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venerdì 2 luglio 2021

Porfiri: “Sacrum Convivium” di Olivier Messiaen

Un altro bel commento musicate pubblicato da Stilum Curiae.
Il motivo musicale in fondo al post
Luigi

7-6-21
[...]

O SACRUM CONVIVIUM (Olivier Messiaen)

Credo di aver spesso menzionato un fatto importante. La crisi della musica sacra non è una crisi di compositori, ma una crisi del ruolo della gerarchia che non promuove la dignità della musica per la liturgia e anzi spesso avversa coloro che tentano di fare il loro servizio liturgico e musicale con la dovuta professionalità. Sia in questo secolo, che in quello passato, abbiamo avuto compositori in grado di rinnovare il repertorio con musica che, pur utilizzando un linguaggio nuovo, fosse comunque degna dei repertori del passato.

Un esempio un poco singolare è quello del compositore francese Olivier Messiaen (1908-1992), che prestò servizio per tutta la vita come organista e che compose un pezzo divenuto fra i più popolari per i cori, O sacrum convivium, per coro a voci miste con organo ad libitum. Il testo preso dall’ufficio per il Corpus Domini è breve ma denso di concetti. Fu commissionato dall’abbé Brun nel 1937 e in quello stesso anno fu pubblicato in Francia, anche se alcuni sostengono che la prima esecuzione sarà nel 1938. Il compositore scriverà molta musica per organo, ma solo questo brano per coro, rendendosi forse conto della complessità esecutiva della sua musica.

Nella presentazione di uno studio chiamato Searching for A Star: Melodic, Harmonic, and Rhythmic Structures in Olivier Messiaen’s O sacrum convivium!, disponibile online, viene detto: “Nel suo recente articolo, Malcolm Hayes descrive brevemente O sacrum convivium come un brano che raggiunge la qualità classica delle opere successive di Messiaen “in soli cinque minuti di scrittura quasi interamente omofonica di disadorna bellezza”. Spero che le conclusioni tratte durante la mia presentazione stimolino un più ricco apprezzamento di O sacrum convivium e ulteriori ricerche che portino a una riconsiderazione della sua importanza all’interno dell’opera di Messiaen”. In effetti l’autore sembrava non considerarlo come caratteristico del suo stile, anche se sarebbe stato bello poter avere altri brani per la liturgia che in questo modo sapevano unire modernità, pertinenza liturgica e qualità musicale.

I commentatori definiscono questo mottetto come “armonico e statico”. Certo, queste sono qualità che vi troviamo, ma non possiamo anche apprezzarne la sapiente scrittura che non rifugge da una certa cantabilità, declinata con accenti moderni. Messiaen, come ho detto, sembra non volesse scrivere altri lavori di questo genere per via della difficoltà di esecuzione dei suoi lavori. In effetti questo può essere vero per molta della sua produzione, considerando anche che egli fu un innovatore del linguaggio musicale stesso, dedicando anche alcuni saggi per spiegare i suoi propri modi con cui componeva la sua musica. Però immagino possa considerarsi un occasione mancata per la musica sacra vocale non aver avuto altri brani di questo autore, che sarebbero potuti essere modelli per una musica per la liturgia che unisse la dignità della composizione con le esigenze del presente.


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