Riproponiamo allora l'eco tridentina di un'opera nelle cui pagine finali si racconta con estrema intensità la morte della protagonista (ripacificata con Dio), la notte dell'antivigilia di Natale (cioè il 23 dicembre, proprio come oggi) confortata dalla lettuera delle preghiere per gli agonizzanti del Breviarum Romanum (quello che Papa Francesco vorrebbe sciaguratamente proibire con Traditionis Custodes a grave danno della salvezza delle anime).
Il libro si intitola Fede e Bellezza, opera più significativa di Nicolò Tommaseo (scritto nel 1839 mentre si trovava in corsica) e racconta la storia dell’incontro in terra straniera fra Maria e Giovanni, giovani e già tanto provati dalla sventura, sfiorati ma non deturpati dalla colpa, riscattati dal pentimento e da una fede a volte offuscata mai perduta che conoscono tutte le sfumature dell’amicizia e dell’amore.
Il libro si intitola Fede e Bellezza, opera più significativa di Nicolò Tommaseo (scritto nel 1839 mentre si trovava in corsica) e racconta la storia dell’incontro in terra straniera fra Maria e Giovanni, giovani e già tanto provati dalla sventura, sfiorati ma non deturpati dalla colpa, riscattati dal pentimento e da una fede a volte offuscata mai perduta che conoscono tutte le sfumature dell’amicizia e dell’amore.
Qui per leggere della scena della preghiera del Rituale.
Questa circostanza, ci sollecita ad una retta vita, alla frequente confessione (affichè la morte non ci colga impreparati), all'estrema unzione dei malati e alle pie pratiche per una buona morte (per noi e per il prossimo): novena per la buona morte, pratica dei 9 primi venerdì del mese, coroncina della Misericordia.
[Facilmente rintracciabili, in libreria, diverse edizioni più o meno economiche; ma il benemerito sito liberliber consente di scaricare gratuitamente il romanzo]
Penso che ci sia un errore di battitura (1839, poiché Tommaseo visse nel XIX secolo...)
RispondiEliminaGrazie.
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