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venerdì 29 gennaio 2021

I vescovi statunitensi condannano l’ordine esecutivo del (sé dicente cattolico) presidente Biden che promuove l’aborto all’estero

Continua la durissima e strenua «buona battaglia» dei Vescovi statunitensi contro i «mali morali» promossi delle politiche non cattoliche del presidente Joe Biden ed il successivo scontro con la Santa Sede, che non ha mai nascosto il suo sostegno al neo-presidente (ne abbiamo già ampiamente trattato QUI, QUI, QUI, QUI, QUIQUI e QUI).
Ieri (giovedì 28 gennaio) l’amministrazione Biden ha annunciato che il presidente pubblicherà presto un Memorandum presidenziale per proteggere ed espandere l’accesso a un’assistenza sanitaria riproduttiva completa, che «revoca immediatamente la regola del bavaglio globale, nota anche come la politica di Città del Messico, che vieta alle organizzazioni non profit internazionali che forniscono consulenza o rinvii sull'aborto di ricevere finanziamenti dagli Stati Uniti»: con questa azione saranno ripristinati gli aiuti alle organizzazioni coinvolte nell’aborto e migliaia di bambini in più saranno uccisi in tutto il mondo.
Il nuovo promemoria del presidente Biden «ordina anche al Dipartimento della salute e dei servizi umani di intraprendere un’azione immediata per valutare se revocare i regolamenti nell’ambito del suo programma di pianificazione familiare del titolo X», ovvero la regola Protect Life dell’amministrazione Trump che richiede «una chiara separazione finanziaria e fisica tra progetti e programmi o strutture finanziati dal titolo X in cui l’aborto è un metodo di pianificazione familiare» e vieta «l’uso dell’aborto come metodo di pianificazione familiare» (grazie ad essa, era previsto un taglio di quasi 60 milioni di dollari dei 616 milioni di ricevuti da Planned Parenthood durante l’anno fiscale più recente).
Non è tardata l’ennesima netta presa di posizione ufficiale della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti, il cui coraggio e determinazione si contrappone in maniera sempre più evidente al complice silenzio della Santa Sede.
Ricordiamo che il Codice di diritto canonico, ai canoni 1398 e 1329, paragrafo 2, punisce con la scomunica latae sententiae «chi procura l’aborto ottenendo l’effetto» ed «i complici non nominati dalla legge o dal precetto, se senza la loro opera il delitto non sarebbe stato commesso».
Riportiamo di seguito la dichiarazione (tradotta in italiano, neretto nostro) pubblicata sul sito della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti.

L.V.


WASHINGTON - Oggi, il presidente Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo che consente di inviare i fondi dei contribuenti statunitensi a organizzazioni che promuovono e forniscono aborti nei paesi in via di sviluppo. La politica che ha ribaltato, nota sia come politica di Mexico City and the Promoting Life in Global Health, aveva separato l’aborto dalle attività di pianificazione familiare e ha assicurato che i soldi dei contribuenti statunitensi andassero solo alle organizzazioni che hanno accettato di fornire servizi sanitari in un modo che rispettasse la dignità di tutte le persone.
L’arcivescovo Joseph F. Naumann di Kansas City nel Kansas, presidente della Commissione per le attività per la vita della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti e il vescovo David J. Malloy di Rockford, nonché presidente del Comitato per la giustizia e la pace internazionale, hanno risposto:
«È grave che uno dei primi atti ufficiali del presidente Biden promuova attivamente la distruzione di vite umane nei paesi in via di sviluppo. Questo Ordine Esecutivo è antitetico alla ragione, viola la dignità umana ed è incompatibile con l’insegnamento cattolico. Noi ei nostri fratelli vescovi ci opponiamo fermamente a questa azione. Esortiamo il Presidente a usare sempre il suo ufficio, dando la priorità ai più vulnerabili, compresi i bambini non nati. In qualità di più grande fornitore di assistenza sanitaria non governativa al mondo, la Chiesa cattolica è pronta a lavorare con lui e la sua amministrazione per promuovere la salute delle donne nel mondo in un modo che favorisca lo sviluppo umano integrale, salvaguardando i diritti umani innati e la dignità di ogni vita umana, a partire dall’utero. Per servire i nostri fratelli e sorelle con rispetto, è imperativo che la cura inizi assicurandosi che i nascituri siano liberi dalla violenza, riconoscendo ogni persona come un figlio di Dio. Ci auguriamo che la nuova amministrazione lavorerà con noi per soddisfare queste importanti esigenze».