Il centro parrocchiale San Magno dell’arch. Sergio d’Addato (anno 2020).
Lorenzo
Descrizione del progetto: «Introduzione
Confrontarsi con la città, un’area anonima, un bordo di periferia, priva di emergenze e gerarchie urbanistiche, che attende occasioni di qualificazione e riqualificazione.
La forma del terreno, un trapezio, ci ha guidato nell’individuazione degli ambiti e funzioni del centro parrocchiale mentre l’architettura fa riferimento ad un’aula unica e all’orientamento est-ovest.
Segno, è una mandorla, il nostro primo riferimento: la mandorla mistica è un simbolo universale la quale si ottiene da due cerchi dello stesso raggio che si intersecano in modo che il centro di ogni cerchio si trova sulla circonferenza dell’altro. La sua caratteristica è di rappresentare uno spazio chiuso, protetto, delimitando lo spazio sacro e separandolo dallo spazio profano. Il voler necessariamente veicolare l’impianto progettuale attraverso simbolismi e riferimenti che si radicano nella cultura cristiana, è stato il nostro primo obiettivo seguendo così un chiaro percorso di ricerca tipologica e formale.
Definizione degli spazi
Il complesso parrocchiale è costituito principalmente da elementi che si distinguono sia a livello strutturale sia nelle funzioni predominanti: l’edificio che costituisce la chiesa, il campanile e il sistema degli spazi adibiti alla parrocchia.
Il centro parrocchiale si configura come un edificio a doppia altezza, che si snoda per tre lati intorno ad un chiostro raggiungibile sia dall’interno dell’edificio sia dall’esterno tramite delle rampe, divenendo in questa maniera un luogo di aggregazione sociale all’aperto. Tale chiostro, oltre ad garantire la necessaria illuminazione ed areazione dei locali del centro parrocchiale posti al di sotto del livello stradale, costituisce un’ulteriore piazza che per un lato si mostra al quartiere, mentre sugli altri tre lati mantiene la funzione di protezione dell’intero complesso parrocchiale.
La chiesa, articolata nella fusione dell’aula liturgica principale con gli spazi della sacrestia, della cappella feriale, della penitenzieria e del fonte battesimale in un unico grande volume, intende visualizzare “l’incontro”. La chiesa è raggiungibile da un sagrato che asseconda la pendenza stradale raggiungibile tramite una serie percorsi pavimentati e a verde e che si apre davanti l’ingresso principale della chiesa. Posto tra le due parti che costituiscono la mandorla, chiuse da una grande vetrata a tutta altezza, l’ingresso è impreziosito da uno stipite di marmo più scuro che perimetra il grande portone ligneo. Inoltre la grande vetrata permette l’ingresso in chiesa direttamente verso lo spazio dedicato al fonte battesimale, realizzando fisicamente il percorso liturgico del battesimo prima dell’ingresso al tempio sacro dei non battezzati. Al centro della parete a sud un’intersezione di volumi realizza architettonicamente l’ingresso laterale alla chiesa posto all’estremo dell’asse minore interno dell’aula. Inoltre la parete a sud, proprio per caratterizzarne la vocazione di riconoscibilità dell’elemento chiesa, presenta un segno a guisa di croce inciso nella parte sud est della struttura. Infine il campanile posto all’estremità nord del lotto assume il suo valore simbolico di stele che lo contraddistingue diventando punto di riferimento fondamentale per la riconoscibilità dello spazio sacro.
Analisi degli Ambienti: Chiesa_Aula_Fonte Battesimale_Penitenzeria_Sagrestia
La geometria che dà vita alla superficie dell’aula liturgica, come già evidenziato, si riferisce alla mandorla, per cui le pareti laterali che vanno a definire lo spazio liturgico seguono una linea curva che si dispone lungo l’asse ovest-est.
L’accesso principale della chiesa costituisce una breccia nelle pareti piene delimitanti l’aula liturgica, pareti che vengono scandite da tagli a tutta altezza che determinano, lungo la parete nord, i luoghi liturgici come il battistero, la penitenzieria, la cappella feriale e la sagrestia. Questi luoghi sono accessibili in quanto spazi articolati ma non separati dall’aula principale, e proprio i tagli sulla parete ne definiscono le caratteristiche e permettono, nella parte superiore, di definire una serie di finestrature per l’illuminazione diretta dell’aula liturgica.
