Post in evidenza

L'arcidiocesi del Belgio include una "delegata episcopale" donna nella preghiera eucaristica durante la messa

News terribili (ridicole, se non fossero tragiche) dalla Chiesa del Belgio. Dopo la lunga lista dei morti avremo anche la lista dei dipenden...

venerdì 1 luglio 2022

Peter Kwasniewski: la Festa del Preziosissimo Sangue di Gesù

Nella festa del Preziosissimo Sangue di Gesù secondo il calendario tradizionale (ed espulsa nel NOM dai novatori), riprendiamo un articolo apparso nel 2021.
Luigi

6 Luglio 2021 Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, con grande piacere pubblichiamo questo articolo del dott. Peter Kwasniewski sulla festa del Preziosissimo Sangue di Gesù. Ringraziamo di cuore l’autore, e il dott. Carlo Schena per la sua traduzione. Buona lettura.

Creata, distrutta, rinata:
la Festa del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo

Come ogni anno, quando giriamo l’angolo del mese del Sacro Cuore e ci ritroviamo in luglio, il culmine dell’estate nell’emisfero settentrionale, inauguriamo questi trentun giorni con la festa del Preziosissimo Sangue di Gesù, che intinge il resto del mese nel suo bagliore vermiglio. Come tante feste del calendario liturgico, anche questa ebbe origine come atto di ringraziamento per un successo militare: la sua iscrizione nel calendario generale fu appunto l’atto di ringraziamento di Pio IX per l’espulsione dell’esercito rivoluzionario da Roma nel 1849.

La devozione al Preziosissimo Sangue, naturalmente, risale a ben prima del XIX secolo: diverse sono le omelie dei padri della Chiesa dedicate al Sangue dell’Agnello, e numerosi gli scritti e le testimonianze mistiche pervenutici del Medioevo. Lo stesso Nuovo Testamento, specialmente nella Lettera agli Ebrei, si concentra specificamente sul Sangue come prezzo della nostra salvezza, l’unico mezzo della nostra redenzione e purificazione, prefigurato nei sacrifici animali dell’Antico Testamento.

Lo scopo delle feste liturgiche di Nostro Signore è di guardare uno per uno i misteri della sua vita, morte e risurrezione, per quanto essi siano in Lui riuniti, per meglio contemplare e venerare i vari aspetti di una realtà troppo grande per essere da noi compresa. Ad esempio, osserviamo il mistero dell’Incarnazione sotto tre aspetti: il 25 marzo, come concezione invisibile del Verbo nel grembo di Maria; il 25 dicembre, quale emersione visibile del Verbo fatto carne da quello stesso grembo verginale; e il 6 gennaio come manifestazione di Cristo alle nazioni e ai popoli, rappresentati dai pastori e dai Magi. Sarebbe assurdo voler comprimere queste tre in un’unica festa, chiamandola “L’Incarnazione di Cristo”.

Con logica simile, la Chiesa, avendo celebrato fin dall’antichità il Giovedì Santo in ricordo dell’istituzione del sacerdozio e della Santa Messa, ha poi introdotto nel XIII secolo la festa del Corpus Domini, cosicché la Presenza Reale di Cristo nella Santa Eucarestia potesse essere adeguatamente venerata, e nel XIX secolo chiuse il cerchio con la festa del Preziosissimo Sangue, interamente incentrata sul grande prezzo pagato da Nostro Signore per la nostra Redenzione e sul dono generoso di Sé stesso fino all’ultima goccia del Suo sangue. Queste tre feste non sono “intercambiabili”.

Agendo, come di consueto, in modo tipicamente archeologista, razionalista e riduzionista, i riformatori liturgici abolirono la festa del 1° luglio e la “schiacciarono” nella festa del Corpus Domini, ribattezzata “Corpus et Sanguis Christi”. Proprio come nel caso della fusione “siamese” delle feste del 29 giugno (Festa dei santi Pietro e Paolo, ma incentrata su Pietro) e del 30 giugno (Commemorazione di san Paolo, in cui gli si tributa il dovuto onore) nella sola data del 29 giugno, nel nuovo calendario, anche in questo caso il risultato non è stato una maggior messa fuoco, ma una maggior sfocatura del Mistero contemplato.

