Come sarà quest'anno il presepe di piazza San Pietro? Ce lo chiedevamo a novembre (QUI).
Vedendo le prime immagini abbiamo tirato un sospiro di sollievo, sia pure uno soltanto, parziale e provvisorio. Niente statue formato Star Trek (o forse erano raccoglitori per la differenziata) come nel 2020, annus horribilis in tutti i sensi (QUI e QUI). Né il presepe "sessualmente avanzato" del 2017, ricordate (QUI)?
Ma questa volta più delle ali degli angeli si levano quelle di un condor. Niente cammelli, ma lama per i Re Magi che portano in dono... mais e quinoa!
Ma, visto che siamo a Roma e non sulle Ande (tanto più che il Papa predilige definirsi "Vescovo di Roma") un presepe "tradizionale", classico, è tanto difficile?
Stefano
Presepi: dal primo voluto da San Francesco a quelli del nostro tempo
di Amedeo Lomonaco – Vatican News, 10 dicembre 2021
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Il presepe peruviano a San Pietro
"Questo presepe rappresenta i valori del popolo di Huancavelica, del popolo peruviano, che manifesta la sua fede in Gesù che sempre ci accompagna, nonostante ogni crisi, ogni difficoltà, il Signore è sempre vicino a noi affinché possiamo emergere come comunità credente". Queste le parole pronunciate da monsignor Carlos Alberto Salcedo Ojeda, vescovo della diocesi di Huancavelica, durante la presentazione ai media del presepe della sua terra, che quest'anno è stato installato in Piazza San Pietro e accompagnerà tutte le celebrazioni liturgiche in Vaticano. Il vescovo di Huancavelica ha sottolineato che "questo presepe ha un significato molto grande per noi, questo presepe fatto da artisti e artigiani del posto rappresenta la fede e la speranza del popolo Chopcca, ma anche di tutto il popolo di Huancavelica e di tutto il Perù". Inoltre, il prelato ha detto che questo presepe rappresenta la fede in Gesù, quella speranza, che Lui ci accompagna e che possiamo superare la pandemia di Covid-19 e altre pandemie e raggiungere un Paese più unito, più giusto e più fraterno.
Lama e quinoa
Da parte sua, l'ambasciatore del Perù presso la Santa Sede, il signor Jorge Eduardo Román Morey, ha sottolineato che la presenza di questo presepe peruviano in Vaticano, "è un riconoscimento del bicentenario del Perù e a tutti i popoli dell'America che stanno celebrando il loro bicentenario nel biennio 2020/21". Inoltre, l'ambasciatore ha detto che, "è un riconoscimento della ricchezza della cultura del Perù, ma anche a tutto il continente, ciò che abbiamo da offrire, in questo caso la regione di Huancavelica e la comunità di Chopcca". Per questo, c'è un presepe diverso da quello tradizionale, non sono i Re Magi che vengono sui cammelli, "questi Re Magi vengono con i lama, con gli alpaca e portano la quinoa, il mais delle Ande! Quello che portano nelle loro bisacce è il modo tradizionale di festeggiare negli altipiani del Perù, è la comunità di Chopcca che è conosciuta per essere fervente cattolica". Allo stesso modo, Morey ha rimarcato come questo progetto abbia più di un anno di preparazione alle spalle, con un lavoro articolato iniziato dal sui predecessore, la signora Elvira Velázquez.
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Fonte: Vatican News