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giovedì 9 febbraio 2023

Morto Benedetto, il Papa Vuole Soffocare la Messa Antica. Moynihan #traditioniscustodes #summorumpontificum

Una traduzione di Marco Tosatti della Lettera di Robert Moynihan sulla vicenda delle possibili ulteriori restrizione della Messa Tradizionale pubblicate da MiL QUI.
Luigi

7 Febbraio 2023 Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, l’amico Robert Moynihan ha scritto questa lettera che offriamo alla vostra attenzione, nella nostra traduzione, sulle voci ricorrenti di ulteriori proibizioni e restrizioni nell’uso del Vetus Ordo. Che, casualmente, avverrebbero dopo la scomparsa di Benedetto XVI, che ne aveva liberalizzato l’uso. Però, come afferma il Pontefice regnante, la morte è stata strumentalizzata da persone “senza etica”, da “gente di partito”. Mah! Evidentemente la Farmacia Vaticana ha potenti rimedi contro la vergogna. Buona lettura e condivisione.
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Lettera n. 42, 2023 Lunedì 6 febbraio: Messa antica Ci sono nuove notizie sulla possibile emanazione (forse il 3 aprile) di ulteriori restrizioni all’uso del vecchio rito nella celebrazione della Messa. Due articoli provenienti dall’Europa durante il fine settimana affermano che “fonti” anonime a Roma hanno appena “confermato” che esiste una bozza di “Costituzione Apostolica” che limiterebbe ulteriormente l’uso della vecchia liturgia preconciliare – il vecchio modo di celebrare la Messa e i sacramenti (ad esempio, il battesimo e l’ordinazione) – che Papa Benedetto XVI nel 2007 ha detto che dovrebbe essere conservato nella Chiesa come un rito onorato e venerabile.
Ecco i link ai due articoli: qui (in tedesco, ma c’è un pulsante su cui cliccare per ottenere una traduzione in inglese) e qui (in italiano). L’intento sembra essere quello di codificare definitivamente la nuova liturgia – la “nuova Messa” promulgata da Papa Paolo VI il 3 aprile 1969 (vedi anche il link), in sostituzione della vecchia Messa latina utilizzata per secoli prima del 1969 – come unica liturgia di rito latino nella Chiesa. Diamo uno sguardo un po’ più approfondito a questo argomento…

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Molti non considerano questo argomento importante. La considerano periferica, addirittura irrilevante. Altri, invece, la considerano importante, addirittura critica e centrale, per la vita futura e la fede della Chiesa. Perché questi due punti di vista? Essenzialmente perché gli osservatori hanno opinioni diverse sul fatto che le due liturgie siano in contrasto tale da influenzare effettivamente la fede dei fedeli.

In altre parole, perché ci sono opinioni diverse sul fatto che una liturgia o l’altra sia più efficace nel comunicare ciò che la Messa ha sempre cercato di comunicare: lo spirito di Cristo, la sua stessa vita, a coloro che sono “in comunione” con Lui, e attraverso di Lui e in Lui, con il Padre.

Alcuni parlerebbero in termini di “grazia”: che tutto ciò che, nella liturgia o nella vita, è più “cristocentrico”, tutto ciò che avvicina le anime a Cristo, che le chiama a diventare centrate su Cristo, fornisce e infonde più efficacemente quella “grazia” che (in un modo misterioso che i teologi professionisti possono discutere e i comuni mortali possono semplicemente meditare in silenzio) è la vita dell’anima – l’energia che fa l’anima, quel mistero centrale che è il nucleo di ogni essere umano, ricco, vibrante, vivo, orientato alla fede, alla speranza e all’amore, orientato al sacrificio della propria volontà e all’abbraccio della volontà di Dio per trovare la propria volontà più completamente che mai.

.. Alcuni pensano che le due forme di liturgia, la vecchia e la nuova, siano ugualmente cristocentriche (e quindi ugualmente valide), ma che siano semplicemente diverse “esteticamente”. In altre parole, superficialmente. Non essenzialmente. Alcuni pensano cioè che alle persone più “anziane” (quelle nate prima, ad esempio, del 1955 o del 1960, prima dell’inizio del Concilio Vaticano II), e a quelle legate alle tradizioni aristocratiche europee, e quindi alla venerabile lingua latina antica, semplicemente “amano” (esteticamente) la vecchia liturgia, con la sua cosiddetta “solennità” e “formalità” (anche se una vecchia Messa in una vecchia cappella può essere straordinariamente semplice e accessibile e quindi, in qualche modo, anche “non solenne” e “informale”), con il suo uso del latino (e di alcuni greci), con l’uso dell’incenso e dei gesti prescritti, e così via, mentre alle “persone più moderne” (quelle nate dopo il Concilio, ad esempio nel 1960 o 1965) e meno “eurocentriche” (quelle dei Paesi lontani dalla vecchia “patria” europea della Chiesa cattolica) la nuova liturgia semplicemente “piace”, il “Novus Ordo” promulgato da Papa Paolo VI nel 1969, con il suo aspetto “meno solenne”, il suo uso del vernacolo (non del latino), la sua “informalità”, il suo minor uso di gesti prescritti, e così via.

Altri ancora sono convinti (per molte e varie ragioni) – secondo il vecchio detto “lex orandi, lex credendi” (“la legge del pregare è la legge del credere”), che significa che il modo in cui si prega finisce per influenzare e plasmare le credenze effettive delle persone – che la “nuova Messa” non orienta le persone in modo incondizionato e completo verso Dio come faceva la “vecchia Messa”. Questo è semplicemente ciò che alcuni credono realmente.

Sono stati convinti che sia così. Così, quando sentono che Roma sta progressivamente eliminando la “vecchia Messa”, concludono che Roma ha frainteso qualcosa, che ha sottovalutato la pietà e la fede profonde e rafforzanti che la vecchia liturgia ha significato e attuato (come ha scritto Papa Benedetto) per milioni e milioni di persone nel corso dei secoli. Semplicemente non riescono a capire perché Roma vorrebbe rompere completamente, sopprimere completamente, questa preghiera tradizionale, questa invocazione tradizionale di Dio, questa liturgia tradizionale, centrata su Cristo. E, sorprendentemente, finora Roma non ha fornito a queste persone alcuna argomentazione veramente persuasiva sul perché Roma voglia fare ciò che Benedetto XVI disse solo 15 anni fa che non si sarebbe mai potuto fare: “Ciò che era sacro per le generazioni precedenti rimane sacro e grande per noi; non può essere improvvisamente completamente proibito o addirittura dannoso”. (Papa Benedetto XVI in Summorum Pontificum, 7 luglio 2007) E tutto questo provoca angoscia spirituale e di coscienza per molti semplici credenti di buona volontà, che sentono che la loro angoscia di coscienza non interessa agli uomini a cui sono state affidate queste decisioni. E così vivono in una sorta di desolazione spirituale, che si accentua a ogni giro di vite, mentre Roma soffoca lentamente ma inesorabilmente la pratica della vecchia liturgia.