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sabato 13 agosto 2022

Müller. La “Moralità Nuova” del Cammino Sinodale Tedesco è un addio al cristianesimo.


Il Card. Müller continua ad insistere sui gravissimi pericoli del Sinodo in Germania.
Luigi

30 Luglio 2022, Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, mi sembra interessante offrire alla vostra attenzione questo articolo di Life Site News, nella traduzione di Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore per il lavoro. Buona lettura.

Il Cardinale Gerhard Müller e il contestato piano dei vescovi tedeschi di consentire ai dipendenti di ignorare l’insegnamento cattolico

( LifeSiteNews ) — Il monsignor tedesco Markus Graulich, S.D.B., sottosegretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, ha appena pubblicato un articolo, in tedesco, in cui contesta i piani della conferenza episcopale tedesca per modificare il proprio diritto del lavoro (Arbeitsrecht) e far così decadere qualsiasi richiesta in merito alla vita privata dei propri dipendenti. Il cardinale Gerhard Müller, commentando con LifeSiteNews, ha approvato le osservazioni e la critica di Graulich ed ha sottolineato che le richieste del Cammino Sinodale Tedesco per una moralità nuova sono un “palese addio al cristianesimo“.
Nel maggio di quest’anno , i vescovi tedeschi avevano pubblicato una bozza del nuovo diritto del lavoro ecclesiastico che eliminerebbe la richiesta che la vita dei loro dipendenti sia ordinata secondo l’insegnamento della Chiesa, cioè che non debbano vivere in relazioni immorali quali le unioni omosessuali e la convivenza. Se i dipendenti possono anche condurre la loro vita senza l’osservanza dell’insegnamento della Chiesa, questo potrebbe presto non essere più un valido motivo per essere licenziati dal loro lavoro.

Su questo punto monsignor Graulich ha fatto sentire le proprie ragioni in modo forte e chiaro. Nel suo commento, pubblicato sulla rivista tedesca Herder Korrespondenz, ha scritto : “Se si rinuncia agli obblighi di lealtà [verso gli insegnamenti della Chiesa] che cosa è necessario per un diritto del lavoro ecclesiastico?” Inoltre chiede nel suo commento, che occupa una intera pagina: “Ma quanto è ecclesiastico un diritto del lavoro della chiesa che abbandona gli insegnamenti morali della chiesa?”

Fino ad ora un impiegato della Chiesa può essere licenziato dal suo lavoro, per esempio quando fa apostasia o quando lascia la Chiesa, provocando così «un grave scandalo», come ha spiegato monsignor Graulich. Queste regole, ha proseguito, sono al servizio della “missione e della credibilità della Chiesa”. Lo stesso valeva in passato per la vita morale privata dei dipendenti.

Ma proprio queste regole sono state recentemente messe in discussione dal Forum IV del Cammino Sinodale Tedesco, discussioni che vanno avanti in Germania dal 2019 sotto la guida dei vescovi tedeschi e di alcune organizzazioni laiche, come ha spiegato Graulich. Anche gli “OutInChurch” , un gruppo di sacerdoti tedeschi che nel gennaio di quest’anno si sono autodichiarati omosessuali, chiedono un cambiamento degli insegnamenti della Chiesa. Solo un mese dopo, undici vicari generali avevano chiesto una modifica del diritto del lavoro della Chiesa tedesca per quanto attiene le coppie dello stesso sesso.

Proprio quest’anno, il Cammino Sinodale Tedesco ha chiesto ai vescovi tedeschi di proporre una benedizione liturgica per le coppie omosessuali. Scrivevano nel febbraio di quest’anno che “il rifiuto di benedire due persone che vogliono vivere la loro unione nell’amore, nell’impegno e nella responsabilità reciproca e verso Dio si rivela spietato o addirittura discriminatorio in una società che ha raggiunto la dignità umana e la libera autodeterminazione come massime di standardizzazione morale”.

