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domenica 19 luglio 2020

Costanza Miriano: "Voglio essere sessista"


Una bella riflessione di Costanza Miriano riguardo la famigerata proposta di legge Zan-Scalfarotto sulla cosiddetta omofobia.
QUI un riassunto esplicativo della proposta di legge.
Luigi

Voglio essere sessista
2 LUGLIO 2020 

Ho letto e riletto, ma l’unica cosa che dovrebbe fare una legge del codice penale, cioè definire un reato, non c’è. Non sono una giurista, ma a me questa legge pare davvero scritta da analfabeti giuridici, perché cerca di imporre un atteggiamento culturale attraverso strumenti penali.
Sarebbe assurda anche se fosse scritta da persone che la pensano come me, cioè convinte che il sesso biologico determina alcuni aspetti della nostra vita, e che la realtà ha alcuni paletti che sono belli solidi. Se ci fosse una legge che punisce con il carcere l’eterofobia, o la famigliofobia, o la fobia per le madri e i bambini, le categorie in assoluto più discriminate, io la troverei ridicola esattamente come trovo ridicola questa. Gli atteggiamenti culturali non si cambiano per legge, che è proprio invece lo scopo del ddl Zan Scalfarotto (così come la 194 ha cambiato la percezione della vita nascente, e partendo da esempi estremi ed emotivamente adatti a suscitare empatia ha portato allo sterminio attuale, che vede nel mondo 42 milioni di morti l’anno, altro che Covid).

Insomma, a me va benissimo punire chi discrimina chiunque altro, ma diteci cosa vuol dire discriminare. Questa legge ovviamente non porterebbe alla denuncia di milioni di italiani che pensano che nasci maschio o femmina, punto e basta. Le carceri non potrebbero ospitarci tutti. Servirebbe però come spauracchio a punire i più esagitati, e come fattore di formazione di una nuova cultura.

Lo ripeto, diteci cosa vuol dire omofobia, esattamente.

La lotta contro la realtà dichiarata nel ’68 raggiunge con questa legge il suo punto apicale.

Dire che uno sviluppo armonioso e ordinato della personalità conduce al compimento di un identità che può essere solo maschile o femminile è reato?

Dire che non si vuole che teorie contrarie a questa vengano insegnate nelle scuole è reato?

E’ evidente che la legge crea intenzionalmente un amplissimo cono d’ombra, una zona grigia in cui non saprai mai se puoi essere incriminato e condannato e finire in carcere facendo di queste idee una affermazione pubblica, una battaglia (come quella contro l’utero in affitto).

Eppure questo va necessariamente chiarito.

Cosa significa per esempio misoginia (pare che che questa verrà punita)?

Dire che le donne non hanno certe caratteristiche che le rendono adatte ad alcuni ruoli sarà misoginia, temo. Eppure se devo dire la mia esperienza, la sola vera misoginia che ho sperimentato in prima persona è stata quella che mi ha “costretto” – se volevo mangiare – a tornare al lavoro con un bambino di quattro mesi, per ben due volte. Eppure ero una giovane donna emancipata, che non aveva mai pensato nella sua vita a dedicare tempo alla maternità, occupata come ero a cercare di diventare brava nel lavoro e a fare sport. Poi è successa questa cosa incredibile, cioè che le mie viscere materne hanno ruggito, e tutto il resto è diventato insignificante, è scomparso all’istante alla vista di quel prodigio, un bambino uscito da me. Nessuno mi ha plagiata, nessuno mi ha costretta ad attaccarmi a lui, anzi, sono dovuta tornare al lavoro, un lavoro prestigioso, gratificante e tutto sommato ben retribuito rispetto alla media, che io avrei barattato con i pannolini di mio figlio tutta la vita, guidavo piangendo e odiavo tutte quelle perdite di tempo mentre un’altra donna scaldava il biberon col mio latte e si godeva il MIO bambino. Il mondo del lavoro è stato misogino con me, non ha rispettato il mio essere donna. Ci sono molti modi di essere madre, io volevo esserci il più possibile, ma mi è stato impedito.

Dire che la donna ha bisogno di uno sguardo su di sé è misoginia? Dalle quattro righe che ho letto della polemica fatta contro Morelli dalla Murgia – una che ama moltissimo gli sguardi su di sé, come tutte noi, visto che è ovunque – pare di sì. Eppure non ci trovo niente di male. La donna si trova nello sguardo dell’altro, non c’è assolutamente niente di offensivo a dirlo, così come l’uomo ha bisogno di vedere che è capace di fare delle cose. Non mi danno fastidio i complimenti per strada, anzi mi stupisce se ancora ne arriva qualcuno, sono grata a Dio per l’esistenza degli operai rumeni (aiuto, razzismo!) e di altri amanti dei modelli d’epoca come me. Come ho cercato di spiegare in Quando eravamo femmine, il punto non è rifiutare lo sguardo, ma decidere quale sguardo si cerca. Decidere a chi voglio piacere io. Scegliere lo sguardo più alto e che più ci rispetta (quello di Dio), ma non rifiutare questo bisogno, che ci dice semplicemente che siamo creature in relazione, tutti, uomini e donne.

Sono sessista?

Non so cosa voglia dire. Se dire che ci sono alcune caratteristiche profonde nell’uomo e nella donna sì, lo sono, e rivendico la mia libertà di esserlo. Non penso che ci siano cose che mi sono precluse in quanto donna, penso che ci siano cose che non mi interessano. È perfino ovvio, e trovo offensivo doverlo ripetere, ma siccome a certa gente piace pensarci come dei medievali lo ripeto, che le donne possono guidare banche, astronavi, istituti di ricerca e mega aziende. Siamo brave e forse ci piacerebbe anche, ma se il prezzo è la vita, molte di noi preferiscono dire di no, se questo comporta la rinuncia a ciò che ci è più caro, la custodia delle persone che ci sono affidate.

Non è vero che abbiamo un carico maggiore perché gli uomini se ne fregano – la tesi del libro Bastava chiedere – abbiamo un carico maggiore perché vogliamo che le cose vadano a modo nostro, in molte situazioni non vogliamo mollare il controllo. Io non riordino da sola perché mio marito non lo fa, riordino perché la sua idea di ordine non è la mia (basta che la casa non sia allagata, incendiata, esplosa, e per lui va bene, se la forchetta per girare il sugo è appoggiata sul piano di marmo sopravvive, se i calzini di spugna sono insieme a quelli in microfibra riesce a dormire, lui). Non delego quello che non voglio delegare, non è che non delego perché lui sia un egoista, anzi.

Uomini e donne sono diversi, la donna non è sempre vittima dell’uomo, né ovviamente viceversa. Siamo povere creature ferite dal peccato originale, e dunque incapaci di amare senza la grazia. Quando non ama nella verità e nella libertà, l’uomo è più capace di egoismo e di violenza fisica e verbale, la donna di manipolazione. Rifiuto la versione politicamente corretta del vittimismo femminista, e voglio essere libera di continuare a dire tutto questo e molto altro.

Ecco, sì, sono sessista, come molti altri milioni di persone, noi che non rifiutiamo la realtà bandita ormai dal discorso pubblico.

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