Ciascun ambiente presenta caratteristiche ben precise, che definiscono i caratteri formali e liturgici necessari: il primo luogo, immediatamente subito dopo l’ingresso all’aula liturgica è il battistero. Lo spazio è distinto dall’aula ma aperto verso di essa, un asse visivo collega e mette in relazione diretta il centro dell’altare principale con il fonte stesso.
Lo spazio, illuminato dall’alto direttamente da un lucernario ottagonale, forma geometrica legata alla simbologia iconografica del fonte battesimale è caratterizzato da pareti perimetrali che ripetono l’andamento curvilineo dell’aula liturgica esprimendo, anche in questo luogo, l’idea della mandorla. Al centro un elemento ovoidale in pietra formato da tre vasche, poste a livelli differenti, con tagli perimetrali che consentono la tracimazione dell’acqua fino all’ultimo livello inferiore. Quest’ultimo collegato attraverso due rampe, ognuna di sette gradini, nel rispetto della simbologia iconografica legata al rito del battesimo. Questa soluzione consente di imprimere il sacramento del battesimo sia per infusione (vasca alta) che per immersione (vasca inferiore) senza creare un doppio fonte battesimale.
A seguire, la penitenzieria prevede confessionali posizionati su un lato dell’ambiente, opposti ad una serie di sedute dedicate ai momenti di raccoglimento. La parete di fondo prevede l’inserimento di un elemento figurativo (pittorico, scultoreo, ecc.), che apparterrà al corredo iconografico dell’intera chiesa e sarà illuminato da un taglio di luce radente aperto sul soffitto. Dopo il vano di comunicazione diretta tra la chiesa e la parrocchia vi è la sacrestia con accesso diretto anche dal centro parrocchiale e dalla cappella feriale e posta ad opportuna distanza dall’area presbiterale per favorire la processione introitale.
Ortogonalmente all’asse est ovest della chiesa si apre la cappella feriale rispettando l’identico orientamento, che si identifica con il luogo dell’adorazione eucaristica, con l’inserimento del tabernacolo in un elemento scultoreo isolato, posto sull’area presbiterale della cappella accanto all’altare. Inoltre la cappella si identifica anche come lo spazio dedicato al santo titolare della chiesa attraverso un dipinto, che racconta l’iconografia del Santo. Il dipinto occupa la parete perpendicolare all’ingresso della cappella percepibile otticamente dal punto d’intersezione tra l’asse mediano e quello trasversale dell’aula liturgica. È uno spazio ampio e illuminato da una grande vetrata filtrata esternamente da una parete a mattoncini posti in opera a graticcio.
Sulla parete opposta uno sfondamento della parete in prossimità dello spazio presbiterale, permette di concentrare in questo punto: l’ingresso laterale alla chiesa, la posizione della consolle dell’organo e a seguire la teca dedicata alla Madonna. Da questo stesso punto inoltre parte un matroneo che si estende, diminuendo il suo aggetto, fino alla parete d’ingresso, dove è celata la scala di servizio alle coperture della chiesa e per il raggiungimento della quota intermedia di questa tribuna. Questa stessa parete è caratterizzata per tutta la sua altezza da setti che mantenendo la stessa curvatura e rastremazione della parete perimetrale si discostano a quote diverse, creando un effetto di sfogliamento. Queste scelte architettoniche formali si sono rese necessarie per la risoluzione di problematiche strutturali ed acustiche proprie di questa parete. Il matroneo con la necessità di irrigidire strutturalmente attraverso un elemento orizzontale nervante questa parete libera legata orizzontalmente solo a livello copertura. Lo sfogliamento con la necessità di evitare il riverbero acustico che una parete liscia e concava avrebbe sicuramente creato.
L’area presbiterale, posta al termine dell’asse principale est-ovest della chiesa, è posta su un crepidoma di tre gradini e racchiuso tra le due pareti della mandorla che definiscono lo spazio chiesa avendo, come soluzione di “chiusura non chiusura”, una parete vetrata che permette l’ingresso della luce in maniera indiretta rispetto allo stesso spazio.
