Un autore di sempre, usato anche da noi di MiL per descrivere le feste principali cattoliche.
Luigi
L’abate benedettino Guéranger ci spiega la Santa Messa di sempre
Cristina Siccardi, Europa Cristiana, 25-4-21
Un libretto, che non dovrebbe assolutamente mancare fra le mani, la ragione e il cuore di un fedele cattolico, è La Santa Messa di Prosper Guéranger (1805-1875), che fu un abate del priorato benedettino di Solesmes e fondatore della Congregazione di Francia dell’Ordine di San Benedetto. Il 21 dicembre 2005 il vescovo della diocesi di Le Mans ha avviato il processo diocesano di beatificazione dell’abate Guéranger, dichiarandolo Servo di Dio.
Nacque nei pressi dell’ex abbazia benedettina di Solesmes, secolarizzata nel 1790 durante la Rivoluzione francese; influenzato dall’ultramontanismo di Félicité Robert de Lamennais (1782-1854), prima maniera, e dal pensiero di Louis de Bonald (1754-1840), François-René de Chateaubriand (1768-1848) e di Joseph de Maistre (1753-1821), del quale quest’anno ricorre il bicentenario della sua morte, nel 1822 decise di entrare in seminario, dove si appassionò allo studio della patristica e il 7 ottobre 1827 fu ordinato sacerdote a Tours e, quindi, nominato canonico del capitolo cattedrale.
Contro il contaminante uso liturgico del clero gallicano, iniziò a servirsi per i suoi offici del Messale Romano, divenendo ispiratore del movimento francese di restaurazione liturgica. L’11 luglio 1833, con il consenso del vescovo di Le Mans, acquistò il vecchio priorato di Solesmes, dove si trasferì con tre compagni, restaurando così l’ordine benedettino in Francia, scomparso dai tempi della Rivoluzione Francese.
Nel 1837 si recò a Roma ed il 26 luglio emise i voti solenni nell’abbazia di San Paolo Fuori le Mura. Il 1º settembre ottenne da papa Gregorio XVI (1765-1846) il breve di fondazione della Congregazione di Francia dell’Ordine di San Benedetto, erede delle soppresse congregazioni di Cluny, di San Mauro, dei Santi Vitone e Idulfo, e Solesmes divenne Abbazia Madre della congregazione, con la nomina dell’abate Guéranger a primo superiore generale. Papa Leone XIII (1810-1903), alcuni anni dopo la sua morte lo esaltò con queste straordinarie parole: «strumento provvidenziale preparato da Dio alla Francia per ripristinare gli ordini religiosi, sostegno alla Chiesa romana per ristabilire l’uniformità dei riti distrutti dal vizio dei tempi».
Fra le sue opere più importanti ricordiamo le Istituzioni liturgiche (1840-1851) sui rapporti fra la liturgia e l’unità di fede cattolica, e Anno liturgico (1841-1866), monumentale opera dedicata alle meditazioni del Ciclo liturgico, rimasta incompiuta e portata in seguito a termine dai confratelli suoi collaboratori. Il capitolo XIV delle Istituzioni Liturgiche, intitolato «L’eresia antiliturgica e la riforma protestante del XVI secolo considerata nei suoi rapporti con la liturgia», costituisce una straordinaria e possente sintesi storica e dottrinale della secolare ribellione contro la liturgia, ancora oggi pietra miliare per gli studiosi e i liturgisti.
Nel 1850 diede alle stampe a Parigi un importante studio sulla definibilità dell’Immacolata Concezione, dal titolo Memoria sull’Immacolata Concezione della Santa Vergine, lavoro che ricevette ampi apprezzamenti da parte di papa Pio IX (1792-1878). Convocato dal Pontefice, partecipò al Concilio Vaticano I, difendendo l’infallibilità del Papa, soprattutto in una sua opera, pubblicata nel 1870: Sulla monarchia pontificale. All’interno del suo progetto monastico e di ritorno alle forme liturgiche dei secoli addietro, considerate maggiormente confacenti alla sacralità del culto divino, dom Guéranger si occupò attivamente della restaurazione del canto gregoriano e nel 1860 affidò al monaco benedettino dom Paul Jausions (1834-1870) il compito di studiare e riprendere la melodia autentica del passato, attraverso un certosino lavoro di copiatura dei più antichi e preziosissimi manoscritti di canto gregoriano, un vero e proprio tesoro della Chiesa. La scuola di Solesmes negli anni proseguì sotto la guida di Joseph Gajard, poi di dom Eugéne Cardine, che proseguirono l’opera di rendere accessibile e fruibile lo scrigno delle melodie gregoriane, attraverso la scoperta e la chiarificazione delle leggi che regolano la scrittura dei neumi primitivi.
