Papa
Francesco e l’Ordine di Malta, perché la riforma?
Di Andrea Gagliarducci
In
Italia, c’è un detto, che nasce da un popolare romanzo sul Risorgimento, “Il
Gattopardo”: “Cambiare tutto per non cambiare niente”. Per quanto riguarda il
caso dell’Ordine di Malta, però, sembra valere piuttosto il contrario:
“Cambiare niente per cambiare tutto”.
Certo,
non sembra essere così, se si guardano i fatti. Perché l’ultima decisione di
Papa Francesco è stata quella di approvare la nuova Costituzione dell’Ordine di
Malta senza che questa venisse resa nota, azzerare i vertici per imporne dei
nuovi transitori e convocare una capitolo generale per approvare la riforma
stessa è arrivata veloce, ma non improvvisa.
In
pratica, il Papa ha usato tutta la sua forza per imporre una riforma all’Ordine
di Malta. D’altronde, era diventato evidente da tempo che il Papa volesse
bypassare tutte le resistenze e portare avanti la riforma dell’Ordine delineata
dagli uomini che lui ha chiamato a quell’incarico.
Allo
stesso tempo, la decisione di Papa Francesco non può essere descritta come la
vittoria dell’area religiosa dell’ordine contro quella secolare, rappresentata
dalla Germania. La questione è stata
presentata così dai media, e la presentazione aveva un certo fascino e anche un
fondo di verità.
In
generale, i due poli sono stati descritti così. Da una parte, un polo tedesco
dell’Ordine di Malta, meno spirituale, più legato alle opere, che veniva
rappresentato come sostenitore del Cancelliere Boeslager, cacciato dall’allora
Gran Maestro Fra’ Matthew Festing. Dall’altra, un polo di ispirazione più
nobiliare, europea, che invece avrebbe avuto a cuore la riforma spirituale
dell’ordine.
Questo
polo è stato poi rappresentato da Riccardo
Paternò, presidente dell’Associazione Italiana dell’Ordine di Malta, che era
stato presente lo scorso 25 gennaio all’incontro del gruppo di lavoro allargato
per definire la riforma dell’Ordine. O di Fra’ Alessandro de Franciscis, a capo
del Bureau Medicale di Lourdes, anche lui parte del gruppo di lavoro allargato
e considerato rappresentante di quella “onda nuova” in seno all’ordine di
Malta.
Eppure, a guardare i
fatti, non c’è stata questa dicotomia così precisa, ma varie sfumature. Alla
fine della storia, Boeslager è tra quelli che più di tutti hanno difeso la
sovranità dell’Ordine. I presidenti delle associazioni, a cominciare da Marwan
Senahoui, hanno difeso la riforma dell’Ordine di Malta, e in particolare quella
dei professi, ma hanno cercato di mantenerne le caratteristiche e anche la
modernità, che era data poi alla grande responsabilità data a quanti, tra i
membri, non erano Cavalieri di prima classe.
Papa
Francesco ha fatto leva su questa obbedienza per prendere di fatto il controllo
dell’Ordine di Malta. Stato senza territorio, con relazioni diplomatiche con
114 Paesi al mondo, l’Ordine di Malta si ritrova così messa in discussione la
sua sovranità, perché ha visto il suo governo in pratica azzerato da un
intervento esterno. Vero è che la
particolare sovranità dell’Ordine di Malta era stata garantita da un Papa,
Pasquale II. Vero è, però, che alla fine il Papa non è chiamato ad agire come
capo di uno Stato estero. E facendolo sembra aver ridotto l’Ordine di Malta ad
una mera organizzazione religiosa.
Per
comprendere la situazione, si deve però andare alle origini della crisi.
Gli scontri all'interno
dell'Ordine
Nel 2014, il Capitolo
dell'Ordine di Malta decise di non rieleggere Jean-Pierre Mazery Gran
Cancelliere dell'Ordine di Malta. Al suo posto fu eletto Albrecht Boeseager,
che era stato Grande Ospitaliere. Le elezioni crearono anche una sostanziale
rottura con il passato, perché nessuno degli italiani precedentemente in
posizioni critiche venne rieletto.
