è la nostra fede?

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    1. E il fatto di prendere la comunione in mano vanificherebbe tutto ciò? Non so, a me non sono mai rimaste briciole sulla mano.

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    2. Beh, io ai seminaristi inizierei a bloccare l’accesso a internet, per esempio.

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    3. Quindi mi sai dicendo che io che prendo la comunione nelle mani e le altre migliaia di persone che nel mondo prendono la comunione nelle mani non ho fede? Che non “ci credo davvero”? Siamo tutti una banda di bestemmiatori?
      Non ti sembrano parole un po’ azzardate? Sparare giudizi gratuiti su persone che non hai neanche mai visto fa parte del percorso di studi dei seminari polacchi? O i tradizionalisti hanno la pretesa, dopo aver giudicato tutto l’esteriore giudicabile, di giudicare anche i cuori?

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  3. "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine"; "Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità" (s. Paolo). Le comunioni in ginocchio e sulla lingua sono inutili se non producono quei frutti spirituali, ma orgoglio, superbia, mugugno, malumore, astio, pettegolezzo, credersi migliori degli altri, impancarsi a giudicare dall'alto tutto e tutti, irrisione, asprezza, acidità, malizia, fare come il fariseo che stava in prima fila a testa alta a lodarsi per la sua religiosità giudicando il pubblicano. Parafrasando l'inno alla carità di Paolo, si potrebbe dire: se facessi milioni di comunioni ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba e cimbalo che sussulta, a nulla mi servirebbe.

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  4. Salvo eccezioni? E quali? Abolire i ministri straordinari e basta!

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  5. Quando alcuni fedeli preferiscono rinunciare a comunicarsi che ricevere l'Eucaristia sulle mani c'è qualcosa che non funziona. Gli accidenti hanno preso il sopravvento sulla sostanza...

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  6. “Nella Chiesa d'Oriente, e soprattutto in quella russa, esiste un’introversione che porta a un certo conservatorismo. Si è incapaci di affrontare le sfide del mondo contemporaneo e si invoca come scusa la tradizione. La vera valorizzazione della tradizione avviene soltanto quando noi possiamo ricreare la nostra tradizione. Il suo messaggio non significa staticità, ma ha in sé la dinamica della verità e non teme la sfida del mondo contemporaneo”. (I. Zizioulas, Metropolita defunto di Pergamo)

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  7. Attraverso la comunione, riceviamo Dio in noi: un Essere immenso che l'universo non può contenere, più grande di tutti i re, creatore delle galassie e dell'infinitamente piccolo! Non è dignum et justum mostrargli un po' di RISPETTO? Anche per questo solo il sacerdote, le cui mani sono state consacrate, ha il diritto di toccare con le mani l'Ostia.
    Non è che la lingua sia più dignitosa delle mani. Ma è dovuto al fatto che nella più piccola parte dell'ostia è presente Nostro Signore come in un'ostia intera. È quindi per evitare il più possibile il rischio di perdere le particole dell'ostia, che nella Messa tradizionale la comunione si da sempre in bocca e che un vassoio si tiene sotto il mento di chi lo riceve.
    Santa Madre Teresa ha avuto parole molto vigorose su questo tema: "La cosa più orribile, diceva, nel nostro mondo di oggi, è la comunione nella mano". Per questo Benedetto XVI ha voluto dare la comunione solo ai fedeli inginocchiati e che ricevono l'ostia sulla lingua.
    I "cattolici" pro aborto non vedono dove sia il problema, la dove altri vedono un crimine. Questo è dovuto alla superbia e la perdita dell senso del peccato. Il peccato di superbia illude il peccatore: per questo difficilmente ce ne pentiamo, spesso nemmeno lo confessiamo; va quindi temuto e allontanato con grande franchezza e profonda umiltà.

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    1. Ho visto cadere più ostie durante la comunione in bocca che in mano.
      Poi quanto la tieni in mano? Due secondi?

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    2. All anonimo 4 feb 09:00.
      Se si inginochia al banco della comunione con le mani sotto la tovaglia, il vassoio sotto il mento, questo non arriva piu. Ma se non si ha ne tempo ne gusto per queste cose, allora vuol dire che la cosa infinitamente sacra diventa solo una formalita.