Ai loro occhi «questo è tanto più grave perché un tale rifiuto non può essere giustificato in modo convincente nei termini della teologia della grazia. Ciò non solo grava sull’annuncio della benevolenza di Dio verso l’umanità e sul duplice comandamento dell’amore verso il prossimo e verso Dio, ma pone anche seri interrogativi sulla credibilità dell’azione liturgica nella nostra sfera culturale».

Monsignor Graulich ha anche chiarito che le richieste di tali cambiamenti rappresentano l’idea “di abbandonare la dottrina morale – o la morale della Chiesa – o, di conseguenza, cambiarla“.

Graulich, facendo riferimento alla bozza del nuovo diritto del lavoro della Chiesa, ha sottolineato: “Una delle affermazioni centrali che evidenziano il cambio di paradigma nel diritto del lavoro della Chiesa si trova nel nuovo art. 7, par. 2 del progetto: ‘Il nucleo centrale della vita privata, in particolare delle relazioni e della privacy intima, rimane esente da valutazioni giuridiche’”.

Monsignor Graulich ha concluso il suo commento con le seguenti parole:

Tra i doveri fondamentali dei credenti c’è, «anche nella condotta personale, si deve mantenere sempre la comunione con la Chiesa» (can. 209 §1 CIC). Ciò è particolarmente vero per coloro che collaborano alla missione della Chiesa; qualsiasi cosa diversa da questo, non è credibile. Oltretutto, se non ci sono più richieste ai dipendenti riguardo alla dottrina morale della Chiesa, che bisogno c’è di un diritto del lavoro ecclesiastico?

In maniera analoga si pronuncia il cardinale Gerhard Ludwig Müller, ex capo della Congregazione per la Dottrina della Fede. LifeSite lo ha contattato e gli ha chiesto di commentare la critica fondamentale di monsignor Graulich all’indebolimento della morale cattolica da parte dei vescovi tedeschi nel nuovo diritto del lavoro da loro pianificato. Per lui, “l’argomentazione del dottor Graulich è convincente e irreprensibile nelle sue conseguenze”.

Il porporato tedesco fa poi una propria valutazione sui piani di riforma tedeschi: “L’approccio di fondo del sinodalismo tedesco è anticattolico e quindi anche il datore di lavoro (il corrispondente organismo ecclesiastico) non può più insistere sull’unità di vita e dottrina, cioè sulla dottrina cattolica nell’ambito della fede e della morale”.

Spiega l’apostasia del Forum IV del Cammino Sinodale Tedesco, menzionato anche da Graulich: “L’affermazione del Forum IV [del Cammino Sinodale Tedesco] secondo cui l’intera condotta morale della vita, specialmente per quanto riguarda la sessualità, non è più determinata dalla Parola di Dio, ma secondo l’ideologia LGBT attualmente prevalente, è l’addio palese al cristianesimo”. Müller prosegue dicendo:

Già nel Decalogo, il 6° e il 9° comandamento indicano il nesso tra il rapporto con Dio e il senso della sessualità esclusivamente legato al matrimonio. E Gesù proclama con autorità divina il senso della creazione dell’uomo come uomo e donna. Pertanto, qualsiasi incontro sessuale tra un uomo e una donna al di fuori di un matrimonio legittimo (naturale e sacramentale) è, come l’adulterio, un peccato grave che esclude dal Regno di Dio. (cfr Mc 10,5-12). Quello che persegue il Cammino Sinodale Tedesco è l’opposto di una riforma, cioè del rinnovamento della nostra mente e del nostro comportamento nello spirito di Cristo (Rm 12,1sq). È una ricaduta nell’antica immoralità dei pagani che, a causa del loro rifiuto di Dio, sono «abbandonati a passioni disonorevoli» (Rm 1,26), sebbene Dio abbia scritto la legge morale naturale nei loro cuori e nelle loro coscienze (Rom 2,25).

