Ancora per l'Ottava dei Defunti un articolo apologetico sulla dottrina del Purgatorio.
Luigi
I Tre Sentieri, 1 NOVEMBRE 2021, Corrado Gnerre
INTRODUZIONE
La definizione
Il Purgatorio è un “luogo” e una condizione in cui le anime nello stato di Grazia ricevono la purificazione dalle macchie e dalle pene rimaste in loro al momento della morte.
Le macchie da cui le anime del Purgatorio vengono purificate sono di tre specie:
1)I peccati veniali non ancora rimessi
2)Le abitudini cattive
3)La pena temporale dovuta ai peccati mortali rimessi
Le anime del Purgatorio vengono purificate, ma non acquistano nuovo merito o soddisfazione. Beneficiano solo di una satispassione, cioè con il loro patire pagano il debito della Giustizia Divina.
Purgatorio perfino per i Santi
Dal momento che per accedere in Paradiso occorre avere la veste completemente bianca[1], è possibile che anche dei santi canonizzati abbiano avuto bisogno di un periodo di purificazione in Purgatorio.
LE PROVE
Dalla Scrittura
Libro II dei Maccabei (12,43-46): “Giuda Maccabeo, fatta una colletta, mandò a Gerusalemme circa duemila dramme d’argento, affinché si offrisse un sacrificio espiatorio per i peccati dei morti, opera degna e nobile, suggerita dalla fede nella resurrezione, poiché se non avesse creduto che i morti resusciteranno, sarebbe stato superfluo e vano pregare per essi. Ma credeva che a quanti si addormentano nella morte con sentimenti di pietà è riservata una bellissima ricompensa. Santo e pio pensiero! Per questo egli fece offrire un sacrificio espiatorio per i morti, affinché fossero purificati dai loro peccati.”
Vangelo di Matteo (12,32): “Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma chi avrà parlato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questa vita né in quella futura”.
Lettere di San Paolo (1° Corinti 3,15): “Colui, invece, la cui opera prenderà fuoco ne soffrirà danno, però si salverà, ma come attraverso il fuoco”.
Dalla Tradizione
Fin dai primi secoli è stata universale la pratica delle preghiere e delle offerte per i defunti, come provano alcune iscrizioni catacombali.
Tertulliano (155-222) ricorda che vengono fatte offerte per i defunti nell’anniversario della morte (De corona 3). Racconta di una sposa che prega per il “refrigerio” dell’anima del marito (De monogamia 10) e di un luogo dove “si espiano” i delitti minori (De anima 58).
San Cirillo di Gerusalemme (315-386) invita a pregare per i defunti, pensando di portare aiuto alle anime. ( 23,9)
Sant’Agostino (354-430) afferma che “alcuni fedeli (…) vengono salvati per il fuoco del Purgatorio” (69).
LE PENE
Scrive santa Faustina Kowalska nel suo famoso Diario: “Quando la processione dal cimitero è tornata in cappella, la mia anima ha avvertito la presenza di molte anime. Ho compreso la grande giustizia di Dio e come ognuno debba pagare fino all’ultimo centesimo.”[2]
Una questione importante del Purgatorio sono le sue pene. Come sono? Quando durano? Che cosa dice la Teologia a riguardo?
Nel Purgatorio c’è una duplice pena: del danno e del senso.
Del danno: alle anime viene ritardata la visione di Dio.
Del senso: le anime sono punite con il “fuoco” corporeo. A riguardo sant’Agostino dice: “Con lo stesso fuoco con cui vengono tormentati i dannati, così vengono purificati gli eletti.”
Le sofferenze sono uguali o minori a quelle dell’inferno?
Quando si parla delle pene del Purgatorio c’è una questione importante ed è quella del tipo di sofferenze che patiscono le anime del Purgatorio. Sono uguali o minori a quelle dell’inferno? A riguardo ci sono opinioni teologiche diverse.
Sant’Agostino (354-430) e Sant’Alfonso Maria dei Liguori (1696-1787) dicono che il fuoco che brucia i dannati all’inferno è lo stesso di quello che purifica le anime del Purgatorio. La differenza sta nel fatto che il primo è eterno, il secondo temporaneo. A confermare questa opinione vi è anche ciò che scrive santa Faustina Kowalska (1905-1938) nel suo Diario dopo che ebbe ricevuto un’apparizione di un defunto: “Non ho parole né termini di paragone per esprimere cose così terribili e, sebbene mi sembri che quell’anima non sia dannata (dunque santa Faustina sta parlando del Purgatorio), tuttavia le sue pene non si differenziano in nulla dalle pene dell’inferno. L’unica differenza è che un giorno finiranno.”[3]
A proposito di quanto in intensità le pene del Purgatorio possano essere uguali a quelle dell’inferno, sempre santa Faustina parla del fatto che le anime purganti possono essere tormentati dagli stessi demoni: “All’improvviso vidi le anime che stanno espiando in purgatorio. Il loro aspetto era come un’ombra e fra loro vidi molti demoni. Uno cercò di infastidirmi, gettandosi sul mio letto e sui miei piedi sotto forma di gatto (…).”[4]
Vi è una celebre apparizione avvenuta nel monastero delle Redentoriste a Malines, in Belgio. Siamo nel 1871. Il padre di una religiosa, suor Maria Serafina, apparve per ben tre mesi alla figlia per chiederle suffragi. In una di queste apparizioni la suora chiese al padre, sotto comando del confessore, su cosa sarebbe stato meglio predicare che questi avesse predicato il giorno dopo, festa di Ognissanti. L’anima rispose: “(…) gli uomini non sanno o non credono abbastanza che il fuoco del Purgatorio è simile a quello dell’Inferno; se potesse ogni mortale fare una visita sola in quel carcere, non si commetterebbe più un sol peccato veniale, tanto è punito rigorosamente!”[5]
…sicuramente più terribili di quelle della vita terrena
Sant’Alfonso riporta in un suo scritto ciò che narra sant’Antonino. Ad un infermo fu proposto dal suo angelo custode se volesse per tre giorni rimanere nel Purgatorio oppure giacere nel suo letto malato ancora per due anni. L’infermo non ebbe un attimo di titubanza e subito disse di preferire il Purgatorio. Fu così che morì quel giorno stesso. Andò in Purgatorio. Per lui passò tanto di quel tempo che gli sembrava fossero trascorsi anni. Si lamentò con l’angelo perché non si era realizzato ciò che gli aveva promesso. Ma l’angelo gli rispose: “Che dici? Il tuo cadavere è ancora caldo nel letto. Sono passate poche ore dalla tua morte…” L’anima capì dunque che sarebbe stato molto meglio vivere ancora per due anni piuttosto che rimanere per pochi giorni in Purgatorio.