Tornando al testo, La Santa Messa di dom Prosper Guéranger, edito dalle Francescane dell’Immacolata di Città di Castello, possiamo affermare con certezza che si tratta di un perfetto strumento di commento al Santo Sacrificio dell’Altare, sia per coloro che già assistono al Vetus Ordo, sia per coloro che desiderano avvicinarsi al rito di sempre, in quanto l’autore spiega la Messa antica e sempre nuova in tutti i suoi dettagli, entrando nel mistero e nella sacralità del celebrante e di coloro che assistono. Così, il grande Abate francese, restauratore dell’Ordine benedettino oltralpe, della liturgia e del canto gregoriano, perlustra, con chiarezza e semplicità, lo svolgersi del rito, intriso di sacra bellezza.
Si tratta di un’operetta preziosa che insegna a comprendere gesti, parole e silenzi, tutti atti che provvedono a creare un’armonia liturgica imparagonabile al Novus Ordo, il quale, oltre a deviare dalla sana dottrina, ponendo l’assemblea al centro di tutto, invece di Cristo, e facendo memoria dell’Ultima Cena, invece di riproporre incruentemente il Santo Sacrificio, risulta essere, oltre che privo di bellezza autentica e fonte di distrazione dagli atti di pietà e di devozione, un rito studiato a tavolino per il “dialogo con i lontani”, cercato e bramato dal Concilio Vaticano II, andando così incontro alle istanze protestanti.
Anche i sacerdoti che celebrano il Novus Ordo in queste pagine potranno trovare illuminazioni, spiegazioni e significati della Santa Messa che non pensavano… perché, come ebbe a scrivere il Cardinale Giovanni Bona (1609-1674), i riti liturgici, che impetrano la grazia divina, sono «atti esterni di religione, che, come segni, stimolano l’anima alla venerazione delle cose sacre, elevano la mente alle realtà soprannaturali, nutrono la pietà, fomentano la carità, accrescono la fede, irrobustiscono la devozione, istruiscono i semplici, ornano il culto di Dio, conservano la religione e distinguono i veri dai falsi cristiani e dagli eterodossi»[1], perciò essi devono essere unicamente tesi alla perfezione interna stessa della dottrina ed esterna, attraverso una manifestazione corale e sinfonica di gesti, silenzi, parole, canti e musica.
[1] De divina psalmodia, cap. 19, § 3.1.
I Cattolici non sono obbligati a usare una falsa premessa per interpretare il Concilio Vaticano II con la Nuova Teologia. Possono evitare la falsa premessa e tornare alla vecchia teologia che dice che fuori della Chiesa non c'è salvezza.
RispondiEliminaAllo stesso modo i Cattolici non sono obbligati a usare la falsa premessa nell'interpretazione della Lettera del Sant'Uffizio del 1949 all'Arcivescovo di Boston. Possono evitare la falsa premessa nell'interpretazione del battesimo del desiderio e dell'ignoranza invincibile e così risalire al XVI secolo EENS dei missionari, che non ebbe eccezioni pratiche in BOD e I.I. Possono riconoscere che il Sant'Uffizio fece un errore oggettivo e questo non può essere Magistrale.
"Novus Ordo, il quale, oltre a deviare dalla sana dottrina, ponendo l’assemblea al centro di tutto, invece di Cristo, e facendo memoria dell’Ultima Cena, invece di riproporre incruentemente il Santo Sacrificio, risulta essere, oltre che privo di bellezza autentica e fonte di distrazione dagli atti di pietà e di devozione, un rito studiato a tavolino per il “dialogo con i lontani”, cercato e bramato dal Concilio Vaticano II, andando così incontro alle istanze protestanti". Poi vi stupite che il Papa voglia dare una regolata al Summorum Pontificum.
RispondiElimina"...il Papa voglia dare una regolata al Summorum Pontificum."
EliminaPer capire cosa dobbiamo proteggere di più, basta capire cosa Bergoglio odia di più.