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sabato 2 maggio 2020

Coronavirus La chiesa unisce il naturale con il soprannaturale: lasciamo volentieri quella "virtuale" ai suoi sostenitori.

Inquietano le"nuove verità di fede" che i "cattolici adulti" con l'aiuto dei media "alla moda" conficcano nella mente dei fedeli con degli slogan semplicistici: "si può pregare a casa: non occorre andare in chiesa". 
Di questo passo è facile prevedere che nel prossimo futuro, soprattutto in alcune località,  ritorneranno in chiesa quasi esclusivamente i cattolici cosiddetti "tradizionali".
Un parroco di una popolosa parrocchia nel nord Italia ci ha scritto al riguardo.
AC 


Da più parti si dice che la preghiera è possibile anche in casa ( financo in bagno) e quindi non ci sarebbe bisogno di andare in chiesa partecipare alla Messa. 
Posta in questo modo la questione sembra risolta già in partenza, oltretutto di semplicissima realizzazione. L’esperienza spirituale cristiana,tuttavia,non si può ridurre tutta a qualche preghiera
(animata da ottime intenzioni si intende) e/o alla lettura delle sacre scritture meditate finché si vuole,in casa propria. 
Stiamo infatti ragionando di una fede che non è sorta ieri ma che naviga nei flutti della storia dell’umanità almeno da quattromila anni se contiamo Abramo come capostipite del popolo di Dio. 
Con queste premesse si comprende che , se ai primi cristiani poteva bastare riunirsi in case private per la celebrazione dell’eucaristia, successivamente per tutta una serie di motivi che la storia della chiesa e della liturgia spiegano molto bene , e che manifestano l’opera dello Spirito santo che agisce nella chiesa nel tempo, si sono delineate con precisione forme rituali, individuati luoghi consacrati esclusivamente alla preghiera e al culto al punto che quando questo non avvenga in modo esclusivo avviene una profanazione che richiede una nuova consacrazione. 
Davanti a questo sviluppo del culto e dei luoghi ad esso deputati non si può sempre gridare alla “incrostazione storica” ma occorre riconoscere onestamente anche l’opera di Dio che guida incessantemente la sua Chiesa attraverso la guida dei suoi legittimi pastori e l’intervento dei Santi che sanno “correggere il tiro” quando ve ne sia bisogno. 
E’ da questa convinzione, che accompagna la chiesa fin dal suo nascere, che prendiamo le mosse per spiegare l’insistenza di questi giorni per tornare nelle chiese sia per la preghiera personale ( mai proibita dalle autorità civili) come per la celebrazione della s.messa ( fortemente limitata in tempi di epidemia) . 
Non si tratta delle manìe di qualche cristiano ottuso, legato inutilmente a forme celebrative avulse dalla realtà e/o perdipiù desideroso di mettere in pericolo la propria e altrui vita terrena. 
Si tratta qualcosa di connaturale e proprio alla esperienza e alla vita della Chiesa tenere vive le sue strutture che le permettono di continuare a svolgere la sua missione così come il Signore le ha chiesto di fare. 
Questo avviene con la preghiera del singolo fedele che trova nella chiesa ( sia essa parrocchiale, monastero o santuario ecc) un luogo che con la presenza sacramentale del Signore nell’Eucaristia, con il clima di silenzio, con l’arredo liturgico le opere d’arte ecc, un luogo adatto all’esercizio della preghiera cristiana cattolica, così come la tradizione di coloro che sono venuti prima di noi ci ha consegnato. 
Nessuno vuole negare che si possa pregare anche in bagno, per rimanere nella esemplificazione fatta da un noto presentatore,ma anche il medesimo presentatore converrà che quello che si fa in bagno lo si può fare anche in altri luoghi ma il bagno rimane sempre il luogo più adatto per fare…il bagno. 
Non voglia sembrare una irriverenza questa ma è semplicemente per far capire che taluni paragoni hanno un valore solo nel momento in cui si tratta di una situazione di estrema emergenza che non offre alternative. 
Discorso simile e forse più profondo lo si deve fare per le celebrazioni liturgiche che, anche se viste in TV , streaming ecc, non hanno lo stesso valore sacramentale che appartiene alla loro natura specifica. 
La Messa del papa, vescovo, parroco può senza dubbio alimentare la devozione, permettere l’ascolto dell’omelia ( talvolta può trasformarsi anche in una forma di piacevole intrattenimento) ma non può realizzare quella convocazione del Popolo di Dio che richiede una presenza fisica e spirituale. 
Il corpo mistico di Cristo è fatto di persone ( non di “avatar” o di “icone” ) che lodano il Signore, celebrano i divini misteri nella verità e non nel mondo virtuale. 
Da queste poche e semplici considerazioni riscopriamo allora la necessità di poter tornare nelle nostre chiese a celebrare l’Eucaristia , naturalmente con tutte le precauzioni del caso che nessun sacerdote o fedele ricusa ma,anzi, saprà usare nel migliore dei modi per tutelare la propria e altrui salute fisica mentre tutela quella ancor più importante che è quella spirituale. 
Le affermazioni che sanno molto di slogan e che invitano a stare a casa che è la stessa cosa, supportandole con inopportune citazioni scritturistiche, dimostrano ancora una volta,se ce ne fosse bisogno, che la percezione della sacralità del luogo “chiesa” è percepita in modo sempre più lieve ahimè anche da consacrati. 
Noi siamo più per una chiesa che unisce il Naturale con il soprannaturale piuttosto che quella virtuale che lasciamo volentieri ai suoi sostenitori. 

d.A.B.