Anche le anime a cui sono risparmiate le pene più terribili soffrono pene intollerabili. Il Louvet, nel suo Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, racconta questo episodio: “Il giorno di tutti i Santi una giovane di rara pietà e modestia vide comparirsi dinanzi l’anima d’una dama di sua conoscenza, morta poco tempo prima, la quale le fece conoscere com’ella soffrisse bensì la sola pena della privazione di Dio, ma che questa privazione era per lei così intensa, che le procurava un tormento intollerabile. In tale stato le si fece vedere più volte e quasi sempre in chiesa, poiché non potendo contemplare Dio faccia a faccia nel cielo, cercava di trovar compenso contemplandolo almeno sotto le specie eucaristiche. Sarebbe impossibile riferire a parole con che slancio di adorazione e con che umile rispetto rimanesse quell’anima davanti alla sacra Ostia.”[6]
Leggiamo ancora cosa racconta il Louvet sulla venerabile suor Angela Tolomei, sorella del beato Giovanni Battista Tolomei: “Era ella cresciuta di giorno in giorno in virtù, e per la sua fedeltà nel corrispondere alla grazia divina era giunta ad un alto grado di perfezione, quando si ammalò gravemente. Il suo fratello, ricco egli pure di meriti innanzi a Dio, non poté con tutte le sue fervorose preghiere ottenerne la guarigione; ricevette ella perciò, con commovente pietà, gli ultimi Sacramenti, e poco prima di spirare ebbe una visione, nella quale osservò il posto che le era riservato in Purgatorio, in punizione di alcuni difetti che non si era applicata a correggere durante la vita; in pari tempo le furono manifestati i diversi tormenti che le anime soffrono laggiù; quindi spirò raccomandandosi alle preghiere del suo santo fratello. Mentre il cadavere veniva trasportato alla sepoltura, il beato Giovanni Battista, appressandosi al feretro, ordinò alla sorella di alzarsi, ed ella, quasi risvegliandosi da un sonno profondo, ritornò con strepitoso miracolo in vita. Nel tempo che proseguì a vivere sulla terra, quell’anima santa raccontava sul giudizio di Dio tali cose da far fremere di terrore, ma ciò che più di tutto confermò la verità delle sue parole fu la vita che menò, poiché spaventevoli erano le sue penitenze, avendo perfino inventato nuovi segreti, oltre alle comuni penitenze, per martoriare il suo corpo. Leggiamo che durante l’inverno era solita tuffarsi fino al collo in uno stagno gelato, ove rimaneva per lungo tempo recitando il salterio; talvolta bruciava di proposito le sue poveri carni…”. [7]
Le pene per i consacrati e per i religiosi
Secondo santa Francesca Romana (1384-1440) le anime dei chierici aspiranti al sacerdozio e dei religiosi e delle religiosi stanno nel Purgatorio più basso, dove si soffre di più. “Luogo” che è al di sotto a quello dove si trovano i laici che hanno pur commesso gravi colpe.[8]
Da qui si capisce che per i consacrati, anche per coloro che non hanno commesso gravi colpe, le sofferenze del Purgatorio sono terribili. Si racconta che santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) vide un giorno tre anime che soffrivano in Purgatorio, due delle quali erano religiose. Il Signore le chiese di decidere quale liberare, ma la Santa a sua volta rispose dicendo che era bene che decidesse Lui. A che il Signore liberò l’anima del defunto non consacrato e disse che le anime dei consacrati devono ispirare meno compassione perché maggiormente responsabili in quanto in vita ricevono maggiori mezzi per santificarsi.[9]
Ma se in Purgatorio le anime dei consacrati vengono punite di più rispetto a quelle dei laici, è pur vero che le anime dei sacerdoti vengono punite ancor più dei consacrati.[10] Alcune rivelazioni private attestano che i sacerdoti restano in Purgatorio molto di più rispetto ai laici. San Francesca di Pamplona racconta di un prete rimasto per lunghi anni in Purgatorio per avere, con colpevole negligenza, lasciato morire un giovane senza sacramenti.[11]
In Purgatorio si sconta la fretta avuta durante la preghiera. Addirittura san Severino, arcivescovo di Colonia, dovette stare per ben sei mesi nel Purgatorio per aver a volte pregato in fretta il breviario.[12]
In Purgatorio si scontano anche le distrazioni volontarie (attenzione: volontarie) durante la preghiera. Si narra del beato Stefano, francescano, che stando una notte in preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento vide la sagoma di un religioso con il volto nascosto dal cappuccio. Si avvicinò e gli domandò perché stesse ancora lì a quell’ora mentre gli altri frati riposavano. E questi gli rispose ch’era un frate vissuto in quel monastero e che ora era costretto a fare il suo purgatorio in quella cappella dove aveva spesso mal pregato rendendosi colpevole di distrazioni volontarie.[13]
Ma non solo questo. In Purgatorio vengono puniti anche gli abusi e le dimenticanze liturgiche. Dolenti note soprattutto per i nostri tempi. Sentite questo episodio che ebbe risonanza giornalistica e che avvenne in America, nell’Abbazia benedettina di Latrobe. Siamo nel 1859. In questa abbazia un novizio vide apparire ogni giorno, dal 18 settembre fino al 19 novembre, l’anima di un religioso. L’anima gli comunicò che stava penando in Purgatorio da ben settantasette anni per non aver adempiuto all’obbligo della celebrazione di sette Messe. Chiese quindi al novizio che fossero celebrate le sette Messe, che per lo spazio di sette giorni il giovane dovesse fare esercizi spirituali e conservare un perfetto silenzio e per trenta giorni dovesse recitare tre volte al giorno il salmo Miserere a piedi scalzi e braccia aperte. Le apparizioni, come abbiamo già detto, ebbero grande risonanza e sulla veridicità s’impegnò l’abate Wimmer apponendo una sua firma alla relazione.[14]
