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venerdì 13 maggio 2022

Papa Francesco e la Chiesa sinodale


Un'interessante traduzione.
Luigi

2 Maggio 2022, Korazym
di Andrea Gagliarducci
La scorsa settimana si è svolta a Roma una riunione dei comitati del Sinodo sulla sinodalità, che Papa Francesco ha convocato per il 2023. È stato una riunione per stabilire un cammino comune, dialogare e cominciare a concretizzare quello che dovrebbe essere un Sinodo che darà un volto nuovo alla Chiesa. Un volto sinodale. Almeno, queste sarebbero le intenzioni di Papa Francesco.
In effetti, il Sinodo ha cambiato volto relativamente Nel Praedicate Evangelium [QUI], la nuova Costituzione apostolica che regola i compiti e le funzioni della Curia romana, il Sinodo non è più definito Sinodo dei Vescovi ma semplicemente come un Sinodo.
Pertanto, si apre l’idea che un’assemblea sinodale possa essere considerata più un’assemblea di fedeli che un vero e proprio organo di governo. Un’idea in linea con un altro dei temi centrali della nuova Costituzione apostolica: l’autorità non è più data dall’ordinazione episcopale ma dalla missione canonica.

Pertanto, tutti possono guidare i dipartimenti curiali e tutti possono partecipare al Sinodo. Deve essere un incontro il più aperto possibile, uno scambio che permetta, soprattutto, di portare avanti idee senza mai mettere da parte nessuno.

Lo sforzo di coloro che lavorano per l’organizzazione del Sinodo è notevole. Ma, in pratica, si tratta di raccogliere contributi diversi dai cinque continenti, sintetizzarli, rimandarli alle Conferenze Episcopali, e riascoltare per verificare se la sintesi è corretta.

Papa Francesco attua così quello che è sempre stato uno “stato di sinodo permanente” [QUI].

Da quando Papa Francesco sta guidando la Chiesa, ha convocato due sinodi straordinari oltre a quelli che si celebrano ogni tre anni, e ha cercato di allargare le basi del Sinodo convocando riunioni pre-sinodali. Ha voluto approfondire ulteriormente la discussione avviando questa grande assemblea sinodale per due anni, che si concluderà nel 2023.

Ci sono, tuttavia, alcune questioni che emergono in modo naturale. Riuscirà Papa Francesco ad avere una Chiesa genuinamente sinodale e in ascolto, o le sue intenzioni si scontreranno con una realtà che ha contribuito a costruire?

La domanda non viene dal nulla. Papa Francesco non aveva amato, nelle sue esperienze sinodali, gli interventi di Roma sui testi, gli adeguamenti richiesti, le continue revisioni. Pertanto, forse in reazione a ciò, fece in modo che ogni dato documento finale conteneva tutti i punti (modi in latino) elaborati dal suo comitato di redazione. Prima venivano pubblicati solo i modi che raggiungevano il cosiddetto “consenso sinodale”, 2/3 dei voti.

Papa Francesco ha voluto che tutti i punti fossero pubblicati e che fossero pubblicati anche i voti a favore e contro ciascuno di essi. Il risultato è stata una polarizzazione e l’opposto della comunione che si dovrebbe cercare in un Sinodo.

Questa polarizzazione ha poi portato al dibattito del Sinodo Speciale per la Regione Pan-amazzonica. Il Sinodo ha portato dalla sua nascita teorie e idee opposte. Non c’è stato alcun tentativo di sintesi né un genuino desiderio di risolvere i problemi, ma piuttosto quello di promuovere un’agenda.

Papa Francesco è stato costretto, nell’Esortazione post-sinodale, a rimettere le cose a posto, evitando controversie come quella dei preti sposati, deludendo molti [QUI].

Sembra che il Papa utilizzi il Sinodo e la discussione più come suo laboratorio che come un luogo per la collegialità. Con il Sinodo il Papa raccoglie idee, capisce in che direzione va il senso comune, e poi prende decisioni che possono essere impopolari ma che comunque gli garantiscono di non andare troppo oltre e che non dice nulla che possa nuocergli.

Dunque, una Chiesa sinodale fa parte di una discussione costante di cui il Papa dovrebbe beneficiare?

Se così fosse, tradirebbe il vero scopo del Sinodo. Sarebbe piuttosto lo sviluppo di un percorso da papa re, come Papa Francesco si è comportato in più occasioni [QUI].

Poi, c’è la questione del Sinodo sulla sinodalità, un nome che sembra una tautologia. Tuttavia, le commissioni sinodali indicano una diversa interpretazione. Vale a dire: se la Chiesa è sinodale, allora il Sinodo è la vita della Chiesa. Pertanto, il Sinodo non parla di sinodalità in modo autoreferenziale; dice invece come la Chiesa vive e affronta le sue sfide e come può farlo coinvolgendo tutto il popolo di Dio.

Partendo da questa filosofia, si comprende perché il Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, abbia proposto in apertura di questo cammino sinodale di valutare un diverso modo di redigere il documento finale [QUI], magari senza votazioni sulle modalità e di restituirlo al Chiese particolari, in attesa dei loro emendamenti prima di pubblicarlo.

Queste proposte mirano a dirimere alcune delle questioni emerse, con l’intenzione di fare del Sinodo, se non un vero e proprio organo di governo, una parte essenziale della Chiesa e un raccordo tra Roma e la periferia.

Basterà? Difficile da dire. L’apertura sinodale del Papa ha portato la Chiesa di Germania ad avviare un cammino sinodale che mira anche a cambiare la dottrina cattolica, e altri sinodi locali (come in Irlanda e in Australia) rischiano di mettere in pericolo l’intera struttura della Chiesa.

Papa Francesco ha finalmente aperto il vaso di Pandora intervenendo poco, aspettando le opinioni di tutti senza sovraesporre se stesso. Di conseguenza, coloro che non capiscono la struttura della Chiesa la attaccano, ne evidenziano l’amnesia e gli errori e la mettono alla pubblica gogna.

Pertanto, sarà necessaria tutta la diplomazia del Papa per controllare le tentazioni scismatiche e uscire con qualcosa di completamente cattolico.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato in inglese dal suo autore oggi sul suo blog Monday Vatican [QUI].