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mercoledì 27 maggio 2020

Costanza Miriano. "Di covid, di morte, di peccato originale e di vita eterna"

Alcune interessanti riflessioni di Costanza Miriano su coronavirus e comportamenti ecclesiastici.
Speriamo che quella parte di gerarchia traditrice e infingarda vi si riconosca e si converta.
I "neretti" sono nostri.
Luigi


Come si è posta la Chiesa davanti a questa emergenza?
Cosa ha detto al cuore dell’uomo questo momento in cui tutti abbiamo modificato il nostro stile di vita per evitare il rischio di morire? Quale modo ci ha consegnato di stare davanti alla morte?
Ho visto pastori farsi letteralmente in quattro nell’assistere i poveri e nel continuare a tenere aperte le chiese per l’adorazione, per dare la comunione e confessare a tutte le ore del giorno. Ho visto pastori essere un segno di eternità in un mondo tutto concentrato sull’oggi come se la morte del corpo fosse la cosa peggiore che possa capitare a una persona. Ho visto un grande rispetto delle regole, come non ho rilevato da molte altre parti, perché i cristiani, possiamo dirlo senza falsa umiltà, sono l’eccellenza nel rispetto della persona.

Quello che però è mancato a livelli gerarchici è stato un modo che fosse diverso da quello del mondo di porsi di fronte alla morte – che il rischio fosse reale, come nelle zone del focolaio, o percepito, come a Roma, dove la mortalità è diminuita del 10% sul 2019, poco importa. Una capacità di dire agli uomini il senso della malattia, della morte, di gridare la buona notizia, cioè che Cristo ha vinto la morte, e se noi viviamo in Lui risorgeremo anche in Lui. Questo era davvero il momento opportuno per dirlo. Non solo opportuno, ma era indispensabile che si facesse. Che la Chiesa segnasse un modo diverso di stare in questa storia. Più messe, anche giorno e notte se necessario, più sacramenti, più profezia. Una voce pubblica che segnasse la differenza rispetto a quello che dicevano le istituzioni del mondo, e cioè prudenza, paura, terrore, e un pizzico di stupido ottimismo (“andrà tutto bene”, flash mob, abbracci, il cielo è sempre più blu e roba del genere). I cristiani non sono ottimisti, i cristiani sono certi. Non hanno paura perché sanno in Chi hanno messo la loro speranza, e non devono preoccuparsi di nulla (occuparsi sì, è chiaro).

Mi sembra che anche la questione delle messe sia stata gestita in modo mondano: se inizialmente la decisione di sospendere l’apertura ai fedeli è stata dettata dalla prudenza e dallo spaesamento davanti a una cosa ignota, è evidente che poi tutta la questione è stata gestita in modo politico. Non voglio tornare sull’opportunità della decisione di chiudere le chiese, ne ho già scritto, e per fortuna ormai è passato. Ma a prescindere dalla valutazione sulle decisioni prese, l’obiettivo praticamente dichiarato è stato quello di non creare imbarazzi al governo, e il modo in cui la cosa si è evoluta, con frenate e cambi di direzione, prova con estrema evidenza che la priorità è stata quella di non assecondare il fronte che chiedeva che le messe riaprissero almeno prima dei parrucchieri, perché questa, inspiegabilmente, dalle gerarchie è stata percepita come una posizione “di destra”.

Questo modo di dare alla politica il primato su Dio mi sembra è una cosa gravissima. Cioè, spiegatemi, io ho dovuto aspettare quasi un mese dopo il comunicato con cui la Cei sembrava riaffermare il proprio diritto di gestire le funzioni religiose autonomamente, solo perché l’esultanza della destra ha imposto una retromarcia?

Ecco, vorrei scrivere a caratteri cubitali su tutti i muri: ma chissenefrega della destra e della sinistra. A me non interessa la politica, mi interessa giudicare di volta in volta le questioni concrete e su quelle giudico chi votare. Potrei votare Emma Bonino e Giorgia Meloni indifferentemente, se si mettessero insieme per fermare l’aborto o aiutare concretamente le famiglie (e nessun governo finora lo ha fatto). Non sono una tifosa, io tifo solo Dio, non sono affetta dal virus degli anni ’60/’70, a differenza di troppi pastori.

Il popolo di Dio chiede i sacramenti, e voi pastori ne fate una battaglia per non aiutare i sovranisti, i populisti, la destra o chi cavolo volete? Ma soprattutto, davanti a gente che cerca il senso del dolore e della sofferenza, vi mettete a fare calcoli di opportunità? Avete tolto i funerali a tutti quei morti per non far vincere gli avversari politici? I funerali, dico, la più elementare e fondamentale base del senso religioso.

