Dal Blog di Sabino Paciolla una bella riflessione tradotta da Catholic Thing.
Come scrisse nel suo stemma il Card. Ottaviani: "Semper idem"
Luigi
15-11-21
Padre Thomas Weinandy, già conosciuto su questo blog, è un teologo cappuccino di fama internazionale, residente a Washington. È stato membro della Commissione Teologica Internazionale e direttore esecutivo del segretariato per la dottrina della conferenza episcopale degli Stati Uniti dal 2005 al 2013. Successivamente è stato consultore dello stesso organismo. Padre Weinandy ha scritto un articolo sul falso rinnovamento della Chiesa richiesto da alcuni settori che sono al suo interno. L’articolo è stato pubblicato su The Catholic Thing, e ve lo propongo nella mia traduzione.
A volte è difficile amare la Chiesa Cattolica Romana. Con i suoi scandali sessuali e finanziari apparentemente senza fine, non solo possiamo diventare scoraggiati e cinici riguardo allo stato attuale della Chiesa; possiamo anche arrabbiarci per la sua apparente incapacità di riformarsi. Ma c’è una ragione più profonda di preoccupazione. Molti cattolici oggi danno l’impressione di non amare la Chiesa, non a causa dei suoi membri peccatori, ma perché non amano la Chiesa come è stata tradizionalmente.
Trovano le sue dottrine antiquate – dogmi morti del passato, la cui presenza soffocante blocca l’autentico rinnovamento. Allo stesso modo, trovano l’insegnamento morale tradizionale della Chiesa – specialmente riguardo al matrimonio e alla sessualità – rigido, leggi spietate e canoni inflessibili che non permettono alle persone di essere “chi sono veramente”.
Tali leggi, credono, limitano la libertà degli uomini e delle donne e il loro diritto intrinseco di scegliere ciò che è meglio per loro. Per loro, i principi morali della Chiesa favoriscono semplicemente una vita infelice e piena di sensi di colpa. Una tale Chiesa non può essere amata. Per essere amata, credono, la Chiesa deve cambiare ai livelli più profondi del suo essere. E coloro che sono svegli nello Spirito sono chiamati a usare la loro forza politica e finanziaria per assicurare che tale cambiamento sia attuato.
Quando pregava nella chiesa pericolante di San Damiano, San Francesco d’Assisi sentì Gesù crocifisso parlargli: “Francesco, vai, ripara la mia casa che, come vedi, sta cadendo in rovina”. Francesco, nella sua semplice innocenza, cominciò a raccogliere pietre e a ricostruire questa chiesa e altre. Solo più tardi si rese conto che era la Chiesa stessa, il Corpo di Cristo, che aveva bisogno di una ricostruzione spirituale.
Quindi, cosa fece Francesco? Si mise a cambiare l’insegnamento dottrinale e morale della Chiesa, culminando nel rifiuto della Chiesa stessa? Questo è, dopo tutto, ciò che alcuni “movimenti di rinnovamento” all’interno della Chiesa del suo tempo proponevano. No. Francesco, come figlio fedele della Chiesa, sapeva che essa poteva essere riparata solo se la verità vivificante delle sue dottrine diventava ancora una volta la pietra su cui essa è costruita. Così Francesco, con le parole e con le opere, fece rivivere nella Chiesa questi misteri della fede.
L’Incarnazione fu la dottrina fondamentale della sua predicazione. Il Figlio di Dio venne effettivamente ad esistere come uomo nel grembo di Maria. Si è fatto povero della nostra umanità affinché noi potessimo diventare ricchi della sua divinità. E quale modo migliore per manifestare questa impressionante verità che metterla in pratica? E così fece. Mise in scena la rappresentazione del presepe nella città collinare di Greccio. Circondato da pecore, mucche e asini, l’incarnazione prese vita. Perché si dice che il bambino Gesù, figlio di Maria e Figlio eterno del Padre, sia apparso tra le braccia di Francesco.
La vita delle persone fu trasformata. Ascoltarono la chiamata al pentimento del peccato e alla fede nel loro Salvatore. Ancora una volta divennero pietre vive nella Chiesa di Cristo.
Se l’Incarnazione fu fondamentale per l’impresa di Francesco di ricostruire la Chiesa, il suo amore per Gesù crocifisso divenne la pietra angolare. Sulla croce, il povero Gesù offrì la sua vita santa e senza peccato per il perdono del peccato, e così meritò la sua gloriosa risurrezione. In questo duplice atto, Gesù, attraverso il sangue e l’acqua che sgorgarono dal suo costato trafitto, diede vita alla sua santa e pura sposa – la Chiesa.
Francesco, per amore di questa stessa sposa, la stessa Chiesa, ha dato la sua vita, per renderla santa ancora una volta. Le stimmate, i segni fisici dei chiodi e della lancia, non sono semplicemente un segno che Francesco era l’immagine vivente di Gesù crocifisso, ma piuttosto che egli, a imitazione di Gesù, ha offerto completamente se stesso per il bene del rinnovamento della Chiesa. Come Cristo è l’eterno, amorevole, sposo crocifisso della sua Chiesa, così Francesco fu l’amorevole sposo crocifisso della Chiesa del suo tempo.
Mentre i falsi sostenitori del rinnovamento disprezzavano i sacramenti carnali, Francesco si gloriava della loro materialità. Perché la materia manifestava la gloria di Dio: Fratello sole e sorella luna, fratello fuoco e sorella acqua. L’Eucaristia, il più materiale di tutti i sacramenti, era la più grande gioia di Francesco. Il pane stesso e il vino stesso erano trasformati nella carne e nel sangue risorti di Gesù risorto.
Così, si entrava in comunione corporea vivente con lo stesso Gesù vivente. La povertà della nostra carne è arricchita dalla carne risorta di Gesù – una reciproca dimora fino alla vita eterna. Per Francesco, l’Eucaristia non era una dottrina obsoleta, ma la fonte e il culmine della vita della Chiesa.
Nel contesto di queste dottrine portatrici di verità e vivificanti, Francesco esortava la gente del suo tempo a pentirsi dei propri peccati e a vivere una vita santa. Francesco non vedeva l’insegnamento morale della Chiesa come decreti rigidi e impossibili da rispettare. Piuttosto, come sperimentò nella sua stessa vita, Francesco sapeva che credere nel Signore Gesù e osservare i suoi comandamenti, come professato dalla Chiesa, porta alla libertà piena di Spirito, alla santità e alla felicità.
Francesco riconobbe, alla luce della sua follia giovanile, che sostenere che l’insegnamento morale della Chiesa deve cambiare significa offrire al mondo la morte – una vita di tormento qui sulla terra e un’agonia eterna all’inferno. Francesco, nel suo amore sacrificale, desiderava riparare la Chiesa di Gesù, renderla un santuario di luce e vita in un mondo oscurato dal peccato e dalla morte.
È difficile amare la Chiesa malandata di oggi. Tuttavia, le parole che Gesù crocifisso ha detto a Francesco risuonano nelle nostre orecchie: “Ripara la mia Chiesa, che, come vedi, è caduta in rovina”. Francesco e tutti i santi sono i nostri esempi. Non dobbiamo costruire una “nuova chiesa” fondata sulle menzogne ingannevoli di Satana. Piuttosto, dobbiamo ricostruire la Chiesa antica ma sempre nuova di Gesù, un tempio costruito con le pietre vive della vera dottrina apostolica, i misteri della fede che promuovono la santità della vita.
Fare questo è amare la sposa di Cristo – la Chiesa sposata da Gesù.