Il mutamento di
equilibri non fu privo di conseguenze.
Nel 2016, il Gran
Maestro Fra' Matthew Festing chiese a Boeslager di dimettersi alla presenza del
Cardinale Patronus dell'Ordine, il Cardinale Raymund Leo Burke. Il Cardinale
Patronus è il rappresentante del Papa presso l'Ordine di Malta. La richiesta
riguardava la presunta distribuzione di preservativi da parte del Malteser
International alle schiave del sesso in Myanmar. Al rifiuto di Boeselager, Fra’
Festing lo sollevò dall’incarico, e fra’ John Edward Critien venne nominato
Gran Cancelliere ad interim.
Tuttavia, un certo
numero di cavalieri fece appello alla decisione, spiegando che la situazione in
Myanmar era già stata risolta e che all’epoca dei fatti incriminati comunque
Boeselager non era nemmeno Grande Ospitaliere.
Papa Francesco stabilì
una commissione per vederci chiaro nella vicenda. I membri della commissione
erano l’allora arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Marwan Sehnaoui, p. Gianfranco
Ghirlanda come Canonista, Jacques de Liedekerke, già Gran Cancelliere
dell'Ordine, e Marc Odendall, che all'epoca sedeva anche nel consiglio
dell'Autorità di Informazione Finanziaria Vaticana.
La commissione ascoltò
tutte le alte cariche e i presidenti delle associazioni più importanti,
redigendo una relazione finale con dei suggerimenti. Tra questi, la proposta di
chiedere a Fra’ Festing di dimettersi da Gran Maestro dell’Ordine, ma non nelle
sue funzioni di capo di Stato, ma in quelle di capo dei religiosi. Festing,
infatti, aveva chiesto a Boeslager di dimettersi sotto la sua promessa di
obbedienza e lo aveva licenziato perché si era rifiutato di farlo, senza
passare dal Sovrano Consiglio, e pertanto aveva infranto i suoi obblighi
religiosi.
Fra’ Festing si dimise
il 28 gennaio 2017. E da allora Papa Francesco ha preso saldamente in mano la
vicenda. Prima, ha nominato un delegato per seguire quella riforma nella
persona del cardinale Angelo Becciu (al momento della nomina, arcivescovo e
“sostituto” della Segreteria di Stato). Inoltre, l'Ordine di Malta ha eletto
Fra' Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguineto Luogotenente nel 2017 e Gran
Maestro nel 2018.
Da quando si sono
svolte le trattative sulla riforma dell'Ordine, Fra' Dalla Torre ha anche
promosso laboratori e un'ampia consultazione tra i cavalieri per raccogliere
proposte di riforma della Costituzione.
Ma il 29 aprile 2020,
Fra’ Dalla Torre morì. Fra' Marco Luzzago venne quindi eletto Luogotenente di
Gran Maestro nel novembre 2020. La Luogotenenza dura un anno, quindi deve
esserci una nuova elezione, che può confermare la Luogotenenza o eleggere il
Gran Maestro.
Nel frattempo, papa
Francesco sostituì il cardinale Becciu caduto in disgrazia con il cardinale
Tomasi come delegato dell'Ordine. In una lettera inviata al delegato in
novembre, lo stesso Papa confermò fra' Luzzago Luogotenente e concesse al
cardinal Tomasi il diritto di riformare l'intera Costituzione, non solo la
parte religiosa.
Si stabilì anche un
gruppo di lavoro per supervisionare e portare avanti la riforma. Era composta
dal Cardinale Tomasi, p. Ghirlanda, mons. Brian Ferme (anche segretario del
Consiglio per l'Economia), Maurizio Tagliaferri, Federico Marti e Gualtiero
Ventura.
Il gruppo era poi stato
allargato con dei membri dell’Ordine, ma le proposte di questo gruppo allargato,
guidato dal presidente della vibrante associazione libane Marwan Senahoui, non
sono state poi prese in considerazione. Alla fine, si scontravano davvero due visioni
del mondo.
