Chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Speranza dell’arch. Bruno Legrand (1997).
Informazioni e fotografie tratte dal sito notredameesperance.com.
Lorenzo
La chiesa attuale si impone per la sua modernità e la sua luminosità. È stata consacrata il 14 dicembre 1997 dal cardinale Lustiger, alla presenza di 800 persone. Fa parte di un gruppo di chiese molto diverse tra loro costruite a Parigi intorno al 2000 sotto l’impulso del cardinale Lustiger.
La chiesa si trova alla Bastiglia, in un’estremità del Faubourg Saint-Antoine.
Architettura
Notre Dame d’Espérance, la storia di un’architettura moderna… Ricostruita nel 1997, la nostra chiesa è opera dell'architetto Bruno Legrand. Padre Jean Lavergnat (1942-2017) ha guidato i lavori di ricostruzione.
Vi invitiamo a scoprire la storia della ricostruzione della nostra chiesa attraverso questa relazione.
Entrando da rue de la Roquette scopriamo la facciata in cemento lucido e vetro e le sue scritte. Sulla destra si erge il campanile sormontato da una croce e decorato da una vetrata, «Albero di Jesse-Albero della speranza».
La parete di vetro della facciata, alta 20 metri e larga 11, è il supporto su cui sono incisi brani del Nuovo Testamento, la luce della Buona Novella per i cristiani. Composta da ventidue elementi, questa facciata è opera dell'artista del vetro Guillaume Saalburg.
Una navata accogliente
Un atrio molto luminoso si apre sulla navata centrale che, con i mezzanini laterali, può ospitare quasi 260 persone. Punteggiata da pilastri, la navata, con il suo pavimento leggermente inclinato, conduce lo sguardo verso l'altare, sul podio leggermente rialzato.
In questo spazio spoglio e moderno, fatto di cemento lucido e legno, la Croce della Speranza attira lo sguardo, sulla parete di fondo; domina il coro illuminato in fondo da una luce zenitale. Sulla destra spicca una cappella, illuminata da una vetrata astratta, che ospita il tabernacolo e viene utilizzata per le messe dei giorni feriali.
Opere e artisti
Cosa troviamo all'interno di questa chiesa moderna? Volendo rendere omaggio a ogni artista che ha contribuito all’unicità della nostra chiesa, vi invitiamo a scoprirli tutti.
Una facciata parlante
La facciata in vetro è interamente incisa con brani del Nuovo Testamento. È possibile leggere facilmente ogni seconda riga; le altre righe sono molto più difficili da decifrare perché sembrano scritte al contrario. Infatti, se si è nella chiesa, si legge ciò che non si potrebbe cogliere dall'esterno, e viceversa. Vi si trova una disponibilità allo scambio che è la firma dell'edificio di Nostra Signora della Speranza. All’esterno, i testi sono frammenti dei vangeli sinottici: Matteo, Marco e Luca. All’interno si trovano frammenti del Vangelo di Giovanni e delle lettere di San Paolo.
Franck Lalou, l’autore della calligrafia sulla facciata, è un calligrafo, scrittore, illustratore e creatore di spettacoli che si occupa della transizione tra la cultura cristiana e quella ebraica.
Queste calligrafie del tipo «boustrophedon» (scrittura in cui la direzione di lettura cambia alternativamente da una riga all’altra) continuano sulla parete esterna della chiesa in incisione. Sulla facciata della rue du Commandant Lamy, il lettore trova estratti dell’Antico Testamento. La riga inferiore richiama i luoghi biblici, quella superiore i nomi dei personaggi biblici, poi i libri della Bibbia e infine, nella riga superiore, i nomi dei profeti. La torre angolare collega l’Antico e il Nuovo Testamento con un testo tratto dal profeta Michea e dal Salmo 150.