Il colmo dell’ironia è che i riformatori hanno blaterato e blaterato sull’importanza di “aumentare l’esposizione alla Bibbia” e di rendere la liturgia più scritturale; e indovinate un po’: è difficile trovare una festa di una profondità scritturale maggiore di quella del Preziosissimo Sangue (un’occhiata al messalino quotidiano basterà per confermarlo). Come spesso mi piace sottolineare, i pur legittimi obbiettivi del Movimento Liturgico sono sempre raggiunti in modo più pieno nella tradizione che nel prodotto raffazzonato a tavolino da un comitato che la ha voluta sostituire.

Possiamo notare un’altra ironia. Poco più di ottant’anni fa, il 30 giugno 1960, Papa Giovanni XXIII promulgò la Lettera Apostolica Inde a Primis, sulla promozione della devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù. Essa offre una meravigliosa sintesi della teologia alla base della devozione, per poi annunciare la pubblicazione di apposite Litanie (spesso inserite nei messalini tradizionali) che meritano davvero di essere pregate il 1º luglio, e in qualsiasi momento del mese.

La lettera si apre così:
Più volte ci è accaduto fin dai primi mesi del Nostro servizio pontificale, e la parola fu sovente precorritrice ansiosa ed innocente del Nostro stesso sentimento, di invitare i fedeli in materia di devozione viva e quotidiana a volgersi con ardente fervore verso l’espressione divina della misericordia del Signore sulle singole anime, sulla sua Chiesa e sul mondo intero, di cui Gesù resta il redentore ed il Salvatore. Vogliamo dire la devozione al Preziosissimo Sangue. Questa devozione ci fu istillata nello stesso ambiente domestico in cui fiorì la nostra fanciullezza, e tuttora ricordiamo con viva emozione la recita delle Litanie del Preziosissimo Sangue che i nostri vecchi facevano nel mese di luglio.

Poi, dopo aver parlato della devozione al Sacro Cuore, dice:
Ma anche la devozione al Sangue Preziosissimo, di cui è stato propagatore ammirabile nel secolo scorso il sacerdote romano San Gaspare del Bufalo, ebbe il meritato consenso e il favore di questa Sede Apostolica. Giova infatti ricordare che per ordine di Benedetto XlV furono composti la Messa e l’Ufficio in onore del Sangue adorabile del Salvatore divino; e che Pio IX, a soddisfazione di un voto fatto a Gaeta, ne volle estesa la festa liturgica alla Chiesa universale. Fu infine Pio Xl, di felice memoria, che a ricordo del XlX Centenario della Redenzione, elevò la suddetta festa a rito doppio di prima classe, affinché dalla accresciuta solennità liturgica più intensa si facesse la devozione stessa e più copiosi si riversassero sugli uomini i frutti del Sangue redentivo.

Meno di nove anni dopo, tuttavia, il successore di Giovanni XXIII, Paolo VI, mai pago di sopprimere devozioni plurisecolari, evidentemente sentendo che il “consenso e il favore di questa Sede Apostolica” non erano più meritati, ebbe l’audacia di andare contro i suoi predecessori Benedetto XIV, Pio IX, Pio XI e Giovanni XXIII decidendo di diminuire l’onore tributato al Preziosissimo Sangue, e così, di respingere quei “più copiosi […] frutti del Sangue redentivo” che sgorgano “dalla accresciuta solennità liturgica”. Un conto è se una festa non c’è, e dunque la si introduce: ciò avviene a maggior gloria di Dio. Altro conto se c’è una festa di Nostro Signore, e poi la si abolisce senza motivo: ciò è come uno schiaffo in faccia – uno dei tanti, troppi schiaffi dati da Paolo VI al Corpo Mistico e Liturgico di Cristo.