A me e a tutti i credenti seri che conosco, che pure avevano sulla riapertura delle messe posizioni variegate e anche molto distanti dalla mia, ma tutte nel merito, non credo proprio interessi il colore politico che la vicenda ha preso. E se è grave che qualche politico strumentalizzi la fede, per me è ancora più grave che un pastore politicizzi la fede. Perché quel politico io posso non votarlo, ma quel pastore comunque rimane mio padre, e io devo amarlo e vorrei sentirmi guidata da lui per la vita eterna e la salvezza della mia anima, voglio che mi parli di risurrezione, non che usi il suo ruolo per fare politica.

Ma vorrei fare a voce alta una riflessione che mi aiuti a capire. Perché questa politicizzazione della Chiesa, molto più evidente che nel passato, fa tanto soffrire molte persone? So che ci sono riflessioni ben più colte e autorevoli della mia, perdonate la mia semplicità, ma ecco cosa penso.

Mi fa soffrire perché prova che ci sono pastori che pensano che possano esserci risposte umane ai problemi. Cioè, posso capire che la scelta politica derivi, per alcuni, dal desiderio di una società più giusta. Ma la società più giusta si realizza solo se Dio salva il cuore dell’uomo. Io credo che l’uomo da solo possa sicuramente trovare buone soluzioni, ma non risponda alle domande ultime, che sono le stesse per i ricchi e i poveri, quelli del sud e del nord, i problemi dell’Occidente e quelli dell’Africa. La risposta non è mai politica, è sempre e solo Dio. Solo in una società in cui c’è il lievito di persone in relazione vera con Dio l’impasto può lievitare, prendere forma.

La Chiesa annuncia, dovrebbe annunciare, che a causa del peccato originale l’umanità sia una massa dannata, come dice sant’Agostino, redenta e salvata solo da Cristo. Se per massa si intende la pasta del vasaio che quando non prende forma è da buttare, io pur non sapendo nulla di teologia, lo posso testimoniare e confermare partendo dalla mia vita. Mi basta vedere il groviglio di caos e di cattivi sentimenti che c’è dentro di me, da cui solo a tratti riesco a non essere dominata, e solo quando sono fedele alla preghiera, al supplicare lo Spirito Santo, alla confessione, alla frequenza ai sacramenti.Gesù dice “senza di me non potete far nulla”. Io lo posso controfirmare col sangue, per quanto mi riguarda. Io sono una brutta persona, e senza Cristo non posso essere attraente per nessuno, visto che giustamente il Papa continua a ripeterci che il Vangelo si trasmette per attrazione. Neppure la carità senza Cristo è vera carità, dice sant’Agostino, serve solo a gonfiare noi stessi. “Le virtù dei pagani sono vizi”, arriva a dire. In effetti nella sequenza allo Spirito Santo noi diciamo “senza la tua forza nulla è nell’uomo, nulla senza colpa”. Neppure le cosiddette buone azioni sono senza colpa, se non le compiamo sotto lo Spirito Santo.

Ecco, il sospetto è che ci sia una parte della Chiesa che non crede al peccato originale, o meglio, che non ritiene urgente annunciarlo, non crede che la natura dell’uomo sia profondamente corrotta e bisognosa di redenzione, ogni giorno, ogni minuto. È la Chiesa che crede che facendo delle leggi eque si possano risolvere i problemi sociali. Ma i poveri li avremo sempre con noi, non perché governano “i cattivi”, ma perché io sono cattiva, l’uomo è cattivo, ogni uomo. Non è la politica che ci salva, non è lei che ci guarisce il cuore. Faremo delle buone leggi e troveremo il modo di non rispettarle. Stabiliremo per legge che tutto si mette in comune, e la gente comincerà a rubare.

Oggi a dettare la linea è questa Chiesa che non vuole mettere in primo piano Cristo, perché pensa di poter fare proposte attraenti per tutti, anche per i lontani. Il problema è che l’uomo può anche essere attratto, ma è la sua natura ferita dal peccato originale che gli impedirà di essere fedele alla proposta. Il problema è che un mondo più giusto non sarà mai una proposta attraente, se il mio cuore non è sedotto da un incontro personale con Cristo. Lo sappiamo, abbiamo visto fallire tutte le proposte ideologiche: è solo Cristo che guarisce il cuore dell’uomo.

