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venerdì 2 ottobre 2020

Ma la Barrett alla Corte Suprema USA la difendono solo i protestanti?


Mentre il Card. Burke riafferma QUI che l'abortista Biden non può ricevere la S. Comunione,  gli articoli sotto dimostrano che buona parte  della gerarchia cattolica non difende i candidati pro vita e il Segretario di Stato Mike Pompeo, in visita a Roma, è snobbato dal vaticano (ma non dal card. Burke) con motivazione pretestuose (QUI, QUI e QUI), mentre - paradossalmente - buona parte del mondo protestante aiuta la difesa della vita.
Vedere anche QUI.
Luigi
 

Il linciaggio anti-cristiano di Amy Coney Barrett
Luca Volontè
29-09-2020

La nomina di Amy Coney Barrett, giurista e giudice cattolica e madre di sette figli, ha sollevato un vespaio di polemiche negli Usa. Non tanto e non solo sull'opportunità di una nomina alla fine del mandato di Trump e alla vigilia delle elezioni, ma proprio un attacco alla fede cattolica della giudice suprema nominata. E la Chiesa cattolica americana tace, solo i protestanti la difendono

I Dems americani gettano la maschera, attacchi a testa bassa contro la cattolica Amy Coney Barrett e parte un boicottaggio totale verso i cittadini e le stesse istituzioni che chiedono di governare. I leader religiosi cristiani a difesa, dalla Chiesa cattolica americana un silenzio che lascia interdetti. Cosa accadrà (se ci sarà) al primo confronto pubblico di domani tra Trump e Biden? Con precisione e cura il nostro Ermes Dovico ha scritto della nomina di ACB dello scorso sabato; tale nomina era stata preceduta da un livore anti-cattolico senza precedenti nella storia americana.
Da venerdì scorso la bufera contro la candidata alla carica di Giudice della Corte Suprema USA, le cui audizioni inizieranno il prossimo 12 ottobre, si è scatenata con un fuoco di fila barbaro e incivile. La tattica dei Dems e della gran parte dei mass media statunitensi è stata molto semplice, alzare il fuoco contro ACB per nascondere il primo esito delle indagini sul coinvolgimento di Obama, Biden e del figlio di quest’ultimo in quello che si preannuncia come il più devastante scandalo di conflitto di interessi, guadagni illeciti da Russia e Ucraina e uso improprio dell’FBI per impedire la vittoria di Trump o minarne gli anni di Presidenza e proseguire la campagna di delegittimazione verso il nemico da abbattere evitando confronti e risposte sui propri intenti di governo, accusando Trump di mentire. Se ancora nella giornata di venerdì una Coalizione bi-partisan di Avvocati e Procuratori Generali statali si era opposta a qualsiasi e stravagante idea dei Dems di modificare radicalmente, una volta vinte le elezioni, la composizione ed il mandato della Corte Suprema, già poche ore dopo la nomina ACB la si accusava di aver illegalmente adottato (cioè comprato) i due figli haitiani e di appartenere ad una setta cattolica (People of Praise) che odia le donne. Da sabato scorso il poi un fiume di fango, insulti e malignità indegni di qualunque società civile e tanto più di un partito che chiede il voto per governare, ha travolto ACB.

Kamala Harris, candidata alla Vice Presidenza dei Democratici, ha evocato lo spirito della defunta Ginsburg e ribadito la sua opposizione totale, Biden non ha evitato la gaffe di ribadire il suo desiderio di nominare un giudice donna e nero (ma evidentemente non una mamma con due figli di colore), i Senatori Dems dichiarato la loro intenzione di non partecipare alle audizioni ed al voto di conferma di ACB, nel tentativo di delegittimarne la nomina. Irresponsabilità politica ai massimi livelli. Negli stessi giorni, i giganti multinazionali dell’aborto (omicidio del nascituro) che hanno dato manforte e forse ispirato o ricatttato, visti i cospicui finanziamenti, le posizioni Democratiche sono scesi in campo. NARAL, IPPF, Center for Repruductive Rights e Human Rights Campaign hanno chiesto opposizione dura e boicottaggio compatti. Non ci sono ormai dubbi sulle competenze e il supremo profilo della candidata cattolica, lo ha dovuto ammettere persino il Los Ageles Times nel suo editoriale di domenica, lo ha ribadito persino il Professore di Harvard Noah Feldman (uno dei più accaniti sostenitori dell’impeachment a Trump). Rimane però un problema insormontabile per i Dems e la gran parte dei massmedia americani: ACB è cattolica, è madre, è pro life e pro family. Ancora lunedì il NYT riportava una serie di editoriali perniciosi, il più ridicolo dei quali tentava di presentare la contrarietà del cattolicesimo verso le società ed i principi liberali, ovviamente dimenticandosi di San Giovanni Paolo II, della Centesimus Annus e del Magistero Sociale della Chiesa.

