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venerdì 23 dicembre 2022

Nel tempo di Avvento trema l’inferno ed esultano i giusti

Un'altra interessante riflessione in questo tempo di fine Avvento.
Luigi

Roberto de Mattei, 19-12-22
Il tempo di Avvento, con cui inizia l’anno liturgico, ha molte analogie con il tempo della Quaresima. L’Avvento è, come la Quaresima, un tempo di penitenza, ma la penitenza quaresimale è più stretta, perché la Santa Pasqua è preceduta dalla Passione di Nostro Signore, mentre l’Avvento ci prepara e ci introduce direttamente alla gioia del Santo Natale. Per questo, come nota il padre Faber, c’è una differenza tra la Notte di Betlemme e quella del Calvario. Sul Calvario avvenne un terremoto, invece nella fredda Notte di Betlemme tutto è tranquillo e silenzioso, mentre il mondo intorno è confuso e agitato.

Nei giorni dell’Avvento, il profeta Isaia ci ricorda il contrasto tra gli uomini che nei giorni che precedono la nascita del Redentore continuano ad offendere Dio e quelli che confidano in lui, in trepidante attesa. Isaia si rivolge così al Signore: “ Oh se tu squarciassi i cieli e discendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti! Come il fuoco incendia le stoppie e consuma l’acqua, così distrugga il fuoco i tuoi avversari, perché sia noto ai tuoi nemici il tuo Nome. Tremavano le genti innanzi a te quando compivi cose terribili che non attendavamo, di cui non si udì parlare da tempi lontani. Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a coloro che praticano la giustizia, e si ricordano delle tue vie.

Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da molto tempo e siamo stati ribelli. (…) Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si riscuoteva per stringersi a te; poiché ci hai nascosto il tuo volto e ci hai abbandonati in balia delle nostre colpe. Eppure, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani.

Non adirarti troppo, o Signore, e non tener perpetua memoria della colpa. Ecco, guarda: noi tutti siamo tuo popolo. Le tue città sante sono un deserto: un deserto è diventata Sion, Gerusalemme una desolazione. Il nostro santo e glorioso tempio, dove le tue lodi cantavano i nostri padri, è divenuto preda del fuoco, e le cose nostre più care sono tutte rovinate. Dopo tutto questo resterai ancora insensibile, o Signore; tacerai per affliggerci all’estremo ?” (Is. 64, 1-11).

E dom Guéranger commenta: “O Dio dei nostri padri, appari subito! La città che tu ami è nella desolazione! Vieni a risollevare Gerusalemme e vendicare la gloria del suo tempio. È il grido del Profeta: e tu l’hai sentito, e sei venuto a liberare Sion dalla cattività, e ad aprire per essa un’èra di gloria e di santità. Tu sei venuto non a distruggere la legge, ma a compierla; e, con la tua visita, Sion trasformata è ora la Chiesa tua Sposa. Ma, o Salvatore, o Sposo, perché hai stornato lo sguardo? Perché questa Chiesa che ti è tanto cara è assisa nel deserto a piangere come Geremia sulle rovine del suo Santuario, come Rachele sui suoi figli, perché non sono più? Perché la sua eredità è stata data alle genti? Madre divenuta feconda per tua virtù, essa aveva allattato innumerevoli figli; aveva loro insegnato nel tuo nome le cose della vita presente e le cose della vita futura; ed ecco che quei figli ingrati l’hanno abbandonata. Scacciata di paese in paese, si è vista costretta a trasportare da un luogo all’altro la fiaccola della Fede divina; i suoi Misteri han finito di celebrarsi nei luoghi stessi dove un tempo costituivano l’amore dei popoli; e dall’alto del cielo, o Verbo creatore dell’universo, tu vedi per tutta la terra altari infranti e templi profanati. Oh, vieni, dunque, a rianimare la Fede che si spegne!

“Ricordati dei tuoi Apostoli e dei tuoi Martiri; ricordati dei tuoi Santi che hanno fondato le Chiese, che le hanno onorate con le loro virtù e i loro miracoli; ricordati infine della tua Sposa, e sostienila nel pellegrinaggio ch’essa compie quaggiù, fino a quando sia completo il numero dei tuoi eletti. (…) Vieni per la tua Chiesa, o Gesù! Essa è ancora più cara di quanto lo fosse l’antica Gerusalemme.”

Gerusalemme, la casa del Signore è in rovina, a causa della ribellione degli uomini. Oggi sembra in rovina la Chiesa stessa. Ma l’ora del castigo è anche quella della misericordia. Chi è fedele al Signore non deve scoraggiarsi. L’Avvento è il momento dell’attesa, ma soprattutto è l’ora della fede e della fiducia. Non un’attesa rassegnata. Un’attesa attiva e operosa. L’Avvento non è l’ora delle braccia conserte, ma è l’ora della lotta. Il cuore dei giusti è tranquillo e tranquilla e risoluta è la loro lotta in difesa della Chiesa e della civiltà cristiana. Una misteriosa inquietitudine agita invece i cuori dei nemici della Chiesa, accecati dalle loro passioni. Essi non comprendono il Mistero del Natale, ma lo comprendono le intelligenze traviate dei demoni, che sono atterriti. Nel tempo di Avvento, trema l’inferno ed esultano i giusti.

Le fiamme del caos, che si estendono al mondo e lo avvolgono, saranno presto spente dal dolce sguardo di un adorabile Bambino che si affaccia al mondo, portando la vera pace, che è la tranquillità dell’ordine naturale e divino.