Alla
morte improvvisa di Fra’ Luzzago nel giugno 2022, il Papa nominò personalmente
un luogotenente di Gran Maestro nella persona di Fra’ John Dunlap. Con lui, e
con padre Gianfranco Ghirlanda nel team del delegato, si è portata avanti quest’ultima
riforma, forzandone l’approvazione senza passare dalla discussione. In realtà,
ci sono stati momenti di tensione, con la nomina di un altro comitato per le
riforme, ma poi anche l’apporto di questo comitato è stato ridotto a nulla.
Alla
vigilia della decisione finale del Papa, un gruppo di associazioni che
rappresentava circa il 90 per cento dei lavori dell’Ordine di Malta ha inviato
un appello pubblico al Papa, suscitando anche il risentimento del Luogotenente
di Gran Maestro, che ha invece invocato l’obbedienza al Papa.
La riforma nelle
intenzioni del Papa
Sin dall’inizio, Papa
Francesco voleva che la riforma avesse come prima caratteristica la definizione
dell’Ordine di Malta come ordine religioso, e come seconda e prioritaria
caratteristica quella del servizio ai poveri. Padre Gianfranco Ghirlanda, creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro del 27
agosto 2022, puntò dunque ad esaltare l’Ordine di Malta come istituzione
religiosa, legata direttamente al Papa.
L’Ordine
di Malta è composto da tre classi di Cavalieri, ma solo i cavalieri di prima
classe – i Cavalieri di giustizia – prendono i voti religiosi di povertà,
castità e obbedienza. Sono religiosi, ma non è loro richiesto di vivere in
comunità. Sono i cosidetti “Fra’”.
La Seconda Classe è composta di Cavalieri e Dame di Obbedienza, che promettono
di impegnarsi per la perfezione cristiana nello Spirito dell’Ordine.
La
Terza classe include membri laici che non fanno voti o promesse, ma sono
impegnati nel vivere una vita pianemente cattolica secondo i principi
dell’Ordine.
La
struttura poi comprende priorati, sotto-priorati e 48 associazioni collegate
all’Ordine.
Padre
Ghirlanda fa derivare l’autorità dei Cavalieri dalla consacrazione religiosa.
Questo, però, vale solo se si considera l’Ordine di Malta semplicemente come un
ente religioso. Il discorso è diverso se si allarga lo sguardo al “governo”
dell’Ordine di Malta.
Sebbene
derivi la sua sovranità da una concessione della Santa Sede, l’Ordine di Malta
si è costituito come Stato senza territorio. In virtù di questa personalità
internazionale, intrattiene relazioni diplomatiche con altri Stati, e la sua
sovranità permette di continuare il lavoro con i poveri.
Enfatizzando
il ruolo “religioso” dell’Ordine, si rischia di perdere parte della sua
sovranità, con il rischio di far sentire i Cavalieri di seconda e terza classe
Cavalieri che non si sentono pienamente appartenenti.
Una
posizione quasi paradossale, se si considera che la Riforma della Curia romana,
supervisionata sempre dal Cardinale Ghirlanda, va invece nella direzione di
dare maggiore autorità ai laici. Ma, ed è lì il punto centrale, questa autorità
ai laici è data dalla “missione canonica”, e la missione canonica è conferita
direttamente dal Papa. Dunque, sia nella riforma della Curia che nell’Ordine di
Malta, è sempre il Papa al centro delle decisioni.
La nuova costituzione
Cosa è
cambiato, dunque, con la nuova Costituzione dell’Ordine di Malta?
Prima
di tutto, c’è una presenza pervasiva della Santa Sede e del Papa in
particolare. Questi, secondo gli articolo 6 e 14, è un co-regolatore, così che
tutti i membri dell’Ordine di Malta sono a lui direttamente sottomessi. Questo
non avveniva con la vecchia costituzione, dove i membri dell’Ordine di Malta
godevano di una certa autonomia.