In tutto ciò, in questi di giorni di lapidazione pubblica, la Conferenza Episcopale Cattolica USA è stata scandalosamente silente. Certo hanno applaudito alla pubblicazione dell’Ordine Esecutivo di Trump, pubblicato lo stesso giorno della nomina di ACB, che prevede l’obbligo di cura a tutti i bimbi nati prematuramente o nati vivi dopo un aborto, ma non si è spesa una sola parola in difesa o in sostegno di ACB. Non così, grazie al Cielo, né i leader delle Chiese Pentacostali Nere degli USA che hanno protestato contro la furia anticattolica verso ACB e dichiarato di essere schierati al suo fianco, né Billy Graham e i più carismatici leaders evangelici che con lettera pubblica hanno promosso la scelta di Trump e dichiarato totale sostegno alla candidata cattolica. Trump è dovuto intervenire personalmente nella serata di domenica per stigmatizzare la violenza intollerabile ed “incredibile” verso ACB. Le parole dei politici nei momenti di tensione, noi italiani lo abbiamo capito sulla nostra pelle, sono come pietre. I semplici fatti quotidiani raccontano della moltiplicazione di atti vandalici e blasfemi, decapitazione di statue, incendi nelle chiese cattoliche americane, al punto che è stata chiesta una indagine ufficiale del Ministero di Giustizia contro i promotori di questa "cattolicofobia".

Dai Dems non una parola di scuse, piuttosto altri passi verso l’ignoto ed irresponsabile futuro: "boicotteremo le audizioni del Senato di ACB" per delegittimarla (e con ella l’intera Corte), invitiamo Biden a non partecipare ad alcun dibattito televisivo con Trump (boicottando la trasparente informazione dei cittadini elettori)’. Ovvero, elimina Cristo dalla vita pubblica e così apri la strada ad un nuovo totalitarismo.

Corte Suprema americana
Il peccato originale della Barrett? Essere cattolica senza essere “adulta”
29 SETTEMBRE 2020

Per i democratici americani e per i media di casa nostra Amy Coney Barrett, la candidata proposta da Trump, non è adatta a diventare giudice della Corte Suprema americana, perché cattolica. “Il dogma vive dentro di lei”, disse con tono apocalittico una senatrice democratica, Dianne Feinstein, e tutti oggi citano quella frase, sottolineando come la Barrett sia contraria all’aborto a causa della sua fede.

Però il commento della Feinstein, che faceva parte della commissione che esaminò la Barrett nel 2017, in occasione della sua nomina alla Corte d’appello del settimo distretto, era legato non all’aborto, ma alle posizioni della candidata sulla pena di morte: la Feinstein, nota anche per essere tra i membri del senato più ricchi, è a favore della pena capitale, la pro-life Barrett è ovviamente contraria. Ma i media italiani su questo piccolo particolare sorvolano. L’obiezione alla sua elezione sarebbe che non è abortista, e che questa sua posizione non la può nemmeno nascondere, visto che l’ultimo dei suoi 7 figli è affetto da trisomia 21, la sindrome di Down. Altri due figli, adottati dopo il terremoto di Haiti, sono di colore, e i medici temevano che la bimba, Vivian, che allora era piccolissima e molto malata, avrebbe avuto problemi insuperabili di movimento e di parola. Oggi Vivian quei problemi li ha superati, come si intuisce dalle sorridenti foto della famiglia Barrett, ma dell’atteggiamento di Amy nei confronti del razzismo o della solidarietà non si parla.