Le pene come segni di misericordia
Le pene del Purgatorio, così terribili, sono segni della misericordia divina. Il Purgatorio esiste per far sì che non si vada all’Inferno. Dinanzi alla purezza assoluta di Dio, solo la purezza conta. Chi non è puro non può vivere con Dio. Basterebbe andare a leggere la parabola del banchetto nuziale.[15] I Santi hanno sempre visto nel Purgatorio una bella “invenzione” della bontà di Dio perché tante anime non andassero a finire nell’Inferno. Scrive santa Caterina da Genova (1447-1510): “L’anima, separata dal corpo, non trovando in sé quella purezza nella quale fu creata, e sentendosi perciò indegna della visione di Dio, si getta istintivamente nel Purgatorio per togliere da sé ogni impedimento all’unione beatificante con il suo Creatore. Se non avesse questa possibilità di purificazione, proverebbe una sofferenza ben più grande, perché non saprebbe in qual modo raggiungere il fine meraviglioso per cui fu creata, Dio; il quale è per l’anima un valore così grande che le sofferenze del Purgatorio le sembrano poca cosa al confronto.”[16]
La durata delle pene
Altra questione in merito alle pene del Purgatorio è la loro durata. Le pene del Purgatorio non sono eterne, come ovviamente sono quelle dell’Inferno. La loro durata dipende dalle impurità da scontare. C’è chi nel Purgatorio ci sta poco, c’è chi ci sta molto… chi addirittura deve rimanerci fino al Giudizio Universale.
La prassi della Chiesa ci fa capire che la durata non deve essere uno “scherzo”. Infatti, sono sempre state promosse Pie Fondazioni e Messe Perpetue in suffragio delle anime purganti. Può una conversione all’ultimo momento risolvere una vita disordinata e di continui peccati?
Di Padre Pio si raccontano molte apparizioni di anime purganti che andavano a chiedere il suffragio della sua Messa per poter lasciare il Purgatorio. Un giorno egli celebrò in suffragio del papà di un suo confratello. “Stamattina l’Anima di tuo papà è entrata in Paradiso.” Comunicò poi al confratello. Questi ne fu felicissimo, ma si sentì di esprimere: “Padre, il mio buon papà è morto trentadue anni fa!”. “Figlio mio – gli rispose il Santo – davanti a Dio tutto si paga.”. Sant’Agostino dice chiaramente: “Colui che invecchiò nel peccato, impiegherà maggior tempo ad attraversare quel fiume di fuoco e, nella misura della sua colpa, la fiamma accrescerà il castigo.”[17]
La questione del tempo nelle pene
Alle pene è legata ancora un’altra questione, quella del tempo. Se le pene hanno una certa durata e questa varia a seconda dei peccati che si devono scontare, allora le pene sono temporali. Dunque nel Purgatorio esiste il tempo. Ma che tipo di tempo?
Va detto che il tempo del Purgatorio non ha la stessa scansione della vita terrena, ma è pur sempre un tempo che ha una scansione, cioè che inizia, perdura e termina.
Ora che il tempo del Purgatorio non abbia la stessa scansione terrena lo attesta il fatto che un’ora di Purgatorio pesa più di un secolo sulla terra. Il Louvet racconta un aneddoto. Due religiosi si aiutavano a progredire nelle virtù cristiane. Ad uno dei due, poco prima di morire, apparve l’angelo custode che gli comunicò che si sarebbe salvato ma che avrebbe dovuto fare tanto Purgatorio fin quando non fosse stata celebrata una Messa in suo suffragio. Il moribondo lo disse all’amico religioso e questi gli promise che non appena fosse morto avrebbe celebrato per lui. Così avvenne. Colui che era rimasto in vita aveva appena celebrato per l’amico, quando, in sacrestia, ebbe l’apparizione del defunto contento sì di poter andare in Paradiso, ma con un certo dispiacere perché credeva che quella celebrazione fosse avvenuta almeno un anno dopo la sua morte. A che il celebrante gli disse che aveva celebrato subito …e il defunto capì: un po’ di tempo in Purgatorio sembra molto di più di un anno di vita terrena.[18]
E’ anche possibile che le anime del Purgatorio scontino nei luoghi dove peccarono
Dove si scontano queste pene? Ovviamente in Purgatorio, ma non si può escludere che la giustizia divina permetta talvolta che le anime purganti scontino nei luoghi stessi dove peccarono o vissero; oppure che si rivelino in questi luoghi. Di narrazioni a riguardo ce ne sono molte. Ne parlano anche san Gregorio Magno e san Pier Damiani.[19]
San Pio da Pietrelcina si trovava solo in Chiesa, quando, ad un tratto, sentì degli strani rumori dietro l’altare maggiore. Inizialmente cercò di non dare peso alla cosa, ma poi, visto che i rumori si facevano sempre più chiari, si alzò dall’inginocchiatoio e andò a vedere. Dietro l’altare vi era un giovanissimo frate (un novizio) che non aveva mai visto prima e che era intento a scopare. “Chi sei tu e che ci fai qui?” Gli chiese Padre Pio. E il fratino rispose: “Sono qui a fare ciò che non volevo fare bene in vita. Sto scontando il purgatorio per questo.” Detto questo, il giovane frate scomparve.
LE GIOIE
In Purgatorio non ci sono solo sofferenze ma anche gioie. Vediamo quali sono:
La certezza della salvezza eterna: fin quando si è in vita anche i buoni non hanno la certezza della salvezza eterna. Le anime purganti, invece, sono nell’assoluta certezza del Paradiso.