Ci sono pastori che hanno detto che ci sono cose ben più urgenti delle messe, quando c’è chi ha perso il lavoro e un impoverimento generale. Se è nel senso di ricordare che avvicinarsi ai sacramenti non basta, che bisogna servire Cristo negli ultimi, e che finché tutti non hanno il necessario non ci si può esimere dal fare qualcosa, va bene. Ma a me pare che non solo una cosa non escluda l’altra, ma anzi che una cosa non sia possibile senza l’altra. Cosa ci può essere al mondo di più urgente del corpo di Cristo che viene a impastarsi con la mia carne, che si regala a me, che si abbassa fino alla mia miseria? È lui l’unico che può renderci capaci di alleviare le sofferenze dei poveri, è lui, solo lui, che può cambiarci i cuori, darcene uno di carne. Se vado a messa, magari, sarò capace di aiutare qualcuno, di certo non impedita a farlo!

Quanto alla giustizia sociale: perché dovrei dare a qualcuno i pochi soldi che sono riuscito a mettere da parte, magari per il futuro dei miei figli, così incerto? Per un ideale di giustizia sociale o perché mi fido di Dio, che è mio Padre e che non lascerà soli me e i nostri figli, perché sono riconoscente del suo amore smisurato che ho toccato con mano e che voglio in minuscola parte cercare di restituire?

Come si può pensare alla bontà naturale dell’uomo, figlia di un’ideologia sessantottina (e anche precedente) che ha mostrato impietosamente tutti i suoi fallimenti, tradendo tutto e tutti?

Per esempio, nel nostro monastero wi-fi, che per chi non lo sapesse è una comunità virtuale e di carne nata con il desiderio di cercare il Signore, stando nella Chiesa, per aiutarci a restare fedeli alla preghiera, alla lettura della Parola e ai sacramenti, abbiamo in questo periodo attivato una rete per mettere in contatto le persone in difficoltà con chi potesse aiutarle. Abbiamo dato, grazie all’indefesso ed eroico lavoro di Monica Marini che ha smistato un numero incredibile di mail, incrociando dati e storie e persone, l’Iban di famiglie con il frigo vuoto o in arretrato con le bollette, alle persone che avevano la possibilità di dare una mano. Bene, sono passati dai conti degli uni a quelli degli altri quasi 40.000 euro. Quarantamila! Grazie alla generosità incredibile di tantissime persone, famiglie con il frigo vuoto hanno potuto dare da mangiare ai loro figli, o comprare loro le scarpe. Qualcuno ha dato 20 euro, qualcuno 50, qualcuno tantissimi soldi. Alcuni hanno dato parte della loro cassa integrazione, altri hanno offerto il loro lavoro, magari beni che vendono, gratis o a prezzi di costo, in un momento in cui rinunciare al guadagno non è facile per nessuno. E non abbiamo aiutato solo “i nostri”, ma anche persone, vi assicuro, lontanissime dal nostro modo di vivere e sentire. Carità fatta in silenzio, senza che nessuno sappia niente, e sempre con la certezza che si rimane comunque servi inutili: questo è possibile solo con la grazia che viene da Dio.

In questo momento così difficile, a tutti gli amici che si sentono spaesati da qualche pastore che sembra non alzare gli occhi al cielo, dico che adesso più che mai tocca a noi: è compito anche nostro, dei laici, di chiunque cerca il Signore. Alzare gli occhi al cielo, pregare di più, chiedere, mendicare lo Spirito Santo a ogni respiro, e non preoccuparci di niente, perché la Chiesa è di Dio e non nostra, lui la guida.

Come si fa a far entrare lo Spirito Santo in questo nostro cuore che produce continuamente cattiverie e giudizi e rancore? A quello che ho capito lo lasciamo entrare quando: innanzitutto preghiamo e leggiamo la Parola di Dio e chiediamo spesso i sacramenti. Secondo, non parliamo mai male di nessuno, non giudichiamo le persone (le circostanze e i fatti e il mondo ovviamente non solo si può ma si deve), se possibile neppure in cuor nostro, ma almeno non con la lingua, a costo di chiudere la bocca con ago e filo. Terzo, quando apriamo il portafogli ai poveri, perché questa cosa scioglie il nostro cuore di pietra.

Noi da oggi abbiamo pensato di fare una novena allo Spirito Santo, in attesa di una Pentecoste potente, perché lo Spirito scenda su di noi e sui nostri pastori come una tempesta di fuoco. Chi vuole può unirsi al monastero wi-fi. Che santa Rita, colei che con l’amore alla Chiesa, annaffiando il bastone secco per obbedire alla superiora, ha fatto spuntare le rose, interceda per noi, e ci insegni a stare nell’obbedienza generosa e creativa.