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sabato 28 maggio 2022

I disastri del Dicastero della Comunicazione

Riprendiamo alcuni stralci di Silere non possum sulle vicende vaticane in tema di comunicazione.
Luigi

VATICANO: CLIENTELISMO E SOTTERFUGI A DANNO DEL PAPA
[...]
Il sistema cambia?

La retorica di questi anni è sempre stata quella di un Papa che avrebbe distrutto questo sistema di clientelismo e amicizie ma è davvero così? In questi anni Francesco ha semplicemente tagliato alcune teste ma ne ha posizionate altre con il medesimo sistema. Cambiano i volti ma non cambia il meccanismo. Si pensi al neo Dicastero per la Comunicazione creato da Francesco il 29 giugno 2015.
La Segreteria per la Comunicazione (oggi Dicastero)
Dapprima, alla guida del Dicastero, quando ancora era Segreteria per la Comunicazione, il Papa mise il Rev.do Mons. Dario Edoardo Viganò. Il prelato ebbe poi la felice idea di tagliuzzare la lettera di Benedetto XVI con la quale rifiutava, diplomaticamente, di scrivere alcunchè su una serie di librettini all’interno della collana “La teologia di Papa Francesco”, curata da Roberto Repole (attuale arcivescovo di Torino). La collana infatti conteneva un intervento di Peter Hünermann, professore tedesco che a giudizio di Benedetto XVI “fondò un’organizzazione in opposizione al magistero papale” e che, scrive Ratzinger, “durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali”. In curia, infatti, c’era ancora la convinzione che la mitezza di Benedetto XVI gli avrebbe permesso di strumentalizzarlo e trattarlo come gli pareva. Viganò scelse di pubblicare solo la prima parte della lettera di Benedetto XVI omettendo proprio le parole in cui il Papa emerito declinava l’invito a scrivere una Prefazione di questa collana. Scriveva, infatti, Ratzinger: «in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto» e «purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».



Dal monastero Mater Ecclesiae non sono stati certamente a guardare quell’atto ridicolo compiuto da Viganò, ma con l’appoggio di ben altri soggetti da novanta. Difatti, come di consueto, si scelse poi di far dimettere il monsignore, facendo credere di aver risolto la questione tagliando la testa ad uno.

Il fatto, poi, che oggi Papa Francesco abbia scelto proprio Roberto Repole come Arcivescovo di Torino è tutto dire. Non solo ci sono questioni dottrinali su cui ci sarebbe molto da dire ma forse bisognava anche chiedersi come possa governare gli stessi preti di cui era confratello.
Nuova guardia, trionfo dell’incompetenza

Al suo posto hanno messo Paolo Ruffini, ex direttore di Tv2000. E a capo della direzione editoriale? Chi mettere se non Andrea Tornielli? Un uomo che ha sempre scritto tutto e il contrario di tutto. Per utilizzare parole carine, le quali oltre Tevere sono certamente meno edulcorate, si dice che Tornielli sia la persona che dove la metti sta. Oggi dice A, domani dice B. Dove soffia il vento, si direziona la bandiera. Persona perfetta per accontentare Francesco, il quale non ama vedersi contraddetto.

Grazie a questi due illustri uomini della comunicazione, in Via della Conciliazione è il caos. Regna l’incompetenza totale. È interessante anche l’assunzione di giornalisti che prima scrivevano per La Stampa, insieme a Tornielli, ed oggi si ritrovano a firmare qualsiasi articolo su Vatican News. Si parla di processo Sloane Avenue? Ci penso io! Si parla di abusi sulle suore? Ci penso io! Si parla di CEI? Ci penso io! Dei veri enfant prodige che sanno tutto. Eppure non sanno proprio nulla. Basti pensare che il 20 aprile 2022, quando salì alla casa del Padre, l’Em.mo Cardinale Barragan, una giornalista pubblicò un tweet dicendo: “Sei mesi dopo essere stato eletto, papa Francesco ha fatto visita al suo vecchio amico, il cardinale Javier Lozano Barragán, ricoverato in ospedale per una grave ostruzione intestinale e ha parlato con i medici per riferire direttamente a lui.”

