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venerdì 23 settembre 2022

Alla scoperta dei membri del Coetus internationalis Summorum Pontificum (CISP) #10 Centre international d’études liturgiques #sumpont2022

Tra poco più di un mese ci ritroveremo a Roma per l’11º Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum (QUI l’annuncio su MiL, QUI il secondo articolo, QUI il terzo articolo, QUI il quarto articolo e QUI il quinto articolo; QUI la prenotazione all’incontro di Paix Liturgique).
Molti di voi hanno già comunicato la loro presenza per questi tre bellissimi giorni (28, 29 e 30 ottobre 2022) e – come ha già fatto il Comitato Summorum Pontificum di Bergamo (QUI), la cui delegazione si preannuncia numerosa – invitiamo nuovamente tutti i coetus italiani a segnalarci e condividere le informazioni relative alla loro partecipazione.
Se durante i dieci pellegrinaggi precedenti sapevamo quanto era importante questa iniziativa volta a permettere che il popolo tradizionale venuto ad Petri sedem desse la sua testimonianza, oggi, davanti alla turbolenza che ha scosso la Chiesa da più di un anno, questa iniziativa di pietà e fede diventa ancora più essenziale: il popolo tradizionale non è morto e, andando a Roma in gran numero, implora la Chiesa di rinnovare un’era di pace, unità e carità.
Dopo aver conosciuto l’associazione Nuestra Señora de la Cristiandad - España (QUI), la Fœderatio Internationalis Una Voce (FIUV) (QUI), il blog Senza Pagare (QUI), l’associazione Una Voce France (QUI), l’associazione Latin Mass Society (QUI), l’associazione Notre Dame de Chrétienté (QUI), il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum (CNSP) (QUI), l’associazione Una Voce Italia (QUI) e l’associazione Oremus-Paix Liturgique (QUI), continuiamo la presentazione dei membri del Coetus internationalis Summorum Pontificum (CISP) e oggi – con l’intervista di Christian Marquant, presidente del CISP – diamo la parola al nostro grande amico professor Rubén Peretó Rivas, nuovo presidente del Centre international d’études liturgiques (CIEL), che è entrato da poco a far parte del Coetus ma che da più di dieci anni partecipa fedelmente al pellegrinaggio romano.

L.V.

Caro Ruben, potrebbe presentarci il CIEL?

Il Centre international d’études liturgiques (CIEL) nasce nel 1994 con lo scopo di promuovere la pietà dei fedeli cattolici attraverso una più adeguata conoscenza dei tesori della liturgia della Chiesa. La sua attività si è manifestata principalmente nell’organizzazione di incontri scientifici che hanno riunito, tra il 1995 e il 2006, accademici e ricercatori nel campo della liturgia, in un quadro di studio e di confronto favorendo l’approfondimento della conoscenza dei riti della fede cattolica. Sono state inoltre create delegazioni in diciotto paesi dell’Europa, dell’America e dell’Asia, con l’obiettivo di promuovere in vari modi la rivalutazione della liturgia cattolica basata sulla conoscenza delle sue fonti e tradizioni. Ne sto assumendo adesso la presidenza mentre padre Gabriel Diaz continuerà ad essere il suo direttore scientifico.

I colloqui sono stati ripresi nel 2020 a Roma, incentrati allora sulla discussione della diversità dei riti latini. A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, li abbiamo dovuto interrompere nel frattempo, ma, a Dio piacendo, verranno riprese nel febbraio 2023.

Perché il legame alla liturgia tradizionale?

Posso offrire la mia testimonianza personale: sono nato in Argentina, in una famiglia profondamente cattolica e conservatrice di origine spagnola. Negli anni ’70, mentre dovevo assistere alla messa di Paolo VI, in un clima profondamente progressista alla scuola dei Fratelli Maristi, trascorrevo anche del tempo nella biblioteca di mio nonno ripercorrendo vecchi messali e devozionali. Già allora mi sono chiesto, fin da bambino, perché mai fosse stata abbandonata questa messa, che non avevo mai visto ma che immaginavo così bella.

Da giovane, alla fine degli anni ’80, ho potuto infine assistere per la prima volta a una messa tradizionale, in rito domenicano. È stata celebrata da un frate molto devoto, in un luogo nascosto e solo dopo che quelli di noi presenti avevano promesso di mantenere il segreto. Così era l’atmosfera in quel tempo.

Poco dopo, ho iniziato i miei studi in Europa, che mi hanno permesso di frequentare regolarmente la messa tradizionale e di iniziare ad approfondire la mia comprensione delle enormi ricchezze che essa nasconde, e, allo stesso tempo, di percepire la necessità che questo tesoro fosse noto a tutti cattolici.

I miei studi in filosofia e patristica medievale mi hanno aiutato a comprendere ancora meglio il tesoro della messa tradizionale, la sua profondità teologica, la sua capacità di trasmettere il sacro e i misteri della fede nonché la bellezza che la percorre dall’inizio alla fine. E tutte queste qualità andarono certamente perdute nel rito riformato da Paolo VI.


Perché diventare membro del CISP?

Partecipiamo da diversi anni al pellegrinaggio Summorum Pontificum e siamo sempre stati colpiti dalla diversità di tutti quei fedeli, per quanto riguarda la loro nazionalità, professione, età, cultura, e tutti si radunavano a Roma per andare ai piedi di San Pietro nel quadro della celebrazione della liturgia millenaria della Chiesa cattolica.

È un’iniziativa a cui tutti i fedeli legati alla tradizione dovrebbero scegliere di partecipare in un modo o nell’altro, nella misura delle loro possibilità. Questa è un’occasione per ringraziare, perché, nonostante tutti gli sforzi per cancellarla, possiamo ancora assistere alla messa tradizionale, e pregare Iddio, presso la tomba del Principe degli Apostoli e dei primi martiri della nostra fede, affinché questo rito, che ha origini apostoliche, mai possa perdersi e che i sacerdoti e i fedeli cattolici di tutto il mondo possano essere liberi di celebrarlo. E questa supplica, negli ultimi tempi, si sta mostrando sempre più necessaria. Per questo abbiamo deciso naturalmente di unire le nostre forze a quelle del Coetus.

Qual è il suo punto di vista sull’attualità della Chiesa riguardo alla messa tradizionale?

La libertà di cui gode la liturgia tradizionale e la pienezza dei suoi diritti all’interno della Chiesa, riconosciute da Papa Benedetto XVI, hanno prodotto frutti che nessuno può negare e che sono diffusi in tutto il mondo. Purtroppo, credo che alcune persone che non erano affatto d’accordo con questa politica e che rivendicano il Concilio Vaticano II come un evento di rottura definitiva con la Chiesa “preconciliare”, sono riuscite a far sì che papa Francesco, nel suo atteggiamento di apertura, fosse portato a bloccare in larga misura tutto ciò che il suo predecessore alla Sede di Pietro aveva concesso.

La situazione attuale è sicuramente più difficile e delicata rispetto a qualche tempo fa. Tuttavia, bonum diffusivum sui, il bene si diffonde per se stesso, come dice la filosofia classica, e la bontà e la bellezza della liturgia tradizionale che cominciò a diffondersi dopo il motu proprio Summorum Pontificum non possono essere fermate, perché è nella loro natura diffondersi. Siamo, è vero, in un periodo di oscurità e confusione, ma non dobbiamo perdere la speranza; anzi, dobbiamo invece essere pazienti e cauti, aspettando i tempi migliori che sicuramente verranno, perché il Signore ama e protegge coloro che cercano la sua gloria.

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