L’impeccabilità: finché si è in vita vi è sempre il timore di cadere nel peccato. Nel Purgatorio, invece, vi è la certezza di non poter più offendere Dio.
I suffragi: questi possono alleviare, abbreviare e perfino liberare completamente dalle pene.
La conversazione con gli angeli: non pochi santi e teologi parlano delle visite che gli angeli fanno alle anime purganti.
La visita di Maria Santissima: ugualmente molti santi e teologi parlano di continue “visite” di Maria Santissima per confortare le anime del Purgatorio.
LO STATO
Le anime ricordano tutto
Scrive Chollet: “La mente conserva tutta la sua attività in Purgatorio: l’intelligenza ha anzi un campo più aperto (…) anche nel Purgatorio si conserva la facoltà della memoria. Per qual ragione invero potrebbe essere soppressa? L’anima ha recata con sé, anzi mantiene in se stessa le tracce della sua vita terrena: ogni giorno è descritto sulla pagina della coscienza a caratteri incancellabili come sopra un foglio che non può perire; ogni pensiero, ogni volere, tutte le parole, tutte le azioni vivono nella memoria. Bisognerebbe che l’anima si separasse da se stessa e cambiasse la propria essenza, se dovesse distruggere ogni residuo di vita passata.”[20]
Le anime conoscono la durata delle pene
Certamente (è di fede!) che le anime del Purgatorio sanno che sono salve e che verrà il momento in cui saranno liberate per poter accedere in Paradiso.
Ma conoscono anche la durate delle loro pene? Su questo non c’è convergenza di opinione. Da molte rivelazioni private sarebbe da dedurre che la conoscano. Inoltre –come dice il Louvet- sembrerebbe strano che Dio giudicandole non le faccia conoscere la sentenza.[21]
Le anime conoscono ciò che accade nella vita terrena
Altra questione importante: le anime del Purgatorio conoscono ciò che avviene sulla terra? Il Chollet risponde: “Fra le fiamme o nella luce del Cielo, in Purgatorio o in Paradiso, l’anima possiede la stessa natura; mantiene con la terra gli stessi rapporti di conoscenza e se gli avvenimenti di questa vita possono essere noti agli abitatori del Cielo, lo sono ugualmente per gli eletti trattenuti in Purgatorio.”[22]
Dunque, conoscenza diretta? Per Chollet sì, ma per altri no, la conoscenza di ciò che avviene nella vita terrena sarebbe indiretta. Per esempio il Suarez dice che le anime purganti conoscono i fatti terreni attraverso i loro angeli custodi. [23]
Attenzione però: dire che le anime del Purgatorio conoscano cosa accade nella vita terrena non significa che possano sempre ed in egual modo intervenire a favore dei propria cari. Ciò dipende da tante cose: dalla preghiera, dallo stato di purificazione, dalla permissione di Dio.
Le anime conoscono ciò che accade nell’inferno
Leggiamo ancora cosa dice Chollet: “Nulla impedisce alle anime purganti di spingere l’occhio spaventato nelle profonde, eterne, disperate tenebre nell’Inferno. Anche i dannati e i demoni sono stanze immateriali, oggetto per conseguenza della cognizione di ogni intelligenza spirituale. Qualunque spirito può vederli, riconoscerli; essi nell’onta del proprio supplizio sono sempre uno spettacolo agli occhi degli abitatori del Purgatorio e del Cielo. L’anima purgante osserva dunque l’anima dannata e confrontando il proprio col supplizio di quella, attinge da tal considerazione un sentimento di sicurezza per se medesima, di riconoscenza verso Dio (…).”[24]
Le anime possono conoscere per volere di Dio i futuri contingenti
Vista questa grande conoscenza di cui beneficiano le anime del Purgatorio verrebbe da pensare che esse possano conoscere anche i futuri contingenti degli uomini che sono sulla terra. La risposta sì, ma alla condizione che Dio lo permetta. E questo lo si capisce facilmente, perché la conoscenza dei futuri contingenti è in funzione di un intervento di aiuto. Per esempio, si conosce il pericolo in cui può incorrere un proprio familiare e si interviene per scongiurarglielo. Si racconta che la regina Claudia, moglie di Francesco I di Francia, apparve alla beata Caterina di Racconigi annunziandole che i francesi, sotto la guida del loro Re, sarebbero scesi in Italia e che il re sarebbe stato vinto e fatto prigioniero a Pavia, cosa che avvenne di lì a pochi mesi.[25]
Le anime partecipano alle Messe per il loro suffragio
Tra i fioretti della vita di padre Isaia Columbro, francescano morto in concetto di santità, si legge questo racconto fatto dal frate in persona: “Nella chiesa si era raccolto un folto gruppo di persone, quasi tutti parenti del defunto. Inizia la Messa con grande compunzione e con il desiderio profondo di offrire il sacrificio di Gesù per la liberazione di quell’anima. Alzando la testa alla preghiera iniziale intravidi nei primi banchi una mia fedele anziana di Foglianise inginocchiata e molto assorta nella preghiera. Con il suo velo nero sulla testa rimase così assorta fino al termine della Messa. Terminata la celebrazione raggiunsi la sagrestia dove salutai molte persone. Ritornato in chiesa non trovai la fedele di Foglianise per cui domandai agli altri se l’avessero vista andare via. Tutti però, con mia somma meraviglia, risposero che in quel banco non c’era stato nessuno. Feci ritorno a Foglianise e davanti al cimitero vidi il manifesto con l’annuncio della morte della signora in questione, la quale si era addormentata serenamente durante la notte. Allora capii che il Signore aveva concesso a questa anima benedetta, prima di salire in cielo, di partecipare ad una Messa di suffragio per la sua purificazione totale. Per questo da allora tutte le volte che celebro la messa, anche se non vedo con gli occhi, so che intorno all’altare oltre la Madonna, agli angeli ed ai santi, sono presenti le anime del Purgatorio che aspettano la nostra preghiera (…).”[26]
NON E’ UN’INVENZIONE DEL MEDIOEVO
Spesso sui testi scolastici si afferma che il Purgatorio sia una verità che non abbia alcun fondamento biblico e che sia una sorta di “invenzione” della Chiesa medievale, per incrementare indulgenze e Messe di suffragio…e i nostri figli frequentemente ci cascano.