Il giornalista di Vatican News retwetta immediatamente il post della collega scrivendo: “Il Cardinale barragan ha ricevuto nei giorni scorsi la visita del #Papa che gli ha dato l’estrema unzione”. Notizia falsa, mai avvenuta questa cosa. Ma poi bastava leggere il tweet della giornalista, anche le foto non erano dei giorni precedenti ma erano del 2013. Questa è la dimostrazione che, non solo c’è incompetenza, ma c’è anche la ricerca dell’Hype. Anche sulla morte di un Principe della Chiesa.
Troppa superficialità

Nei giorni scorsi abbiamo anche evidenziato come vi siano troppi errori nelle pubblicazioni di notizie o documenti anche ufficiali. Ovviamente il problema non riguarda quei competenti giornalisti che servono in spirito di abnegazione la Comunicazione del Papa. Uomini e donne che non appaiono, non retwittano, non si fanno i selfie con il Papa nei viaggi papali. Si tratta di professionisti di altissimo livello che hanno, per anni e anni, servito qualsiasi Papa. Non hanno mai guardato alla persona (Bergoglio, Ratzinger,Wojtyła) ma al Papa!

Il problema sta a monte. C’è chi deve lavorare duramente per guadagnarsi da vivere e chi riceve lo stipendio a prescindere dal lavoro che effettivamente compie. È il grande problema che ci si poneva alla Conferenza Stampa sulla Praedicate Evangelium.

Ma guardiamo ad alcuni esempi concreti, fatti accaduti in questi giorni. Il discorso del Papa ai giovani dell’Arcidiocesi di Genova viene comunicato con la dicitura: “Saluto del Santo Padre ai cresimandi della diocesi di Genova“. E Vatican News, segue. Ieri il Santo Padre ha nominato il nuovo Presidente della CEI e la comunicazione da parte della Santa Sede non è stata data. Nel 2017 fu data. Di questioni del genere ce ne sono moltissime. Come quando il Presidente del Consiglio Mario Draghi non si presentò all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Vaticano. In questo podcast viene detto che il Presidente del Consiglio era presente. È chiaro che il giornalista “in fondo alla catena” si limita a compiere il suo dovere, il problema ovviamente è all’apice. Quando venne pubblicata la Praedicate Evangelium la responsabilità non era certo della Sala Stampa ma piuttosto di Mons. Mellino che aveva il solo compito di visionare e correggere quel testo. Il vescovo non è stato capace neppure di fare quello. Il problema quindi è nella direzione. Si tratta della comunicazione del Papa. Si tratta della comunicazione della Santa Sede, non è il bollettino della sagra dei tortelli.

Questa non chiarezza è la causa di errori enormi che vengono commessi in tutti gli ambiti, oltre Tevere. Basti pensare all’assenza di documenti fondamentali come gli Acta Apostolicae Sedis. Poi ci meravigliamo che gli avvocati romani non conoscono le leggi in Vaticano… Il risultato del familismo amorale, come ricorda Banfield, è che le persone competenti e umili restano a fare il “lavoro sporco” e sotto pagato e all’apice arrivano “gli amici degli amici”. Oggi possiamo dire che in alto arriva chi sa incensare di più. Abbiamo raggiunto l’apice del parossismo.

La protesta di alcuni dipendenti

Il clima irrespirabile è stato reso noto, timidamente, da una lettera che ci è stata inviata all’inizio del mese scorso. Alcuni giornalisti, esasperati da questo modus agendi, scrivono:
"Questo testo è indirizzato ai nostri colleghi,
avremmo voluto raccontare la verità dei fatti e farlo in un’altra maniera, ma nel recente passato, due persone che hanno cercato di raccontarla raccogliendo firme su un documento per fare arrivare “in alto” le questioni dei continui sprechi economici e le voci del disagio di tanti lavoratori, sono state pesantemente punite e messe a tacere.
Esistono notizie ed informazioni che devono essere rese pubbliche. E’ ben noto tra i lavoratori della comunicazione che speravamo di vedere ricambiati i tanti sacrifici loro richiesti in nome della “riforma” che le delocalizzazioni, gli accorpamenti, le riduzioni del campo di azione… dopo quasi un decennio, non hanno portato al risultato sperato.
Il numero di professionali nell’ambito del Dicastero per la Comunicazione, al momento il piu grande, che hanno rinunciato al posto di lavoro, o che hanno richiesto il pensionamento anticipato è allarmante e questo fatto non è noto al di fuori delle mura.
Moltissimi professionisti delle comunicazione, a vari livelli, sono stati declassati, con l’attribuzione di compiti e lavori non corrispondenti alle loro competenze; alcuni inizialmente avevano accettato la cosa come una richiesta di flessibilità per favorire un migliorarmento del progetto comunicativo che però non si è attuato. Invece si è favorita la crescita di un sistema burocratico autoalimentato che tra altre conseguenze ha generato una progressiva delusione, demotivazione e sfiducia delle risorse umane impiegate. Perchè non si fa una valutazione di questa gestione?"