Contrariamente alle usanze dei pagani, i cristiani, secondo il cardinale Müller, sono chiamati a un tenore di vita più elevato,. «Il cristiano, d’altra parte, è elevato alla ‘libertà e alla gloria dei figli di Dio’ (Gal 5,13; Rm 8,21). Ma Paolo aggiunge: ‘Solo non prendere la libertà come pretesto per la carne… Le opere della carne sono la fornicazione, l’impurità, la dissolutezza… Ma chi fa queste cose non erediterà il regno di Dio». (Gal 5,13-21).”

Fa poi riferimento alla recente dichiarazione del Vaticano, del 21 luglio, che invitava i vescovi tedeschi a rimanere nell’unità con la Chiesa universale, e che recitava: «Il ‘Cammino sinodale’ in Germania non è autorizzato a obbligare i vescovi e i fedeli ad adottare nuove forme di governo e nuovi orientamenti in materia di dottrina e di morale”.

Sulla dichiarazione, il cardinale Müller ha commentato:

Con ritardo, ma forse non troppo tardi, “Roma” ha reagito alle macchinazioni non cattoliche dell’eresia sinodale tedesca, (German Synodal Heresy – GSH), che sono diametralmente opposte alla dottrina cattolica della Rivelazione e all'”obbedienza della fede” (Vaticanum II, Dei verbum 1-10), della costituzione gerarchico-sacramentale della Chiesa ( Lumen gentium 18-29) e della ‘dignità del matrimonio e della famiglia’ ( Gaudium et spes 46- 52). Il presidente dello ZdK [ Zentralkomitee deutscher Katholiken – Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi] e vicepresidente del GSH ha recentemente chiesto persino l’accesso universale al “crimine aberrante di aborto e infanticidio” ( Gaudium et spes 51; 27).

Concludendo il suo commento, il prelato tedesco riassume sinteticamente l’attuale eresia e cita l’apostolo San Paolo per ricordarci le vie di Dio:

L’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, è qui sottoposto al paradigma di un pansessualismo che rivela il nichilismo di chi ha perso la fede nel Dio vivente. Vivono secondo il motto: “Se i morti non risuscitano” e non c’è il giudizio divino, allora “mangiamo e beviamo, perché domani saremo morti“. L’Apostolo, invece, dice ai cristiani affinché non siano tentati di vivere contrariamente alla Parola e all’istruzione di Dio: «Non lasciatevi ingannare! Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi. Tornate in voi stessi, come è giusto, e non peccate. Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna». (1 Cor 15,33sq).

Il cardinale Müller qui confuta molto chiaramente le eresie provenienti dalla Germania, ricordandoci i fondamenti della nostra fede cattolica. Monsignor Graulich è da lodare anche per aver sfidato i vescovi tedeschi e il loro stesso “cammino di distruzione” – nelle parole del vescovo tedesco Rudolf Voderholzer – come si vede anche dal loro prossimo nuovo diritto del lavoro della Chiesa.

La discussione sulla modifica del diritto del lavoro nella Chiesa cattolica tedesca va avanti da anni. Già nel 2015 i vescovi tedeschi avevano adeguato il proprio diritto del lavoro dicendo, a proposito dei dipendenti che vivono in unioni omosessuali o si sono risposati dopo un divorzio, che “solo in circostanze particolari e quindi solo in casi eccezionali questi comportamenti possono portare alla cessazione del contratto”.

A quel tempo, il Vescovo Stefan Oster, di Passau (Baviera), si era opposto in modo risoluto dicendo :

Con la presente revisione del Testo [del Diritto del lavoro], ci lasciamo sfuggire dalle mani, a mio parere, i mezzi con cui possiamo resistere almeno a metà della continua secolarizzazione in atto nelle nostre istituzioni. […] Corriamo perciò il rischio che, con esse [quelle vaghe e deboli revisioni], vanifichiamo tutti gli altri nostri sforzi per lavorare su un profilo più forte e così continuiamo, in modo insistente, nel processo di auto-secolarizzazione – e con l’aiuto di una legge che noi stessi ci siamo dati!

Traduzione di Vincenzo Fedele