E’ davvero così? Niente affatto.
Antico Testamento
Ne abbiamo già parlato prima, ma andiamo a riprendere più dettagliatamente questo discorso.
Prima di tutto va detto che la Sacra Scrittura fa riferimento al Purgatorio. Nell’Antico Testamento vi è l’episodio riguardante la morte di Aronne, allorquando vennero offerti sacrifici per trenta giorni. Ora, se è possibile offrire sacrifici per un defunto, vuol dire che il defunto può espiare anche dopo la morte.
Sempre restando all’Antico Testamento ancora più importante è il capitolo 12 del Secondo Libro dei Maccabei, dove si narra che Giuda Maccabeo, dopo che gli Ebrei ebbero vinto un’importante battaglia per la loro indipendenza, si recò sul campo di battaglia e si accorse che sotto la tunica di ciascun caduto vi erano oggetti idolatrici, fu così che decise di pregare lui stesso e fece pregare il popolo d’Israele affinché Dio perdonasse il peccato di quei soldati. Si legge ancora che Giuda Maccabeo fece fare una colletta e la inviò a Gerusalemme affinché fosse offerto un sacrificio espiatorio. Dunque, un sacrificio espiatorio per i defunti, il che vuol dire che vi era la convinzione che si potesse pregare per i defunti, il che vuol dire anche che si era convinti che nell’aldilà ci fosse un “luogo” di espiazione.
Nuovo Testamento
Passando al Nuovo Testamento importante è ciò che è scritto al capitolo 5 del vangelo di San Matteo: “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo.”[27]
Ancora il vangelo di San Matteo: “Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.”[28] (12, 31-32).
Significativo è anche ciò che è scritto nella Prima Lettera ai Corinti: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.”[29]
Primi secoli
Basterebbe questo per capire quanto la verità del Purgatorio abbia un fondamento biblico. Ma aggiungiamo qualcosa attingendo da altre fonti.
Un esempio si può trarre dal diario di santa Perpetua, santa che fu martirizzata a Cartagine il 7 marzo del 203. Mentre si trovava in prigione, Perpetua ebbe una duplice visione. Nella prima vide suo fratello Dinocrate, “morto a sette anni per un cancro che gli aveva devastato la faccia” al punto che, scrisse la Santa, “la sua morte aveva fatto inorridire tutti.” Perpetua vide il suo fratellino uscire “da un luogo tenebroso dove vi era molta altra gente; era accaldato e assetato, sudicio e pallido. Il volto era sfigurato dalla piaga che l’aveva ucciso.” E, sempre in questa prima visione, santa Perpetua vide suo fratello che cercava, senza riuscirci, di bere ad una piscina e con ciò capì che Dinocrate stava soffrendo. Impietosita da questa visione, pregò per l’anima del suo fratellino. Il Signore ascoltò le sue preghiere e in una seconda visione poté vedere Dinocrate perfettamente guarito, in grado di bere, capace di giocare come fanno tutti i bambini. Interpretando questa seconda visione, Perpetua scrisse: “Mi svegliai e compresi che la pena (del Purgatorio) gli era stata rimessa.” Ebbene, questo diario è sicuramente prima del 203, anno di morte della Santa. Quindi, in un periodo molto precedente al medioevo. Indipendentemente dalla veridicità dell’apparizione, è significativo che santa Perpetua parlasse del Purgatorio, il che vuol dire che ella, cristiana dei primi tempi, credeva nell’esistenza di questo luogo di espiazione.
E’ del II secolo una famosa iscrizione tombale, quella di Abercio, forse vescovo di Ierapoli in Asia Minore. Fu proprio lui a comporre, prima di morire, il suo epitaffio, che dice: “Queste cose dettai direttamente io, Abercio, quando avevo precisamente settantadue anni di età. Vedendole e comprendendole, preghi per Abercio.” Dunque, Abercio invitava colui che fosse andato sulla sua tomba a pregare per lui, il che vuol dire che Abercio (II secolo) era convinto dell’esistenza del Purgatorio.
Un’altra preziosa testimonianza ci viene data da Tertulliano (155-222), che nel De Corona scrive: “Nel giorno anniversario facciamo preghiere per i defunti.” Ancora un’altra testimonianza da Tertulliano. Egli scrive nel De monogamia: “La moglie sopravvissuta al marito offre preghiere per la gioia di suo marito nei giorni anniversari della sua morte.”
Anche sant’Agostino ci è di aiuto. Nel De fide, spe et caritate scrive : « Non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari ancora in vita, quando è offerto per loro il sacrificio del Mediatore (la Santa Messa), oppure mediante elemosine.” E sant’Agostino è vissuto tra il IV e il V secolo.
E per finire: sant’Efrem di Siro (306-373) scrive nel suo Testamentum: “Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me, fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai vivi.”
Pensiamo che possa bastare per smontare la menzogna di un Purgatorio “inventato” nel medioevo.
IL PURGATORIO E’ CHIESA
Pregare vicendevolmente
Le anime del Purgatorio sono Chiesa Purgante. Sono unite a Cristo, quindi fanno parte della Chiesa.
Per aiutare le anime del Purgatorio sono importanti:
Il Sacrificio della Messa
Le orazioni
Le opere buone
Le indulgenze
Importante è anche chiedere preghiere a queste anime.