Si può immaginare e giustificare l’amarezza e lo sconforto dei lavoratori dipendenti, al fatto che in una economia ristretta si chiede di ridurre al minimo o di azzerare le spese straordinarie, mentre altri dicasteri e segreterie, moltiplicano i subappalti per i servizi di comunicazione, ovviamente pagati, e ignorando le risorse umane, professionali e tecniche già disponibili internamente, non prendendole in considerazione neanche a livello consultivo. Come se quanto fatto in passato fosse tutto sbagliato!

Infatti, non corrisponde al vero che le assunzioni in Vaticano sono state bloccate, nel mega dicastero per la Comunicazione si è continuato ad assumere a livelli alti delle tabelle organiche, spesso in nome del fittizio “turnover” per pensionamento.

Il problema è che le risorse interne già qualificate e specializzate si vedono scavalcare ingiustamente da “parvenus” dell’ultimo momento, spesso amici degli amici…

Questa pratica censurabile ma consolidata di inserire in ruolo persone che non possiedono la minima conoscenza delle dinamiche interne dell’istituzione, in poco tempo crea danni al tessuto sociale ed all’istituzione che poi devono essere affrontati e risolti, appesantendo di molto i processi lavorativi.

Con il passare del tempo, e di più giorno dopo giorno, è cresciuta la delusione tra il personale dipendente, e sembra che tutti stiano aspettando la pensione anticipata, 60 anni di età e 30 di contributi per andare via con amarezza e disincanto.

Intanto, molti di noi affrontano la vita con la massima dignità possibile, la gestione familiare fatta di responsabilità, equilibrismi economici tra spese che aumentano, tasse da pagare, gli studi dei figli, e continuano a lavorare senza la possibilità di esprimere il giusto disappunto pe le promesse mancate e per una riforma sempre rimandata e mai completata.

Dobbiamo stare in questo “humus” che avrebbe dovuto essere migliore e che così degradato non lo avremmo mai immaginato ma ci vediamo costretti ad esservi immersi."

Guadagno facile e amicizie

Anche il Sostituto per gli affari generali, arrivato dal Venezuela si è trovato ad affrontare una situazione incredibile. In particolar modo se si arriva in Vaticano da Paesi che non sono l’Italia, dove questo sistema è alla base di qualsiasi struttura. Si badi bene cosa scrive Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Pena Parra ai magistrati, in merito alle attività che vengono messe in atto per “tutelare l’immagine del Santo Padre”. Attività che viene svolta da alcuni studi legali che prendono fior fiori di quattrini per dire chi può e chi non può usare l’immagine del Papa. Silere non possum è già venuta a conoscenza di numerosi casi in cui l’utilizzo di queste foto viene regolato, non da stringenti norme stabilite, ma piuttosto da amicizie e favoritismi. Forse bisognerebbe spiegare a questa gente, sempre illustri professori e grandi esperti del diritto, che il diritto canonico bisogna studiarlo e non bastano grandi studi e grandi amici. Visto che nei curriculum di questi esimi principi del foro non si rinvengono mai neppure i corsi di catechismo, bisogna rammentare loro che il Can. 12 – §1 del Codice di diritto Canonico recita: “Alle leggi universali sono tenuti dovunque tutti coloro per i quali sono state date”.

Ma il familismo amorale imperante detta altre regole: “Sul tuo giornale scrivi che in Vaticano va tutto bene?” Ok puoi usare tutte le foto che vuoi. “Scrivi che il processo non è rispettoso dei diritti umani?” Eh, eh. No, no. Bisogna tutelare l’immagine del Papa. Questo è la mens che guida queste attività. Quante volte abbiamo ripetuto che ormai si tratta di un sistema che ad Erdoğan fa un baffo? Qualche giorno fa addirittura abbiamo sentito in aula il Promotore di Giustizia Aggiunto che ha chiesto conto al Cardinale Becciu dei suoi rapporti con i giornalisti. Diddì non apprezza che ci sia chi gli dice come stanno le cose.
[...]

Tutte queste attività non fanno altro che portare discredito alla Santa Sede e all’immagine stessa del Papa che, ancor oggi, non ha capito che le critiche sono la vera ricchezza per poter migliorare nel proprio ministero. Anche Domenica qualche vescovo ha avuto il coraggio di far notare a Francesco che qualche sua considerazione è contraddittoria, chissà se non arriverà presto una nomina con destinazione isola di Djerba