Ma una
differenza cruciale si nota nel paragrafo dedicato al giuramento del Gran
Maestro. La vecchia Costituzione, in vigore fino al 4 settembre, sottolineava
che chi sarebbe stato eletto come Gran Maestro avrebbe prestato giuramento
“dopo aver comunicato al Santo Padre l’avvenuta elezione”.
La
bozza di costituzione approvato da Papa Francesco invece stabilisce che “c’è necessità
di una conferma dell’elezione da parte del Santo Padre”.
Cadono
anche i requisiti nobiliari per diventare cavalieri professi, ma viene
richiesto un percorso molto preciso, che è quello di una formazione spirituale.
Nel
Gran Magistero tutti gli organi sono dominati dai professi. Lo stesso vale il
capitolo generale. I professi, si legge all’articolo 49, sono il "nucleo
essenziale dell'Ordine". Il Gran Maestro diventa sovrano unico: la sua
autorità, secondo l’articolo 15, si estende a tutti i membri, le persone
giuridiche e i beni dell’Ordine; l’articolo 184 del codice stabilisce che il
Gran Maestro dirige i lavori delle associazioni; e poi ammette anche i membri
di terza classe e può sospendere il presidente da un’associazione.
Anche i
membri di terza classe cambiano. Prima erano chiamati ad avere “cooperazione
effettiva nelle opere melitensi di assistenza ospedaliera e sociale” (art. 116
della vecchia costituzione). Ora sono “fedeli legati all’Ordine” (articolo 82
del Codice) e possono essere nominati personalmente dal Gran Maestro (articolo
87 del codice). Prima, venivano presentati dal Gran Maestro.
Il ruolo delle associazioni
La vera
rivoluzione riguarda le associazioni collegate all’Ordine di Malta. Prima,
queste venivano erette con decreto del Gran Maestro e i loro statuti erano
redatti considerando la legislazione interna degli Stati in cui hanno sede.
Ora, invece, sono una sorta di “unità di diritto canonico”, e sono chiamate a
conformarsi non solo alle leggi degli Stati, ma anche al diritto canonico.
L’articolo 196 prevede che il presidente delle associazioni consegni un
estratto conto al Gran Maestro. Secondo l’articolo 49 della nuova costituzione,
tutti gli uffici nelle Associazioni, compreso il Consiglio, devono essere
esercitati essenzialmente con la professione o l'obbedienza.
Il
Consiglio delle Associazioni si trasformerà da organo di governo eletto dai
membri a un gruppo sotto la diretta influenza del Gran Maestro, che dovrà
confermare tutti i membri del Consiglio e di una associazione e che può persino
dirigere una associazione per mezzo di un commissario; il Grande Ospedaliere
sovrintende ai lavori delle Associazioni e ivi anche all'esecuzione delle
direttive pastorali emanate dal Consiglio dei Professi; il Tesoriere del Gran
Maestro sovrintende a tutti i lavori delle Associazioni e redige un bilancio consolidato.
Altra
novità sono i tre Consigli evangelici per povertà, castità e obbedienza
stabiliti dal codice, che hanno lo scopo di valutare la vita religiosa.
Una riforma spirituale o una
sovranità diluita?
L’idea
generale delle riforma è dunque di rendere più spirituale l’Ordine di Malta, e
per questo vengono inseriti molti paragrafi che ricordano quelli della vita
religiosa. Il Gran Maestro equivale quasi ad un superiore di congregazione, e
il Papa si riferisce ai Cavalieri come se questi fossero frati.
A prima
vista, sembrerebbe l’opzione religiosa abbia vinto sull’opzione secolare.
Eppure, si deve considerare che l’Ordine di Malta è anche un istituto secolare,
uno Stato senza territorio.
Fra’
Marco Luzzago, il Luogotenente di Gran Maestro improvvisamente scomparso nel
2021, aveva lanciato l’allarme su una possibile sovranità diluita nel discorso
al Corpo diplomatico accreditato presso l’Ordine di Malta l’11 gennaio 2022. In
quell’occasione, affermava che ci sarebbe stato un capitolo generale straordinario
solo nel momento in cui si sarebbe stato il massimo del consenso possibile
sulle questioni principali.