L’importanza dei suffragi
Racconta monsignor Max Caron: “Nella primavera del 1887 era in fin di vita a Gerusalemme il padre Mattia Lecomte, religioso domenicano. Una suora vegliava al suo capezzale. Il sacerdote, vedendosi spegnere sempre più, si rivolse alla suora dicendo: Figlia mia, quando sarò morto, pregate, pregate molto per me. La suora glielo promise e ingenuamente soggiunse: Se avrete bisogno di preghiere mi verrete ad avvisare, ed io raddoppierò i miei suffragi. Poco tempo dopo il sacerdote morì. La religiosa pregò, fedele alla sua promessa per alcune settimane, poi piano piano andò dimenticando il suo ammalato di un tempo. Un giorno, mentre stava lavorando in camera sua, udì un tremendo frastuono accompagnato da un odore acre e sgradevole di zolfo e fumo. Risuonò allora una voce supplichevole che ella subito riconobbe: ‘Figlia mia, soffro orribilmente, pregate per me…’. Poi, a poco a poco, tutto si dileguò. Quindici giorni dopo ricomparvero i medesimi fenomeni. Era il defunto che tornava a ringraziarla per i suoi suffragi e per i suoi sacrifici. Le vostre preghiere, faceva saper il padre Mattia, hanno mitigato le mie sofferenze come una rugiada tempera l’ardore delle fiamme. Andate ora dal superiore del convento e implorate, da parte mia, una novena di Messe. La suora si affrettò a trasmettere il messaggio. Il Padre Meunier che la ricevette ascoltò il racconto, e, per quanto incredulo, decise di celebrare nove Messe per la pace dell’anima del confratello. L’indomani mattina, senza parlarne ad anima viva, iniziò la novena. Alla fine del nono giorno i religiosi si erano ritirati nelle loro celle, e un bravo fratello converso, quanto mai attivo e positivo, sentì bussare alla porta. ‘Avanti! –disse, e quale non fu il suo stupore quando gli comparve dinanzi radioso di felicità il Padre Lecomte che ringraziava per le preghiere e le Sante Messe celebrate! Si precipitò allora dal Superiore e gli raccontò il prodigioso avvenimento. Questi, confrontando le date, così perfettamente concordanti delle sue apparizioni e le affermazioni dei due testimoni che non si erano mai visti tra di loro, si convinse della realtà dei fatti.”[30]
LA DEVOZIONE ALLE ANIME DEL PURGATORIO
La ragione della devozione
Ma qual è la ragione della devozione delle anime del Purgatorio?
Il Purgatorio è parte integrante della Chiesa, la quale –per l’appunto- si divide in chiesa militante, la chiesa formata dalle anime che sulla terra stanno combattendo (o dovrebbero combattere) per conquistarsi il paradiso, chiesa trionfante, formata dalle anime che già trionfano in Paradiso e chiesa purgante, formata dalle anime che si stanno purificando in Purgatorio. Ovviamente non esiste una chiesa infernale, perché le anime dannate sono ormai completamente separate da Cristo.
Ebbene, mentre per le anime della chiesa trionfante il rapporto è univoco, nel senso che solo noi possiamo chiedere preghiere a loro, perché esse non hanno più bisogno delle nostre preghiere, per le anime della chiesa purgante il rapporto è biunivoco: loro possono pregare per noi e noi dobbiamo pregare per loro.
Aiuto per loro
C’è stato un santo, san Pompilio Pirrotti (1710-1766), che, in pieno Illuminismo, era talmente devoto delle anime del Purgatorio da recitare molti rosari al giorno in loro suffragio. Le anime gli erano così riconoscenti che non pochi testimoni udirono che esse recitavano la seconda parte dell’Ave quando san Pompilio soleva pregare la Corona in chiesa.
Aiuto per noi
Devozione a favore delle anime del Purgatorio ma anche aiuto che si riceve da parte di queste anime. San Contardo Ferrini (1859-1902) diceva: “Ogni giorno ascolto la Santa Messa per le anime sante del Purgatorio: a questa pia consuetudine debbo tante grazie che continuamente ricevo per me e per i miei amici”. E santa Caterina da Bologna (1413-1463): “Quando voglio ottenere qualche grazia da Dio ricorro alle anime del Purgatorio e sento di essere esaudita per la loro intercessione”. E ancora Santa Caterina da Genova (1447-1510): “Non ho mai chiesto grazie alle anime purganti senza essere esaudita, anzi, quelle che non ho potuto ottenere dagli spiriti celesti l’ho ottenuto per intercessione delle anime del Purgatorio”. Il beato Angelo d’Acri (1669-1739): “Le anime dei Purgatorio ti aiutano. La mia vocazione religiosa e sacerdotale è una grazia immensa che attribuisco alla mia quotidiana preghiera per le anime del Purgatorio, che ancora bambino imparai da mia madre”.
DOV’E’ IL PURGATORIO?
Deve essere anche un “luogo”
Il Purgatorio dove sta? E’ solo uno stato?
Se nel Purgatorio c’è il “fuoco” (tra virgolette, ma il fuoco), il fuoco implica un certo spazio. E’ sempre Chollet a parlare: “Fuor di dubbio il Purgatorio è luogo di prigionia e può dirsi pure che l’anima vi è in un certo modo incatenata. Difatti il Purgatorio è un castigo fatto di fuoco probabilmente materiale; ed ogni materia occupa un certo spazio.”[31]
LA RAGIONEVOLEZZA DEL PURGATORIO
Il Purgatorio ha una sua ragionevolezza. Dio è infinitamente misericordioso per cui è disposto ad accogliere un pentimento anche in fin di vita. Ebbene, può la giustizia di Dio (che è altrettanto infinita ed assoluta quanto la misericordia) permettere che vengano trattate allo stesso modo l’anima di colui che ha sempre vissuto nell’amore di Dio e l’anima di colui che si è pentito solo in punto di morte?