Sul presbiterio i Luoghi liturgici (altare, ambone, sede del presidente, croce d’altare e tutto l’apparato iconografico, (definito dal punto di vista artistico - formale nella relazione dell’artista incaricato) sono disposti secondo le note per gli adeguamenti liturgici delle nuove chiese del Concilio Vaticano II.
La struttura della copertura dell’aula, in legno lamellare per grandi luci, lascia penetrare la luce lungo tutto il lato perimetrale posto a sud della chiesa.
L’interno della chiesa è caratterizzato da una conformazione attenta ai volumi e dallo studio scrupoloso dell’ingresso della luce diurna. Questa è filtrata dalla vetrata absidale, dalle feritoie laterali, dalla sequenza delle vetrate che segue tutta l’aula, dal fonte battesimale all’altare maggiore e in copertura dal taglio di luce che si apre a partire dall’ingresso fino ad arrivare all’altare, consentendo di enfatizzare simbolicamente il percorso di “luce” che accompagna l’uomo dalla sua nascita fino alla sua consacrazione a Dio verso l’area presbiterale.
L’illuminazione notturna invece è sia indiretta sia diretta. Grandi sospensioni in ferro, disegnati appositamente con forme che ricordano quelle proprie delle sospensioni del romanico pugliese, illuminano direttamente i banchi dell’assemblea, la cappella feriale, il battistero, la sacrestia e indirettamente la copertura dell’aula. Un sistema di corpi illuminati tecnici e poco invasivi consentono invece di realizzare vari scenari per l’illuminazione del presbiterio e di tutti i punti importanti dal punto di vista liturgici e architettonici, presenti all’interno della chiesa: fuochi liturgici, immagine Mariana, iconografia del Santo, Tabernacolo Via Crucis e Fonte Battesimale.
Centro Parrocchiale Atrio Chiostro Casa Canonica Aule Salone Campanile.
Il centro Parrocchiale si sviluppa verso nord, assumendo una forma trapezoidale, all’interno del quale si apre un chiostro chiuso su tre lati su cui si affacciano gli ambienti compresi quelli del piano interrato. Le pareti che caratterizzano questa parte di progetto assumono delle caratteristiche diverse per giustificare il diverso rapporto delle aree circostanti rispetto agli ambienti della parrocchia.
Nello specifico, lungo la parete ovest, dove si posiziona uno dei tre ingressi al centro parrocchiale, si sviluppa un filtro, realizzato con una parete di mattoncini disposti a graticcio, che permette di posizionare nella parte retrostante, una serie di finestrature che illuminano le aule relative alla catechesi, la quale si trovano in parte al piano terra ed in parte al piano seminterrato. L’ingresso ovest è caratterizzato inoltre da una rampa interna d’ingresso semicircolare che permette di superare il dislivello esistente tra il piano di calpestio del centro parrocchiale e quello esterno. Tale rampa permette di raggiungere un atrio principale che disimpegna i corridoi che guidano ai diversi spazi della parrocchia, nonché ad una rampa che permette il collegamento verticale tra il piano terra con il piano interrato.
La parete ad est invece è caratterizzata da una pelle sospesa che cela una struttura intelaiata che funge anche qui da quinta con le aree circostanti. La “pelle” all’altezza del chiostro si interrompe per permettere l’affaccio su questa piazza interna sottostante, mettendo così in relazione lo spazio aperto di condivisione sociale interno del centro parrocchiale, con gli spazi aperti di relazione che si trovano a livello strada quartiere esistente. A seguire si costituisce un ulteriore ingresso alla parrocchia, che si apre proprio tra questo grande affaccio e il volume della Cappella feriale.
La parete a nord infine costituisce l’ingresso al centro Parrocchiale per chi proviene dal centro cittadino posto oltre la barriera della ferrovia. Nel punto esatto in cui le due diverse pareti che ne delimitano i confini ad est e ad ovest si incontrano, si crea l’ingresso caratterizzato dalla presenza del campanile.
Quest’ultimo infatti, non viene posizionato nei pressi della chiesa vera e propria, ma nel Luogo del crocicchio “genius loci” dove sorgeva la chiesa della Madonna delle Grazie posta al bivio di due strade che lasciano la città.
Questa posizione inoltre permette di esaltare il valore simbolico di stele che lo contraddistingue.
