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lunedì 23 dicembre 2019

Il Segretario Morandi della CDF: nel documento sull’antropologia non si apre alle unioni gay e al divorzio

Cari Lettori, di seguito, Vi proponiamo l'intervista rilasciata a Vatican News (https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2019-12/intervista-documento-antropologia-pontificia-commissione.html), il 19 dicembre scorso, da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giacomo Morandi, Arcivescovo titolare di Cerveteri, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella quale fornisce l'interpretazione autentica di alcuni passi del documento della Pontificia Commissione Biblica "Chi è l'uomo?" che tante polemiche hanno suscitato in questi giorni.
Il sottolineato è nostro.
Purtroppo rileviamo che, da tempo,  ci sia bisogno sempre di chiarimenti a molti documenti che escono dalla S. Sede.
Luigi

Morandi: nel documento sull’antropologia non si apre alle unioni gay
Il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede commenta il recente studio della Pontificia Commissione Biblica "Chi è l'uomo?". Alcuni argomentano in modo ideologico su questo tema ma, dice, nella Bibbia "non vi sono esempi di 'unione' legalmente riconosciuta tra persone dello stesso sesso"
Vatican News

Eccellenza, può spiegare qual è il significato del documento sull’antropologia appena pubblicato dalla Pontificia commissione biblica? Qual è lo scopo che si prefigge?

Lo stesso documento dichiara di voler essere “un’interpretazione fedele dell’intera Sacra Scrittura riguardo al tema antropologico”. Esso si fonda “su un originale procedimento espositivo che ha assunto quale testo di riferimento il racconto fondatore di Genesi 2-3…perché queste pagine bibliche sono ritenute fondamentali dalla letteratura neotestamentaria e dalla tradizione dogmatica della Chiesa”. Insomma, il testo intende “favorire una visione globale del progetto divino sull’uomo, che ha preso inizio con l’atto della creazione e si realizza nel corso del tempo, fino al compimento nel Cristo, l’uomo nuovo, che costituisce la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana”. 


Ha sorpreso alcuni l’affermazione riguardante la possibilità dei coniugi di separarsi, anche se questa è la posizione tradizionale della Chiesa. Significa “aprire” al divorzio? Che cosa significa quel passaggio e come si collega all’insegnamento dell’indissolubilità?

L’insegnamento della Chiesa, con il Codice di Diritto Canonico, già concede ai coniugi validamente uniti dal sacramento del matrimonio il diritto di separarsi in alcuni casi particolari. Ma questo fatto non ha mai significato alcuna legittimazione del divorzio, anche perché un sacramento del matrimonio validamente contratto rimane tale e non può mai essere annullato da nessun altro atto. Diversa è invece l’ipotesi in cui il matrimonio si riconosce nullo fin dall’origine: questo è il caso di cui si occupano i processi per la dichiarazione di nullità del matrimonio. Tuttavia, esistono talvolta situazioni in cui la coabitazione tra i coniugi diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. Proprio in tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi validamente uniti dal sacramento del matrimonio non cessano però di essere marito e moglie davanti a Dio e non sono dunque liberi di contrarre una nuova unione. La comunità cristiana è chiamata a stare vicina a queste persone e ad aiutarle queste a vivere cristianamente la loro situazione, come richiama autorevolmente il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1649. Il documento della Pontificia Commissione Biblica si colloca esattamente su questa linea e non “apre” certamente al divorzio, come taluni, in modo distorto o strumentale, ritengono o vorrebbero.


Altri paragrafi che ha attirato l’attenzione sono quelli relativi all’omosessualità. C’è chi ha letto nel documento della Pontificia commissione biblica un’apertura alle unioni tra persone dello stesso sesso. È così?

Da qualche tempo, in particolare nella cultura occidentale, si sono manifestate voci di dissenso rispetto all’approccio antropologico della Scrittura, così come viene compreso e trasmesso dalla Chiesa nei suoi aspetti normativi; tutto ciò è giudicato spesso come il semplice riflesso di una mentalità arcaica, storicamente condizionata. Sappiamo che diverse affermazioni bibliche, in ambito cosmologico, biologico e sociologico, sono state via via ritenute sorpassate con il progressivo affermarsi delle scienze naturali e umane. In tal senso, alcuni affermano che una nuova e più adeguata comprensione della persona umana imporrebbe una radicale riserva sull’esclusiva valorizzazione dell’unione eterosessuale, a favore di un’analoga accoglienza della omosessualità e delle unioni omosessuali quale legittima e degna espressione dell’essere umano. Di più – si argomenta talvolta – la Bibbia poco o nulla dice su questo tipo di relazioni, che non dovrebbero perciò più essere considerate illecite dal punto di vista morale. Si tratta di un approccio ideologico e parziale all’antropologia. In realtà, il documento al n. 185 afferma testualmente: «L’istituzione matrimoniale, costituita dal rapporto stabile tra marito e moglie, viene costantemente presentata come evidente e normativa in tutta la tradizione biblica. Non vi sono esempi di “unione” legalmente riconosciuta tra persone dello stesso sesso». Pertanto non esiste nessuna “apertura” alle unioni tra persone dello stesso sesso, come da alcuni viene erroneamente preteso.

1 commento:

  1. Opportuna precisazione contro chi usa subdolamente le Scritture per fini ideologici. I novatori della riforma liturgica, sulla base di una equivoca istanza della SC, hanno rimproverato la Chiesa, ovviamente oscurantista, di tenere nascosto il Vangelo e la Bibbia ai fedeli, mentre i nostri avi, spesso semianalfabeti, lo conoscevano e lo mettevano in pratica molto più di noi. Il mondo ebraico-cristiano ha sempre condannato l'omosessualità, ritenendola un vizio quasi sempre chiaramente acquisito, e non un involontario carattere individuale ancora dalla scienza non chiarito, imposto da vasti ambienti di potere economico e commerciale, altrimenti preclusi al lavoro dei giovani. Quei biblisti sbugiardino Bergoglio del " chi sono io per giudicare" e tanti altri preti di vario grado che stanno subdolamente giustificando Gomorra, di quanto veramente dicono le Scritture e quindi, la tradizione .

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