I peccatori pentiti non possono essere trattati tutti allo stesso modo
Scrive padre Giovanni Parisi: “Che questo luogo di purificazione o Purgatorio realmente esista, ce lo dice la stessa ragione umana appoggiata alla Scrittura. Dall’Apocalisse (21, 27) sappiamo infatti che nella celeste Gerusalemme ‘nulla di men che puro può entrare’: lo richiede la giustizia di Dio prima di conferire il premio dell’eterna felicità. Ora sta di fatto che molti muoiono improvvisamente. Questi tali, se sono in peccato mortale ma hanno avuto il tempo di pentirsi, all’inferno non ci andranno più: il Signore misericordioso accoglie sempre il peccatore che si pente. Ma è anche vero che questi tali non hanno potuto in nessun modo far penitenza per i peccati commessi; come è anche vero che chi muore improvvisamente, anche se in grazia di Dio, non ha modo di pentirsi e di espiare per i peccati veniali; qualora ne abbia. Neppure per questo però egli andrà all’inferno.”[32]
IL PURGATORIO E LA MADONNA
Le anime del Purgatorio pregano la Madonna
Il Purgatorio è un “luogo” di grande devozione mariana. Le anime purganti pregano la Madonna e le sono devote. [33]
La devozione alla Madonna abbrevia le pene
Va ricordato che le anime che furono particolarmente devote della Madonna godono di abbreviazione di pene. Basterebbe pensare al cosiddetto Privilegio Sabatino.[34]
Le feste mariane sono molto sentite in Purgatorio
Il sabato è un giorno di festa in Purgatorio. Scrive il Louvet: “Leggiamo nelle rivelazione dei Santi che il sabato, giorno dedicato alla vergine, è giorno di festa speciale nel Purgatorio, perché in esso la Madre di Misericordia scende in quel carcere penoso a visitare e a consolare i suoi servi devoti.”[35]
Una festa particolare sentita dalle anime purganti è l’Assunzione, allorquando la Vergine libera migliaia di anime. San Pier Damiani racconta di una nobildonna romana che proprio in quel giorno ebbe l’apparizione di una sua conoscente defunta che le comunicava ch’era stata liberata dal Purgatorio in coincidenza della festa dell’Incarnazione.[36]
ALCUNI ANEDDOTI
L’anima del sacerdote di Montefalco
Madre Maria Teresa era stata eletta abbadessa nel monastero di Montefalco, nei pressi di Perugia, il 18 agosto 1918 ed aveva mantenuto la carica di sagrestana, quindi era suo il compito di rispondere alle chiamate del campanello della sagrestia. Il 2 settembre del 1918, alle 7.30 del mattino, sentito suonare il campanello, andò a rispondere. Al rituale saluto “Siano lodati Gesù e Maria”, rispose una voce velata e triste: “Devo lasciar qui questa elemosina”. Era una banconota da dieci lire. La suora chiese: “Devo far dire delle preghiere, far celebrare delle Messe o altro?” “Senza nessun obbligo.” Rispose l’offerente. La suora chiese: “Se è lecito, chi è lei?” E lui: “Non occorre saperlo.”. Il suono del campanello si ripeté il 5 settembre, il 31 ottobre, il 29 novembre e il 9 dicembre dello stesso anno, con lo stesso dialogo e la stessa elemosina elargita. Alla richiesta dell’abbadessa se dovevano fare preghiere, lui rispose: “La preghiera è sempre buona.”
La cosa era molto strana e tutto il monastero cominciò ad avere un certo turbamento. Al suono del campanello accorrevano tutte le suore, là dove c’era la ruota e il campanello, ma non vedevano niente. Domandavano se era l’uomo delle dieci lire, e l’abbadessa mostrava loro la banconota offerta. Forse qualcuno che, pentito, riportava in Chiesa del denaro rubato?
Nel corso di quattordici mesi le visite furono ben ventotto e l’ammontare delle oblazioni raggiunse la somma di 300 lire, grande somma per quei tempi. Aumentava la curiosità di sapere chi fosse il generoso benefattore, quando, il 14 marzo 1919, si verificò un fatto nuovo. Dopo l’esame di coscienza della sera, le suore lasciarono la chiesa, sicurissime che non ci fosse nessuno. Ma poi, con grande stupore di tutte, si ripeté il suono del campanello. L’abbadessa trovò sulla “ruota” la solita offerta di dieci lire. Si andò ad ispezionare la Chiesa e il parlatorio: non c’era nessuno. Si cominciò allora a pensare che quanto avveniva fosse un fenomeno del tutto fuori della norma.
L’11 aprile, mentre le suore facevano la meditazione e l’abbadessa era al parlatorio con due anziane, squillò il campanello. Andata alla ruota, l’abbadessa ascoltò la solita voce che disse: “Lascio questa elemosina per preghiere per un defunto”. Era la prima volta che l’offerente chiedeva preghiere. Da notare che le suore mai potettero sentirne la voce, pur vedendo girare la “ruota” con dentro l’offerta.
Un giorno l’abbadessa volle fare una prova. Al suono del campanello, non andò lei ma la portinaia. Al saluto di questa: “Sia lodato Gesù…”, non rispose nessuno né fu lasciato il denaro. Lo si trovò invece al mattino seguente sulla “ruota”. Dopo la richiesta di preghiere, le suore intensificarono più che mai le preghiere per suffragare quell’anima che ormai era loro cara. La sera del 16 settembre del 1919, verso le 9.15, l’abbadessa, dopo aver personalmente chiuso il dormitorio, sentì suonare il campanello. Andò a rispondere con un’altra suora, ma non intese alcuna voce, vi erano tuttavia le dieci lire che non prese. Poi, essendole parso di sentire suonare nuovamente il campanello, ritornò giù e l’anima, con voce compassionevole, le offrì le dieci lire dicendo: “Le prenda, è per soddisfare la divina giustizia”. L’abbadessa, allora, per accertarsi che non si trattava di forze malefiche, recitò la giaculatoria: “Sia benedetta la Santa, Purissima ed Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria”… e la voce misteriosa, appena percettibile, la ripeté fedelmente.
L’abbadessa era però combattuta tra il desiderio di assecondare la richiesta dell’anima e il dubbio che si trattasse di manifestazioni diaboliche, perché c’era di mezzo il denaro di cui non si sapeva la provenienza. Una notte, mentre stava nella sua camera, posta nell’ala più distante del convento dove era impossibile percepire il suono del campanello, fu svegliata da un leggero tocco alla porta, come fatto con le nocche delle dita. Sentì una voce che l’avvertiva che avevano suonato il campanello della sagrestia. La mattina seguente ella chiese alle suore se qualcuno avesse bussato alla sua porta, alla risposta negativa capì che si trattava sempre della stessa misteriosa persona che portava l’obolo.