Nonostante i poteri speciali dati al Cardinale Tomasi, dunque,
sembrava ci fosse una disponibilità ad andare avanti. Ma con il tempo, il Papa ha
deciso di spazzare via ogni possibile resistenza.
La riforma dei
Cavalieri professi
In realtà, tutto nasce da un tema principale, che la discussa
riforma dei Cavalieri professi. Per quanto riguarda l’Ordine di Malta, si è
parlato, a ragione o torto, di questioni di corruzione e di gestione
finanziaria, e si è fatto risalire questo ad un rinnovato spirito secolare. La
necessità, dunque, è ritornare ad una visione spirituale, spezzando i blocchi
di potere esistenti e ricreando uno stile più “religioso” nelle opere
dell’ordine.
La riforma riguardava prima di tutto il voto di povertà, per i
quali c’era un indulto, anche perché i Cavalieri dovevano autosostenersi e i
tempi non erano più quelli in cui le loro nobili famiglie avrebbero potuto
permettere loro un sostentamento.
Così, per mantenere il voto di povertà, era necessario che
l’Ordine mettesse i professi in una posizione in cui potessero dedicarsi
completamente ai poveri e malati all’interno del carisma dell’Ordine. Fra’
Dalla Torre proponeva di fare dei professi una sorta di “impiegati
dell’Ordine”, in modo che potesse avere un reddito da passare al superiore, che
lo avrebbe dato secondo i fondi. Ci sarebbe stato anche un fondo di riserva che
avrebbe dato ulteriori mezzi quando necessario.
Un fonte nell’Ordine ha notato che “questo scenario sarebbe
stato percepito come una minaccia per ogni ricco avvocato, architetto,
insegnante, il quale professa la povertà, ma resta con il suo alto reddito”.
Se queste sono le ragioni alla base della decisione del Papa, è
da considerare che una riforma dei cavalieri professi era necessaria, ma che
non necessariamente questa doveva andare a toccare le prerogative sovrane
dell’Ordine. Non solo. Riportando tutto al carisma religioso, il Papa ha in
qualche modo messo da parte il ruolo dei laici nell’Ordine di Malta, che ne
erano la parte più attiva. Così, con l’idea di cercare di mantenere le
caratteristiche dell’Ordine, e di lasciare gli equilibri come erano, ci si è
trovati ad una riforma sostanziale della natura stessa dell’Ordine.
La riforma del
Papa come fine di ogni riforma?
Il problema ormai non riguarda più la qualità della riforma,
quanto piuttosto se le azioni del Papa rappresentino un abuso o meno. Ma la
riforma apre anche ad altre questioni.
Quanto uno Stato che ha
già rapporti bilaterali con la Santa Sede avrà interesse a mantenere rapporti
con l’Ordine di Malta?
E si potrà andare oltre l’interferenza del Papa nelle questioni
di governo dell’Ordine o la stessa autonomia dell’Ordine risulterà colpita per
sempre?
Ma le domande sono anche altre. Il
Cardinale Ghirlanda ha risolto ogni questione aperta mettendo tutto sotto
l’ombrello del diritto canonico. Ma è questo vero cambiamento o è un modo di fermare ogni vero
cambiamento? Davvero il nuovo ordine sarà rappresentativo di tutte le istanze,
anche quelle delle associazioni, o invece in questo modo resta una
organizzazione solo religiosa, nelle mani di pochi professi?
È ovvio, a questo punto, che non si può considerare la
situazione nell’ordine come una lotta tra ala religiosa o ala secolare, e che
c’è molto di più da considerare.
La costituzione non sembra
sarà ulteriormente discussa. Il 25 gennaio, il capitolo generale dovrà
prenderne atto ed eleggere il nuovo Sovrano Consiglio. Da lì, si ricostituiranno
tutte le cariche dell’Ordine. Ma il rischio è quello di uno scisma delle
associazioni dall’Ordine, mentre gli Stati potrebbero cominciare a mettere in
discussione le relazioni diplomatiche con lo stesso Ordine di Malta. Diventerà,
l’Ordine di Malta, una congregazione religiosa come tutte le altre?
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