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    3. 19:55, allora avrò visto male io quando vidi le ostie a terra.
      Probabilmente ero rintronato dai tamburellanti canti modernisti che ascolto sempre in parrocchia!

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    4. il problema è che molti possono fare come meglio credono(fare come gli pare), e ad altri in minoranza viene negato ciò che è stato fatto per più di mille anni e ciò che le regole ancora in vigore prescrivono. Tutto questo in nome della carità, della fraternità, della tolleranza e della misericordia, ovviamente.

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  8. Ci sono delle contraddizioni che temo stiano diventando insanabili nella Chiesa di oggi e porteranno a una rottura, anche perché lasciarle sotto traccia sta facendo solo male a tutti.
    Lo dico col dolore nel cuore e senza rabbia, ma nelle messe “ordinarie” (tra venticinque virgolette) non mi sento a casa mia, come dovrebbe essere.
    Per la Presentazione del Signore sono andato per contingenze a Santa Maria Maggiore e mi sono inconsapevolmente ritrovato nel mezzo di una celebrazione per gli istituti di vita consacrata “presieduta” dal prefetto della relativa congregazione.
    Ormai siamo al luteranesimo sfacciato.
    Nell’omelia di questo signore sono emerse parole di disprezzo neanche tanto velate per la clausura.
    Io sono cresciuto all’ombra della Certosa di Serra San Bruno. Basta avvicinarsi ad un posto del genere per capire il bene che fanno al mondo i monasteri di clausura. Sono i polmoni della nostra spiritualità, dalla quale sola può partire l’autentica carità verso il prossimo.
    E invece si riduce tutto ormai a filantropia. Ma se non si parte da un sano rapporto con Dio non c’è bene, solo illusioni alla fine dannose. Leggetevi le pagine di Benedetto XVI sulle tentazioni di Cristo.
    E poi i presuntuosi odiati e disprezzati sarebbero quelli che cercano in chiesa un po’ di sana preghiera, non quelli che presumono di fare il bene da soli riducendo il rapporto con Dio a fastidiosa pratica secondaria, quando invece dovrebbe partire tutto da lì.
    È da questa presunzione che discende il disprezzo per Gesù Cristo e tutte le pratiche che lo mettono al centro (messa tradizionale in primis).
    Noi possiamo fare a meno di te. Il bene lo realizziamo già da soli con le nostre azioni verso il prossimo. E solo dopo che ti abbiamo dimostrato quanto siamo bravi ci rivolgiamo a te, alla pari.
    Ecco perché si odiano la centralità del tabernacolo, la comunione in ginocchio e sulla lingua, et similia.
    Volete dare alla vostra superbia il nome di carità, ma, come disse Policarpo a Marciano, siete i primogeniti del demonio.

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  9. Diciamo che sono proposte un po' così. L'unica che condivido è quella sull'abolizione dei ministri straordinari, ormai diventati ordinari, che dalle mie parti ormai distribuiscono la Comunione anche quando ci sono 20-50 persone
    Per il resto non vedo altre proposte richieste da più parti, tipo:
    - il ripristino della Comunione al Calice
    - il sostituire le ostie con del pane che sembri pane e si possa spezzare e far capire che partecipiamo all'unico Pane spezzato
    - una catechesi adeguati sulla preparazione interna ed esterna a ricevere il Sacramento

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    1. Le tue mi piacciono già di più, soprattutto quella sul pane spezzato.

      Vorrei anche aggiungere che ormai nei tabernacoli ci sono troppe ostie, mentre alla messa se ne consacrano troppo poche. Idealmente, alla messa ci si dovrebbe comunicare con le ostie consacrate nella stessa celebrazione e quelle nel tabernacolo essere riservate per le comunioni ai malati, viatici ed adorazione eucaristica. Purtroppo, in troppe chiese succede il contrario: il sacerdote consacra una ciotolina con dieci ostie e la maggioranza dei fedeli fa la comunione con le ostie della Riserva. Ho visto tabernacoli con dentro due o tre pissidi e centinaia di ostie…non ha senso secondo me.

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  10. Biden e la signora Peluso ,ricevuti ed omaggiati dal Papa,hanno fatto la comunione pur essendo entrambi abortisti militanti.Con quale autorità un semplice prete rifiuta la comunione in bocca ed in ginocchio ad un fedele qualunque?

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