Il segreto di tutta la faccenda fu svelato il 3 ottobre 1919, quando l’abbadessa, ricusando l’elemosina col dire che glielo aveva proibito il confessore per timore che si trattasse di cosa diabolica, sentì la voce rispondere: “No, sono un’anima purgante, sono quarant’anni che mi trovo in Purgatorio per aver dissipato beni ecclesiastici”.
La Madre fece celebrare una Messa in suffragio. Quando la Messa terminò, sentì suonare il campanello. E la solita voce disse: “Lascio questa elemosina e grazie tante”. Lo stesso avvenne il 10 ottobre. Anche quella mattina venne celebrata una Messa in suffragio. L’abbadessa chiese allora al misterioso visitatore: “Per ordine del confessore, mi dica il nome e cognome per lasciarlo per memoria.” Ma l’anima, invece di rispondere alla domanda, disse: “Il giudizio di Dio è giusto e retto”. La Madre allora: “Ma come! Le ho fatto dire Messe e se una sola basta per liberare un’anima, come mai lei non è ancora libera?”. Rispose: “Io ne ricevo la minima parte”, e lasciò sulla ruota venti lire, disposte a forma di croce.
Importante quanto avvenne il 30 ottobre 1919. Alle 2.45 dopo la mezzanotte, l’abbadessa fu svegliata dal leggero tocco delle dita alla porta della stanza, e la voce fuori sussurrò: “E’ suonato il campanello della sagrestia”. Andata a rispondere, al solito saluto l’anima rispose: “Amen”, poi subito: “Lascio qui questa elemosina”. Ma l’abbadessa soggiunse: “Io per ordine del confessore non posso prenderla. In nome di Dio e per ordine del confessore mi dica chi è: è un sacerdote?”. “Sì.” La suora: “Erano di questo monastero i beni che ha dissipati?”. “No, ma ho il permesso di portarli qui”. “E dove li prende?”. “Il giudizio di Dio è giusto”. “Ma io ci credo poco che sia un’anima, penso sempre che sia qualcuno che scherza”. “Vuole un segno?”. “No, ho paura …”. “Grazie, adesso entro a far parte delle preghiere”. E si allontanò mormorando: “Benedictus Deus qui…” ed altre parole incomprensibili, ma con una voce dolce da rasserenare il cuore.
Il 9 novembre del 1919, ventottesima ed ultima visita, alle 4.15 circa, dal dormitorio l’abbadessa sentì suonare il campanello. Scese. Al saluto: “Lodato Gesù e Maria”, la solita voce, che la colpì per il tono gioioso -anzi felice- disse: “Sia lodato in eterno! Ringrazio lei e la religiosa comunità; sono fuori da ogni pena”. In quel momento l’abbadessa, con il cuore traboccante di gioia, in uno stato di mistica esaltazione, ebbe l’impressione di trovarsi in un prato sfavillante di luce, con gran tripudio di colori e vide l’anima del visitatore salire al Cielo lucente come un raggio di sole.
Questi fatti furono autenticati con giuramento dai testimoni, in un vero e proprio processo canonico.
Padre Pio e l’anima di Pietro Di Mauro
Padre Pio, nell’anno 1918, ebbe una visione notturna. Gli si presentò un certo Pietro Di Mauro che gli disse di essere morto nel 1908 a causa di un incendio scoppiato nell’ospizio annesso al convento di San Giovanni Rotondo. Aveva avuto il permesso da Dio per chiedere a Padre Pio di celebrare per lui al fine di ottenergli la liberazione dal Purgatorio. Il padre superiore, il giorno dopo, andò a controllare all’anagrafe del Comune e constatò che realmente, a causa di un incendio, dieci anni prima in quel determinato giorno era morto un certo Pietro Di Mauro.
UNA FAMOSA VISIONE
Santa Faustina Kowalska
“Vidi l’Angelo Custode che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregavano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante e chiese a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento. Unanimamente mi risposero che il loro maggior tormento era l’ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria ‘Stella del Mare’. Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno di uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse: ‘La mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia.’”[37]
[1] Cfr. Matteo 22,1-14.
[2] Santa Faustina Kowalska, Diario, 1375.
[3] Santa Faustina Kowalska, Diario, 426.
[4] Santa Faustina Kowalska, Diario, 412.
[5] P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, p.102.
[6] P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, pp.98-99.
[7] P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, pp.20-21.
[8] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.104.
[9] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.105.
[10] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.106.
[11] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.112.
[12] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.116.
[13] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.117.
[14] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.118.
[15] Cfr. Matteo 22,1-14.
[16] (…)
[17] (…)
[18] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, pp. 152-153.
[19] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, pp.46-51.
[20] J.A.Chollet, I nostri Defunti, p.270, cit. in P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.122-123.
[21] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.123.
[22] J.A.Chollet, I nostri Defunti, p.163, cit. in P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.123.
[23] Cfr.PLouvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.124.
[24] J.A.Chollet, I nostri Defunti, p.162, cit. in P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, pp.124-125..
[25] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1960, p.125.
[26] Fra D.Tirone, I Fioretti di Padre Isaia, Stampato in proprio, San Giorgio del Sannio (Benevento) 2008, p.37.
[27] Matteo 5, 25-26.
[28] Matteo 12, 31-32.
[29] 1 Corinti 3, 10-17.
[30] Mons. M.Caron, Immortalità cristiana, (…).
[31] J.A.Chollet, I nostri Defunti, (…), cit. in P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, p.44.
[32] G.Parisi, Cento risposte, Frigento (Avellino) (…), pp.86-87.
[33] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, p.99.
[34] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi, Casale (Alessandria) 1958, p.164.
[35] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione nei Santi, Casale (Alessandria) 1958, p.178.
[36] Cfr.P.Louvet, Il Purgatorio nella rivelazione nei Santi, Casale (Alessandria) 1958, pp.178-179.
[37] Santa Faustina Kowalska, Diario, 20.