La croce
La Croce della Speranza, nello spazio di gloria in fondo al coro, è opera di Nicolas Alquin, intagliatore e statuario dagli anni Ottanta. Ricavata da un’antica trave di quercia del XVIII secolo, questa croce esprime con forza l’incarnazione di Cristo nel nostro mondo attraverso il suo montante verticale. Ma anche la gloria della sua Risurrezione attraverso i tre quadrati dorati, che disegnano una croce orizzontale, mentalmente ricostituita dalla preghiera e dallo sguardo dei fedeli.
Mobili
L’armadio battesimale all’ingresso della chiesa, che funge da fonte battesimale, e i tavoli in vetro sono creazioni originali del laboratorio XYLOS. Questo laboratorio si trova vicino alla chiesa, cité de la Roquette.
L’altare in marmo è stato scolpito dal pittore e scultore François Cante Pacos. La base, a tutto tondo, evoca la terra condivisa e divisa che la mensa eucaristica riunisce.
Anche l’ambone è stato realizzato dal laboratorio XYLOS. Molto sobrio, è realizzato in resina e metallo. I simboli dei quattro evangelisti sono riconoscibili: una testa d’uomo alata per Matteo, un leone per Marco, un toro per Luca e un’aquila per Giovanni.
Vetrate
Le vetrate sono state progettate dal pittore Jean-Baptiste Ambroselli (1934-2020) e realizzate dal maestro vetraio Jacques Bony (1918-2003). Si ispirano al tema del deserto: «La sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Osea 2, 16). Quella nella piccola cappella evoca il testo dei pellegrini di Emmaus: «Lo riconobbero nello spezzare il pane» (Luca 24, 13-35).
La vetrata termoformata del campanile, all’esterno, è opera di Pierre Le Cacheux, creatore di numerose vetrate e installazioni liturgiche, in particolare in Bretagna, e di Bruno Loire, maestro vetraio degli Ateliers Loire, a Chartres. Questa moderna rappresentazione dell'albero di Jesse è un segno di speranza in questo quartiere, particolarmente colpito dagli attentati del 13 novembre 2015.
Un luogo di riconciliazione
All’uscita troviamo una piccola stanza, il Luogo della Riconciliazione, con un tavolo e una croce di pero, decorata con quadrati di smalto dorato. Creato dallo scultore e designer Olivier Delhoume, questo spazio ci invita a praticare l’immancabile sacramento della riconciliazione, attorno alla Parola di Dio, evidenziata da un portabibbia in legno di pero.
Sculture sulla porta
Sulle grandi porte in legno, quattro sculture in bronzo di Pierre Degrauw (1921-2016) raffigurano i quattro evangelisti. Questo artista ha sviluppato un’intera opera religiosa nell’arco di oltre sessant’anni.
C'è anche la sauna.
RispondiEliminaMi fa specie che una persona che ho sempre trovato molto equilibrata come il prof. De Mattei arrivi addirittura a definire blasfemia la Messa celebrata in mare.
RispondiEliminaIo trovo molto più blasfemo un rito in cui si seguono tutte le regolette, si contano genuflessioni, segni di croce e altre capriole mentre, contestualmente, si ascoltano preti che si esprimono contro i vescovi ed il Papa o fedeli che passano il tempo continuamente giudicando il prossimo e mandando all’inferno Tizio e Caio perché non vanno alla Messa secondo il messale che piace a loro.
Le vere blasfemie sono le preghiere dette col cuore gonfio di orgoglio e di disprezzo del prossimo, anche se formalmente perfette, come ben insegna Gesù nella parabola del fariseo e del pubblicano.
Seguirò sempre persone di fede che hanno il cuore semplice e sereno, vicino a Dio ed attento al prossimo, non i boriosi impettiti che, con la scusa di incensare l’altare, finiscono per incensare loro stessi, il tutto mentre spargono a piene mani sospetto e divisione tra i fedeli.
Inguardabile!!!
RispondiEliminaNon è così brutta, eccetto la croce dell’altare
RispondiEliminaMeno male che c'e' la didascalìa del teatro.
RispondiEliminaDi solito i miei commenti sono sempre positivi. Ma questa di oggi è proprio brutta brutta brutta.
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