Nella festa, secondo il calendario tradizionale, del nostro amato S. Pio V.
Luigi
La Nuova Bussola Quotidiana, Massimo Scapin
30-04-2022
L’1 maggio di 450 anni fa moriva il domenicano Michele Ghislieri, divenuto Papa nel 1566 con il nome di Pio V. Instancabile difensore della fede, attribuì la vittoria di Lepanto all’intercessione della Madre celeste. Diversi gli oratori musicali a lui dedicati, tra cui “L’empietà delusa”, che ci dice quanto il demonio trovasse scomodo questo grande santo.
Quattrocentocinquanta anni fa, il primo maggio del 1572, moriva il grande Papa della Riforma cattolica promossa dal Concilio di Trento, il «Papa del Rosario», glorioso nell’abbattere nemici della Chiesa (esterni, come i Turchi, e interni come i seguaci di Lutero e Calvino o come gli esponenti del «Terzo Partito», che cercavano un compromesso tra la verità e l’errore) e nel restaurare il culto divino: san Pio V, il domenicano Michele (al secolo Antonio) Ghislieri.
Era nato in un’umile famiglia a Bosco Marengo, Alessandria, il 17 gennaio 1504. Dalla sua biografia emerge un gigante della santità, ovunque distintosi per la pietà personale e l’ortodossia della fede: la sua vita religiosa nell’Ordine dei Predicatori, noti anche come Frati Domenicani; l’intenso apostolato a Pavia (al convento di S. Tommaso fu insegnante di teologia, confessore del governatore di Milano e poi commissario e vicario inquisitoriale per la diocesi), a Vigevano (al convento di S. Pietro Martire fu novizio, procuratore e priore), ad Alba (priore), a Mondovì (di cui fu per cinque anni zelantissimo vescovo); il servizio alla Santa Sede a Roma; la salita alla Cattedra di Pietro, dal 7 gennaio del 1566, giorno dell’elezione, fino all’1 maggio del 1572, con il nome di Pio V.
Il suo breve pontificato si espresse in un instancabile servizio alla Chiesa, che fu riorganizzata e normalizzata specialmente dopo la sovversione protestante e le decisioni del Concilio di Trento. A lui si devono, per citare solo le cose più importanti, il Catechismo Romano (1566), il Breviario Romano (1568), il Messale Romano (1570) e l’ardente lotta contro i Turchi, culminata nella vittoria di Lepanto (1571). Una vittoria che san Pio V attribuì alla potente intercessione della celeste Madre del Signore, invocata con il titolo di Nostra Signora del Rosario, di Regina delle Vittorie.
Tra gli omaggi musicali alla canonizzazione di papa Ghislieri, celebrata da papa Clemente XI nella Basilica Vaticana il 22 maggio 1712 (insieme con Andrea Avellino, Felice da Cantalice e Caterina da Bologna), troviamo tre oratori del 1713 e una messa del 1724. «La santità guerriera di S. Pio V Pontefice Massimo dell’Ordine dei Predicatori, oratorio da cantarsi nella chiesa dei RR. PP. di S. Maria di Castello a Genova in occasione del solenne ottavario per la canonizzazione di detto santo l’anno 1713 d’aprile. Posto in musica dal sig. D. Antonio Mangiarotti maestro di cappella» (C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Bertola & Locatelli 1990, p. 131). «La vittoria navale, predetta dal Santo Pontefice Pio V Ghislieri dell’Ordine dei Predicatori. Oratorio da farsi nella Chiesa di Santa Corona di Vicenza in occasione dell’Ottavario per la sua cannonizatione solennizato da’ padri del medesimo ordine. Posto in musica dal signor D. Antonio Vivaldi maestro de’ Concerti del Pio Ospitale della Pietà di Venezia» (D. Arnold & E. Arnold, The Oratorio in Venice, Royal Musical Association, London 1986, p. 23). «L’empietà delusa. Oratorio per il solenne triduo da celebrarsi nella Cappella dell’Almo Collegio Ghislieri di Pavia l’anno 1713 per la santificazione del gloriosissimo e santissimo Pontefice Pio V fondatore di detto collegio. Musica del Signor D. Giovanni Antonio Costa, Cappellano d’onore di Sua Maestà Cesarea e Cattolica, Maestro di Cappella della Cattedrale di Pavia e Accademico Filarmonico» (libretto dell’oratorio di Carlo Giuseppe Cornacchia). La Messa ad 8 voci in due cori e organo, composta da Giovanni Giorgi (morto nel 1762), maestro di cappella della Basilica Lateranense, commissionata da Giovanni V di Braganza, re di Portogallo (1689-1750), ed eseguita per la festa di S. Pio V nel 1724 nella basilica romana di Santa Maria Maggiore.
La musica dei primi due oratori è andata perduta; ci rimane quella del terzo, scritta dal sacerdote Giovanni Antonio Costa, compositore e cantore nato a Pavia intorno al 1660 e morto nel 1735, su testo del sacerdote Carlo Giuseppe Cornacchia da Casale Monferrato, Accademico «Affidato» di Pavia ed «Innominato» di Bra.
La partitura dell’oratorio L’empietà delusa include un’orchestra d’archi, l’organo e sei personaggi: la Chiesa e l’Empietà, due soprani; Cristo e il Testo, due contralti; San Pio V, tenore; il Demonio, basso. In un’ora e mezzo circa di musica «pare di assistere ad una moderna fiction, ove una verità viene nascosta dietro a fatti del tutto immaginari: la verità è la lotta tra il bene e il male, la fiction sta nella volontà da parte del maligno di avvelenare i piedi del crocifisso posto sul tavolo di San Pio V per togliere di mezzo, secondo il demonio, un personaggio a lui molto scomodo», come scrisse al riguardo mons. Fernando Charrier, vescovo di Alessandria, nel 2004, in occasione della prima esecuzione moderna dell’oratorio.
L’ascolto di questa sacra rappresentazione offre «l’opportunità di ravvivare la memoria di questo grande Pontefice, e di riflettere sulla ricca eredità di esempi e di insegnamenti, da lui lasciati, che sono quanto mai validi anche per i cristiani del nostro tempo» (Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione delle celebrazioni giubilari promosse per il V centenario della nascita di san Pio V, 1 maggio 2004).