La struttura consta principalmente di un setto in cemento armato piegato ad elle, entro il quale si posiziona la scala, la quale permette di raggiungere sia le campane poste in sommità e sia la copertura del centro parrocchiale per permetterne la manutenzione. L’ingresso nord è uno spazio articolato, prevede quindi la costituzione di rampe e gradini che permettano il superamento del dislivello esistente tra la quota della strada e quella del centro parrocchiale. È in questo prospetto che il campanile, diventa elemento proprio per la riconoscibilità dello spazio sacro progettato.
Relazioni con l’edificato esistente e spazi esterni
Il centro Parrocchiale si sviluppa lungo un’area trapezoidale. La chiesa, nello specifico, disposta lungo l’asse est-ovest con l’ingresso principale rivolto verso via Monte D’Alba guadagna davanti a sé un ampio spazio da dedicare al sagrato, raggiungibile dall’angolo sud-ovest. L’ampio sagrato, pone in relazione e dialogo il complesso parrocchiale con il resto del territorio arricchendolo, divenendo luogo capace di orientare e organizzare gli spazi circostanti ed essere segno dell’istanza divina in mezzo agli uomini.
Il resto del lotto, è stato trattato come se fosse un vero e proprio spazio pubblico disegnato, dove si alternano percorsi ed aree pedonali pavimentate, aree a verde e aree di parcheggio a sevizio di tutto il complesso parrocchiale.»
Foto esterni:
Foto interni:
Ma questa non l'avevate già pubblicata? Ah no...l'ultima era a forma di ciminiera, questa sembra più un rotolo di carta igienica!
RispondiEliminaSoliti volumi indefiniti, solito bianco accecante. Ovviamente non sono contemplati gli inginocchiatoi. Chissà che ci fanno lì dentro? Forse le riunioni della CGIL? Ho visto sale d'aspetto negli ospedali più accoglienti, a dir la verità. E quante parole per provare a ficcare nel gozzo dei (pochi) fedeli queste "prodezze". Committenti ed architetti sono solo i corifei di loro stessi da cinquant'anni almeno (ma i primi orrori si iniziavano a vedere anche prima), completamente senza contatto né col culto ed i suoi spazi, né con i concetti più basilari dell'architettura cristiana di qualunque epoca.
Poveretti quelli che vi entreranno.
In CGIL noi non ci lamentiamo. Voi cattolici dovreste sopportare un po'nei più. Vi sono posti nel mondo ove io ho soggiornato in cui non hanno nulla per celebrare. il sacerdote ha solo una casula per ogni tempo liturgico. Un solo colore. mi sembra che non apprezziate ciò che Dio vi ha riservato di buono. Un cooperante che ha visto la messa in latino e se ne è innamorato, così come.ha partecipato alla preghiera del Ramadan e se ne è innamorato questo sono.
EliminaE c'entra con quello scritto sopra perché...?
EliminaQuindi fammi capire: siccome c'è chi dorme per terra, le case devono fare schifo? È questo il ragionamento "illuminato"? Quindi, siccome te ne chiami fuori dicendo "voi cattolici", non dare lezioni agli altri su cose che ignori, visto che, da non cattolica, non hai idea di cosa sia una chiesa e a cosa serva.
Avanti popolo!
Schifo. No no dove non c'è la casula del colore adeguato al tempo non vi è schifo. Vi è sopportazione. Così la chiesa dell'articolo che mi sembra abbia anche dei canoni estetici e liturgici che farei giudicare ad un esperto, io la trovo bella,cosa per lei opinabile, ma no schifo. Parole che Dio non vuole che si pronunci, in spregio alla sua grande provvidenza. Vi sono posti sulla Terra ove non vi è un luogo così bello... per celebrare una S.Messa.
Elimina15:40: ho visto Messe (vere!) dette nella savana africana in capanne di tronchi e paglia molto più dignitose e raccolte di queste colate di cemento. Ho visto paesini minuscoli di montanari e pastori con chiese meravigliose abbellite da secoli di doni e offerte della povera gente che già aveva poco più che lo stretto necessario. C'era la Fede ed il vero culto...non serviva altro. Ora non c'è più niente di tutto ciò e si cerca di colmare il vuoto con manufatti come quello di cui stiamo parlando: faraonici sarcofagi del nulla, orridi e costosissimi, adatti, al massimo, ai balletti sghitarrati delle cerimonie moderniste, nelle quali si celebra l'Io al posto di Dio.