L’obiezione alla sua elezione non proviene genericamente dal suo essere cattolica, ma dal modo in cui lo è: Barrett non è una cattolica adulta, è una donna che vive la sua fede fino in fondo, trasferendo nelle sue scelte quello in cui crede, alla luce del sole. E’ questo che orienta il suo modo di vivere, ma costituisce anche uno scandalo intollerabile. Non ha importanza il suo curriculum specchiato, il suo essere sempre la prima della classe e spesso nelle posizioni che occupa la prima o l’unica donna, non contano i suoi studi, le sue pubblicazioni o l’essere stata allieva di un grande come Antonin Scalia. Oggi la fede coerentemente vissuta è una sfida aperta al nichilismo imperante, l’ultima vera trasgressione che il conformismo in cui siamo immersi non può accettare.


Una donna intollerabile: “TROPPO CATTOLICA” e con una carriera di successo.

La nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Costituzionale da parte di Trump continua a suscitare reazioni e commenti sia a favore che contro. La sua immagine di donna di successo, di cattolica, di madre di famiglia numerosa, di persona sensibile alla disabilità e al disagio sociale, l’assoluta mancanza di appigli riguardo ad eventuali sfumature di suprematismo bianco e addirittura la sua posizione sulla pena di morte, fanno di lei una specie di “monstrum” che il mainstream non riesce a digerire. Troppo vicina agli ideali della donna emancipata che ha infranto il soffitto di cristallo che impedisce alle donne di raggiungere posti di prestigio, ma “troppo cattolica” per essere accettabile e perché il mondo progressista possa tributarle gli onori che una “cattolica ma non troppo” avrebbe ricevuto.

Che una donna possa fare carriera senza rinunciare alla maternità, senza fermarsi ad un figlio o due come usa nella buona società, senza abortire il figlio con la sindrome di Down, adottando addirittura due bambini ad Haiti manda in tilt l’intero sistema di pensiero che vede nella contraccezione e nell’aborto – elementi imprescindibili dell’autodeterminazione femminile – le chiavi della “liberazione delle donne”.

Per riflettere su questa vicenda vogliamo partire da uno scambio di opinioni avvenuto a distanza tra due personaggi pubblici. L’attrice Michelle Williams, nel suo discorso di ringraziamento per il Golden Globe ricevuto, ha elogiato la scelta dell’aborto come fondamentale per il suo successo. Le ha risposto la modella americana Lea Darrow che, appena entrata in travaglio per avere il quinto figlio, ha postato un video sui social per confutare la tesi della Williams.

Oggi la Darrow commenta così la scelta di Trump:

“Mi dite ancora che i bambini vi impediscono di realizzare i vostri sogni?

Accettando il suo premio Golden Globe, Michelle Williams aveva detto: “Ho fatto del mio meglio per vivere la mia vita in pienezza,, .. e non avrei potuto farlo senza utilizzare il diritto delle donne a scegliere”.

Questa ideologia è stata instillata nelle donne negli ultimi 60 anni per farci credere che la nostra stessa carne e il nostro sangue ci potrebbero tenere lontane dalla felicità e dalla vita stessa. Un’ideologia che spaccia la maternità come la posizione più bassa possibile e offre alle donne l’aborto come mezzo per uscirne. Questa ideologia mette la madre contro il suo bambino. Il bambino ora è il nemico e ostacola la nostra libertà e la nostra felicità. Non c’è NESSUN SOGNO, NESSUNA VITA, che valgano l’assassinio di un bambino.

E ora abbiamo un’altra donna, Amy Coney Barrett, che è in grande opposizione alle parole e Michelle e a questa ideologia … #AmyConeyBarrett.

Amy è la moglie di Jesse, un avvocato penalista, è madre di 7 figli, è avvocato, giurista e accademica e presta servizio come giudice di circoscrizione presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti di una grande circoscrizione giurisdizionale, e ora è stata nominata da Trump alla Corte Suprema.