Spesso, i riformatori hanno affermato di aver agito sulla base di tradizioni antiche, soprattutto orientali. Tutt’oggi, liturgisti farlocchi che, quando si parla di Oriente, sono più realisti del re, farfugliano frasi come: “Ma tutte queste devozioni occidentali tardive: il Santo Nome, il Sacro Cuore, il Preziosissimo Sangue… non sono ORIENTALI!” (detto con un tono tutto particolare). “L’Oriente non venera le PARTI del Signore! Non mettono l’Ostia in un ostensorio! Non ci sono Ideenfeste, queste feste sulle astrazioni teologiche!”

So per certo che i miei amici di rito bizantino e bene istruiti non si lascerebbero mai abbindolare da affermazioni così sciocche. A parte il fatto che la liturgia bizantina in realtà offre dei paralleli a queste devozioni cattoliche (per quanto con modalità diverse), gli orientali saranno senz’altro i primi a sottolineare, e con entusiasmo, quanto spesso i fondamenti teologici per queste devozioni cattoliche siano proprio i Padri Greci!

Ad esempio, tre lezioni del Mattutino per la Festa del Preziosissimo Sangue sono tratte da un sermone di San Giovanni Crisostomo:
Volete conoscere la virtù del sangue di Cristo? Risaliamo a ciò che l’ha figurato, e ricordiamo il suo primo simbolo, e narriamo il passo dell’antica Scrittura. Nell’Egitto, Dio minacciava gli Egiziani d’una decima piaga, di far perire a mezzanotte i loro primogeniti, perché trattenevano il suo popolo primogenito. Ma, affinché l’amato popolo Giudaico non perisse insieme con quelli, abitando tutti uno stesso paese, egli trovò un mezzo di riconoscimento. Esempio meraviglioso fatto apposta per farti conoscere la virtù del sangue di Cristo. Gli effetti della collera divina erano attesi e il messaggero di morte andava di casa in casa. Che fa allora Mosè? Uccidete, dice, un agnello d’un anno, e col suo sangue tingete le porte. Che dici, Mosè? Il sangue di un agnello può dunque preservare l’uomo ragionevole? Certo, egli risponde; non perché è sangue, ma perché esso è figura del sangue del Signore.
Poiché come le statue dei re, pur inerti e mute, proteggono d’ordinario gli uomini dotati d’anima e di ragione i quali si rifugiano presso di esse, non perché sono di bronzo ma perché sono l’immagine del principe; così quel sangue, privo di ragione, liberò gli uomini aventi un’anima, non perché era sangue, ma perché annunziava la venuta di questo sangue. E allora l’Angelo devastatore vedendo gli stipiti e le porte tinte, passò oltre e non osò entrare. Se dunque ora il nemico invece delle porte tinte d’un sangue figurativo, vedrà le labbra dei fedeli, porte dei templi di Cristo, arrossate del suo vero sangue, molto più esso se ne allontanerà. Perché se l’Angelo si ritirò davanti alla figura, quanto più sarà atterrito il nemico nel vedere la stessa realtà? Vuoi conoscere ancora un’altra virtù di questo sangue? Sì. Guarda donde prima s’è sparso e da qual fonte è uscito. Esso è uscito prima dalla croce medesima; il costato del Signore ne fu la sorgente. Difatti morto Gesù, è detto, e ancora sospeso alla croce, si avvicina un soldato, ne percuote il lato colla lancia e ne esce acqua e sangue; l’una simbolo del battesimo, l’altro del sacramento. E perciò non disse: Uscì sangue e acqua; ma uscì prima l’acqua e poi il sangue, perché prima siamo lavati nel battesimo, e poi consacrati dai santi misteri.

A questo magnifico tesoro, a queste fulgide ricchezze, la liturgia tradizionale di Santa Romana Chiesa, in tutti i secoli del suo progressivo sviluppo, dà ai fedeli di Cristo un ampio e gradito accesso. È “veramente degno e giusto, equo e salutare” celebrare il 1° luglio la festa del Preziosissimo Sangue di Gesù. Per Divina Provvidenza questa festa è sopravvissuta, sia pure a malapena, al tentativo di relegarla nei libri di storia. Anno dopo anno, possa essa tornare in ogni chiesa, su ogni altare, dentro a ogni messale e a ogni cuore grato e redento dal copioso spargimento di questo Sangue divino.

[traduzione a cura di Carlo Schena]