EliminaCerto che dove non c'è Fede e non si conosce il cristianesimo, queste parole risultano incomprensibili, mentre si elogiano costruzioni che non hanno nulla a che vedere col culto cristiano.
Che questa chiesa sia brutta non si può dire
RispondiEliminaSe trovi bella 'sta roba, mi piacerebbe vedere casa tua com'è...
EliminaL'aula interna mi pare ben risolta. Semmai non mi sembrano gran che gli arredi e l'esterno.
RispondiEliminaDiversamente bella, poi a Trani ricorda il bianco della sua cattedrale romanica a cui si contrappone questo cilindro, che fa ben sperare in una discesa aliena...
RispondiEliminaDove non esiste l'inginocchiatoio, meglio evitare di entrarci, di cattolico non c' proprio nulla.
RispondiEliminaVero.
EliminaDove non c'è l'inginocchiatoio mi genufletto sul nudo pavimento
EliminaHo visto addirittura delle pretese "cappelle" del Ss. Sacramento nelle quali era impossibile inginocchiarsi, se non per terra. Tanto non ci credono più. Mettono il tabernacolo giusto perché va messo. Ma avete visto quanti preti non si inginocchiano nemmeno più se vi passano davanti?
EliminaQui siamo anni luce dalle più elementari norme del catechismo.
io non riesco a capire il senso di fare le cappelle feriali: per anni ci hanno ammorbato con la storia che gli altari laterali delle chiese erano sbagliati e l'altare unico è l'unica cosa sensata, e poi devono farle per nascondere l'ormai scarsa partecipazione alle messe feriali
RispondiEliminapoi l'altare delle feriale è così piccolo che è praticamente inusabile in caso di concelebrazione
per il resto non è che questo bianco 'sanitario' mi piaccia tanto
Oltretutto, gli altari laterali mi pare venissero usati soprattutto per le Messe private, infatti non sono quasi mai in cappelle separate (cioè proprio altri locali), ma in rientranze delle navate (a volte, soprattutto in area tedesca, anche in mezzo alla navata, addossati a colonne e pilastri). Chiaro che, dovendo pompare quella roba senza senso della "concelebrazione", gli sfasciatori abbiano dovuto distruggere tutto il distruttibile. Ora si contorcono in nonsensi senza fine, come quello da te evidenziato.
EliminaLa concelebrazione è una prassi sensata se fatta correttamente (nelle Chiese Orientali è comune)
EliminaGli stili architettonici si evolvono.
RispondiEliminaSi evolvono fino a marcire, come testimoniano i mille e mille esempi nelle nostre città (non solo chiese).
EliminaPer il bianco non Ho da dire nulla. in effetti l'altarino della cappella laterale non permette una concelebrazione. Ma ritengo che in questo caso si andrebbe nell'aula liturgica principale.
RispondiEliminaMa allora si poteva fare tutto nell'altare principale, invece di creare un doppio di discutibile intento
EliminaLa concelebrazione è come la nuova "messa"? Se "detta bene" non ci sono problemi? Ahahahaha...
EliminaSeriamente...qualcuno ha capito a cosa serve? Serve solo a limitare il numero di Messa celebrate nel mondo, quindi, meno grazie che scendono (per chi ci crede). Chiaro che se la "messa" è una festa...più gente c'è, meglio è, ma siamo al di là del cattolicesimo.
Sul fatto che si usi in oriente non commento...qui non siamo in oriente, siamo nella tradizione latina. In oriente usano anche l'iconostasi con la tenda...perché non introdurre anche quella allora? Senz'altro sarebbe più utile che avere quaranta don in presbiterio con i paramenti spaiati a blaterare tenendo in mano un foglietto fotocopiato.
Si può fare della grande arte sacra anche con l'arte contemporanea. Per es. la chiesa di Riola, la chiesa di Tor tre teste, la cattedrale di Tokio
RispondiEliminaUn Tempio massonico-ateo.