L’ideologia abortista odia Amy e MOLTE altre madri che hanno dimostrato più e più volte che i figli e i propri sogni vanno SEMPRE insieme … e spesso sono interdipendenti l’uno dall’altro.

Le parole di Michelle mi avevano profondamente rattristata e prego sinceramente per tutte coloro che credono a questa menzogna, poiché anch’io nel mio passato ho creduto a molte delle bugie della nostra cultura.

Ma la vita di Amy mi dà speranza. Spero che il nostro mondo (e le donne che ne fanno parte) riconoscano il potente contributo delle donne, delle madri … e che per ottenere questi ruoli, NO, non serve che uccidiamo i nostri figli.”

Insomma, avere figli non è la condanna ad una vita in cui la professionalità e la carriera di una donna vengono annullate per l’accudimento dei figli e la possibilità di abortire non può essere contrabbandata come mezzo indispensabile per la realizzazione di una vita femminile di successo.

La Barrett è stata attaccata per avere troppi figli e quindi probabilmente troppi soldi, per averne adottati due di colore e quindi essere una razzista, convinta che la cultura bianca sia superiore a quella di locale di Haiti o forse di averli adottati in modo irregolare; di essere pro-life ma favorevole alla pena di morte (falsità, per altro), di far parte di una “oscura setta religiosa” in cui l’unico ruolo consentito ad una donna è quello di “serva” come sostiene Il Manifesto: in definitiva, di essere “troppo cattolica”.

Le donne di stampo conservatore sono una spina nel fianco del mondo femminista o più genericamente progressista, tanto più la loro carriera è di successo: se essere “molto cattolici” sembra proprio essere una colpa, esserlo come donne è un’aggravante.

I cattolici accettabili sembrano essere solo quelli che hanno un numero di figli non superiore a tre (oltre i tre c’è il sospetto fondato che non usino contraccettivi, cosa che fanno solo i “molto cattolici”); quelli che ritengono che l’amore giustifichi qualunque scelta affettiva e qualunque attività sessuale, insomma che “Love is Love” (e quindi non guardano alla sessualità come l’espressione dell’amore naturale tra uomo e donna uniti per sempre ed esclusivamente come fanno invece i “troppo cattolici”, omofobi per definizione come il Catechismo); che pensano che ai bambini per crescere bastino amore ed accudimento di un paio di genitori variamente assortiti per sesso (chi invece pensa che abbiano bisogno di mamma e papà è decisamente “troppo cattolico”); che vanno a Messa ma non per forza tutte le domeniche visto che Dio è ovunque e non solo nel simbolo del pane spezzato (i “troppo cattolici” invece, credendo nella Presenza Reale nell’Eucaristia, vanno a Messa non solo tutte le domeniche e le feste comandate ma anche qualche volta extra); che lo Stato sia laico e che non ci sia posto per la fede nel dibattito pubblico; che la scuola debba essere pubblica e, se mandano i figli dalle suore, è solo per la mensa migliore, non certo per cercare una struttura educativa compatibile con la loro fede.

Soprattutto sono quelli che pensano che l’aborto è una scelta magari dolorosa che loro non farebbero mai (a meno che il figlio non sia disabile, ma abortirebbero solo per evitargli di soffrire, non certo per egoismo) ma che non possono precludere ad altre donne. Gli altri, quelli che pensano che l’aborto sia l’uccisione di un innocente che non può mai essere giustificata sono i “troppo cattolici” per eccellenza.

La colpa più grande di Amy Coney Barret è di essere “troppo cattolica” con l’aggravante di essere anche una donna: le donne in ruoli prestigiosi vanno bene solo se sono progressiste, abortiste e pro ideologia LGBT. Le altre, le “troppo cattoliche”, per i campioni dell’empowerment femminile dovrebbero stare a casa a fare la calza, e la Barrett è per loro insopportabile perché non solo ha infranto il soffitto di cristallo ma soprattutto ha disintegrato il fortissimo dogma femminista che una donna emancipata deve per forza essere favorevole all’aborto.