RispondiEliminaMa vi sentite tutti dei Michelangelo, dei Bernini, non solo in tema di teologia, liturgia, ma adesso vi sentite anche esteti, ingegneri e architetti. Vorrei sapere se almeno la V elementare l'avete superata a pieni voti.
RispondiEliminaIl tuo discorso è condivisibile sul fatto che qua sopra molti si sentano in diritto di saperne più di Papi e vescovi in tema di religione; ma non bisogna essere ingegneri per capire che tra questa chiesa e il duomo di Milano c'è un po' di differenza.
EliminaBeh, ma per dire che una cosa fa schifo mica ci vuole la laurea!
EliminaBene allora progettatela voi una chiesa che sia bella e con i canoni richiesti dalla Santa Romana Chiesa, voi che sapete dire che schifo senza titoli. Bravi! Bravi!
RispondiEliminaDevi essere un architetto obbligato fin dall'università a dire che queste sono vere meraviglie, che l'arte va avanti, che non si può tornare indietro nella storia...un po' ti capisco, ma, purtroppo, al mondo c'è anche chi ha gli occhi senza occhiali ideologici.
Eliminahttps://www.ecclesiadei.it/una-nuova-casa-per-la-regina/
EliminaSono un'architetta che vede con gli occhi della semplicità. A Trani con la sua bella cattedrale, si poteva competere solo sul bianco. Chiese in passato a forma circolare ce ne sono state. Un po' di umiltà, da parte di voi cattolici...
RispondiEliminaQuindi tu parli Da non cattolica
EliminaAh ok...deduco non sia cattolica, da come scrivi. Quindi, non credo possa capire a cosa servono le chiese. Oltretutto, quell'aula, di circolare non ha proprio niente...sembra più una sorta di ellisse resa pure asimmetrica da quella specie di fetta di vetro.
EliminaMa poi come si può parlare di "competere" quando si tratta di chiese? Come se a Roma S. Pietro dovesse competere con S. Maria Maggiore, a Milano il duomo competere con S. Ambrogio, a Venezia la Salute competere con S. Marco...che discorsi sono?
E l'umiltà di non parlare di cose che non si capiscono, invece? Di quella non ce n'è bisogno? Capisco che i preti modernisti siano i primi ad aver apostatato, ma possibile che ci debba sempre essere un non cattolico che debba per forza insegnare ad un cattolico a capire ed interpretare il cattolicesimo, il suo culto ed i suoi luoghi? Io, da musicista classico, non vado dai jazzisti a questionare su come improvvisano, da cuoco italiano non vado a fare le pulci al curry fatto dagli indiani...poi chiamatela pure superbia, non so cosa dire.
ma le chiese non si costruiscono per competere tra loro e dire 'ecco, siamo stati i puù bravi/originali', ma per lodare Dio e dare al suo Popolo un luogo di preghiera
Eliminaa parte che questa chiese non è circolare, le altre chiese circolari sono molto diverse: vedi in Etiopia, dove gran parte di esse sono rotonde, non bianche/grigie, ma sono colorate o decorate, e con interni non nudi e lisci, ma con dipinti e suppellettili
Quando ho detto voi cattolici, perché vi sentite più cattolici degli altri. Un po' di umiltà non guasta, quando ci si reputa seguaci di Cristo.
EliminaE ci risiamo con l'umiltà! Tu, invece, che continui a sbraitare arrampicandoti sugli specchi per imporre la tua ragione, non hai bisogno di umiltà? Chiamare una cosa brutta col suo nome è superbia? Rispondere argomentando a chi, evidentemente, non capisce quello di cui sta parlando è superbia? Non basta gridare "umiltà" ad ogni passo per zittire chi dissente facendolo sentire in colpa. Abbila tu un po' di umiltà: umiltà di capire e imparare, invece che difendere l'indifendibile.
EliminaChe desolazione...
RispondiEliminaLe chiese, fatto certo che sono state fatte per il culto a Dio, sono state costruite sempre per competere in grandezza e bellezza. Qui i costruttori hanno tradotto in canoni di bellezza moderna le richieste provenienti dai committenti. Immaginate i canoni di bellezza delle donne passate rispetto a quelli attuali. Anche io che oggi tendo ad esser sempre più magra. Lo stesso vale per i canoni di bellezza architettonica
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